Qui sotto il ficus lo smercio di erbe varie si è specializzato.
Un gruppetto familiare riceve decine e decine di ragazzi al giorno, solleva le mattonelle della piazzetta, vende la roba e si fa d'oro (o, almeno, d'argento). Le facce, quelle però sono di bronzo.
Qualche rissa tra gruppi rivali, Franco è dovuto scappare, qualche giorno fa c'è stato uno scontro a furia di testate e pugni, ma ora la situazione sembra sotto controllo.
La famiglia sta tutto il giorno qui, sotto l'albero, e riceve visite.
Io, davanti a loro, vedo tutto e -come tutti- faccio finta di niente.
Il fumo è un problema, dicono.
Ma forse lo è di più quello dei motori che ammazzano centinaia di immigrati sulle barche o sui camion.
E' una vera e propria odissea ormai, ed una sempre più evidente mattanza volontaria.
Gli USA si lamentano con l'Europa: non ci sapete fare, non state facendo la cosa giusta!
Forse possiamo seguire il loro esempio: muri di fronte ai messicani e ai sudamericani.
Se vuoi la cittadinanza, forse, devi prima andare in guerra per noi e, se resti vivo o magari fai l'eroe, magari...
Insomma, difficile dare lezioni sull'argomento.
Comunque, tutti continuano a guadagnarci dai disperati, come in pieno colonialismo.
E il fumo delle nuove camere a gas si diffonde nel cielo.
E, come allora, facciamo finta di niente.
La mia piccola vita procede, con poco fumo e niente arrosto.
Giorni di solitudine quasi assoluta, se escludiamo alcuni brevi incontri occasionali al giardinetto.
Nessun dolore, nessuna disperazione, nessun piacere, nessun cambiamento.
Nessun dorma.
Io dormo, ma è l'unica buona notizia.
Ma dormo anche da sveglio, è questa non è una buona notizia.
E poi, nonostante tutto, mi sembra che gli altri siano meno svegli di me, anche.
Insomma, una vera palla...!
SATURNALIA Feste popolari in Roma antica, in onore di Saturno, nelle quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere temporaneamente il posto dei padroni
sabato 29 agosto 2015
mercoledì 26 agosto 2015
balo bolle balle galle
Mi
stupiva, guardando i Mondiali di atletica in corso a Pechino, che le
bandiere dei tre vincitori, al suono degli inni, garrissero sempre
con forza innaturale, appena salivano in alto sui pennoni.
Ho
scoperto che i tecnici cinesi allo stadio forzano l'aria e provocano
artificialmente un vento potente e veloce, pur di vederle sempre
agitarsi frementi, esuberanti, sotto la volta immemore del cielo.
I
mercati cinesi arrancano, il vento prodotto con i condizionatori
d'aria e i ventilatori rallenta, si accentua il rischio di una
sindrome cinese.
Anche
da loro -si scopre- la crescita non è illimitata.
E le
bolle iniziano ad esplodere in faccia anche a loro, e -per riflesso-
ancora una volta, a noi.
Siamo
di nuovo sott'acqua, in varie parti d'Italia e d'Europa, dopo
un'estate caldissima.
In
attesa del diluvio, anche qui in Sardegna ci godiamo gli ultimi
fuochi.
Io
metto gli stracci sotto le finestre, e prego che il tetto del bagno
non goccioli troppo.
Atti
politici di livello, con effetti immediati.
Intanto,
si preparano all'ennesimo, fantasmagorico Summit sull'ambiente e il
clima; questa volta il circo Barnum di clown, ballerine e nani,
attorniati da belve feroci, si allestisce a Parigi.
Parolai
e scienziati di tutto il mondo proseguiranno a blaterare, mentre
andiamo in rovina.
Vado a
comprare dei nuovi stracci, mi sa.
Balotelli,
il negro più fortunato e pagato del mondo, è tornato al Milan.
A
Liverpool, le multe per effrazioni del codice stradale erano state
più dei gol segnati in un anno.
Dice
che è pronto a riabilitarsi.
Intanto,
centinaia di suoi fratelli neri (marroncini, giallini e bianchicci)
si muovono sul terreno di gioco del mondo, in un esodo senza
quattrini e senza pallone.
Vogliono
raggiungere le reti, ma sono quelle della sempre più accogliente
Europa unita.
Magari,
qualcuno di loro, tra qualche mese, diventerà un bravo giocatore di
calcio.
Tutti
gli altri moriranno di stenti, o venderanno stronzate per strada, o
si picchieranno sulle panchine.
Anche
Balo non farà una bella fine, credo.
Le
prostitute, si sa, hanno carriera e vita breve.
A meno
che non sposino un nababbo. Balo ?
Eulik fa il morto sul fiume Trebbia...A galla galleggia...
lunedì 24 agosto 2015
eroe per altri tempi
In uno dei libri sulla propria
giovinezza riferisce con la consueta onestà la conversazione con
un'amica che, con tono gentile e un po' triste, gli dice che quella
maniera di dividere il mondo in falliti e non falliti è un giochetto
da immaturi e soprattutto un sistema per essere sempre infelici.
