Per evitare che la relatività post-moderna ci dia alla testa, DFW si affretta a ricordarci che nove volte su dieci adoriamo soltanto noi stessi.
(Zadie Smith, Il dono, in premessa a D. Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi)
Ci sono dei giorni in cui -seppur con dispiacere- sono costretto a sentirmi (quasi) di destra.
Chiarisco: sono favorevole alle famiglie arcobaleno, se proprio non si riesce a trovare niente di meglio di una famiglia nucleare per stare insieme.
Sono anche favorevole alle unioni civili riconosciute ed anche ai matrimoni omosessuali, se proprio non riescono ad inventarsi -neppure loro, di solito così creativi nel costume e nei costumi- niente di più originale.
Sono favorevole all'adozione da parte di coppie omogenitoriali.
Ma non sono favorevole al fatto che si possano avere figli biologici in provetta, tramite maternità o paternità surrogate, uteri in affitto ed altre mirabilia tecnologiche.
Sono contrario, per qualunque coppia (che sia omo o etero).
Non sono d'accordo che avere figli biologici (se non si possono avere per motivi biologici) sia un diritto.
I sostenitori di questa moderna teoria si rifanno -come sempre fa la tecnica- alla necessità del fatto compiuto da risolvere -a questo punto...è sempre questa la parola magica..!- pragmaticamente. Qualunque riferimento a valori, connotazioni culturali o religiose, scelte politiche di fondo, è tacciato di ideologismo.
Come se il solving problem tecnologico non sia un'ideologia.
Lo è, ed anzi oggi è la più potente delle ideologie, proprio perché ci appare come avalutativa e concretamente operativa, scevra da retropensieri e assunti pregiudiziali.
Un'ideologia che proclama: c'è il problema e va risolto (tecnicamente).
Cioè così, semplicemente, da persone ragionevoli, moderne, progressiste, laiche.
Come è stato risolto d'altronde il -ben più grande- problema che due persone dello stesso sesso non possano far figli, se non artificialmente e pragmaticamente, e solo e proprio mediante la tecnica.
E che ci vuole! Basta mettere insieme soltanto una mega-ricerca superfinanziata, un enorme apparato operativo ultra-sofisticato ed un mercato onerosissimo per chi vuole avere figli ad ogni costo.
Un'ideologia che proclama: chi si oppone al riconoscimento automatico non vuole tutelare -ma anzi discriminare- i bimbi e le bimbe (queste sono le parole -sentimentalmente oscene- utilizzate dai sostenitori della giusta causa, scelte apposta per colpire populisticamente alla pancia chi ascolta e cerca inutilmente di capire).
Chi non ha tutelato i bambini, invece, è in primo luogo proprio chi ha deciso di fare dei figli in un altro paese, ben sapendo a quali rischi sottoponeva i bimbi e le bimbe così prodotti (perché di questo si tratta: di una nuova, ennesima produzione del mercato e del capitale), inseguendo soltanto un proprio egoistico bisogno di maternità/paternità che non poteva e voleva accettare i limiti imposti dalla nostra limitata, umana biologia.
Sapevano tutto e l'hanno fatto comunque.
Ma quando si vuole qualcosa a tutti i costi amiamo solo noi stessi e non gli altri (bambini e figli inclusi).
Per ottenerlo allora si aggira una legge dello stato e poi si chiede allo stesso stato gabbato di riconoscere legalmente quel che è avvenuto illegalmente altrove.
Si è cittadini italiani, insomma, solo e se questo conviene. É la tipica logica opportunistica ed individualistica, sfacciatamente di destra.
Si vuole invece aprire una lotta per cambiare la legge? Benissimo, da nonviolento sarei molto d'accordo.
Ma non accetto che si finga di non vederne i risvolti morali, civici, politici e religiosi, riducendolo ad un mero 'condono' per degli ignari bambinelli e dei genitori che vogliono soltanto amare ed amarli come tutti.
I movimenti progressisti hanno discusso e lottato a lungo per sganciare il sesso dalla procreazione.
Oggi, ci vogliono far credere che progresso significhi anche dividere la procreazione dal sesso.
Si possono far figli, cioè, senza fare l'amore.
E se, per vari motivi (genetici, biologici, psichici...), si fa l'amore, ma quell'atto non può o non riesce ad essere fecondo, si vuole far ritenere eticamente accettabile, culturalmente moderno e politicamente progressista, la scelta di ricorrere ad artifizi tecnologici per concepire e partorire un figlio che non potrebbe nascere altrimenti.
É qui che la dominante ideologia del genere si scontra frontalmente con la dura realtà della divisione sessuale. Ed è per questo che non la può e non la vuole accettare.
Ma è proprio la possibilità di fare sesso (con simulazioni virtuali aumentate ed inarrivabili- e di fare figli attraverso la tecnica -tramite ambitissime provette e complicate procedure operative di laboratorio), sta alla base di quel declino del desiderio che oggi riscontriamo in terapia e nelle nostre vite sballottate.
Non ci stiamo soltanto allontanando, infatti, da una procreazione come natura comanda.
Ci stiamo ineluttabilmente allontanando anche da un desiderio sessuale non virtualizzato, non manipolato, non mercificato.
Ci stiamo privando dei corpi, delle emozioni, dei sentimenti, di quel che avvolgeva da millenni la sessualità umana.
Ci troviamo già in deficit di desiderio, di fecondità, di natalità.
Ci siamo già, in pieno. E le giovani generazioni sono messe ancora peggio delle nostre.
Per quanto ancora vogliamo continuare a correre verso il baratro e proseguire a chiamarlo progresso?
Caro Enrico. Secondo il mio personale parere questa non è una battaglia fra chi è di destra e chi si reputa progressista, ma fra chi crede ancora nell'essere umano con tutti i suoi difetti e chi ormai si è lasciato tecnologizzare (passami il termine) anche l'ultimo neurone.
RispondiEliminaEsattamente ciò che penso io. Da sinistra e a volte in imbarazzo (per loro) a doverlo specificare di fronte ai piccoli Cavalieri di Zan
RispondiEliminaLa tecnica risolve i problemi che crea, automaticamente creandone di nuovi, che poi proporrà di risolvere... Riappropriamoci della semplice "tecnica" delle carezze!
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