Nei giorni scorsi:
Ho visto per la prima volta una tromba d'aria avvolgere Venezia e squarciare le sue delicate sabbie e le delizie appoggiate fragilmente su di esse.
Ho visto per la prima volta i tornelli dei metal detector nelle strade di Mosca, per perquisire i manifestanti all'avvio di una protesta pubblica.
Ho sentito per la prima volta un ministro minacciare di licenziamento i vertici di un ente pubblico perchè avevano reso pubblici dei dati scomodi sul numero vero degli 'esodati'.
Ho sentito per la prima volta un ministro europeo ammettere che dopo la Grecia e la Spagna sarà la volta dell'Italia.
Ho sentito per la prima volta il FMI dire che l'euro (e l'Europa) hanno meno di tre mesi di tempo per uscirne vivi.
Ho capito per l'ennesima volta che non ci lasceranno possibilità di fuga.
Labirinto
e
ora qualche passo
da
parete a parete,
su
per questi gradini
giù
per quelli,
e
poi un po’ a sinistra,
se
non a destra,
dal
muro in fondo al muro
fino
alla settima soglia,
da
ovunque, verso ovunque
fino
al crocevia,
dove
convergono,
per
poi disperdersi
le
tue speranze, errori, dolori,
sforzi,
propositi e nuove speranze.
Una
via dopo l’altra,
ma
senza ritorno.
Accessibile
soltanto
ciò
che sta davanti a te,
e
laggiù, a mo’ di conforto,
curva
dopo curva,
e
stupore su stupore,
e
veduta su veduta.
Puoi
decidere
dove
essere o non essere,
saltare,
svoltare
pur
di non farti sfuggire.
Quindi
di qui o di qua,
magari
per di lì,
per
istinto, intuizione,
per
ragione, di sbieco,
alla
cieca,
per
scorciatoie intricate.
Attraverso
infilate di file
di
corridoi, di portoni,
in
fretta, perché nel tempo
hai
poco tempo,
da
luogo a luogo
fino
a molti ancora aperti,
dove
c’è buio e incertezza
ma
insieme chiarore, incanto
dove
c’è gioia, benché il dolore
sia
pressoché lì accanto
e
altrove, qua e là,
in
un altro luogo e ovunque
felicità
nell’infelicità
come
parentesi dentro parentesi,
e
così sia
e
d’improvviso un dirupo,
un
dirupo, ma un ponticello,
un
ponticello, ma traballante,
traballante,
ma solo quello,
perché
un altro non c’è.
Deve
pur esserci un’uscita,
è
più che certo.
Ma
non tu la cerchi,
è
lei che ti cerca,
è
lei fin dall’inizio
che
ti insegue,
e
il labirinto
altro
non è
se
non la tua, finché è possibile,
la
tua, finché è tua,
fuga,
fuga –
(W.Szymborska)
Nei giorni scorsi e ancora oggi:
ho risentito, dopo tanto tempo, che la mia anima c'è, è viva.
Ama, è amata.
E vorrebbe fuggire.
Qualche
parola sull'anima
L’anima
la si ha ogni tanto.
Nessuno
la ha di continuo
e
per sempre.
Giorno
dopo giorno,
anno
dopo anno
possono
passare senza di lei.
A
volte
nidifica
un po’ più a lungo
solo
in estasi e paure dell’infanzia.
A
volte solo nello stupore
dell’essere
vecchi.
Di
rado ci dà una mano
in
occupazioni faticose,
come
spostare mobili,
portare
valige
o
percorrere le strade con scarpe strette.
Quando
si compilano moduli
e
si trita la carne
di
regola ha il suo giorno libero.
Su
mille nostre conversazioni
partecipa
a una,
e
anche questo non necessariamente,
poiché
preferisce il silenzio.
Quando
il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta
di turno alla chetichella.
E’
schifiltosa:
non
le piace vederci nella folla,
il
nostro lottare per un vantaggio qualunque
e
lo strepito degli affari la disgustano.
Gioia
e tristezza
non
sono per lei due sentimenti diversi.
E’
presente accanto a noi
solo
quando essi sono uniti.
Possiamo
contare su di lei
quando
non siamo sicuri di niente
e
curiosi di tutto.
Tra
gli oggetti materiali
le
piacciono gli orologi a pendolo
e
gli specchi, che lavorano con zelo
anche
quando nessuno guarda.
Non
dice da dove viene
e
quando sparirà di nuovo,
ma
aspetta chiaramente simili domande.
Si
direbbe che
così
come lei a noi,
anche
noi
siamo
necessari a lei per qualcosa.
(sempre lei, l'amica szy)
Un fuggiasco non si nasconde in un labirinto. Non innalza un labirinto su un luogo alto della costa, un labirinto cremisi che i marinai avvistano da lontano. Non ha bisogno di erigere un labirinto, perchè l'universo già lo è. (Borges)
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