'Eddy, non sei capace di immaginare
che si possa avere una vita piena anche senza il successo e la
celebrità ? Che il criterio per valutare se uno è o no un uomo
affermato sia per esempio l'amore, una famiglia, una vita tranquilla
e armoniosa?'. No, Eddy non ne è capace, e si vanta di non esserlo.
L'unica vita degna di lui è quella dell'eroe; lui vuole che il mondo
intero lo ammiri e pensa che ogni altro criterio, una vita tranquilla
e armoniosa, i piaceri semplici, il giardino coltivato al riparo
degli sguardi, siano autogiustificazioni da falliti, la minestra che
Lidija serve al suo povero Kadik per tenerlo a cuccia. 'Povero Eddy',
sospira l'amica. Poveri voi, pensa Eddy. E, certo, povero me se
divento come voi.
(E. Carrère, Limonov, 2011, p.76,
altro libro spettacolare di questo incredibile autore...)
Sono a casa, dopo
due settimane di viaggio nel profondo, superficiale, placido, ansioso
Nord.
Fatta la doccia,
cerco di bagnare e rincuorare, di far sopravvivere le piante stremate
dall'attesa e dal caldo. Bevo un thè alla vaniglia e poi – in
questa lunga mattina che si spalanca- non so più che fare...
In questi giorni ho
visto e ascoltato coppie infelici che vivono armoniosamente, coppie
affiatate che vivono malinconicamente, single profondi che si sono
sposati e hanno fatto figli, donne androgine che convivono con gay
coperti, matrimoni scoppiati, bambini vivissimi e despoti, finti rilassati che rimpiangono i loro sogni, gente che
lavora anche d'agosto e forse invidia la mia libertà, gente libera
più di me che teme la mia vita ed è solo schiava di se stessa...
In questo breve viaggio sono stato accolto,
abbracciato, escluso, respinto, controllato, abbandonato.
Mi sono ritirato,
sono andato incontro, mi sono sentito solo, non solo,presente, importante, assente,
insensato.
Ho sentito me
stesso e gli altri, credo, nell'essenza del vivere, se c'è.
Ho riflettuto su di
me, attraverso il vivere di altri.
Ho sentito che non
sono e non sarà mai come loro, ma che alla fine sto vivendo
apparentemente come loro.
Ho sentito che loro
sono come me, ma che stanno vivendo come loro, e vorrebbero vivere
come me, che non sto vivendo come me, e che nonostante questo vivo ancora molto, troppo, diversamente da loro...
Mia madre non era
mai contenta della sua vita.
Ha sposato un uomo
per dirgli, da subito, che non andava bene, che non corrispondeva ai
suoi sogni irraggiungibili d'amore, coltivati tra Liala e il Dottor
Zivago.
Ha avuto una figlia
e le ha fatto vivere la vita che voleva lei e che lei non aveva
vissuto, per poi abbandonarla all'improvviso, suicidandola.
Ha avuto me, e mi
ha predetto una vita straordinaria, geniale, d'eccezione.
Una vita in cui non
potevo deluderla, in cui avrei sempre meritato il suo amore.
In cui sarei stato
un eroe, ed il suo eroe.
Le ho creduto.
Qui ho posto le basi sia del mio impegno furioso di un tempo, sia del mio attuale ritiro, da questo mondo 'violento,
ignorante e così maledettamente reale'.
Quel bambino che ero, quell'adolescente invecchiato che sono, non potevano far altro
che sentirsi troppo, per esso, e troppo poco.
Un Narciso ferito,
colpito a morte dalla vita, declinante e stanco, non può più
sottoporsi volentieri allo sguardo dei mortali.
Un eroe fallito,
sconfitto nelle sue irreali ambizioni da una normalità quotidiana e
anti-eroica, non può vivere il dolore degli altri, e neppure con
loro.
Ne vive un altro, e
con sé , tra sé, solamente...
GUFO
Voli nella notte vellutata.
vedi quello che non si può vedere.
Senti quello che non si può
sentire.
Prestami le tue penne.
Le tue ossa e le tue ali.
Prestami gli occhi
le orecchie e gli artigli.
Prestami il cuore
per lanciarmi come te
nella notte straordinaria.
(da D. Almond, La storia di Mina, bel dono di E.)
sabato 22 agosto 2015
le mie ossa all'ossola
Dopo le 24 ore di Locarno, una vera gara automobilistica di dolce follia infantile, attraverso la Vigezzina bella con il Centovalli e giungo a Domo-dossola.
Karl mi attende, stranamente puntuale, ma ha imbarcato due siberiane sperdute che hanno perso la coincidenza. Le accompagniamo a Trontano e le affida nella notte a dei giovani organizzatori di un festival locale. Sorpresa massima e gratitudine eterna da parte delle ragazze, reduci dei freddi austriaci, che si attendano nel bosco.
Arrivo al buio a Vogogna. La casa è antica, del 500, a tre piani, mi piazzano nel poggiolo più alto.
Un vero e proprio bed and breakfast privato, che ha già visto molti passaggi e molti sonni, e non solo...
Il bosco di noci e castagni enormi mi assedia alle spalle, cresce e avanza da anni sulle case e sul paese.
Dormo nel silenzio totale, profondamente.
Mi sveglio, il terrazzino della colazione è già al sole, c'è vento leggero e terso.
Faccio un giro solitario, sino al Castello, e poi verso la Rocca in alto.
