In piena Seconda guerra mondiale, C.S.Lewis si mise in testa di canzonare il diavolo.
Le sue 'Lettere di Berlicche' rappresentano uno dei più sofisticati tentativi di resistere ironicamente al male, mentre esso si manifestava nelle sue forme più atroci e terribili, con l'uccisione di milioni di morti sotto le bombe o sui campi di battaglia.
Il male banale, quello che gli uomini e le donne sanno farsi quotidianamente, senza cattiveria e senza intenzione.
Uno dei libri preferiti di Forster Wallace, uno che sapeva scrivere e che si è ucciso giovane.
L'orrore per la Cosa Vecchia, Sempre Quella, è una delle passioni più importanti che (noi diavoli) abbiamo prodotto nel cuore umano -una fonte infinita di eresie in religione, di sciocchezze nel consiglio, d'infedeltà nel matrimonio, e d'incostanza nell'amicizia...
E poichè gli esseri umani hanno bisogno di mutamento, il Nemico (cioè Dio, ndr) (essendo in fondo al cuore un edonista) ha reso loro piacevole il cambiamento come ha reso piacevole il mangiare.
Ma poichè non desidera che essi facciano del mutamento uno scopo a se stesso, ha equilibrato in essi l'amore a ciò che muta con l'amore a ciò che permane...
Orbene, proprio come diam rilievo ed esageriamo il piacere del mangiare, così diam rilievo a codesta
naturale piacevolezza del mutamento e lo stortiamo nella richiesta di assoluta novità.
Tale richiesta è tutto lavoro per noi.
**********
La verità è che, ogni volta che un uomo va con una donna, piaccia loro o non piaccia, sorge fra di loro una relazione trascendentale che deve essere eternamente goduta o eternamente sopportata. Dall'affermazione vera che codesta relazione era stata voluta perchè producesse l'affetto e la famiglia, gli uomini possono venir indotti a credere che la misura di affetto, paura e desiderio che essi chiamano 'essere innamorato' sia l'unica cosa che fa felice o santo il matrimonio...
Da ciò, gli esseri umani che non hanno il dono della continenza si allontaneranno con terrore dal cercare il matrimonio come una soluzione, perchè non si sentono 'innamorati' e, grazie a noi, l'idea di sposarsi per qualsiasi altro motivo appar loro bassa e cinica. Essi considerano l'idea della lealtà verso un compagno allo scopo di recarsi un aiuto reciproco, o di preservare la castità, o di trasmettere la vita, come qualcosa di più basso che non una tempesta d'emozione.
***********
Rimane da considerare il modo di riparare al disastro.
La gran cosa è di impedirgli di fare alcunchè.
Non importa la sua opinione, anche se elevata, purchè non ne faccia un principio di azione.
Fà in modo che il piccolo bruto si avvoltoli in esso.
Vi scriva su magari un libro, se ne sente una qualche inclinazione; è spesso un modo eccellente di sterilizzare i semi che il Nemico pianta in un'anima umana.
Lasciagli fare qualsiasi cosa, purchè non venga all'azione.
Nessuna quantità di pietà nella sua immaginazione e nei suoi affetti potrà recarci del danno, se riusciamo a tenerla lontano dalla sua volontà.
Più spesso egli sentirà senza agire e meno sarà capace di passare all'azione e, coll'andar del tempo, sarà meno capace di sentire.
Tuo affezionatissimo zio
Berlicche.
SATURNALIA Feste popolari in Roma antica, in onore di Saturno, nelle quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere temporaneamente il posto dei padroni
sabato 29 giugno 2013
sono solo parole
L'Unione Europea sta costruendo un sistema per garantire il fallimento ordinato delle banche.
Se si deve fallire, andare a casino insomma, che lo si faccia in modo razionale e senza troppo rumore...
Anche le nostre società, in fondo, stanno facendo lo stesso: stanno fallendo, ma con ordine.
No panic, come nell'aereo più pazzo del mondo.
Ieri centinaia di lavoratori Indesit sono stati di fatto estromessi dalla fabbrica, senza preavviso e senza alcuna trattativa.
L'azienda e i giornali hanno dichiarato che sono stati messi in libertà.
Ora, che lavorare in fabbrica sia una forma di schiavitù moderna non fa una grinza.
Ma che sia libertà solo la libertà di perdere il posto fa abbastanza incazzare (e ridere anche, se resta un pò di ironia, almeno in chi non subisce il misfatto...).
X e Y ci stanno lasciando, ci hanno lasciato.
Ma non si potrebbe dire, più chiaramente, 'stanno morendo' o 'sono morti' ?
Intanto, dei grandi vecchi se ne vanno davvero: Franca Rame, Don Gallo, Margherita Hack, forse Mandela...
Una idea di sinistra ci lascia, muore definitivamente, superata dagli anni e dagli eventi.
Chissà se qualcosa verrà fuori, a prenderne il posto.
Qualcosa di più giovane, ma di ugualmente tenace.
Grillo ha una gestione feudale del suo movimento...
Tutto vero.
Ma mi fanno sorridere i redivivi liberali che fanno le pulci ai 5 stelle.
Come se la loro visione della democrazia fosse più libera: ma hanno idea di come funziona un'azienda ?
Come mai i liberal non applicano le loro visioni democratiche all'organizzazione del lavoro, o agli eserciti, o alla Chiesa ? Non mi pare che esistano lotte liberali in corso contro i feudi 'amici'.
O tentativi di democratizzare il PdL o il PD (parlo di cose serie, non di fesserie tipo primarie o congressi pilotati).
O mi sbaglio ?
Se si deve fallire, andare a casino insomma, che lo si faccia in modo razionale e senza troppo rumore...
Anche le nostre società, in fondo, stanno facendo lo stesso: stanno fallendo, ma con ordine.
No panic, come nell'aereo più pazzo del mondo.
Ieri centinaia di lavoratori Indesit sono stati di fatto estromessi dalla fabbrica, senza preavviso e senza alcuna trattativa.
L'azienda e i giornali hanno dichiarato che sono stati messi in libertà.
Ora, che lavorare in fabbrica sia una forma di schiavitù moderna non fa una grinza.
Ma che sia libertà solo la libertà di perdere il posto fa abbastanza incazzare (e ridere anche, se resta un pò di ironia, almeno in chi non subisce il misfatto...).
X e Y ci stanno lasciando, ci hanno lasciato.
Ma non si potrebbe dire, più chiaramente, 'stanno morendo' o 'sono morti' ?
Intanto, dei grandi vecchi se ne vanno davvero: Franca Rame, Don Gallo, Margherita Hack, forse Mandela...
Una idea di sinistra ci lascia, muore definitivamente, superata dagli anni e dagli eventi.
Chissà se qualcosa verrà fuori, a prenderne il posto.
Qualcosa di più giovane, ma di ugualmente tenace.
Grillo ha una gestione feudale del suo movimento...
Tutto vero.
Ma mi fanno sorridere i redivivi liberali che fanno le pulci ai 5 stelle.
Come se la loro visione della democrazia fosse più libera: ma hanno idea di come funziona un'azienda ?
Come mai i liberal non applicano le loro visioni democratiche all'organizzazione del lavoro, o agli eserciti, o alla Chiesa ? Non mi pare che esistano lotte liberali in corso contro i feudi 'amici'.
O tentativi di democratizzare il PdL o il PD (parlo di cose serie, non di fesserie tipo primarie o congressi pilotati).
O mi sbaglio ?
venerdì 28 giugno 2013
altre pacificazioni
Mentre gli ebrei venivano sterminati, Pio XII dichiarava:
'Come i fiori di campagna attendono sotto il manto nevoso dell'inverno la tiepida brezza della primavera, così gli ebrei devono attendere, pregando con fiducia, che giunga l'ora del conforto celeste'.
Prima di diventare Paolo VI, il Cardinal Montini, commentando il silenzio della Chiesa sull'Olocausto, disse:
'Un'esplicita protesta e condanna sarebbe stata non soltanto futile, ma persino dannosa; questa è la cruda verità'.
Prima dell'ascesa dei nazisti al potere, dopo la sua condanna da parte dei vescovi tedeschi, l'Osservatore Romano osservava candidamente:
'La condanna del programma culturale e religioso del nazionalsocialismo non implica automaticamente un rifiuto di cooperazione politica con esso'.
Testi ancora di grande attualità, direi...
di male in meglio
Tutto va talmente male che qualcosa inizia a migliorare.
Anni di proteste e petizioni pacifiste non erano mai riusciti a bloccare l'acquisto di nuovi armamemti.
La crisi economica, almeno, costringe anche i falchetti del PD a chiedere un rinvio sugli F35.
12 miliardi di euro non sono bruscolini, di questi tempi.
L'elettorato non capirebbe, dicono.
Il decreto svuota-carceri: arresti domiciliari e misure alternative, finalmente, per i reati minori e soprattutto per tossici e piccoli spacciatori, soprattutto immigrati...
Le carceri scoppiano, e la soluzione è: risparmiare denaro, spazi, personale.
