Ha vinto Obama.
E ha dichiarato, ripieno di speranza e commozione, 'Il meglio deve ancora venire!'.
Forse si riferiva solo alla sorte degli USA (e sappiamo che il meglio per loro non ha significato sempre il meglio per tutti...).
Ma credo che alla fine parlasse per tutti noi umani, per la nostra vita futura: quella vita che è e sarà costellata di disastri, uragani, black out, morte della democrazia, assenza di lavoro, divaricazione economica crescente, ingiustizie ingiustificabili, violenze senza fine.
Ma quel che importa è parlare, fare retorica, prender voti e, quando sarà il momento, provare a scappare in elicottero, lasciando tutti gli altri nella bagna.
D'altra parte Romney non regalava illusioni, ma solo realtà. E la realtà ( e soprattutto la sua, giustamente) non piace quasi mai.
Ieri ho assistito al flop della 'Consulta rivoluzionaria' (bum!) in via Roma.
Duemila persone, non di più, autoproclamatasi 'Assemblea generale del popolo sardo': in pratica, una sequenza di comizi dei soli leader (dei pastori, degli anti-equitalia, degli indipendentisti (divisi in tre fazioni con tre leaders diversi...), degli immancabili operai Alcoa...), con il popolo sotto il palco a fischiare, a urlare 'farabutti' e 'andatevene' ai politici della Regione, etc etc. Insomma, le solite solfe.
Mi si avvicina un signore con camicia viola e bandiera dei pastori, è di Seulo ma vive a Cagliari da tempo.
Anche lui è deluso dalla riuscita della manifestazione.
'Queste cose non servono a nulla. Dovremmo essere in tanti e andare a sfasciare tutto, a bruciare il Palazzo, ad ammazzarli tutti col mitra...!', mi dice pacato.
E' stato segretario della DC, nel suo comune, venti anni fa.
E aggiunge: 'Meno male che è sceso in campo Berlusconi, perchè altrimenti saremmo in mano a Di Pietro e ai comunisti già dal '94...'.
Difficile tenere insieme le sue due frasi, lo so.
Ma siamo messi così, oggi, nel nostro amato paese.
Ma il meglio, meno male, deve ancora venire.
Una donna, che mi conosce da tanti anni (così dice), mi lascia un volantino, e mi invita a cantare tutti insieme in piazza: è il famoso Inno de Su patriottu sardu a sos feudatarios, scritto dal Mannu nel 1794.
Procurade 'e moderare,
barones, sa tirannia.
Chi si no, pro vida mia,
torrades a pè in terra!
Declarada est già sa gherra
contra de sa prepotenzia.
e cominzat sa passienzia
in su pobulu a mancare.
Pro pagas mizzas del liras,
et tale olta pro niente,
isclavas eternamente
tantas pobulassiones,
e ligliares de persones
servint a unu tirannu.
Poveru genere humanu,
povera sarda zenia!
Custa, pobulos, est s'hora
d'estirpare sos abusos!
A terra sos malos usos,
a terra su dispotismu;
gherra, gherra a s'egoismu,
et gherra a sos oppressores;
custus tirannos minores
est prezisu humiliare.
Si no, chalchi die a mossu
bo 'nde segadè su didu.
Come ch'est su filu ordidu
a bois toccat a tèssere,
mizzi chi poi det essere
tardu s'arrepentimentu;
cando si tenet su bentu
est prezisu bentulare.
Bei tempi.
O era solo retorica, anche allora ?
In ogni caso, lo dedico volentieri, a Obama, a Monti e a tutti i tiranni, presenti e futuri.
Non ci faremo mancare niente.
Il meglio, si sa, deve ancora venire.
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