Ma la Chiesa del Sacro cuore è quel che mi attrae di più: il parroco, ex missionario, ne ha fatto una sorta di casa sua, con scritte varie che invitano alla fede, a non accumulare ricchezze, a pensare ai poveri, ai negri e ai froci (c'è scritto proprio così).
Davvero molto creativo, provocatorio e diretto, il caro prete, ma non so quanto apprezzino i seriosi montanari di qui.
Nel pomeriggio, letture e riposino, poi viaggetto verso Crodo e la frazione di Viceno, dove presentano foto del paese all'interno del Museo etnografico che sta all'interno di una vecchia casa in pietra e ardesia.
Presentano un progetto per la ripresa della coltura della canapa, ci offrono dolcetti e pane alla canapa, tisane alla canapa, e l'immancabile Crodino.
Un misto strano di vecchio e modernità, una piazzetta piena di hippies in ritardo e signore in gita, quasi divertente.
Ieri notte, scopro il circolo Arci ai piedi della Rocca: un clima strapaesano, con cenetta fatta in casa e servizio ultrafamiliare (il figlio dei gestori si è seduto e ha mangiato a tavola con noi, straparlando per due ore più o meno di tutto...): dieci euro a testa, incluso vino.
Non pagano Imu e tasse perchè durante il fascismo avevano intestato il locale ad un fascista del luogo che è andato in America e non si sa più dov'è.
Una storia lunga...
La notte è placidissima e silente, se non fosse per il treno che passa ogni tanto.
Nel dolce far nulla, ripenso a Fare il morto, leggo un libro sugli hikikomori (gli adolescenti giapponesi che si ritirano a casa, in una reclusione quasi assoluta...), riscopro l'anarchismo dei libri Antistato, della collana Volontà, della più recente Elèuthera.
Mi inoltro nella scoperta del lato libertario ed anarchista di Chomsky.
Prendo tempo, insieme ai miei due ospitanti, che intanto pensano alle loro cose, e ogni tanto mi incrociano...
Bene così.
Domani notte torno a casa: stampo quindi il check-in, in questa casa del villaggio medievale, ma supertecno e superglobal, che ha nome Ippolita...
Karl mi attende, stranamente puntuale, ma ha imbarcato due siberiane sperdute che hanno perso la coincidenza. Le accompagniamo a Trontano e le affida nella notte a dei giovani organizzatori di un festival locale. Sorpresa massima e gratitudine eterna da parte delle ragazze, reduci dei freddi austriaci, che si attendano nel bosco.
Arrivo al buio a Vogogna. La casa è antica, del 500, a tre piani, mi piazzano nel poggiolo più alto.
Un vero e proprio bed and breakfast privato, che ha già visto molti passaggi e molti sonni, e non solo...
Il bosco di noci e castagni enormi mi assedia alle spalle, cresce e avanza da anni sulle case e sul paese.
Dormo nel silenzio totale, profondamente.
Mi sveglio, il terrazzino della colazione è già al sole, c'è vento leggero e terso.
Faccio un giro solitario, sino al Castello, e poi verso la Rocca in alto.
Ma la Chiesa del Sacro cuore è quel che mi attrae di più: il parroco, ex missionario, ne ha fatto una sorta di casa sua, con scritte varie che invitano alla fede, a non accumulare ricchezze, a pensare ai poveri, ai negri e ai froci (c'è scritto proprio così).
Davvero molto creativo, provocatorio e diretto, il caro prete, ma non so quanto apprezzino i seriosi montanari di qui.
Nel pomeriggio, letture e riposino, poi viaggetto verso Crodo e la frazione di Viceno, dove presentano foto del paese all'interno del Museo etnografico che sta all'interno di una vecchia casa in pietra e ardesia.
Presentano un progetto per la ripresa della coltura della canapa, ci offrono dolcetti e pane alla canapa, tisane alla canapa, e l'immancabile Crodino.
Un misto strano di vecchio e modernità, una piazzetta piena di hippies in ritardo e signore in gita, quasi divertente.
Ieri notte, scopro il circolo Arci ai piedi della Rocca: un clima strapaesano, con cenetta fatta in casa e servizio ultrafamiliare (il figlio dei gestori si è seduto e ha mangiato a tavola con noi, straparlando per due ore più o meno di tutto...): dieci euro a testa, incluso vino.
Non pagano Imu e tasse perchè durante il fascismo avevano intestato il locale ad un fascista del luogo che è andato in America e non si sa più dov'è.
Una storia lunga...
La notte è placidissima e silente, se non fosse per il treno che passa ogni tanto.
Nel dolce far nulla, ripenso a Fare il morto, leggo un libro sugli hikikomori (gli adolescenti giapponesi che si ritirano a casa, in una reclusione quasi assoluta...), riscopro l'anarchismo dei libri Antistato, della collana Volontà, della più recente Elèuthera.
Mi inoltro nella scoperta del lato libertario ed anarchista di Chomsky.
Prendo tempo, insieme ai miei due ospitanti, che intanto pensano alle loro cose, e ogni tanto mi incrociano...
Bene così.