Per una roba inutile e nociva come le carceri se ne spenderanno sempre troppi, di soldi.
Gli USA iniziano a trattare, più o meno sottobanco, con i nemici talebani.
Terroristi sì, ma dopo dieci anni di guerra, anche loro hanno capito che -sul campo di battaglia- non possono vincere.
Tra poco dovranno arrendersi anche contro Internet: per quanto provino a controllare la rete e per quanto la sappiano usare per controllarci, qualcosa sfuggirà sempre e molte verità, tra un corvo, una talpa, ed altri mostriciattoli, verranno fuori.
Napo, come scrive Grillo, incontra Al Capone al Quirinale.
Quest'ultimo lo rassicura: non smetterà di partecipare al governo della Cupola.
Che c'è di buono ?
Che tutto ormai si svela chiaramente davanti ai nostri occhi, e finalmente anche davanti all'elettore più ottuso.
La collusione è servita, senza più remore.
C'è da sperare che in molti ne traggano le dovute conseguenze.
Intanto, Epifanio minaccia: questo governo con Berlu deve durare almeno due anni.
Il Paese lo vuole!
Ma si può essere...
Comunque, la pedagogia delle catastrofi procede e avanza, senza requie.
Ci estingueremo in forma, quasi sani.
Come mio padre: dopo le flebo e le trasfusioni di questi giorni sente di avere più energie.
Lo tengono su, per qualche giorno, o qualche mese.
Ma ha il cancro.
Anni di proteste e petizioni pacifiste non erano mai riusciti a bloccare l'acquisto di nuovi armamemti.
La crisi economica, almeno, costringe anche i falchetti del PD a chiedere un rinvio sugli F35.
12 miliardi di euro non sono bruscolini, di questi tempi.
L'elettorato non capirebbe, dicono.
Il decreto svuota-carceri: arresti domiciliari e misure alternative, finalmente, per i reati minori e soprattutto per tossici e piccoli spacciatori, soprattutto immigrati...
Le carceri scoppiano, e la soluzione è: risparmiare denaro, spazi, personale.
Per una roba inutile e nociva come le carceri se ne spenderanno sempre troppi, di soldi.
Gli USA iniziano a trattare, più o meno sottobanco, con i nemici talebani.
Terroristi sì, ma dopo dieci anni di guerra, anche loro hanno capito che -sul campo di battaglia- non possono vincere.
Tra poco dovranno arrendersi anche contro Internet: per quanto provino a controllare la rete e per quanto la sappiano usare per controllarci, qualcosa sfuggirà sempre e molte verità, tra un corvo, una talpa, ed altri mostriciattoli, verranno fuori.
Napo, come scrive Grillo, incontra Al Capone al Quirinale.
Quest'ultimo lo rassicura: non smetterà di partecipare al governo della Cupola.
Che c'è di buono ?
Che tutto ormai si svela chiaramente davanti ai nostri occhi, e finalmente anche davanti all'elettore più ottuso.
La collusione è servita, senza più remore.
C'è da sperare che in molti ne traggano le dovute conseguenze.
Intanto, Epifanio minaccia: questo governo con Berlu deve durare almeno due anni.
Il Paese lo vuole!
Ma si può essere...
Comunque, la pedagogia delle catastrofi procede e avanza, senza requie.
Ci estingueremo in forma, quasi sani.
Come mio padre: dopo le flebo e le trasfusioni di questi giorni sente di avere più energie.
Lo tengono su, per qualche giorno, o qualche mese.
Ma ha il cancro.
giovedì 27 giugno 2013
idem eadem idem
In Italia passa anche la voglia di parlarci sopra, tanto le cose si ripetono identiche.
Idem, eadem, idem: sempre le stesse cose.
La Idem (Josepha) non ha pagaiato abbastanza velocemente per sottrarsi alla fanghiglia in cui è finita rapidamente. Anche i tedeschi, in Italia, evadono.
I suoi colleghi ministri, idem (sono solo più furbetti, credo).
Berlu e Napo continuano a tenere per le palle un paese intero.
Utilizzando Letta, il piccolo burattino.
Il governo cadrà solo quando Berlu staccherà la spina e quando converrà a lui, ancora una volta.
E andrà a rivincere le elezioni.
Idem con patate.
La sorte giudiziaria del Cav e quella del governo vanno disgiunte, sentenzia l'Epifanio, degno erede della vergognosa tradizione amorale, togliattiana e gesuitica.
Ma non appena il Berlu viene condannato i suoi lo difendono ricordando che è stato votato da 10 milioni di elettori: quindi le due cose vengono ricongiunte e non distinte, mi pare.
Quando conviene si fa un gioco, quando non conviene un altro: si chiama doppia morale.
L'inizio e la fine di ogni politica.
Resto perplesso davanti al processo Ruby.
Mi sarei aspettato più verità da parte di Berlu e dei suoi sodali.
'Sì, facevamo sesso, a pagamento, con chi ci pareva e quando ci pareva...e continuiamo a farlo!'.
Avrei sperato almeno in questo.
Invece no: il falso moralismo farisaico ha trionfato anche per loro.
E preferiscono essere rinviati a giudizio per falsa testimonianza piuttosto che dire la verità sui loro desideri di carne fresca, di orgie, di infermiere e poliziotte coscialunga, etc.
Anche qui, l'assenza di morale e la doppia morale vanno insieme.
Idem, eadem, idem.
Per non parlare della nuova calciopoli.
O dei centomila morti in Siria in due anni di guerra civile (civile?).
O, meno male, della fuga in Ecuador del nuovo Assange.
Insomma, tutto cambia ed è sempre la stessa cosa.
Idem, che noiosa parola...
Idem, eadem, idem: sempre le stesse cose.
La Idem (Josepha) non ha pagaiato abbastanza velocemente per sottrarsi alla fanghiglia in cui è finita rapidamente. Anche i tedeschi, in Italia, evadono.
I suoi colleghi ministri, idem (sono solo più furbetti, credo).
Berlu e Napo continuano a tenere per le palle un paese intero.
Utilizzando Letta, il piccolo burattino.
Il governo cadrà solo quando Berlu staccherà la spina e quando converrà a lui, ancora una volta.
E andrà a rivincere le elezioni.
Idem con patate.
La sorte giudiziaria del Cav e quella del governo vanno disgiunte, sentenzia l'Epifanio, degno erede della vergognosa tradizione amorale, togliattiana e gesuitica.
Ma non appena il Berlu viene condannato i suoi lo difendono ricordando che è stato votato da 10 milioni di elettori: quindi le due cose vengono ricongiunte e non distinte, mi pare.
Quando conviene si fa un gioco, quando non conviene un altro: si chiama doppia morale.
L'inizio e la fine di ogni politica.
Resto perplesso davanti al processo Ruby.
Mi sarei aspettato più verità da parte di Berlu e dei suoi sodali.
'Sì, facevamo sesso, a pagamento, con chi ci pareva e quando ci pareva...e continuiamo a farlo!'.
Avrei sperato almeno in questo.
Invece no: il falso moralismo farisaico ha trionfato anche per loro.
E preferiscono essere rinviati a giudizio per falsa testimonianza piuttosto che dire la verità sui loro desideri di carne fresca, di orgie, di infermiere e poliziotte coscialunga, etc.
Anche qui, l'assenza di morale e la doppia morale vanno insieme.
Idem, eadem, idem.
Per non parlare della nuova calciopoli.
O dei centomila morti in Siria in due anni di guerra civile (civile?).
O, meno male, della fuga in Ecuador del nuovo Assange.
Insomma, tutto cambia ed è sempre la stessa cosa.
Idem, che noiosa parola...
un bel morir ?
Per la seconda volta in un mese hanno ricoverato mio padre in urologia.
Ha da qualche tempo un tumore alla vescica inoperabile e soffre di copiose perdite di sangue nelle urine e di insufficienza renale.
Gli infermieri del pensionato 'non se la sentono di vederselo morire dissanguato davanti' e quindi, periodicamente, lo mandano al SS. Trinità.
Ho chiesto ripetutamente di non farlo, di lasciarlo morire in pace.
Ma, giunti al dunque, mio padre viene spaventato a dovere (con frasi del tipo: se non va in ospedale, muore...) e, a quel punto, lui accetta.
Da qualche giorno gli infermieri dell'ospedale mi hanno chiesto espressamente di andare ad aiutarli (siamo pochi ed abbiamo troppo lavoro!) per dare da mangiare a papà, le cui mani ormai tremano troppo per alimentarsi in autonomia.
Inizialmente mi sono un pò arrabbiato per la richiesta: il sistema sanitario dovrebbe offrire di più e di meglio a chi paga le tasse.
Ma, di giorno in giorno, almeno una volta al giorno, vado ad imboccare mio padre e la situazione, nuova per me e per noi, si sta rivelando interessante.
Il primo giorno non aveva fame, e non voleva mangiare dalle mie mani.
Poi, man mano, ci ha preso gusto ed anche io.
