mercoledì 15 marzo 2023

la libertà di mentire

 

'Stalin e i suoi sottoposti mentono sempre, in ogni istante, in ogni circostanza,; e poiché mentono sempre, non sanno nemmeno più di mentire. E quando ognuno mente, nessuno più mente mentendo'. Vorrei riflettere su questa frase di Boris Souvarine del suo libro su Stalin, perché ci riguarda da vicino.

Menzogne da parte dei governi e dei loro media e collaboratori ci sono sempre state, ma decisiva mi pare la considerazione che Souvarine aggiunge alla sua diagnosi: la menzogna può raggiungere un grado così estremo, che i mentitori non sanno più di mentire e, pur continuando a mentire, nessuno più mente.

É questo che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo negli ultimi tre anni ed è questo che rende la situazione presente in Italia non soltanto grave e oppressiva,ma tale che è è possibile che sfugga a ogni controllo e finisca in un disastro senza precedenti.

Nulla è infatti più pericoloso di un mentitore che non sa di mentire, perché le sue azioni perdono ogni contatto con la realtà...

Una società che perde ogni coscienza della soglia che separa il vero dal falso diventa letteralmente capace di tutto, anche di distruggersi. É quanto sta avvenendo con la guerra in Ucraina, rispetto alla quale vengono diffuse soltanto notizie false.

Il rischio è qui che i governi che mentono non sapendo più di mentire possono scatenare una guerra atomica che credevano di non volere, ma che le loro stesse menzogne li obbligano ora a credere di volere.

G. Agamben, 22.2.23


Siamo partiti dalla Cina trasformata in untore del Covid in tutto il mondo.

Ora proclamiamo che è la Russia a pompare l'immigrazione in Europa per destabilizzarla.

E tutto questo mentre Zelenski continua ad apostrofare i nemici come Regno del Male.

Nel frattempo, i buoni dell'AUKUS rafforzano le loro alleanze con sommergibili nucleari nel Pacifico e Biden chiede al suo congresso di elevare il budget per armamenti ad 866 miliardi di dollari.

E i dirigenti cinesi, sollevando il pugno chiuso, dichiarano in risposta che 'la sicurezza è la base dello sviluppo' e che il loro esercito si ergerà a garantirla contro i nemici 'come una muraglia d'acciaio'.

La psicanalisi ci ricorda che -quando ci si vuole liberare della coscienza dei propri errori e proseguire a commetterli come se non lo fossero- l'unica strada è quella di attivare la proiezione paranoica. La paranoia di massa ci sta avviluppando e colpisce quanto più si sta in alto (alimentando la paranoia identificativa ed entusiasta di chi li vota e sta in basso e che, a sua volta, nutre il delirio d'onnipotenza dei potenti).

Lo sappiamo già, perché è già più volte accaduto: che quando la ruota della storia inizia a girare in questo verso, non si può più fermare.


Un giorno, quando la storia del mondo costituirà un ciclo chiuso (così come oggi la storia della Grecia e quella di Roma), tutto il secolare travaglio che noi appunto chiamiamo storia apparirà come il miserabile risultato della perpetua e costante volontà di vivere dell'uomo tradizionale...

Allora i fatti stessi perderanno ogni interesse (nel qual senso è profonda l'intuizione dei rivoluzionari russi, che bandirono dalle loro scuole lo studio della storia): e i giorni che noi abbiamo vissuto si trasmetteranno nel ricordo delle generazioni come quelli di un altro e più giusto diluvio, che sommerse per sempre il vecchio uomo e l'arca dove egli aveva tentato di rifugiarsi.

Ma poiché e finchè noi, purtroppo, siamo fuori del mito, è inevitabile che le vicende ci appaiano come un gioco di azioni e reazioni, e le azioni e le reazioni distinguiamo secondo un criterio che può chiamarsi di libertà, e cioè in ragione dell'eterno conflitto tra chi comanda e vuol comandare, e chi ubbidisce e non vuole ubbidire...

Senonchè in sede di indagine storica, e cioè astraendo dalle lacrime e dalle sofferenze che alle vittime innocenti apporta il servaggio, non bisogna dimenticare che la schiavitù che succede alla libertà contiene implicito il giudizio negativo di questa, perché non è vera libertà quella che pone le condizioni e contiene in sé i germi della futura schiavitù.

S. Satta, De profundis, 1945






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