Domani notte torno a casa: stampo quindi il check-in, in questa casa del villaggio medievale, ma supertecno e superglobal, che ha nome Ippolita...
martedì 18 agosto 2015
tropici nordici
Dopo l'inverno e l'angoscia in città
quei lunghi mesi passati davanti,
liberazione del fiume e dei monti...
Alle rive del Trebbia, mi sono tornati in mente e da cantare questi noti versi gucciniani.
Acque chiare, fresche, come in Petrarca.
Bei bagnetti placidi, un pò di gente, ma non troppa.
Salumi e focacce, gnocchi e tortelli, colline gentili e sempre verdi.
Paesetti tranquilli, parlate stile Bersani.
O Bellocchio. Ho visto, al Festival del Cinema di Bobbio, nel Chiostro dell'Abbazia, 'Il terzo uomo', di cui ricordavo solo la colonna sonora.
Un film che rasenta la perfezione, come non è più possibile farne più, credo.
Ora mi trovo vicino a Milano.
Da solo, oggi, per un pò, dopo vari giorni quasi sempre in compagnia.
Ritorno alle mie sane (?) abitudini: parchetto, libretti, parole crociate.
Penso a correzioni e aggiunte possibili per 'Fare il morto', anche tenendo conto dei suggerimenti ricevuti da amici in questo breve viaggio.
Ho iniziato a leggere 'L'amica geniale' della Ferrante.
Voci alte provengono come sempre dal bar di fronte, animato da maghrebini e giocatori di carte locali, già avvinazzati dal mattino.
Non molto altro da segnalare.
Caldo tropicale, con acquazzoni improvvisi.
Mi pare che le cose vadano somigliandosi in tutto il mondo, anche nel clima.
Non c'è più bisogno di andare in Asia.
Anche perchè pure a Bangkok arrivano i primi attentati in città.
La videocamera sembra accusare un ragazzino con zainetto esplosivo da passeggio.
Un altro paese superturistico, dopo Tunisia e Turchia, si avvia a diventare invisitabile.
D'altra parte, se non ne soffrissi in quanto aspirante viaggiatore, è anche giusto che si inizi a rendere impossibile a noi occidentali lo svago del viaggiare libero che i soldi ci hanno garantito sinora.
Anche questo fa parte del cambiamento in corso.
Domani salto verso la Svizzera ticinese e poi per la Vigezzina.
Chissà se almeno lì mi sembrerà di non essere ai tropici.
Buone vacanze, se ne avete ancora...
quei lunghi mesi passati davanti,
liberazione del fiume e dei monti...
Alle rive del Trebbia, mi sono tornati in mente e da cantare questi noti versi gucciniani.
Acque chiare, fresche, come in Petrarca.
Bei bagnetti placidi, un pò di gente, ma non troppa.
Salumi e focacce, gnocchi e tortelli, colline gentili e sempre verdi.
Paesetti tranquilli, parlate stile Bersani.
O Bellocchio. Ho visto, al Festival del Cinema di Bobbio, nel Chiostro dell'Abbazia, 'Il terzo uomo', di cui ricordavo solo la colonna sonora.
Un film che rasenta la perfezione, come non è più possibile farne più, credo.
Ora mi trovo vicino a Milano.
Da solo, oggi, per un pò, dopo vari giorni quasi sempre in compagnia.
Ritorno alle mie sane (?) abitudini: parchetto, libretti, parole crociate.
Penso a correzioni e aggiunte possibili per 'Fare il morto', anche tenendo conto dei suggerimenti ricevuti da amici in questo breve viaggio.
Ho iniziato a leggere 'L'amica geniale' della Ferrante.
Voci alte provengono come sempre dal bar di fronte, animato da maghrebini e giocatori di carte locali, già avvinazzati dal mattino.
Non molto altro da segnalare.
Caldo tropicale, con acquazzoni improvvisi.
Mi pare che le cose vadano somigliandosi in tutto il mondo, anche nel clima.
Non c'è più bisogno di andare in Asia.
Anche perchè pure a Bangkok arrivano i primi attentati in città.
La videocamera sembra accusare un ragazzino con zainetto esplosivo da passeggio.
Un altro paese superturistico, dopo Tunisia e Turchia, si avvia a diventare invisitabile.
D'altra parte, se non ne soffrissi in quanto aspirante viaggiatore, è anche giusto che si inizi a rendere impossibile a noi occidentali lo svago del viaggiare libero che i soldi ci hanno garantito sinora.
Anche questo fa parte del cambiamento in corso.
Domani salto verso la Svizzera ticinese e poi per la Vigezzina.
Chissà se almeno lì mi sembrerà di non essere ai tropici.
Buone vacanze, se ne avete ancora...
mercoledì 12 agosto 2015
à rebours
E cosa poteva esserci di comune tra
lui e quella borghesia che s'era fatta poco a poco, profittando per
arricchirsi di tutti i disastri, suscitando catastrofi pur d'imporre
il rispetto de suoi misfatti e delle sue ruberie ?
Dopo quell'aristocrazia del sangue,
era oggi la volta dell'aristocrazia del denaro. Oggi su tutto
imperava la Bottega, trionfava il dispotismo di Rue du Sentier,
spadroneggiava il mercante, vanitoso e truffatore per istinto,
limitato e venale di animo.