Per quanto sia terribile vedere mio padre ridotto in questo stato, ormai quasi una larva, se non fosse per gli occhi, ancora lucidi e ben piantati sopra il naso, sempre più prominente nel volto magro.
Per quanto sia desolante constatare come ci si riduce nell'invecchiare e nel morire, vedere le vene bucate da decine di aghi, il corpo sempre più martoriato e rinsecchito, asciugato della sua residua vitalità, cereo e assente, raggomitolato nel non senso e nel dolore.
Per quanto tutto questo sia vero, la relazione di cura procede.
Lo imbocco, in quella bocca senza denti e senza parole, mi guarda e mi chiede il cibo, come un bambino.
Ed io, da grande, glielo do, lentamente, attendendo i suoi tempi, chiedendogli cosa preferisce, se ne vuole ancora, se vuole bere ogni tanto.
Gli taglio al carne a piccoli pezzetti, o la banana.
Non era mai capitato tra noi.
Chissà se lui l'ha mai fatto con me, quando io ero piccolo e lui grande e sano.
Immagino di sì, ma non me lo ricordo.
Tra meno di un mese compirà, forse, ottant'anni.
Mi ha avuto che ne aveva 28.
Il cerchio si chiude, e non è solo triste.
Ha da qualche tempo un tumore alla vescica inoperabile e soffre di copiose perdite di sangue nelle urine e di insufficienza renale.
Gli infermieri del pensionato 'non se la sentono di vederselo morire dissanguato davanti' e quindi, periodicamente, lo mandano al SS. Trinità.
Ho chiesto ripetutamente di non farlo, di lasciarlo morire in pace.
Ma, giunti al dunque, mio padre viene spaventato a dovere (con frasi del tipo: se non va in ospedale, muore...) e, a quel punto, lui accetta.
Da qualche giorno gli infermieri dell'ospedale mi hanno chiesto espressamente di andare ad aiutarli (siamo pochi ed abbiamo troppo lavoro!) per dare da mangiare a papà, le cui mani ormai tremano troppo per alimentarsi in autonomia.
Inizialmente mi sono un pò arrabbiato per la richiesta: il sistema sanitario dovrebbe offrire di più e di meglio a chi paga le tasse.
Ma, di giorno in giorno, almeno una volta al giorno, vado ad imboccare mio padre e la situazione, nuova per me e per noi, si sta rivelando interessante.
Il primo giorno non aveva fame, e non voleva mangiare dalle mie mani.
Poi, man mano, ci ha preso gusto ed anche io.
Per quanto sia terribile vedere mio padre ridotto in questo stato, ormai quasi una larva, se non fosse per gli occhi, ancora lucidi e ben piantati sopra il naso, sempre più prominente nel volto magro.
Per quanto sia desolante constatare come ci si riduce nell'invecchiare e nel morire, vedere le vene bucate da decine di aghi, il corpo sempre più martoriato e rinsecchito, asciugato della sua residua vitalità, cereo e assente, raggomitolato nel non senso e nel dolore.
Per quanto tutto questo sia vero, la relazione di cura procede.
Lo imbocco, in quella bocca senza denti e senza parole, mi guarda e mi chiede il cibo, come un bambino.
Ed io, da grande, glielo do, lentamente, attendendo i suoi tempi, chiedendogli cosa preferisce, se ne vuole ancora, se vuole bere ogni tanto.
Gli taglio al carne a piccoli pezzetti, o la banana.
Non era mai capitato tra noi.
Chissà se lui l'ha mai fatto con me, quando io ero piccolo e lui grande e sano.
Immagino di sì, ma non me lo ricordo.
Tra meno di un mese compirà, forse, ottant'anni.
Mi ha avuto che ne aveva 28.
Il cerchio si chiude, e non è solo triste.
domenica 23 giugno 2013
l'ultima luna
E l'ultima luna uscirono tutti per guardarla
era così grande
che più di uno pensò al Padre Eterno
Sospesero i giochi e si spensero le luci
cominciò l'inferno
La gente corse a casa perchè per quella notte
ritornò l'inverno
(L. Dalla)
Stanotte la luna splendeva pienissima, chiara e luminosa.
Vicinissima a noi.
Si coglievano facilmente anche le sue ombre, vaste, i mari della tranquillità, gli immensi crateri.
La sua apparente pace, totale e lontana.
Qui, sotto il cielo italiano, andiamo verso la nostra ultima estate di 'pace'.
La bancarotta economica, dopo quella morale e politica, è alle porte.
Il conflitto sociale, sulle piazze, inizia ad allargarsi.
La manifestazione unitaria dei sindacati, ieri, dimostra solo questo: che non riescono più a tenere sotto scorta i loro stessi iscritti.
L'eutanasia a cui li avevano destinati non tiene.
Nonostante siano ormai ridotte a pecore d'allevamento, si rendono conto di essere ormai indirizzate al macello, col beneplacito dei loro kapò sindacali.
L'ingranaggio ci sta schiacciando e non potremo dire: non sapevamo, non c'entriamo, non c'eravamo.
Al momento della resa dei conti è venuto fuori che nessuno era stato un convinto sostenitore del regime nazista o quantomeno nessuno era stato un convinto sostenitore di quei progetti criminali per i quali adesso era convocato in tribunale...
E ora ognuno di loro, ovunque fosse e qualunque fosse stato il suo compito, alzava la voce per dire che quanti, con una scusa o con l'altra, si erano ritirati a vita privata avevano fatto la scelta più comoda e irresponsabile.
A meno che, logicamente, non avessero fatto di questa scelta una copertura per un'attiva opposizione al regime -cosa non troppo comune, com'è ovvio-, dato che non tutti possono essere santi o eroi.
In ogni caso, tutti dovevano rispondere e in fondo, si diceva, era stato più 'responsabile' restare al proprio posto, a ogni costo e a prescindere dalle conseguenze.
Questa giustificazione morale, basata sull'argomento del male minore, ha finito per svolgere un ruolo di primo piano.
L'argomento recita come segue: se vi trovate davanti a due mali, è vostro dovere optare per il minore, mentre è irresponsabile rifiutare ogni scelta...
Sul piano politico, la debolezza dell'argomento è stata sempre evidente: coloro che scelgono il male minore dimenticano troppo in fretta che stanno comunque scegliendo il male...
Convincere i burocrati e la popolazione ad accettare il male minore è il modo migliore per convincerli ad accettare il male tout court.
Lo sterminio degli ebrei fu preceduto da una lunga serie di graduali provvedimenti antiebraici, ciascuno dei quali fu imposto a tutti con l'argomento che -rifiutandolo-le cose sarebbero andate ancora peggio, fino a raggiungere il limite oltre il quale le cose non potevano andar peggio...
Ma in che modo si segnalarono quei pochi che, in ogni ambito professionale, non collaborarono e rifiutarono ogni compromissione con il regime, anche senza potersi ribellare apertamente ?
La risposta è relativamente semplice: i non-partecipanti, definiti irresponsabili dalla maggior parte dei concittadini, furono gli unici che osarono giudicare da sè, e furono in grado di farlo non perchè disponessero di un miglior sistema di valori o perchè i vecchi standard di moralità restassero ben piantati nelle loro teste.
Al contrario, l'esperienza dimostra che furono proprio i membri della società rispettabile, furono costoro a cedere per primi. Essi non fecero che cambiare un sistema di valori con un altro.
Il criterio dei non-partecipanti fu diverso: essi si chiesero fino a che punto avrebbero potuto vivere in pace con la propria coscienza se avessero commesso certi atti; e decisero che era meglio non far nulla, non perchè il mondo così sarebbe cambiato per il meglio, ma perchè questo era l'unico modo in cui avrebbero potuto continuato a vivere con se stessi...
Per dirla in modo crudele, ciascuno di loro rifiutò l'omicidio: non perchè volesse continuare ad obbedire al comandamento 'Non uccidere', ma perchè non voleva passare il resto dei suoi giorni con un assassino - se stesso.
Il requisito per questo tipo di giudizio non è un'intelligenza particolarmente sviluppata o chissà quale malizia in faccende morali, ma semmai la predisposizione a vivere assieme a se stessi, ad avere rapporti con se stessi, cioè a impegnarsi in quel dialogo silente con se stessi che siamo soliti chiamare pensiero. Questa forma di pensiero, benchè alla radice di ogni pensiero filosofico, non è tecnica e non concerne problemi teoretici...
Il totale collasso morale della società rispettabile durante il regime di Hitler può insegnarci che in tali circostanze coloro che hanno cari i valori etici e ci tengono alle norme e agli standard morali non sono gente affidabile: sappiamo ormai che tali norme e tali standard possono cambiare dal mattino alla sera e che tutto ciò che resta, allora, è solo il fatto di aggrapparsi a qualche cosa.
