domenica 10 maggio 2020

habeas o non habeas ?




Se un uomo mi tiene a distanza, 
la mia consolazione viene dal fatto 
che tiene a distanza anche se stesso.
J.Swift


La civiltà del diritto europeo trova una delle sue radici nell' habeas corpus.
Oggi, i diritti che derivano dall'avere-essere un corpo appaiono da un lato pienamente -ma anche perversamente- realizzati, dall'altro totalmente aboliti.

Realizzati -ma perversamente- perchè si riconosce allo stato il diritto di proteggere il corpo dei suoi cittadini e di salvaguardarne la sopravvivenza fisica, anche a discapito di tutto il resto, di tutti gli altri suoi diritti.
Come è potuto avvenire ?

'E' la paura della morte a spingere il servo a sottomettersi all'Altro. Egli preferisce la servitù alla minaccia della morte. Egli si aggrappa alla nuda vita...Chi non è libero di fronte alla morte, non rischia la vita....E non rischia la morte: per questo diviene servo e lavora.
Lavoro e nuda vita sono strettamente correlati. Sono reazioni alla negatività della morte.
La difesa della nuda vita si acutizza oggi nell'assolutizzazione e feticizzazione della salute.
Lo schiavo moderno la preferisce alla sovranità e alla libertà.
Egli assomiglia a quell''ultimo uomo' di Nietzsche, per il quale la salute in quanto tale rappresenta un valore assoluto. Essa viene innalzata a 'divinità suprema':
'Si sta attenti alla salute. 'Noi abbiamo inventato la felicità', dicono gli ultimi uomini e ammiccano'.
Dove la nuda vita viene santificata, la teologia cede il passo alla terapia- ovvero la terapia si fa teologica...
L'Eros...rifiuta il lavoro come pure la nuda vita: Perciò il servo, che si attiene alla nuda vita e lavora, è incapace di un'esperienza erotica, di un desiderio erotico...
Il capitalismo assolutizza la nuda vita. La sua coercizione ad accumulare e a produrre si rivolge contro la morte, che gli appare come una perdita assoluta. Fatto deplorevole per Aristotele, perchè esso non si cura della buona vita, ma soltanto della nuda vita:
'La causa di questo atteggiamento è l'affaticarsi intorno a quelle cose che permettono di vivere, senza preoccuparsi di vivere bene'. (Byung-Chul Han, Eros in agonia).

Solo a partire da questa prospettiva di lettura si può capire perchè gli ultimi mesi ci hanno rivelato questa nostra malattia profonda che, da asintomatica o paucisintomatica, si è venuta a palesare nella sua evidenza e nei suoi sintomi acuti e, purtroppo, probabilmente tendenti -da ora in poi- alla cronicità.
Solo da qui possiamo capire la quieta accettazione della detenzione e del distanziamento, la passione per i dispositivi, la claustrofilia generalizzata, la spinta all'iperprotezione immunizzante.
(Si iniziano a vedere ragazzine in posa che si fanno i selfie indossando mascherine fashion, dopo che milioni di ragazzi sono rimasti chiusi in casa a chattare e giocare alla play per giorni e mesi interi...!)
La paura di morire si rivela più mortifera del morire stesso, e ci induce a sterilizzare la vita alle radici.

Gentile coronavirus, ci vuole parlare delle sue origini?

È una domanda a cui non so rispondere. Io sono materia, non so da dove vengo. So delle polemiche sulla mia origine, ma un pezzo di pane non sa da quale forno viene. Io faccio il virus, non sono interessato ad altro.

Si rende conto di quanti danni sta facendo?

Questa domanda è incomprensibile. Io sono materia, incontro cellule, non so nulla della vita e della morte delle persone, so di vicende piccolissime. Coi vostri strumenti state portando luce in un mondo infimo, ma dovete sapere che io sono già una creatura grande, ci sono tantissime cose ancora più piccole e dentro queste cose piccole c’è un qualcosa di così infimo che io al confronto sembro un elefante.

Perché sei più presente in certi posti e in altri meno?

Io sono un autostoppista. Vado con chi mi porta. Non amo i luoghi caldi e asciutti, non amo l’aria pulita, amo l’aria sporca, le onde elettromagnetiche. Navigo nell’aria da un respiro all’altro, cado sulle cose, ma lì non ci sto bene, io sto bene nella vostra gola e poi nella bella casa dei vostri polmoni.

Non ti senti un poco vigliacco a colpire di più gli anziani?

Io colpisco chi è stanco, chi è malato, chi ha preso poca luce. Amo le persone che parlano, che stanno vicine, chi è da solo io lo schifo. Mi piacciono le case di riposo, quell’aria ferma, quei salotti in cui la cosa più animosa è la televisione, mi piacciono gli ospedali, io faccio la mia luna di miele negli ospedali.

Ti dovremo combattere con un vaccino o te ne andrai prima?

