lunedì 17 luglio 2017

trafitti da un raggio di sole

Scopare è la sola cosa che desiderano quelli che stanno per morire. (R. Bolano)

Alla fine dell'anno mia madre ci lasciò per andare in una città del Nord con l'amante. Crebbi con lo stigma dell'abbandono. Qualcuno mi prendeva in giro ed altri mi proteggevano in modo eccessivo. Per difendermi dai giudizi e dalla commiserazione della gente, mi rifugiai nei libri della scuola e nel cinema di quartiere. Con il passare degli anni mi guadagnai l'accesso al cortile vietato e al ciliegio sotto il quale mi trattenevo per ore, a guardare il monticello d'erba. Decisi in segreto che l'avrei considerato la tomba di mia madre...Mi sedevo lì a leggere o a scrivere il mio diario. Altre tombe, nel cimitero o intorno alle chiese, cominciarono ad attirare la mia attenzione...E' facile appassionarsi alla morte quando non se n'è ancora subita nessuna.

Non è un caso che le tombe siano così diverse tra loro. Neppure i loculi si somigliano. Si sporcano in modo differente. Uno avrà qualche macchia di unto accanto all'epitaffio, su un altro crescerà il muschio, il marmo di un altro apparirà lindo, intatto.
Anche la morte ha qualcosa di ironico: rimane ciò che vorresti eliminare e ciò che vorresti conservare viene dimenticato in fretta.

Una delle prime cose che attirarono la mia attenzione in quel luogo invernale, fu la grande quantità di persone che sembravano appartenere a una realtà liminare, indipendente, individui che intavolavano conversazione accalorate con se stessi o con interlocutori ipotetici che, nella metropolitana, apostrofano i passeggeri e li insultano, per il piacere di insultare o per qualche ragione sconosciuta. Queste persone perturbanti -che non oserei definire psicopatici- mi parevano tutte stranamente simili, vittime di un'epidemia psicologica.
I sintomi si manifestavano soprattutto in individui poveri che, dopo aver aggredito due o tre passanti, salivano sugli autobus o sui vagoni della metropolitana chiedendo un aiuto economico ai passeggeri, ma potevano comparire anche nei camerieri, nei commessi delle tabaccherie, o nelle operatrici telefoniche. Fin troppo spesso la metropolitana si fermava per via di quello che gli altoparlanti definivano un accident de passager, eufemismo usato pudicamente per non annunciare la morte di qualcuno che si era buttato nei binari.
Io guardavo tutto senza capirne le ragioni, con l'atteggiamento sorpreso e distante che si riserva all'analisi dei costumi stranieri. Quelle persone mi facevano paura. Da dove erano uscite ? E, soprattutto, com'era possibile che fossero così tante ?
Ma mi facevano paura anche gli altri, quelli che ostentavano un'aria di superiorità e il disprezzo verso quanti sembravano impazziti o, come dicevano loro, usciti dai binari.

Tuttavia, invece di vedere l'esaltazione che rafforzava la tempra della mia anima, notavo in me una pusillanimità orrenda riguardo a Ruth. Adesso mi dico, forse per giustificarmi, che l'esperienza dell'amore, quando è incontestabile, porta con sé una minaccia di rivoluzione, di cambiamento radicale, di renversement. E per quanto evitiamo -o posticipiamo, come nel mio caso- di prendere decisioni repentine o avventate, tutto pare sull'orlo del collasso, del terremoto.
E' grandissima la fragilità nel caso di un amore del genere, che si impone in questo modo.
Ed è naturale o inevitabile cercare appigli, per quanto siano assurdi o sbagliati, in modo da non sentirsi inghiottiti dall'abisso: il lavoro, la quotidianità, ma anche i rapporti con le persone che costituivano il nostro universo prima dell'incontro che ci ha scossi.

Claudio,
ci sono periodi in cui ho solo voglia di dimenticare il mondo e sono ossessionata da cose prive di senso. E' ciò che è accaduto nei giorni in cui non ti ho scritto. Sono nel pieno di una lotta con me stessa. Alcuni lati del mio carattere mi fanno soffrire e fatico a sradicarli. Da quando ti ho conosciuto ho tentato di aprirmi alla possibilità dell'amore per combattere la frustrazione, lo sperdimento. Ma a volte si impossessano della mia vita. Perchè vuoi che ti scriva da un luogo simile ? Se dovessi decidere in quale mare suicidarmi, andrei in Sicilia.
Non smettere di scrivere. Ricevere le tue parole mi farà bene.

Dopo aver letto quel messaggio, spensi il computer e uscii a camminare senza smettere di pensare a lei e al suo sconforto...Che cosa si ama in un altro ? Credo il suo stile -sotteso a quello che chiamano 'chimica', un modo più o meno costante di stare al mondo, una maniera indefinibile di aiutare gli altri a conoscersi e ad accettarsi.
Mi dissi che in fin dei conti ciascuno di noi è un campo di battaglia permanente. Cecilia Rangel, come chiunque – e più che mai a ventisette anni-, è un'essenza instabile, una serie infinita di tentativi, di errori e di successi. Quanto affetto sentivo per tutti i suoi movimenti e le sue oscillazioni. Quando rientrai le scrissi:

Cecilia,
niente di ciò che potresti rivelarmi sui tuoi lati 'invisibili' potrà sorprendermi o spaventarmi. Magari alcune cose mi appariranno più utili o produttive o positive di altre. Ma non si può amare né rispettare una persona a pezzi, in modo selettivo. Eccoti una poesia di Salvatore Quasimodo che ho scoperto anni fa, un giorno in cui mi sentivo come ti senti tu adesso:

Ognuno sta solo sul cuor della terra
Trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Che possiamo, presto, ovunque siamo, sentire lo stesso raggio di sole che ci attraversa.


Prima di arrivare al giardino della Tour, abbiamo fatto diversi giri con il passeggino in Place Joachim-du-Bellay, dove un branco di ragazzini correva a perdifiato proprio nel punto in cui un tempo sorgeva l'antico Cimetière des Saints-Innocents.
Ho pensato che, come la primavera segue all'inverno portandoci a scordarne la crudezza da un anno all'altro, ci saranno sempre bambini che giocano e corrono sopra i nostri morti.


(Guadalupe Nettel, Quando finisce l'inverno, 2014)



Nessun commento:

Posta un commento