Molto più affidabili, in casi come questi, si rivelano i dubbiosi e gli scettici, Non perchè il dubbio e lo scetticismo siano un bene in sè, ma perchè grazie ad essi ci abituiamo a esaminare le cose e a farci una nostra idea in proposito. I migliori fra tutti sono quanti hanno una sola certezza: qualunque cosa accada, finchè vivremo, dovremo continuare a convivere con noi stessi.
Ma che dire dell'accusa di irresponsabilità rivolta a quei pochi che decisero di lavarsi le mani di quanto stava accadendo intorno a loro ?
Penso che dovremmo tutti ammettere che esistono situazioni estreme in cui non ci possiamo assumere le responsabilità di quanto accade nel mondo, una responsabilità primariamente politica, poichè la responsabilità politica implica sempre almeno un minimo di potere politico.
L'impotenza o la completa mancanza di potere è, a mio parere, una scusa valida.
E la sua validità non è che rafforzata da quella qualità morale che ci consente di ammettere la nostra impotenza, ossia dalla buona fede che ci consente di far veramente fronte alla realtà, invece di rinchiuderci in un mondo di illusioni. Forse, del resto, è proprio in questa ammissione di impotenza che si cela un ultimo residuo di forza e di potere, anche nelle situazioni più disperate.
(H. Arendt, La responsabilità personale sotto le dittature (1964), in Responsabilità e giudizio, Einaudi, 2004)
era così grande
che più di uno pensò al Padre Eterno
Sospesero i giochi e si spensero le luci
cominciò l'inferno
La gente corse a casa perchè per quella notte
ritornò l'inverno
(L. Dalla)
Stanotte la luna splendeva pienissima, chiara e luminosa.
Vicinissima a noi.
Si coglievano facilmente anche le sue ombre, vaste, i mari della tranquillità, gli immensi crateri.
La sua apparente pace, totale e lontana.
Qui, sotto il cielo italiano, andiamo verso la nostra ultima estate di 'pace'.
La bancarotta economica, dopo quella morale e politica, è alle porte.
Il conflitto sociale, sulle piazze, inizia ad allargarsi.
La manifestazione unitaria dei sindacati, ieri, dimostra solo questo: che non riescono più a tenere sotto scorta i loro stessi iscritti.
L'eutanasia a cui li avevano destinati non tiene.
Nonostante siano ormai ridotte a pecore d'allevamento, si rendono conto di essere ormai indirizzate al macello, col beneplacito dei loro kapò sindacali.
L'ingranaggio ci sta schiacciando e non potremo dire: non sapevamo, non c'entriamo, non c'eravamo.
Al momento della resa dei conti è venuto fuori che nessuno era stato un convinto sostenitore del regime nazista o quantomeno nessuno era stato un convinto sostenitore di quei progetti criminali per i quali adesso era convocato in tribunale...
E ora ognuno di loro, ovunque fosse e qualunque fosse stato il suo compito, alzava la voce per dire che quanti, con una scusa o con l'altra, si erano ritirati a vita privata avevano fatto la scelta più comoda e irresponsabile.
A meno che, logicamente, non avessero fatto di questa scelta una copertura per un'attiva opposizione al regime -cosa non troppo comune, com'è ovvio-, dato che non tutti possono essere santi o eroi.
In ogni caso, tutti dovevano rispondere e in fondo, si diceva, era stato più 'responsabile' restare al proprio posto, a ogni costo e a prescindere dalle conseguenze.
Questa giustificazione morale, basata sull'argomento del male minore, ha finito per svolgere un ruolo di primo piano.
L'argomento recita come segue: se vi trovate davanti a due mali, è vostro dovere optare per il minore, mentre è irresponsabile rifiutare ogni scelta...
Sul piano politico, la debolezza dell'argomento è stata sempre evidente: coloro che scelgono il male minore dimenticano troppo in fretta che stanno comunque scegliendo il male...
Convincere i burocrati e la popolazione ad accettare il male minore è il modo migliore per convincerli ad accettare il male tout court.
Lo sterminio degli ebrei fu preceduto da una lunga serie di graduali provvedimenti antiebraici, ciascuno dei quali fu imposto a tutti con l'argomento che -rifiutandolo-le cose sarebbero andate ancora peggio, fino a raggiungere il limite oltre il quale le cose non potevano andar peggio...
Ma in che modo si segnalarono quei pochi che, in ogni ambito professionale, non collaborarono e rifiutarono ogni compromissione con il regime, anche senza potersi ribellare apertamente ?
La risposta è relativamente semplice: i non-partecipanti, definiti irresponsabili dalla maggior parte dei concittadini, furono gli unici che osarono giudicare da sè, e furono in grado di farlo non perchè disponessero di un miglior sistema di valori o perchè i vecchi standard di moralità restassero ben piantati nelle loro teste.
Al contrario, l'esperienza dimostra che furono proprio i membri della società rispettabile, furono costoro a cedere per primi. Essi non fecero che cambiare un sistema di valori con un altro.
Il criterio dei non-partecipanti fu diverso: essi si chiesero fino a che punto avrebbero potuto vivere in pace con la propria coscienza se avessero commesso certi atti; e decisero che era meglio non far nulla, non perchè il mondo così sarebbe cambiato per il meglio, ma perchè questo era l'unico modo in cui avrebbero potuto continuato a vivere con se stessi...
Per dirla in modo crudele, ciascuno di loro rifiutò l'omicidio: non perchè volesse continuare ad obbedire al comandamento 'Non uccidere', ma perchè non voleva passare il resto dei suoi giorni con un assassino - se stesso.
Il requisito per questo tipo di giudizio non è un'intelligenza particolarmente sviluppata o chissà quale malizia in faccende morali, ma semmai la predisposizione a vivere assieme a se stessi, ad avere rapporti con se stessi, cioè a impegnarsi in quel dialogo silente con se stessi che siamo soliti chiamare pensiero. Questa forma di pensiero, benchè alla radice di ogni pensiero filosofico, non è tecnica e non concerne problemi teoretici...
Il totale collasso morale della società rispettabile durante il regime di Hitler può insegnarci che in tali circostanze coloro che hanno cari i valori etici e ci tengono alle norme e agli standard morali non sono gente affidabile: sappiamo ormai che tali norme e tali standard possono cambiare dal mattino alla sera e che tutto ciò che resta, allora, è solo il fatto di aggrapparsi a qualche cosa.
Molto più affidabili, in casi come questi, si rivelano i dubbiosi e gli scettici, Non perchè il dubbio e lo scetticismo siano un bene in sè, ma perchè grazie ad essi ci abituiamo a esaminare le cose e a farci una nostra idea in proposito. I migliori fra tutti sono quanti hanno una sola certezza: qualunque cosa accada, finchè vivremo, dovremo continuare a convivere con noi stessi.
Ma che dire dell'accusa di irresponsabilità rivolta a quei pochi che decisero di lavarsi le mani di quanto stava accadendo intorno a loro ?
Penso che dovremmo tutti ammettere che esistono situazioni estreme in cui non ci possiamo assumere le responsabilità di quanto accade nel mondo, una responsabilità primariamente politica, poichè la responsabilità politica implica sempre almeno un minimo di potere politico.
L'impotenza o la completa mancanza di potere è, a mio parere, una scusa valida.
E la sua validità non è che rafforzata da quella qualità morale che ci consente di ammettere la nostra impotenza, ossia dalla buona fede che ci consente di far veramente fronte alla realtà, invece di rinchiuderci in un mondo di illusioni. Forse, del resto, è proprio in questa ammissione di impotenza che si cela un ultimo residuo di forza e di potere, anche nelle situazioni più disperate.
(H. Arendt, La responsabilità personale sotto le dittature (1964), in Responsabilità e giudizio, Einaudi, 2004)
sabato 22 giugno 2013
tifosi tifoni
Dopo la terza scossa, non avvertendone altre per un lasso di tempo alquanto prolungato, ho cominciato a sentirmi più tranquillo, ma non ho osato attraversare il muro, nel timore di finire sepolto vivo; cosicchè sono rimasto accoccolato a terra, abbattuto e al colmo dello sconforto, senza saper che fare.
Mentre me ne stavo seduto in quella guisa, il cielo si è oscurato coprendosi di fitte nuvole, come se stesse per piovere, dopo di che il vento ha preso a soffiare sempre più impetuoso e alla fine è scoppiato uno spaventoso uragano. Il mare si è coperto di spruzzi e di spuma, mentre la sponda veniva sommersa dall'impeto dei marosi e gli alberi si abbattevano al suolo, divelti alle radici.
Una terribile tempesta, durata circa tre ore, poi ha cominciato a scemare, e nel giro di altre due ore è subentrata una calma assoluta...
(D. Defoe, Robinson Crusoe)
A molti milioni di persone in Brasile il calcio non basta più.
Vorrebbero giustizia e dignità.
E vorrebbero che i miliardi spesi per gli stadi e lo sport fossero spesi per fame e alloggi e scuole.
Una volta, alla tv brasiliana, ho visto un assessore corrotto infilarsi i soldi nelle mutande, dentro il suo ufficio.
La corruzione è a livelli...italiani!
Ma si continua a giocare, tra un moto di rivolta e l'altro.
