In uno dei libri sulla propria
giovinezza riferisce con la consueta onestà la conversazione con
un'amica che, con tono gentile e un po' triste, gli dice che quella
maniera di dividere il mondo in falliti e non falliti è un giochetto
da immaturi e soprattutto un sistema per essere sempre infelici.
'Eddy, non sei capace di immaginare
che si possa avere una vita piena anche senza il successo e la
celebrità ? Che il criterio per valutare se uno è o no un uomo
affermato sia per esempio l'amore, una famiglia, una vita tranquilla
e armoniosa?'. No, Eddy non ne è capace, e si vanta di non esserlo.
L'unica vita degna di lui è quella dell'eroe; lui vuole che il mondo
intero lo ammiri e pensa che ogni altro criterio, una vita tranquilla
e armoniosa, i piaceri semplici, il giardino coltivato al riparo
degli sguardi, siano autogiustificazioni da falliti, la minestra che
Lidija serve al suo povero Kadik per tenerlo a cuccia. 'Povero Eddy',
sospira l'amica. Poveri voi, pensa Eddy. E, certo, povero me se
divento come voi.
(E. Carrère, Limonov, 2011, p.76,
altro libro spettacolare di questo incredibile autore...)
Sono a casa, dopo
due settimane di viaggio nel profondo, superficiale, placido, ansioso
Nord.
Fatta la doccia,
cerco di bagnare e rincuorare, di far sopravvivere le piante stremate
dall'attesa e dal caldo. Bevo un thè alla vaniglia e poi – in
questa lunga mattina che si spalanca- non so più che fare...
In questi giorni ho
visto e ascoltato coppie infelici che vivono armoniosamente, coppie
affiatate che vivono malinconicamente, single profondi che si sono
sposati e hanno fatto figli, donne androgine che convivono con gay
coperti, matrimoni scoppiati, bambini vivissimi e despoti, finti rilassati che rimpiangono i loro sogni, gente che
lavora anche d'agosto e forse invidia la mia libertà, gente libera
più di me che teme la mia vita ed è solo schiava di se stessa...
In questo breve viaggio sono stato accolto,
abbracciato, escluso, respinto, controllato, abbandonato.
Mi sono ritirato,
sono andato incontro, mi sono sentito solo, non solo,presente, importante, assente,
insensato.
Ho sentito me
stesso e gli altri, credo, nell'essenza del vivere, se c'è.
Ho riflettuto su di
me, attraverso il vivere di altri.
Ho sentito che non
sono e non sarà mai come loro, ma che alla fine sto vivendo
apparentemente come loro.
Ho sentito che loro
sono come me, ma che stanno vivendo come loro, e vorrebbero vivere
come me, che non sto vivendo come me, e che nonostante questo vivo ancora molto, troppo, diversamente da loro...
Mia madre non era
mai contenta della sua vita.
Ha sposato un uomo
per dirgli, da subito, che non andava bene, che non corrispondeva ai
suoi sogni irraggiungibili d'amore, coltivati tra Liala e il Dottor
Zivago.
Ha avuto una figlia
e le ha fatto vivere la vita che voleva lei e che lei non aveva
vissuto, per poi abbandonarla all'improvviso, suicidandola.
Ha avuto me, e mi
ha predetto una vita straordinaria, geniale, d'eccezione.
Una vita in cui non
potevo deluderla, in cui avrei sempre meritato il suo amore.
In cui sarei stato
un eroe, ed il suo eroe.
Le ho creduto.
Qui ho posto le basi sia del mio impegno furioso di un tempo, sia del mio attuale ritiro, da questo mondo 'violento,
ignorante e così maledettamente reale'.
Quel bambino che ero, quell'adolescente invecchiato che sono, non potevano far altro
che sentirsi troppo, per esso, e troppo poco.
Un Narciso ferito,
colpito a morte dalla vita, declinante e stanco, non può più
sottoporsi volentieri allo sguardo dei mortali.
Un eroe fallito,
sconfitto nelle sue irreali ambizioni da una normalità quotidiana e
anti-eroica, non può vivere il dolore degli altri, e neppure con
loro.
Ne vive un altro, e
con sé , tra sé, solamente...
GUFO
Voli nella notte vellutata.
vedi quello che non si può vedere.
Senti quello che non si può
sentire.
Prestami le tue penne.
Le tue ossa e le tue ali.
Prestami gli occhi
le orecchie e gli artigli.
Prestami il cuore
per lanciarmi come te
nella notte straordinaria.
(da D. Almond, La storia di Mina, bel dono di E.)
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