Qualche
giorno fa ci siamo inoltrati -forse per la prima volta nella mia
vita- all'interno di Quartucciu. Non avrei mai immaginato che il
paese fosse così esteso e vario, con palazzine storiche e tante
memorie di quel che è stato, prima che la modernizzazione lo
devastasse.
Nelle
vetrine di vari negozi campeggiava una foto di un prete che ben
conoscevo, Don Efisio Spettu, divenuto Monsignore, dopo anni di quasi
eresia e varie testimonianze di lotta politica a fianco dei poveri e
degli operai negli anni 70.
Ho
scoperto così che il mio insegnante di religione del liceo, un uomo
delicato, dalla voce un po' chioccia, ma forte e coraggioso,risoluto
anche, era morto.
E
non ora, ma già nel 2013. Non ne avevo saputo nulla.
A
quel punto, in studio, sono andato a vedere Google, che tiene ormai
memoria di tutte le vite e di tutte le morti, e sono andato a
verificare le notizie di quell'anno.
Ed
ho scoperto che nello stesso ottobre di quello stesso anno era morta
una delle tre più importanti insegnanti della mia vita (dopo il
maestro Tuveri,alle elementari di Serbariu, e Gabriella Russo alle
medie): Franca Cornaglia, che ci ha insegnato Lettere (e non solo) al
Dettori per tre anni, e con la quale siamo nel tempo anche divenuti
amici.
E'
morta a 88 anni, dopo anni di figli, letteratura, poesia vernacolare
e vera intelligenza del mondo.
Non
ne avevo saputo nulla.
Quella
stessa sera, tornando dal cinema, in via Manno, una donna mi saluta e
la riconosco a stento: è la figlia di Franca, e si mette a parlarmi
di lei, mi ricorda alcuni episodi della nostra vita insieme, che
avevo dimenticati.
Un'altra
di queste mattine, sotto il sole, vicino ai cassonetti di Piazzetta
Dettori, incontro Marco Cadinu, un generoso architetto che si prodiga
per le bellezze del nostro quartiere lapolino.
Mi
dice che Mara, sua sorella, è in città.
Non
la vedo e la sento da almeno 15 anni.
E'
stata forse la mia amica più cara da adolescente e da ragazzo:
tornavamo insieme dalla parrocchia quasi ogni sera, e ci piaceva
tanto parlare e ridere insieme, commentare le teorie strampalate dei
preti, organizzare i campi scuola e le riunioni di Azione Cattolica.
Avevamo
16, 17 anni e ci siamo rincontrati per un'oretta, qualche sera fa,
quarant'anni dopo.
Lei
mi ha trovato ingrassato, io l'ho trovata dimagrita, quasi deperita,
rispetto ad allora.
E'
stato facile riconoscerci e ritrovarci, pur nella distanza delle vite
di oggi.
Irrimediabilmente
adulti, piuttosto sfiancati dalla vita, ma ancora divertenti, ironici
e giocosi.
Ormai
già una settimana fa, ci siamo incontrati per Fare il (m)orto
botanico.
Molte
studentesse, alcuni amici e amiche, due soli colleghi (di cui uno era
il direttore dell'Orto, accompagnato da un timidissimo botanico di
Teheran).
Una
bellissima situazione, quella dell'Orto, soleggiata e ombrosa, verde
e colorata, apertissima e chiusa, luminosa e tombale.
In
alcuni momenti mi sono commosso, pur nella leggerezza dell'evento.
La
morte aleggiava nella vita, le vite (la mia, le nostre, quelle che
sono state e che saranno) si muovevano nell'aria. Ci siamo fatti
compagnia, abbiamo parlato e ci siamo ascoltati, abbiamo attraversato
la natura che sta dentro la città, ci siamo salutati e baciati, e ci
siamo separati, e siamo andati via...e torneremo...
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