Ed io continuo a tifare stasera, Italia vs Brasile, ma con l'amaro in bocca.
Le cose da fare sarebbero tante.
Meno male che è arrivato il decreto del Fare di Letta & co.
Ma mon è più tempo neppure di miracoli.
La grotta di Lourdes è stata invasa dalle acque, e l'alluvione ha costretto il Santuario (e le sue bancarelle di gadget) a chiudere i battenti.
L'acqua era troppa, non si distingueva più quella sporca da quella benedetta.
Difficile preservare la fede in circostanze così confuse.
Anche in India le pioggie monsoniche sono arrivate in anticipo, con centinaia di morti.
In Turchia, invece, sono arrivate le randellate, i gas, e milioni di litri d'acqua urticante dagli idranti.
Piazza Taksim è ridotta un deserto.
Le persone sostano in piedi, per ore, per protesta.
Cercano di asciugarsi, forse.
Non si sa se augurare ai turchi di entrare in Europa o di starne fuori.
L'esempio greco (ennesima crisi di governo oggi) non ispira buoni pensieri.
Grandina sui 5 stelle: il cielo è molto coperto, le stelle non si vedono quasi più.
Il PD galleggia tra gli stronzi in sospensione, in un mare ridotto a latrina.
Il PdL si cosparge di profumi, e non tenta neppure più di lavarsi, come a Versailles prima della caduta.
Oggi, dopo tanto caldo, ha ripreso a piovere.
Speriamo che ci aiuti almeno a respirare, in mezzo a tutto questo tanfo, che puzza di morto.
Mentre me ne stavo seduto in quella guisa, il cielo si è oscurato coprendosi di fitte nuvole, come se stesse per piovere, dopo di che il vento ha preso a soffiare sempre più impetuoso e alla fine è scoppiato uno spaventoso uragano. Il mare si è coperto di spruzzi e di spuma, mentre la sponda veniva sommersa dall'impeto dei marosi e gli alberi si abbattevano al suolo, divelti alle radici.
Una terribile tempesta, durata circa tre ore, poi ha cominciato a scemare, e nel giro di altre due ore è subentrata una calma assoluta...
(D. Defoe, Robinson Crusoe)
A molti milioni di persone in Brasile il calcio non basta più.
Vorrebbero giustizia e dignità.
E vorrebbero che i miliardi spesi per gli stadi e lo sport fossero spesi per fame e alloggi e scuole.
Una volta, alla tv brasiliana, ho visto un assessore corrotto infilarsi i soldi nelle mutande, dentro il suo ufficio.
La corruzione è a livelli...italiani!
Ma si continua a giocare, tra un moto di rivolta e l'altro.
Ed io continuo a tifare stasera, Italia vs Brasile, ma con l'amaro in bocca.
Le cose da fare sarebbero tante.
Meno male che è arrivato il decreto del Fare di Letta & co.
Ma mon è più tempo neppure di miracoli.
La grotta di Lourdes è stata invasa dalle acque, e l'alluvione ha costretto il Santuario (e le sue bancarelle di gadget) a chiudere i battenti.
L'acqua era troppa, non si distingueva più quella sporca da quella benedetta.
Difficile preservare la fede in circostanze così confuse.
Anche in India le pioggie monsoniche sono arrivate in anticipo, con centinaia di morti.
In Turchia, invece, sono arrivate le randellate, i gas, e milioni di litri d'acqua urticante dagli idranti.
Piazza Taksim è ridotta un deserto.
Le persone sostano in piedi, per ore, per protesta.
Cercano di asciugarsi, forse.
Non si sa se augurare ai turchi di entrare in Europa o di starne fuori.
L'esempio greco (ennesima crisi di governo oggi) non ispira buoni pensieri.
Grandina sui 5 stelle: il cielo è molto coperto, le stelle non si vedono quasi più.
Il PD galleggia tra gli stronzi in sospensione, in un mare ridotto a latrina.
Il PdL si cosparge di profumi, e non tenta neppure più di lavarsi, come a Versailles prima della caduta.
Oggi, dopo tanto caldo, ha ripreso a piovere.
Speriamo che ci aiuti almeno a respirare, in mezzo a tutto questo tanfo, che puzza di morto.
martedì 18 giugno 2013
tensioni
Stamattina sull'autobus, ragazze che -mezzo assonnate e tesissime- andavano verso il compito di italiano, all'esame di maturità.
Ho ripensato al mio, di ormai 34 anni fa (mi fa impressione...dare i numeri...).
Tensione per lo scritto, per i titoli, per il voto...
In quel momento non sai ancora che stai per perdere quasi tutti i rapporti dei tuoi ultimi cinque anni di vita,quelli a cui ti sembrava di essere legatissimo, indissolubilmente avvinto.
Nel giro di poco tempo, invece, chi da una parte chi dall'altra.
Dopo qualche anno non ci si vede più.
Tutto cambia.
E scopri che sono le abitudini a creare gran parte delle nostre relazioni.
E che solo poche le scegli veramente e vanno avanti perche lo vuoi davvero.
Tensioni in casa Grillo.
E' bello che quel che ci è rimasto dello stalinismo non perda il suo vigore nel tempo.
E che si ripeta, sotto nuove spoglie, ammantate di democrazia a rete e orrizzontalità.
Che farne dei conflitti, dei dissensi, delle differenze in un gruppo politico ?
Sinceramente, speravo si potesse fare qualche passo avanti rispetto a Stalin e allo stesso Berlusconi (che, comunque, pur nel suo tremendo carismatismo d'avanspettacolo, si sta rivelando ben più intelligente ed accorto del povero Beppe nei rapporti con i suoi...).
Questa sedicente democrazia ha bisogno di un'aggiunta nonviolenta, di una metodologia orientata al consenso, di una cultura della facilitazione e della mediazione.
Ma sono cose di cui parliamo da troppo tempo, mi sono stancato...
Tensioni in Grecia ed in Turchia.
Situazioni che preannunciano anche il nostro futuro prossimo.
Militarizzazione, repressione, violenza dello Stato.
Sirianizzazione della vita pubblica.
Tutto diviene 'terrorismo', anche la bomba del misero Vantaggiato a Brindisi.
E' una china pericolosissima: ad una vita psichica già compromessa, stiamo andando ad unire rischi crescenti per la nostra stessa sopravvivenza fisica.
Tensione, stamattina, tra i miei studenti.
Devono dare l'esame con me.
Ora sono dall'altra parte. Qualcosa è cambiato rispetto a 34 anni fa.
Eppure, non riesco a stare nel ruolo.
Mi viene più facile identificarmi in loro, che in me.
Farò l'esame, come lo so fare io, da eterno adolescente invecchiato.
Ho ripensato al mio, di ormai 34 anni fa (mi fa impressione...dare i numeri...).
Tensione per lo scritto, per i titoli, per il voto...
In quel momento non sai ancora che stai per perdere quasi tutti i rapporti dei tuoi ultimi cinque anni di vita,quelli a cui ti sembrava di essere legatissimo, indissolubilmente avvinto.
Nel giro di poco tempo, invece, chi da una parte chi dall'altra.
Dopo qualche anno non ci si vede più.
Tutto cambia.
E scopri che sono le abitudini a creare gran parte delle nostre relazioni.
E che solo poche le scegli veramente e vanno avanti perche lo vuoi davvero.
Tensioni in casa Grillo.
E' bello che quel che ci è rimasto dello stalinismo non perda il suo vigore nel tempo.
E che si ripeta, sotto nuove spoglie, ammantate di democrazia a rete e orrizzontalità.
Che farne dei conflitti, dei dissensi, delle differenze in un gruppo politico ?
Sinceramente, speravo si potesse fare qualche passo avanti rispetto a Stalin e allo stesso Berlusconi (che, comunque, pur nel suo tremendo carismatismo d'avanspettacolo, si sta rivelando ben più intelligente ed accorto del povero Beppe nei rapporti con i suoi...).
Questa sedicente democrazia ha bisogno di un'aggiunta nonviolenta, di una metodologia orientata al consenso, di una cultura della facilitazione e della mediazione.
Ma sono cose di cui parliamo da troppo tempo, mi sono stancato...
Tensioni in Grecia ed in Turchia.
Situazioni che preannunciano anche il nostro futuro prossimo.
Militarizzazione, repressione, violenza dello Stato.
Sirianizzazione della vita pubblica.
Tutto diviene 'terrorismo', anche la bomba del misero Vantaggiato a Brindisi.
E' una china pericolosissima: ad una vita psichica già compromessa, stiamo andando ad unire rischi crescenti per la nostra stessa sopravvivenza fisica.
Tensione, stamattina, tra i miei studenti.
Devono dare l'esame con me.
Ora sono dall'altra parte. Qualcosa è cambiato rispetto a 34 anni fa.
Eppure, non riesco a stare nel ruolo.
Mi viene più facile identificarmi in loro, che in me.
Farò l'esame, come lo so fare io, da eterno adolescente invecchiato.
mi son perso qualcosa ?
