giovedì 21 giugno 2012

the waves

Le onde è un libro sul tempo...
A fronte del quale stanno il sole, la luce, l'onda, il canto degli uccelli, e la parola umana.
E una divinità femminile, che si accompagna al sole, innominata, ma riconoscibile...come Eos, l'Aurora.
L'Aurora è propriamente nient'altro che luce. Come il Sole, non è che potenza e calore.
Essi aprono, coniugalmente avvinti, il tempo del giorno, che non è scandito nelle Onde secondo la grammatica delle ore, ma nei modi di un chiarore che irradia e un'ombra che progredisce...


Tutto il tempo, sempre il tempo, è per loro insidiato dal negativo di un'assenza che è puro vuoto, in cui essi stanno come dei bambini in un mondo convesso, dal quale facilmente potrebbero cadere -come Rhoda.
Rhoda restituisce con disarmante commozione la sensazione del passaggio dal mondo cavo (che ci contiene nell'abbraccio dello spazio con il tempo, che è la nostra salvezza) all'esposizione vertiginosa all'esterno, quando ci sentiamo arrischiati su superfici che non ci tengono...
Che cosa sta ? Che cosa sta fermo ?...
E l'occhio non è anche un cuore che batte, preso nell'onda di un'emozione che rovescia il dentro nel fuori, e viceversa ? Non siamo tutti dentro un medesimo continuo passaggio ? 


Vi sono due modi, in quella lingua madre alle nostre, quel greco che la Woolf  tanto amava, per dire la forma: il primo viene dalla radice del verbo echo, e connette la forma a un modo dell'avere o del tenere. Come si sta in una situazione, come ci si contiene in essa: in fondo, la forma è relazione allo spazio, e dunque è lo stile dello stare che conta. E sarà lodato chi nello stare sta fermo, posato. Bello è lo schema.
Ma c'è un'altra radice che connette la forma al verbo rheo, il quale verbo ne movimenta il significato fino all'idea di un fluire, dove la forma si dà come flusso di immagini che si susseguono a ritmo.
'Io scrivo a ritmo, non a trama', confessa l'autrice.


E' una specie di estasi della mente nel suo rovescio, una ricaduta nel recto dell'espressione, dove la parola si consegna a un dettato interiore, la cui intensità ricorda la preghiera muta...
E la parola sale dal cuore e dalla mente, è emozione e ricordo: e se non si versa nel fuori è per meglio sprofondare in se stessa, nella pregnanza del suo proprio significato. Il quale è in rapporto a una percezione, la cui resa verbale pare legarsi a una specie di attitudine passiva del soggetto, a una forma di sottomissione, di abbandono.


'Le Onde' si stanno risolvendo in una serie di monologhi drammatici. Il problema è come farli scorrere in modo omogeneo, al ritmo delle onde. Si riuscirà a leggerli uno dietro l'altro? Non lo so proprio. Questa è, credo, la più grande occasione che mi sia data finora: perciò suppongo sarà il fallimento più totale. Eppure mi rispetto per il fatto di scrivere questo libro. Sì, anche se mette in mostra i miei vizi congeniti'....
La Woolf non vuole fare ciò che sa già fare, si rifiuta di usare il metodo che l'ha resa famosa...Ora, a lei, nè la psicologia nè la personalità interessano più....Per questo le serve una diversa postura...
E così educherà il lettore a trovare anch'egli una differente postura, infinitamente scomoda, più complicata...
Il lettore è stordito. 
E' un'esperienza del romanzo che non si può rifiutare. Io vi sono rimasta, in tale stato di stordimento intendo, per tante letture. Ma leggere significa anche questo: essere sommersi dall'onda di una lingua che ci travolge. Non dobbiamo sempre capire. C'è una conoscenza che si forma nell'incomprensione, nell'urto con le difficoltà. Ci vuole pazienza per comprendere Le Onde.


