Prima inducono a matrimoni, monogamie coatte, sessualità represse e in clandestinità, per costruire e preservare l'ordine sociale attraverso la famiglia tradizionale.
Per tenere in vita quel baraccone, allestiscono da secoli un secondo baraccone, quello della prostituzione. E la legge, a quel punto, stabilisce che quelli che sono da colpire sono i protettori, i magnaccia insomma. Ha poco da dire su chi si prostituisce, né tanto meno sugli allupati clienti.
Anche perché, nel frattempo, i ricchi hanno trasformato le pornè in etère, le donnacce in escort, rendendole un bene di lusso.
Prima ci fanno vivere una vita di merda, tra alienazione da lavoro e disoccupazione coatta, tra isolamento sociale e consumismo indotto.
Quando poi -per resistere al vuoto, placare il dolore o anche solo per distrarsi da essi- in molti ricorrono alle droghe, si allestisce un altro baraccone, un enorme mercato che, a vari livelli a seconda della tipologia di droghe e di clienti, invade il mondo di poveri e ricchi.
Anche su questo la legge interviene, colpendo i produttori (di rado) e (molto più spesso) gli spacciatori, creati a loro volta dal divieto di legalizzarne l'uso ed il consumo da parte dei tossicodipendenti di turno.
Prima guadagnano producendo armi, vendendole legalmente, trafficandole sotto banco.
Poi -non sapendo che farsene- allestiscono quel baraccone che si chiama guerra.
Lì le fanno usare a profusione a generali e soldati, orientati da politici, a loro volta telecomandati da produttori e mercanti d'armi, che proseguono a fare i loro affari e a riempire nuovamente gli arsenali svuotati dai fervidi e patriottici combattimenti.
Dopo la guerra, interviene la legge a comminare pene (se ci riesce) solo contro qualche governante, generale o soldato che si è macchiato di crimini contro l'umanità e non ha rispettato le convenzioni internazionali. Come se si potesse fare la guerra senza crimini e come se chi l'ha preparata non fosse un criminale così come chi la fa.
Prima gli interessi economici inducono i politici a non seguire i precetti sanitari e a non salvaguardare i territori in cui si va diffondendo un virus mortale.
Poi, quando si incomincia a morire a migliaia, si allestisce un baraccone generalizzato ed insensato che si chiama 'lockdown' e che va di pari passo con l'obbligo vaccinale e la discriminazione sociale tramite 'green pass'.
A pandemia finita, la legge interviene ma accusa solo i mediatori (politici e sanitari), senza far parola di chi li ha indotti a non chiudere il bergamasco.
E non dice una parola su quel che è accaduto nei mesi successivi e che rappresenta un terribile precedente di quel che ci aspetta.
Prima distruggono i contesti di vita di intere popolazioni con lo sfruttamento coloniale e le guerre.
Poi negano la possibilità a milioni di persone, affamate e disperate, di migrare legalmente verso di loro. Allora, vari personaggi organizzano un altro baraccone per farli partire comunque, facendosi pagare profumatamente le loro carcasse del mare o i passaggi di frontiera clandestini.
A quel punto interviene la legge e incolpa di tutto questo ambaradan i soli, veri, unici colpevoli: gli scafisti. Sono loro che portano a morire quei poveracci, e nessun altro.
Credo che nessuna persona onesta potrebbe negare, per tutt'e cinque i casi citati, che le cose stiano così.
Eppure, tutti collaboriamo a rimuovere le cause a monte e proseguiamo a fare di tutto per non intervenire su di esse.
Preferiamo proseguire a non voler vedere: a spostare prostitute e tossici in periferia, a scandalizzarci per i morti in guerra o per il Covid.
A cercare di non far partire i migranti o a relegarli in centri di detenzione e campi profughi.
O, se proprio scelgono di partire e di morire, che lo facciano in alto mare, che i loro corpi e le loro urla non arrivino sulle nostre spiagge, a turbare i nostri irresponsabili sonni.
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