Tendiamo a desiderare che nessuno muoia e che nulla termini, di quanto ci accompagna, ed è nostra amata abitudine, senza renderci conto di come l'unica cosa che mantenga intatte le abitudini è che ce le sopprimano di colpo, senza deviazioni nè evoluzioni possibili, senza che ci abbandonino nè che le abbandoniamo.
Ciò che dura si sciupa e finisce per marcire, ci annoia, si rivolta contro di noi, ci satura, ci stanca.
Quante persone che ci sembravano vitali perdiamo per strada, quante si esauriscono e con quante si diluisce il rapporto senza che vi sia un motivo apparente nè tanto meno uno importante.
Le uniche che non ci vengono meno nè ci deludono sono quelle che ci vengono strappate, le uniche che non lasciamo cadere sono quelle che scompaiono contro la nostra volontà, bruscamente, e così non hanno il tempo di crearci dispiacere o di deluderci.
Quando questo accade ci disperiamo momentaneamente, perchè crediamo che saremmo potuti andare avanti con loro molto di più, senza porre un termine.
E' un errore, per quanto compensibile.
Il prolungarsi altera tutto, e quel che ieri era stupendo domani sarebbe stato un tormento...
'Avrebbe dovuto aspettare un pò di più, resistere...' ; in ogni caso, quel che si dice è 'non in questo istante, non in quello scelto'. E quale sarebbe l'istante scelto ?
Non ci sembra mai il momento giusto, pensiamo sempre che quel che ci piace o ci rallegra, che ci dà sollievo o ci aiuta, quello che ci spinge avanti durante le giornate, sarebbe potuto durare un pò di più, un anno, qualche mese, una settimana, qualche ora, ci sembra che sia sempre presto perchè si ponga fine alle cose o alle persone, non vediamo mai il momento giusto, quello in cui noi stessi potremmo dire: 'Adesso. Adesso va bene, E' sufficiente ed è meglio. Ciò che verrà a partire da adesso sarà peggiore, un deterioramento, una diminuzione, una macchia.'
A questo non ci azzardiamo mai, a dire ' Questo tempo è passato, sebbene sia il nostro', e perciò non è nelle nostre mani la conclusione di nulla, perchè se dipendesse da queste tutto continuerebbe in maniera indefinita, contaminandosi e sporcandosi, e nessun essere vivente diventerebbe mai un morto.
(J. Marìas, Gli innamoramenti, 2011)
Ciò che dura si sciupa e finisce per marcire, ci annoia, si rivolta contro di noi, ci satura, ci stanca.
Quante persone che ci sembravano vitali perdiamo per strada, quante si esauriscono e con quante si diluisce il rapporto senza che vi sia un motivo apparente nè tanto meno uno importante.
Le uniche che non ci vengono meno nè ci deludono sono quelle che ci vengono strappate, le uniche che non lasciamo cadere sono quelle che scompaiono contro la nostra volontà, bruscamente, e così non hanno il tempo di crearci dispiacere o di deluderci.
Quando questo accade ci disperiamo momentaneamente, perchè crediamo che saremmo potuti andare avanti con loro molto di più, senza porre un termine.
E' un errore, per quanto compensibile.
Il prolungarsi altera tutto, e quel che ieri era stupendo domani sarebbe stato un tormento...
'Avrebbe dovuto aspettare un pò di più, resistere...' ; in ogni caso, quel che si dice è 'non in questo istante, non in quello scelto'. E quale sarebbe l'istante scelto ?
Non ci sembra mai il momento giusto, pensiamo sempre che quel che ci piace o ci rallegra, che ci dà sollievo o ci aiuta, quello che ci spinge avanti durante le giornate, sarebbe potuto durare un pò di più, un anno, qualche mese, una settimana, qualche ora, ci sembra che sia sempre presto perchè si ponga fine alle cose o alle persone, non vediamo mai il momento giusto, quello in cui noi stessi potremmo dire: 'Adesso. Adesso va bene, E' sufficiente ed è meglio. Ciò che verrà a partire da adesso sarà peggiore, un deterioramento, una diminuzione, una macchia.'
A questo non ci azzardiamo mai, a dire ' Questo tempo è passato, sebbene sia il nostro', e perciò non è nelle nostre mani la conclusione di nulla, perchè se dipendesse da queste tutto continuerebbe in maniera indefinita, contaminandosi e sporcandosi, e nessun essere vivente diventerebbe mai un morto.
(J. Marìas, Gli innamoramenti, 2011)
domenica 16 giugno 2013
temi di viaggio
Basilis, l'ateniese, è convinto che la passività dei suoi concittadini di fronte alla catastrofe sia dovuta certamente ad aerei che spargono metalli pesanti nell'aria in modo tale da deprimere irreversibilmente e silenziosamente e subdolamente chi sta sotto.
Finalmemte una spiegazione scientifica...
Ed io che sto qui da qualche tempo a farmi le pippe sui motivi profondi della rimozione in corso.
La droga c'è, è chiaro.
Ma non c'è bisogno di ipotizzare che scenda dall'alto.
Bastano canne, birra, qualche straccio di lavoro, ice coffee, e musica a manetta.
Basta la paura, semplice, di perdere quel poco che abbiamo e che ancora ci resta.
Costas, il farmacista peloponnesiaco, mi spiega così la situazione in Turchia: è in corso un colpo di stato sionista-statunitense per affossare Erdogan e dividere in tre la nazione: una parte curda, una parte islamica, ed una europea. Si servono delle rivolte popolari per raggiungere questo risultato, la gente è ignara o in combutta con il piano, anche se apparentemente protesta contro i tagli degli alberi o per una democrazia non islamizzata.
La teoria del complotto si insinua ovunque, non solo su internet.
Ma ormai anch'io , quando guardo le 'primavere' sgorgare in tv, resto lì, a fare il tifo, come davanti ad un ciclista che sale e vince una gara del Giro, in attesa che sia squalificato per doping.
Sfiducia.
La chiamerei così.
In viaggio ho letto bene, finalmente, un libro bello, unico in Italia, sull'opera di Gandhi, scritto dall'amico e collega Fulvio Manara ('Una forza che dà vita. Ricominciare con Gandhi in un'età di terrorismi', Unicopli 2006). Ritrovo queste citazioni del Mahatma:
Possiamo estinguere lo sfruttamento dei poveri non attraverso lo sterminio di alcuni milionari, ma rimuovendo l'ignoranza dei poveri e insegnando loro a non collaborare con i propri sfruttatori...Non ho mai detto che dovrebbe esserci cooperazione tra sfruttatori e sfruttati finchè lo sfruttamento e la volontà di sfruttare persisteranno...Secondo la mia umile opinione, i lavoratori possono sempre difendersi se sono sufficientemente uniti e pronti al sacrificio. Non importa quanto oppressivi possano essere i capitalisti: sono convinto che nemmeno gli interessati e coloro che guidano il movimento dei lavoratori abbiano realmente idea delle risorse che i lavoratori possono controllare e che il capitale non può mai dominare. Se soltanto il lavoro comprendesse e riconoscesse che il capitale è perfettamente impotente senza il lavoro, riacquisterebbe immediatamente fiducia. Sfortunatamente siamo rimasti intrappolati dall'ipnotica suggestione e l'ipnotica influenza del capitale, al punto da credere che esso, a questo mondo, sia tutto. ..
C'è una parola inglese assai potente, che esiste anche in francese e in tutte le lingue del mondo: NO.
Il segreto che siamo riusciti a scoprire è che quando il capitale vuole che il lavoro dica Sì, il lavoro deve ruggire No, se intende dire No. E non appena i lavoratori si rendono conto di aver in mano la possibilità di dire Sì quando intendono Sì e No quando intendono No, sono liberi dal capitale e lo costringono a scendere a patti con loro.
E non importa minimamente che il capitale possa disporre di fucili e persino di gas tossici. Il capitale sarebbe lo stesso del tutto impotente nel caso il lavoro asserisse la propria dignità confermando il suo No...La ragione per cui i lavoratori così spesso falliscono sta tutta nel fatto che , invece di disarmare il capitale, vogliono afferrarlo e diventare essi stessi capitalisti nel senso peggiore del termine. E il capitalista, perciò, che si è adeguatamente attrezzato e organizzato, trovando fra i lavoratori dei candidati al suo stesso ufficio, fa uso di una frazione di loro per opprimere i lavoratori...
(Ginevra, 1931).
Avete visto, a proposito, le sceneggiate da comparsata televisiva di cui è stato capace Bonanni al congresso CISL, in cui verrà ovviamente rieletto dalle sue pecore e dai suoi pecoroni ?
E avete visto i movimenti delle braccia di Enrico Letta, mentre faceva appello all'Europa a favore dei lavoratori, dei giovani disoccupati, etc etc ?
Tutto quanto fa spettacolo.
Ma chi ci crede più, davvero ?
Neanche loro, è certo.
Finalmemte una spiegazione scientifica...
