sabato 3 giugno 2017

i morti, fanno...(1)

Qualche giorno fa ci siamo inoltrati -forse per la prima volta nella mia vita- all'interno di Quartucciu. Non avrei mai immaginato che il paese fosse così esteso e vario, con palazzine storiche e tante memorie di quel che è stato, prima che la modernizzazione lo devastasse.
Nelle vetrine di vari negozi campeggiava una foto di un prete che ben conoscevo, Don Efisio Spettu, divenuto Monsignore, dopo anni di quasi eresia e varie testimonianze di lotta politica a fianco dei poveri e degli operai negli anni 70.
Ho scoperto così che il mio insegnante di religione del liceo, un uomo delicato, dalla voce un po' chioccia, ma forte e coraggioso,risoluto anche, era morto.
E non ora, ma già nel 2013. Non ne avevo saputo nulla.

A quel punto, in studio, sono andato a vedere Google, che tiene ormai memoria di tutte le vite e di tutte le morti, e sono andato a verificare le notizie di quell'anno.
Ed ho scoperto che nello stesso ottobre di quello stesso anno era morta una delle tre più importanti insegnanti della mia vita (dopo il maestro Tuveri,alle elementari di Serbariu, e Gabriella Russo alle medie): Franca Cornaglia, che ci ha insegnato Lettere (e non solo) al Dettori per tre anni, e con la quale siamo nel tempo anche divenuti amici.
E' morta a 88 anni, dopo anni di figli, letteratura, poesia vernacolare e vera intelligenza del mondo.
Non ne avevo saputo nulla.
Quella stessa sera, tornando dal cinema, in via Manno, una donna mi saluta e la riconosco a stento: è la figlia di Franca, e si mette a parlarmi di lei, mi ricorda alcuni episodi della nostra vita insieme, che avevo dimenticati.

Un'altra di queste mattine, sotto il sole, vicino ai cassonetti di Piazzetta Dettori, incontro Marco Cadinu, un generoso architetto che si prodiga per le bellezze del nostro quartiere lapolino.
Mi dice che Mara, sua sorella, è in città.
Non la vedo e la sento da almeno 15 anni.
E' stata forse la mia amica più cara da adolescente e da ragazzo: tornavamo insieme dalla parrocchia quasi ogni sera, e ci piaceva tanto parlare e ridere insieme, commentare le teorie strampalate dei preti, organizzare i campi scuola e le riunioni di Azione Cattolica.
Avevamo 16, 17 anni e ci siamo rincontrati per un'oretta, qualche sera fa, quarant'anni dopo.
Lei mi ha trovato ingrassato, io l'ho trovata dimagrita, quasi deperita, rispetto ad allora.
E' stato facile riconoscerci e ritrovarci, pur nella distanza delle vite di oggi.
Irrimediabilmente adulti, piuttosto sfiancati dalla vita, ma ancora divertenti, ironici e giocosi.

Ormai già una settimana fa, ci siamo incontrati per Fare il (m)orto botanico.
Molte studentesse, alcuni amici e amiche, due soli colleghi (di cui uno era il direttore dell'Orto, accompagnato da un timidissimo botanico di Teheran).
Una bellissima situazione, quella dell'Orto, soleggiata e ombrosa, verde e colorata, apertissima e chiusa, luminosa e tombale.
In alcuni momenti mi sono commosso, pur nella leggerezza dell'evento.

La morte aleggiava nella vita, le vite (la mia, le nostre, quelle che sono state e che saranno) si muovevano nell'aria. Ci siamo fatti compagnia, abbiamo parlato e ci siamo ascoltati, abbiamo attraversato la natura che sta dentro la città, ci siamo salutati e baciati, e ci siamo separati, e siamo andati via...e torneremo...









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