Con meno scrupoli e maggiore
codardia della nobiltà spogliata e del clero decaduto, la borghesia
si appropriava delle due caste la frivola ostentazione e l'effimera
prosopopea, avvilendole entrambe col suo manco di creanza;
convertendo i difetti di quelle in ipocriti vizi.
Autoritaria e sorniona, bassa e
vigliacca, essa infieriva senza pietà contro l'eterna necessaria sua
vittima, il popolino, cui pure aveva di sua mano tolta la museruola e
che aveva appostato perchè saltasse alla gola delle vecchie caste.
Ormai era cosa fatta. Ormai che il
servizio lo aveva reso, la plebe era stata salassata per misura
d'igiene sino all'ultima goccia; e il borghese rassicurato
spadroneggiava allegramente, armato del suo danaro, forte della sua
contagiosa stupidità.
Conseguenza della sua salita al
potere, era sta la mortificazione di ogni intelligenza, la fine di
ogni probità, la morte d'ogni arte. Gli artisti, umiliati, s'eran
buttati ginocchioni a divorar di baci i fetidi piedi dei grandi
sensali e dei vili satrapi, delle cui elemosine campavano...
Era insomma la galera in grande
dell'America trapiantata nel nostro continente: era l'inguaribile
incommensurabile pacchianeria del finanziere e del nuovo arrivato che
splendeva, abbietto sole, sulla città idolatra che vomitava, ventre
a terra, laidi cantici davanti all'empio tabernacolo delle Banche.
'E crolla dunque una buona volta,
Società! Crepa dunque, barbogio mondo!', uscì a gridare Des
Esseintes, stomacato dallo spettacolo che evocava...
S'accorgeva che le conclusioni cui
giungeva il pessimismo erano anch'esse impotenti a consolarlo; che
solo l'impossibile fede in un'altra vita avrebbe potuto dargli la
pace.
Tentava di trincerarsi nell'apatia,
faceva sforzi per rassegnarsi; tentativi che spazzava ogni volta via
un impeto d'ira, come foglie l'uragano...
Des Esseintes s'afflosciò su una
sedia.
' Tra due giorni sarò a Parigi.
Confessiamocelo: tutto e finito.
Come in un maremoto, i flutti
dell'umana mediocrità arrivano al cielo. Un momento ancora e
inghiottiranno il porticciolo di cui io stesso apro le dighe. Ah, che
mi manca il coraggio! Ah, che il cuore mi si impenna!
Signore, abbiate pietà del
cristiano che dubita, dell'incredulo che vorrebbe credere, del
forzato della vita che si imbarca solo nella notte, sotto un cielo
che non rischiaran più i consolanti fari dell'antica speranza! '
(ultime pagine di 'A ritroso',
Joris-Karl Huysmans, 1884)
lunedì 10 agosto 2015
e oscillavano lievi al triste vento...
Pomeriggio al giardinetto, finiti i mondiali di nuoto.
Almeno, da ieri sera, è tornato il maestrale.
Il Cagliari, a favore di vento, ha vinto 5-0 nientepopodimeno che con l'Entella.
Sono anche andato allo stadio, dopo molto tempo, con cognato e nipote.
Si preannunciano soddisfazioni calcistiche, e un altro anno da prendere -diciamo così- sportivamente.
Un bel pò di spazzatura intorno al ficus si accumula ogni notte, nonostante gli sforzi di netturbini solerti.
Immigrati neri, ormai stabilmente insediati all'ombra da giorni, approfittano come me dell'wireless comunale.
Ucraine, poche, in attesa di chiamate.
Coppie inguardabili si fanno selfie e foto, per conservare mostruosi ricordi.
Belle ragazze mi passano vicine, senza vedermi.
Lasciano una scia di fitte allo stomaco ed intima disperazione.
Giovani turisti scazzati, sulla panchina, in attesa di andare a drogarsi in discoteca o di salpare verso nuovi lidi ed altre notti.
Caldo e città semivuota (mai abbastanza).
Divoro un libro che mi prende: Il cerchio di Dave Eggers.
Un bel misto di 1984 e il coreano, in età di trasparenza assoluta.
Nell'ambiguità totale che viviamo, in cui la comunicazione è diventata il male che ci ingloba, ancor più della sua assenza. Dopo averci angosciato la giovinezza con il mito dell'incomunicabilità, ci ammazzano ora con quello della comunicabilità senza ritegno o difese.
Dopodomani parto, ma non ho più chiaro perchè.
Un mese fa mi sembrava di saperlo, ma mi sono dimenticato qualcosa.
I miei due mesi di quasi buonumore e di quasi presenza si sono conclusi, almeno per ora.
Ripiombo a piombo, dolcemente, verso l'autunno del patriarca.
Ringrazio, non so chi, per il gentile intervallo.
Almeno, da ieri sera, è tornato il maestrale.
Il Cagliari, a favore di vento, ha vinto 5-0 nientepopodimeno che con l'Entella.
Sono anche andato allo stadio, dopo molto tempo, con cognato e nipote.
Si preannunciano soddisfazioni calcistiche, e un altro anno da prendere -diciamo così- sportivamente.
Un bel pò di spazzatura intorno al ficus si accumula ogni notte, nonostante gli sforzi di netturbini solerti.
Immigrati neri, ormai stabilmente insediati all'ombra da giorni, approfittano come me dell'wireless comunale.
