Ieri,
parlando con la mia medica di fiducia a colazione, ci siamo anche noi
messi a parlare di vaccini.
E'
una faccenda intricata, in cui si mescolano vari fattori, ben più
consistenti e persistenti forse della stessa diatriba su far
vaccinare o meno i propri figli.
Ci
è venuto da pensare che essa sia il sintomo di una crisi
dell'universalismo, crisi che sta toccando la sanità quanto la
democrazia o i diritti: molte persone hanno la sensazione netta che
ormai i valori universalistici siano in mano ai ricchi e quindi siano
difesi e difendibili solo da loro, mentre i poveri possano trovare
forza solo nei particolarismi e nella parzialità dei bisogni e delle
scelte.
Immersi
nell'ossessione securitaria, se lo Stato non rassicura, ognuno si fa
la sicurezza da sé, per sé e per i propri cari.
Ci
si arma e ci si protegge anche contro chi si prende cura di noi, o
dice di farlo.
Più
ci si sente impotenti sul sistema e rispetto ai 'poteri forti', più
si cerca di avere potere sul piccolo, sul nostro microcosmo privato,
sui nostri territori (Nimby), sulle nostre cerchie ristrette o
perlomeno sul nostro corpo singolo o su ciò che abbiamo creato e che
sentiamo perciò nostro, in primo luogo i figli, per chi li ha fatti.
Che
così si esprima proprio il vecchio e nuovo proletariato, che -senza
poter e voler più aspirare ad una coscienza di classe- affida la
propria protesta alla sua unica ricchezza, la prole appunto.
A
questi fattori si uniscono anche le forti contraddizioni interne allo
stesso mondo della medicina e ai paradossi esiziali della stessa
Nemesi medica, come la chiamava Illich.
I
conflitti irrisolti tra medici ed esperti, il rapporto catastrofico
tra persone, tecnologie ed apparati ospedalieri, la disumanità delle
relazioni sanitarie, le lotte di potere interne alle lobbies che
gravitano dentro e intorno alla cosiddetta 'salute'.
La
fiducia non può che essere bassa in una situazione simile, e molte
persone comprensibilmente fanno fatica ad affidarsi ciecamente a quel
che dice l'Oms o anche il singolo pediatra.
In
una situazione diffusa di paura e scetticismo, tra due alee -quella
degli effetti collaterali di un vaccino o quella di prendersi il
morbillo- in molti non vedono perchè preferire la prima alla
seconda.
Tutto
questo ha una sua ragionevolezza, purtroppo, oggi.
Non
ha senso, in un contesto tale, procedere per ulteriori obblighi e
sanzioni.
Questo
accrescerà l'obbedienza coatta di molti, ma anche il loro
risentimento e la loro sfiducia verso il potere e verso le
istituzioni.
Ma
il potere e le istituzioni, tutte intrise di cultura militare e
oligarchica, non sanno e non sapranno fare niente di meglio o di
diverso.
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