giovedì 21 giugno 2012

come scuolla fucille e pistolla

Ma l'orribile fragore che aveva, quella mattina, fatto crollare il mondo, non era, non poteva essere l'amica voce del fucile: era una voce mai udita fino ad allora, una nuova, spaventevole voce.
Qualche orrendo mostro, qualche feroce dio straniero, aveva rovesciato per sempre il regno del fucile, di quel dio familiare che fino a quel giorno aveva retto il mondo nell'ordine e nell'armonia.
La voce del fucile sarebbe rimasta muta per sempre, vinta da quel selvaggio fragore.
E l'immagine di Mameli, quale appariva in quei crudeli istanti alla mente di Spin, sullo sfondo della sconvolta natura, in quel mondo in rovina, era l'immagine di un piccolo uomo curvo, grigio, pallido, che camminava zoppicando per campi nudi e boschi inceneriti, con una carniera vuota a tracolla e un muto, inutile, vinto fucile sulla spalla.
(C. Malaparte, Kaputt)


A ulteriore commento del post precedente: noi siamo ancora umani, armati di cerbottane e vecchi fucili, in un mondo post-umano, in cui ci si fa guerra e proseguono ad ammazzarci (psichicamente, relazionalmente e/o fisicamente) con le armi del terzo millennio.
Armi che non sparano, che distruggono le persone e non le cose, che hanno l'odore (buono) dei soldi, che devastano contesti e culture.
E noi ? A colorare le strade di Rio (o di Roma, o di Pechino (se si potesse...)).



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