Ucraine, poche, in attesa di chiamate.
Coppie inguardabili si fanno selfie e foto, per conservare mostruosi ricordi.
Belle ragazze mi passano vicine, senza vedermi.
Lasciano una scia di fitte allo stomaco ed intima disperazione.
Giovani turisti scazzati, sulla panchina, in attesa di andare a drogarsi in discoteca o di salpare verso nuovi lidi ed altre notti.
Caldo e città semivuota (mai abbastanza).
Divoro un libro che mi prende: Il cerchio di Dave Eggers.
Un bel misto di 1984 e il coreano, in età di trasparenza assoluta.
Nell'ambiguità totale che viviamo, in cui la comunicazione è diventata il male che ci ingloba, ancor più della sua assenza. Dopo averci angosciato la giovinezza con il mito dell'incomunicabilità, ci ammazzano ora con quello della comunicabilità senza ritegno o difese.
Dopodomani parto, ma non ho più chiaro perchè.
Un mese fa mi sembrava di saperlo, ma mi sono dimenticato qualcosa.
I miei due mesi di quasi buonumore e di quasi presenza si sono conclusi, almeno per ora.
Ripiombo a piombo, dolcemente, verso l'autunno del patriarca.
Ringrazio, non so chi, per il gentile intervallo.
domenica 9 agosto 2015
sono un pirata, non sono un signore
Se si vuole prendere
qualcuno per il naso, bisogna stare alle regole del gioco.
Riuscii quindi a
salvarmi dal reclutamento forzato...Gli altri passarono una vita
intera agli ordini di qualcun altro, e questo dev'essere anche peggio
della morte. Se si tiene a vivere, ovviamente. Altrimenti non fa
nessuna differenza.
A prua, nessuno si
curava di cosa fosse vero e cosa falso. Niente valeva più di una
buona storia...
Va da sé che offrii al
signor Defoe la storia di England. Se poi era vera, è difficile
dirlo. A quei tempi, d'altra parte, la verità non rientrava tra le
mie preoccupazioni.
'Silver, disse con voce
glaciale, perchè avete lanciato quell'urrà ?
'Non lo so signore,
risposi. Ma credi che avessero bisogno che gli si infondesse un po'
di coraggio e di speranza.
'Coraggio e speranza ?
Non basta minacciarli di morte ?'
'Se permettete,
signore, non quando pensano che tanto moriranno comunque'.
La mia memoria,
purtroppo, non ha tabelle di correzione. Traccio una rotta, ma non si
di quanto la devo rettificare, e dopo un po' non sono più certo
della mia posizione. Si chiama navigazione stimata, signor Defoe,
quando si procede soltanto con l'aiuto del solcometro e della
bussola. Lo sapevate ? Ad ogni modo è così, il racconto della mia
vita non è altro che una navigazione stimata. Si sa dove si è, ma
più ci si allontana dal punto di partenza, più la posizione diventa
incerta. Il cerchio entro cui ci si dovrebbe trovare diventa sempre
più grande. E cosa si fa in questi casi ? Si raddoppiano i turni di
vedetta, nella speranza di avvistare terra prima che sia troppo
tardi. Si consulta il giornale di bordo, e si valutano i vari
fattori, l'errore strumentale del solcometro, la deriva causata dal
vento o dalla corrente, i timonieri che poggiano o orzano per una
raffica improvvisa. Ma si raggiunge mai una qualsiasi certezza ? No,
al contrario. Il navigatore esperto è quello che allarga sempre più
il cerchio, che capisce che l'incertezza è l'unica certezza a
disposizione...La mia vita non è stata che una navigazione stimata,
ma forse, chi lo sa, arriverò a trovare la mia posizione, prima di
affondare.
Ci furono pianti e
lamenti su tutta la linea. Perfino Jack si mise a piagnucolare,
affermando che avevo tolto loro il coraggio di vivere, perchè non
potevano vivere senza sperare in una sorte migliore.
'Sai una cosa ? -gli
dissi-. Il mondo pullula di persone che vivono senza la minima
speranza e idiozie del genere. Ma non per questo si tolgono la vita,
come certi beccamorti che dobbiamo sopportare qui. No, prima bisogna
sopportare quel che si ha da sopportare, e poi forse ci si può fare
qualcosa'.
La vita non era un
gioco, come l'immaginava Scudamore, perchè i giochi hanno le regole.
Ma quando si tratta di vita o di morte, non ci sono regole che
tengono, a questo mondo. E allora non basta barare, come faceva
Scudamore, e molta altra gente istruita.
'Ma vi dirò una cosa:
se non fosse per la forca, non ci sarebbero stati così tanti pirati.
E' come la guerra. Se non si rischiasse di morire non avrebbe
senso...'
Purtroppo va così, con
la gente di buon cuore: fanno fatica a guardare in faccia il male,
prima che sia troppo tardi.
Anche qui, sulla mia
scogliera, il silenzio è sempre più profondo, a meno che non stia
semplicemente diventando sordo. In ogni caso, non c'è più il
chiasso di un tempo...Sottrae ogni energia, scrivere una vita come la
mia. Mi pare quasi che io mi stia ammazzando, per infondere vita al
cadavere dei miei ricordi.