Ed io che sto qui da qualche tempo a farmi le pippe sui motivi profondi della rimozione in corso.
La droga c'è, è chiaro.
Ma non c'è bisogno di ipotizzare che scenda dall'alto.
Bastano canne, birra, qualche straccio di lavoro, ice coffee, e musica a manetta.
Basta la paura, semplice, di perdere quel poco che abbiamo e che ancora ci resta.
Costas, il farmacista peloponnesiaco, mi spiega così la situazione in Turchia: è in corso un colpo di stato sionista-statunitense per affossare Erdogan e dividere in tre la nazione: una parte curda, una parte islamica, ed una europea. Si servono delle rivolte popolari per raggiungere questo risultato, la gente è ignara o in combutta con il piano, anche se apparentemente protesta contro i tagli degli alberi o per una democrazia non islamizzata.
La teoria del complotto si insinua ovunque, non solo su internet.
Ma ormai anch'io , quando guardo le 'primavere' sgorgare in tv, resto lì, a fare il tifo, come davanti ad un ciclista che sale e vince una gara del Giro, in attesa che sia squalificato per doping.
Sfiducia.
La chiamerei così.
In viaggio ho letto bene, finalmente, un libro bello, unico in Italia, sull'opera di Gandhi, scritto dall'amico e collega Fulvio Manara ('Una forza che dà vita. Ricominciare con Gandhi in un'età di terrorismi', Unicopli 2006). Ritrovo queste citazioni del Mahatma:
Possiamo estinguere lo sfruttamento dei poveri non attraverso lo sterminio di alcuni milionari, ma rimuovendo l'ignoranza dei poveri e insegnando loro a non collaborare con i propri sfruttatori...Non ho mai detto che dovrebbe esserci cooperazione tra sfruttatori e sfruttati finchè lo sfruttamento e la volontà di sfruttare persisteranno...Secondo la mia umile opinione, i lavoratori possono sempre difendersi se sono sufficientemente uniti e pronti al sacrificio. Non importa quanto oppressivi possano essere i capitalisti: sono convinto che nemmeno gli interessati e coloro che guidano il movimento dei lavoratori abbiano realmente idea delle risorse che i lavoratori possono controllare e che il capitale non può mai dominare. Se soltanto il lavoro comprendesse e riconoscesse che il capitale è perfettamente impotente senza il lavoro, riacquisterebbe immediatamente fiducia. Sfortunatamente siamo rimasti intrappolati dall'ipnotica suggestione e l'ipnotica influenza del capitale, al punto da credere che esso, a questo mondo, sia tutto. ..
C'è una parola inglese assai potente, che esiste anche in francese e in tutte le lingue del mondo: NO.
Il segreto che siamo riusciti a scoprire è che quando il capitale vuole che il lavoro dica Sì, il lavoro deve ruggire No, se intende dire No. E non appena i lavoratori si rendono conto di aver in mano la possibilità di dire Sì quando intendono Sì e No quando intendono No, sono liberi dal capitale e lo costringono a scendere a patti con loro.
E non importa minimamente che il capitale possa disporre di fucili e persino di gas tossici. Il capitale sarebbe lo stesso del tutto impotente nel caso il lavoro asserisse la propria dignità confermando il suo No...La ragione per cui i lavoratori così spesso falliscono sta tutta nel fatto che , invece di disarmare il capitale, vogliono afferrarlo e diventare essi stessi capitalisti nel senso peggiore del termine. E il capitalista, perciò, che si è adeguatamente attrezzato e organizzato, trovando fra i lavoratori dei candidati al suo stesso ufficio, fa uso di una frazione di loro per opprimere i lavoratori...
(Ginevra, 1931).
Avete visto, a proposito, le sceneggiate da comparsata televisiva di cui è stato capace Bonanni al congresso CISL, in cui verrà ovviamente rieletto dalle sue pecore e dai suoi pecoroni ?
E avete visto i movimenti delle braccia di Enrico Letta, mentre faceva appello all'Europa a favore dei lavoratori, dei giovani disoccupati, etc etc ?
Tutto quanto fa spettacolo.
Ma chi ci crede più, davvero ?
Neanche loro, è certo.
sabato 15 giugno 2013
athonitus
Gli abitanti dell'Athos si chiamano athoniti.
Rientro da questo breve, lungo viaggio, attonito.
Era da tempo che non sentivo tante litanie, versetti biblici, kyrie eleison a casse, bassi armonici e cori a tenores.
Non avevo mai visto tanti affreschi di martiri e santi, tante icone di Vergini Panaghìe, tanti Nicola e Cirilli, Giovanni teologi e prodromi.
Non avevo mai sentito insieme tante parole greche, bizantine, russe e serbe.
Non avevo mai vissuto una settimana intera senza vedere un essere di sesso femminile, neppure una donna insomma...
Da un monastero all'altro, giorno dopo giorno, a piedi, in bus, in furgone, in traghetto.
Con il diamonitirion in mano, che testimonia il mio diritto a star lì e a chieder ospitalità, se la si trova, all'arkontarikion che ti accoglie.
Sulla cupola del monastero Pantocratoros appare Dio ed è chiamato O anarkos pater.
Un padre anarchico ? o forse solo senza origine, eterno, senza tempo, nè inizio nè fine.
Altro che anarchici, qui è tutto super regolato, a modo loro.
Il tempo scorre dalle 6 di sera (la loro mezzanotte) alle 6 del mattino (il loro mezzogiorno).
Ecco perchè ogni mattina ci svegliano alle 4 per lodi e messa, battendo il bastone (talanto) o la sella di ferro (simantra), e quando non basta a svegliarci, suonando anche le campane della chiesa a stormo.
Mangiare si mangia poco e molto rapidamente, spesso una sola volta al giorno (una minestrina, qualche oliva, un'insalatina, due frutti).
Quando la lettura sacra finisce, il pasto si deve interrompere, dopo un max di 15 minuti circa.
Niente bagni in mare (che pure è splendido), vietato.
Solo preghiera e lavoro, pare.
E questi sono i monaci comodi, poi ci sono gli eremi, in cui un migliaio vive nelle grotte, da solo, da anni e anni.
Loro non mangiano i zuccherosi loukoumi, non bevono caffè greco, o ouzo o grappa, come noi, quando veniamo accolti, sempre con cura e attenzione, anche là dove non ci hanno trovato posto per la notte.
Il rito è contrassegnato da un continuo entrare ed uscire dalla scena, che assomiglia al nostro teatro.
Non c'è chiesa, comunità che risponde o collabora ai richiami dell'igoumeno.
I monaci, e solo loro, fanno il rito, a parole e si rimandano la voce a vicenda.
Niente di simile alla nostra messa, soprattutto post-conciliare.
E' un ininterrotto andirivieni di monaci che accendono candele, le ravvivano, le spengono, ognuno col suo ruolo, ed ognuno coi suoi tempi e modi previsti dal rito stesso, ma apparentemente improvvisati e spontanei.
Un ossessivo baciare icone, farsi croci alla rovescia, ondeggiando e danzando, con movimenti che stanno tra Balanchine e una scimmia.
Mi hanno ricordato i riti copti la notte di Natale ad Addis Abeba, ma senza i tamburi.
E quel continuo ripetere: kyrie eleison, come in trance.
Oppure, nel salutarti, anche in strada, Christos anèsti, Cristo è risorto.
E tu non sai che dirgli. Tu che non capisci, tu che non sai, che sei fuori dalla loro fede, e da qualunque...
Una natura splendida, dicevo, intorno a noi.
Una vera celebrazione della bellezze e di Dio, qualunque sia il suo nome o la sua verità.
Tra boschi, mari smeraldo e sentieri nel bosco, ho camminato, ho ascoltato, ho guardato rondinelle e farfalline gialle a migliaia, ho atteso onde e nuvole, sole e gocce di pioggia, fulmini e saette all'orizzonte, scrosci furibondi (come quello che l'ultimo giorno mi ha dissuaso dal salire sino a Simonos Petra).
Eppure, loro non possono fare il bagno, non possono vedere corpi nudi e spogliarsi in pubblico.
Eppure, loro circondano le loro cittadelle di scorie e relitti, apparentemente senza cura per l'ambiente e per il paesaggio.
Sono vegetariani, vivono nella natura, la celebrano e la amano, certo.
Ma la vivono anche come il male, il mondo, la materia.
La contrappongono al silenzio, al bene, allo spirito puro e intoccato, alla parola divina.
Un dualismo doloroso.
Senza sapere che peccato commettessi, una mattina ho fatto il bagno in mare.
Il quasi monaco Martino mi ha redarguito leggermente, tra il serio e il faceto.
Molto meno rigidi, in realtà, di quel che sembrano o delle regole che si danno e ci danno, mi è parso.
Resistono, e questo è grande e raro, ai richiami turistici, alla presenza di hotel e bar, alle strade.
Chissà ancora per quanto ce la faranno.