'Un uomo e una donna parlano seduti a un tavolo. O stanno in silenzio ? Dev'essere una storia d'amore...Potrebbe essere una cosa così: lei parla, o pensa all'età della terra, la morte dell'umanità...Forse l'uomo lo potrei lasciare sfocato...Ci lavoro un poco la sera col grammofono che suona Beethoven...'


Vanessa descrive le serate in Provenza, la finestra aperta e una falena che entra. La falena, si sa, va verso la luce. Cercano di scacciarla, ma quella audace, insensata, è attratta da ciò che potrebbe bruciarla...
'Le falene -pensa la Woolf- potrebbero rimpolpare lo scheletro di ciò a cui sta pensando, l'idea di un play-poem, l'dea cioè di una specie di corrente continua, non solo di pensiero, ma della nave, della notte ecc, tutto insieme...'
Questa è l'onda prima delle Onde: l'onda intesa come lo stato mentale che conduce la scrittrice nel pozzo nero della depressione, quando la mente precipita, e più si inabissa, più avanza la tenebra che la seppelisce in un vuoto cavernoso, un inferno. Bisognerebbe evitare all'anima queste depressioni, queste improvvise cadute di altitudine, questi sbalzi di pressione atmosferica, come si evitano al corpo salite troppo rapide, scompensi climatici. Si dovrebbe contenere, disciplinare l'anima, ma la verità è che l'anima è incommensurabile.
La sua, in particolare, sembra non voler arrestarsi dentro i confini di sicurezza, cui menti più comuni si assoggettano. E poi, in quell'abisso, c'è qualcosa di estremamente interessante...Accade che in quell'espansione e dilatazione l'anima sperimenta una solitudine che ha un lato mistico e cioè ineffabile.
Per una scrittrice toccare questo limite è eccitante, oltre che terrorizzante. Perchè la scrittrice non ha altro organo di relazione con il mondo che la lingua; quando questa manchi proveranno un senso di vertigine - che pure, evidentemente. desiderano provare. Come se da lì, da quel punto in cui l'onnipotenza e l'impotenza si toccano, prendesse avvio la loro avventura...
Nella piatta, uniforme orizzontalità dell'infelicità qualcosa appare, che la buca. Una pura e semplice ala di pesce che naviga lontano è la metafora che trasporta lo sguardo verso l'orizzonte, oltre la massa piatta dell'acqua, verso il cielo. In ciò che appare immobile, fermo o uguale, qualcuno o qualcosa di vivo si muove. La vita è in questo senso 'una cosa assai strana'...


La contrapposizione è chiara: da una parte le onde imponenti, grandiose, eterne; dall'altra lo sforzo della creatura che contro quella forza si sforza per l'appunto di esistere, in un difficile equilibrio tra unità e separazione...Ma la vittoria fatale e conclusiva è dell'onda: 'Le onde si ruppero a riva'...
Anche un'emozione è un'onda. E crea un'onda nella mente...'Una veduta, un'emozione creano nella mente un'onda di ritmo molto prima che si abbiano le parole per riempirlo...'
A tema è lo scontro tra due ritmi, quello ciclico dell'eterno ritorno di un'energia apparentemente senza entropia, senza dispendio; e il misurato e miserabile consumo di forza- lo sforzo dell'individuo, la spesa, lo spreco di energia senza ritorno, la perdita...
Così, alla fine, non c'è scelta. Per vivere,  l'individuo dovrà assecondare quell'incontro, predisporsi a nuotare in quella corrente, non importa quanto fragile, insignificante, effimero il suo gesto.


'Cerco di trovare, nelle pieghe del passato, quei frammenti che il tempo, il vaso essendosi rotto, ancora conserva. Il vaso perfetto? Ma non era fatto di materia durevole. Perchè fu soltanto dopo che la cosa era accaduta e la violenza dello shock passata che si potè capire, e vivere veramente, Solo quando eravamo ormai usciti dalla stanza e tornavamo a casa nel cuore della  notte...'


(Nadia Fusini, Introduzione a Le onde, di V. Woolf, Einaudi)




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