'Ma la morte, in un
certo senso, è il culmine della vita..., il punto dal quale tutta la
propria vita appare nella sue vera luce...Non siete d'accordo con me
? Non trovate che la morte sia la misura della vita ?
'No, risposi, è la
condanna a morte la misura della vita'.
'E' la condanna a
morte, voi dite ? E allora come si farebbe a giudicare la vita degli
altri, la maggior parte, che non vengono condannati a morte ?'
Sono rientrato in casa
zoppicando e mi sono seduto a guardare il fuoco e le ombre che vi si
agitavano intorno. Ero stanco, nel corpo e nell'anima, ma anche
soddisfatto. Non mi erano rimaste molte cose per cui valesse la pena
vivere, a quanto potevo capire. Ormai avevo preso congedo e i miei
ricordi avevano cominciato a prendere i loro, non sembravano più
inesauribili. Vedevo la fine avvicinarsi, a passi lenti, e le ho dato
il benvenuto. Poter essere io a scrivere la parola fine era l'unica
cosa che ancora desideravo, per poter dire di aver vissuto fino in
fondo come avevo imparato.
Ricordare e scrivere
quel mio primo giorno a bordo del Walrus mi ha improvvisamente messo
di ottimo umore. Mi sono sentito di nuovo un essere umano. Avevo
dimenticato cosa si prova ad avere nell'anima un buon vento di poppa
e spiegare tutte le vele che una buona carcassa può reggere. Sì,
era come se fossi risorto dalla tomba, dopo il congedo preso da
Snelgrave.
Dunque il cadavere dà
ancora segni di vita. Morto un giorno, vivo e vegeto il giorno dopo.
E così, Jim, era dopo
tutto un po' prematuro augurare lunga vita a John Silver. Non è così
facile liberarsi di lui. Ma adesso è davvero venuto il momento di
mettere il punto...Non bisogna mai dare la morte per scontata prima
del tempo, Jim, neppure la propria, come ho imparato nella mia lunga
esistenza. Mi sono aggrappato alla poca vita che mi restava solo per
scrivere quelle pagine che giacciono sparse sulla mia scrivania...Chi
avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire così, non per
mantenermi ancora per un po' sano di mente, come avevo creduto, ma
semplicemente per mantenermi in vita ? Perchè è così che è
andata, che mi piaccia o meno.
Solo, dunque, finchè
morte non mi separi. Questo è il prezzo, suppongo, che si deve
pagare a questo mondo per aver voluto essere libero. E' caro o a buon
mercato, mi domando ? Dovrei ridere o piangere ? Chi lo sa! Ad ogni
modo non me ne sono mai crucciato, finchè ero in vita. E ora è
troppo tardi per fare i conti. Ma forse ci si può domandare se
libertà e solitudine non vanno mano nella mano, così come appare,
se si vuole rimanere un essere umano.
(Bjorn Larsson, La vera
storia del pirata Long John Silver, Iperborea, Milano, 1998)
mercoledì 5 agosto 2015
placido don-dolare/dolere
E' un placido don-dolare e don-dolere questo di quest'estate in città.
Non molto da segnalare.
Ho finito la prima stesura del nuovo librino, e mi sento un pò svuotato ora.
Ho incontrato qualche amico di fuori, che si gode le sue due settimane di ferie sull'isola.
Ho partecipato a qualche 'evento', piccolo ma sufficiente ad esaurire quasi le mie potenzialità residue di socializzazione, che si rivelano comunque scarse.
Donne che promettono ma non mantengono.
Donne che mantengono ma non promettono.
Caldo torrido, tanta ombra, ficus, e ventilatori.
Belle letture, come sempre, e qualche film all'aperto.
Vivacità mentale, corpo quasi in salute, energie decenti (sarà la soluzione idroalcoolica alla curcuma ?), ma tedio avvolgente quanto basta.
Tanto sport in tv.
Nulla di più, direi.
Vacanze totali, nel senso di qualcosa che vaga, che si svuota (ancora?), che vagheggia lidi irraggiungibili, che va e viene in un dondolio da amaca nei Caraibi, ma senza Caraibi.
Tra una settimana parto per una decina di giorni verso nord, programma ancora da definire e completare, anch'esso nel vago.
Per ora non ho molto altro da dirvi, accontentatevi...
Buon agosto a tutti/e voi, sparuti e accaldati lettori...
Non molto da segnalare.
Ho finito la prima stesura del nuovo librino, e mi sento un pò svuotato ora.
Ho incontrato qualche amico di fuori, che si gode le sue due settimane di ferie sull'isola.
Ho partecipato a qualche 'evento', piccolo ma sufficiente ad esaurire quasi le mie potenzialità residue di socializzazione, che si rivelano comunque scarse.
Donne che promettono ma non mantengono.
Donne che mantengono ma non promettono.
Caldo torrido, tanta ombra, ficus, e ventilatori.
Belle letture, come sempre, e qualche film all'aperto.
Vivacità mentale, corpo quasi in salute, energie decenti (sarà la soluzione idroalcoolica alla curcuma ?), ma tedio avvolgente quanto basta.
Tanto sport in tv.
Nulla di più, direi.
Vacanze totali, nel senso di qualcosa che vaga, che si svuota (ancora?), che vagheggia lidi irraggiungibili, che va e viene in un dondolio da amaca nei Caraibi, ma senza Caraibi.