Qualcosa cambia nel tempo, i cellulari sono arrivati anche qui, ed anche qualche automobile gira, soprattutto di russi, gli ortodossi più ricchi, quelli che stanno finanziando tutto e, qualcuno dice, si compreranno tra poco tutta la Grecia.
Sì, la Grecia, questa terra piena di storia e di debiti.
A Thessaloniki (quella stessa città a cui Paolo ha rivolto alcune sue lettere ed in cui è nato il marrano Morin) ho visto cortei protestare contro la chiusura, il louketo, della tv pubblica ERT.
Almeno un terzo delle abitazioni, degli uffici e dei negozi portano la scritta ENOIKIAZETAI (affittasi) o POLEITAI (vendesi).
Eppure la gioventù, come qui da noi, continua ad affollare i bar, a bere ice coffees, e a buttarsi nei locali notturni, nelle vie centrali e sul porto, locali dai nomi improbabili: Boston, Tribeca, ARoma, Flocafè, Esatto, Venezia, Pepper... Con i soldi di chi ?
Nessuna reazione, se non delle solite minoranze reiette e arrabbiate.
Rimozione, paura e terrore, rassegnazione e decadenza, aria da vomiti e triclini.
( a proposito: che belli i musei di Salonicco, quello di Arte bizantina, soprattutto...).
Mi chiedono dell'Italia, della nostra crisi. Non vorrebbero sentirsi soli a soffrire e ad essere umiliati dalle troike di turno. Li rassicuro: siamo nella merda anche noi. Stessa faccia, stessa razza, mi rispondono allegri.
Mal comune, mezzo gaudio.
Solo le onde al porto si muovono incessantemente, in un alzarsi e scendere e spostarsi impressionante che il mio compagno di viaggio chiama 'maretta'.
Arrivano spesso degli spruzzi, ma i moli contengono il grosso, da millenni, senza requie, senza vincitori nè vinti.
Sono tornato al mio eremo, attonito.
Mi guardo intorno, riprendo quel che sembra ancora la mia vita.
Attendo l'alta marea, guardando il porto dall'alto.
Non so che fare di me.
Non diventerò monaco ortodosso, lo so.
Un'altra cosa che non.
Però è stato un bel viaggio.
Rientro da questo breve, lungo viaggio, attonito.
Era da tempo che non sentivo tante litanie, versetti biblici, kyrie eleison a casse, bassi armonici e cori a tenores.
Non avevo mai visto tanti affreschi di martiri e santi, tante icone di Vergini Panaghìe, tanti Nicola e Cirilli, Giovanni teologi e prodromi.
Non avevo mai sentito insieme tante parole greche, bizantine, russe e serbe.
Non avevo mai vissuto una settimana intera senza vedere un essere di sesso femminile, neppure una donna insomma...
Da un monastero all'altro, giorno dopo giorno, a piedi, in bus, in furgone, in traghetto.
Con il diamonitirion in mano, che testimonia il mio diritto a star lì e a chieder ospitalità, se la si trova, all'arkontarikion che ti accoglie.
Sulla cupola del monastero Pantocratoros appare Dio ed è chiamato O anarkos pater.
Un padre anarchico ? o forse solo senza origine, eterno, senza tempo, nè inizio nè fine.
Altro che anarchici, qui è tutto super regolato, a modo loro.
Il tempo scorre dalle 6 di sera (la loro mezzanotte) alle 6 del mattino (il loro mezzogiorno).
Ecco perchè ogni mattina ci svegliano alle 4 per lodi e messa, battendo il bastone (talanto) o la sella di ferro (simantra), e quando non basta a svegliarci, suonando anche le campane della chiesa a stormo.
Mangiare si mangia poco e molto rapidamente, spesso una sola volta al giorno (una minestrina, qualche oliva, un'insalatina, due frutti).
Quando la lettura sacra finisce, il pasto si deve interrompere, dopo un max di 15 minuti circa.
Niente bagni in mare (che pure è splendido), vietato.
Solo preghiera e lavoro, pare.
E questi sono i monaci comodi, poi ci sono gli eremi, in cui un migliaio vive nelle grotte, da solo, da anni e anni.
Loro non mangiano i zuccherosi loukoumi, non bevono caffè greco, o ouzo o grappa, come noi, quando veniamo accolti, sempre con cura e attenzione, anche là dove non ci hanno trovato posto per la notte.
Il rito è contrassegnato da un continuo entrare ed uscire dalla scena, che assomiglia al nostro teatro.
Non c'è chiesa, comunità che risponde o collabora ai richiami dell'igoumeno.
I monaci, e solo loro, fanno il rito, a parole e si rimandano la voce a vicenda.
Niente di simile alla nostra messa, soprattutto post-conciliare.
E' un ininterrotto andirivieni di monaci che accendono candele, le ravvivano, le spengono, ognuno col suo ruolo, ed ognuno coi suoi tempi e modi previsti dal rito stesso, ma apparentemente improvvisati e spontanei.
Un ossessivo baciare icone, farsi croci alla rovescia, ondeggiando e danzando, con movimenti che stanno tra Balanchine e una scimmia.
Mi hanno ricordato i riti copti la notte di Natale ad Addis Abeba, ma senza i tamburi.
E quel continuo ripetere: kyrie eleison, come in trance.
Oppure, nel salutarti, anche in strada, Christos anèsti, Cristo è risorto.
E tu non sai che dirgli. Tu che non capisci, tu che non sai, che sei fuori dalla loro fede, e da qualunque...
Una natura splendida, dicevo, intorno a noi.
Una vera celebrazione della bellezze e di Dio, qualunque sia il suo nome o la sua verità.
Tra boschi, mari smeraldo e sentieri nel bosco, ho camminato, ho ascoltato, ho guardato rondinelle e farfalline gialle a migliaia, ho atteso onde e nuvole, sole e gocce di pioggia, fulmini e saette all'orizzonte, scrosci furibondi (come quello che l'ultimo giorno mi ha dissuaso dal salire sino a Simonos Petra).
Eppure, loro non possono fare il bagno, non possono vedere corpi nudi e spogliarsi in pubblico.
Eppure, loro circondano le loro cittadelle di scorie e relitti, apparentemente senza cura per l'ambiente e per il paesaggio.
Sono vegetariani, vivono nella natura, la celebrano e la amano, certo.
Ma la vivono anche come il male, il mondo, la materia.
La contrappongono al silenzio, al bene, allo spirito puro e intoccato, alla parola divina.
Un dualismo doloroso.
Senza sapere che peccato commettessi, una mattina ho fatto il bagno in mare.
Il quasi monaco Martino mi ha redarguito leggermente, tra il serio e il faceto.
Molto meno rigidi, in realtà, di quel che sembrano o delle regole che si danno e ci danno, mi è parso.
Resistono, e questo è grande e raro, ai richiami turistici, alla presenza di hotel e bar, alle strade.
Chissà ancora per quanto ce la faranno.
Qualcosa cambia nel tempo, i cellulari sono arrivati anche qui, ed anche qualche automobile gira, soprattutto di russi, gli ortodossi più ricchi, quelli che stanno finanziando tutto e, qualcuno dice, si compreranno tra poco tutta la Grecia.
Sì, la Grecia, questa terra piena di storia e di debiti.
A Thessaloniki (quella stessa città a cui Paolo ha rivolto alcune sue lettere ed in cui è nato il marrano Morin) ho visto cortei protestare contro la chiusura, il louketo, della tv pubblica ERT.
Almeno un terzo delle abitazioni, degli uffici e dei negozi portano la scritta ENOIKIAZETAI (affittasi) o POLEITAI (vendesi).
Eppure la gioventù, come qui da noi, continua ad affollare i bar, a bere ice coffees, e a buttarsi nei locali notturni, nelle vie centrali e sul porto, locali dai nomi improbabili: Boston, Tribeca, ARoma, Flocafè, Esatto, Venezia, Pepper... Con i soldi di chi ?
Nessuna reazione, se non delle solite minoranze reiette e arrabbiate.
Rimozione, paura e terrore, rassegnazione e decadenza, aria da vomiti e triclini.
( a proposito: che belli i musei di Salonicco, quello di Arte bizantina, soprattutto...).
Mi chiedono dell'Italia, della nostra crisi. Non vorrebbero sentirsi soli a soffrire e ad essere umiliati dalle troike di turno. Li rassicuro: siamo nella merda anche noi. Stessa faccia, stessa razza, mi rispondono allegri.
Mal comune, mezzo gaudio.
Solo le onde al porto si muovono incessantemente, in un alzarsi e scendere e spostarsi impressionante che il mio compagno di viaggio chiama 'maretta'.
Arrivano spesso degli spruzzi, ma i moli contengono il grosso, da millenni, senza requie, senza vincitori nè vinti.
Sono tornato al mio eremo, attonito.
Mi guardo intorno, riprendo quel che sembra ancora la mia vita.
Attendo l'alta marea, guardando il porto dall'alto.
Non so che fare di me.
Non diventerò monaco ortodosso, lo so.
Un'altra cosa che non.
Però è stato un bel viaggio.
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