Me ne sto già andando, il mio viaggio dalle vostre parti sta già finendo, poi tornerà magari qualche mio cugino. Voi dovete fare molta attenzione al mondo piccolissimo, siete troppo attenti ai vostri giocattoli, pensate alle fabbriche, al denaro, pensato alla vita che vi aspetta quando io sarò sconfitto, ma vi sbagliate. L’errore non sono io, non sono io l’intruso. Il mio consiglio è che voi dovete convincervi di essere un pezzo di materia vagante, come tutti. Le vostre classificazioni non servono più a niente. Non esiste neppure la malattia e la salute, neppure la morte e la vita, ci sono vicende, ci sono salti, apparizioni. E tutto si svolge con cambi di scena continui. Io ora non sono quello che ero due mesi fa e sarò ancora un’altra cosa fra due mesi.

Ti piace il nostro mondo?

Voi non avete un vostro mondo, come noi virus non ne abbiamo uno nostro, siamo storie che aprono altre storie, non ci sono recinti, non ci sono nascondigli per nessuno. E non ci sono vicende più importanti. C’è qualcosa che accade. Se non fosse arrivata quella che voi chiamate pandemia sarebbero morte più o meno le stesse persone, ci sarebbe stato qualche morto in più per incidente, per crepacuore, per suicidio. In fondo un male non si aggiunge, semplicemente sostituisce altri mali. E poi chi ha deciso che essere vivi è meglio che essere morti, che ne sapete voi della morte?

Come vedi il nostro futuro?

Non mi intendo di futuro e men che mai del vostro. Direi che state parlando troppo di quello che dovrete fare dopo, ma dopo di che? Ogni giornata è tutto, non c’è un prima e un dopo. Dovete pensare che ci sono due cose, la materia e il tempo. La materia attraversa il tempo e il tempo attraversa la materia. Da qui nasce tutto, una lacrima, un bacio, un colpo di tosse.

L’intervista impossibile di Franco Arminio al coronavirus: “Non sono io l’intruso”, https://www.fanpage.it/cultura/lintervista-impossibile-di-franco-arminio-al-coronavirus-non-sono-io-lintruso/


E da qui può partire il secondo ragionamento: l'abolizione del corpo, il non habeas corpus.
Questi ragazzi, ma anche quasi tutti gli adulti -e non solo gli anziani a rischio-, se ne sono stati in casa, quasi come se non avessero più un corpo: ordinando a distanza anche la spesa, passando le giornate davanti agli schermi, in una sorta di auto-abbandono passivo ed inerte.
Come se non avere più un corpo non fosse poi una così grave perdita.
Fare il morto per sopravvivere alla mortificazione subita, prima dalla produttività stressante, ora dall'inerzia imposta dallo stato.
Così i corpi sono stati negletti ed abbandonati: negletti, in primo luogo, perchè trasformati in massa di oggetti indifferenziati. Gli stati hanno decretato regole uniche ed univoche per tutti, indipendentemente dalle differenze esistenti e manifeste. Anche in questa fase di riapertura-allentamento si è proseguito sulla stessa linea seguita nella chiusura-irregimentazione: i lombardi sono stati trattati come i molisani o i sardi, saltando qualunque considerazione che riguardasse i corpi, i loro rischi e potenzialità differenti, quelli iscritti nella loro vita reale ed anche nella stessa diversa contabilità algoritmica. Corpi negletti quindi in quanto portatori di differenza irriducibile, ridotta invece a numero, indistinta e ingabbiata in un'unica massa impotente.
Negletti poi in quanto corpi portatori di uguaglianza: i corpi sottoposti a cura vanno insieme ai milioni di corpi trascurati, lasciati ammalati in casa ad attendere tamponi mai arrivati o destinati a cercare inutilmente risposte al telefono; agli studenti senza scuola e senza computer; ai disabili senza assistenza e contatti; ai malati non covid, messi in lista d'attesa ancor più sine die...
Ed infine ai corpi dei morti, oggetti abbandonati, senza culto e a dispetto di ogni cultura umana.
Corpi lasciati morire da soli, annullati, rimossi, seppelliti e scomparsi, come quelli di reduci non tornati dalla guerra.
Ma tutto questo deve essere al più presto dimenticato, tamponato, rimosso.
Bisogna tornare a lavorare, è la ripartenza, babe ! (ma non era stato il virus a prenderci in contropiede ?).
La corsa ricomincia e 'non si dovrà lasciare indietro nessuno!' (mi raccomando, come sempre...)
Dovremmo smetterla: di vivere così e di consolarci con slogan falsi ed ipocriti.
Perchè questa ulteriore mortificazione dei corpi resterà in profondo nei nostri corpi e strutturerà le sfiducie, i risentimenti, le angosce, le nevrosi (ed i rivolgimenti, e le rivolte ?) del prossimo futuro.
Non è vero che 'niente sarà più come prima'.
Sarà tutto come prima, ma ancora un po' peggiore...


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