Tra una settimana parto per una decina di giorni verso nord, programma ancora da definire e completare, anch'esso nel vago.
Per ora non ho molto altro da dirvi, accontentatevi...
Buon agosto a tutti/e voi, sparuti e accaldati lettori...
sabato 1 agosto 2015
tra indifferenti e fanatici
Piggy alzò la
conchiglia e i boati diminuirono un po', poi ripresero forza.
'Io ho la conchiglia!
-gridò Piggy- vi dico che ho la conchiglia! '
Silenzio. Ma nel
silenzio uno strano rumore nell'aria...Qualcuno tirava dei sassi: era
Roger che li faceva cadere, pur tenendo sempre una mano sulla leva...
'Ho questo da dire: vi
comportate come un mucchio di bambini'.
Si levarono di nuovo i
boati di scherno, e cessarono quando Piggy sollevò la bianca, la
magica conchiglia.
'Che cosa è meglio:
essere una banda di negri dipinti come voi, o essere ragionevoli come
Ralph ?'
Tra i selvaggi si levò
un gran clamore.
Piggy gridò di nuovo:
'Che cosa è meglio: avere delle leggi e andare d'accordo o andare a
caccia e uccidere? '
Di nuovo il clamore, e
di nuovo il sibilo di un sasso.
Ralph gridò con tutte
le sue forze: ' Che cosa è meglio: la legge e la salvezza o la
caccia e la barbarie ?'...
Su di loro si
rovesciava una tempesta di clamori, una cantilena magica carica di
odio.
A picco sopra di loro,
con un senso di folle abbandono, Roger si buttò sulla leva con tutto
il suo peso. Ralph udì l'enorme masso ancora prima di vederlo...
Il masso colpi Piggy di
striscio, la conchiglia volò via in mille pezzi e sparì...
Il masso rimbalzò due
volte e si perse nella foresta.
Piggy cadde per
quindici metri .., la sua testa si aprì, ne venne fuori della roba
che diventò rossa.
Le braccia e le gambe
ebbero qualche contrazione, come quelle di un maiale appena ucciso.
Poi il mare respirò di
nuovo, con un lungo, lento sospiro...
(W. Golding, Il signore
delle mosche, 1954)
A
Fiumicino, bastano l'incendio di un cumulo di rifiuti abbandonati a
bordo dello scalo, ed un black out elettrico di venti minuti, per
creare un caos di due giorni.
Sappiamo
che il nostro sistema è fragile, e basta poco per farlo saltare.
Ma
quel che mi colpisce è la reazione esasperata delle persone all'idea
di non poter partire, di veder saltare le proprie (brevi) vacanze, i
propri (fondamentali) appuntamenti di lavoro.
Abituati
come siamo alla velocità con cui otteniamo tutto, fanatici
dell'efficienza tecnologica, impazziamo di rabbia e di risentimento
quando ci capita un inconveniente, un accidente, una contingenza
frustrante, anche solo un ritardo.
Capisco
che ci si senta abbandonati nella catastrofe in un sistema come il
nostro, solo apparentemente 'sociale' e 'di cura'.
Ma
quando ci troveremo in catastrofi ben maggiori e ben più lunghe,
cosa combineremo ?
Cosa
ne sarà di una psiche che conosce soltanto la velocità,
l'appagamento immediato, il riscontro di quel che ha pagato ?
In Zimbabwe, un gaudente dentista del Minnesota ha pagato 50.000 dollari
per uccidere il leone del parco nazionale. Poi l'ha squartato e
decapitato, si è fatto le foto e le ha messe su Facebook, tutto
contento e soddisfatto. Un vero criminale senza testa (ma con tanti
soldi), davvero...
Ma
quel che mi colpisce è la reazione degli animalisti: un fanatismo
inverso, con tanto di anatemi da predicatori levitici (Abominio!
Marcisci all'inferno !..), attacchi durissimi alla persona con offese
senza limiti.
Tutte
persone che non si scompongono di certo se il loro governo ammazza
decine di talebani o persone comuni, al giorno.
Fanatici
del leone (peraltro ostaggio del parco per visitatori in jeep) contro
fanatici della caccia a prede in estinzione: un bel match, non c'è
che dire!
In
Palestina, un commando di coloni ebraici ha assaltato una misera
casetta e l'ha incendiata, uccidendo un bambino e ustionando la sua
famiglia intera.
Sui
muri scritte deliranti: Vendetta!, Il Messia sta per arrivare!...
E,
ascoltando i comizi di Hamas o quel che si dirà ai funerali del
piccolo a Nablus, non si sentiranno parole diverse, dall'altra parte.
Odio
contro odio, fanatici contro fanatici, come sempre...
Ma
quel che mi colpisce è Netanyahu che si strappa le vesti: questo è
terrorismo!, esclama, e riesce a restare serio. E con lui, tutti gli
israeliani e gli occidentali che lo ascoltano.
Uno
stato può distruggere interi condomini con le bombe, sterminare
interi popoli, e la si chiama autodifesa, guerra legittima o missione
di pace.
Dei
singoli fanatici bruciano una casa e si trasformano subito in
terroristi.
Qualcosa
non torna.
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