Ritorna in auge Prodi (sempre morto,
sempre vivo).
Si rimpiange Obama (che è ancora vivo,
but he can not)
Si ricorda Kohl con nostalgia (come uno
statista, da morto).
In Italia e nel mondo ci sono almeno un
quarto delle persone che starebbero più a destra di loro.
Ed un quarto che li considerano troppo
di destra.
Al centro, instabile, una buona metà
delle persone si muove tra un polo e l'altro, di volta in volta
scegliendo se andare da una parte o dall'altra, se star fermi e non
votare, se votare uno di quei tre di cui sopra o similia.
E' sufficiente che una parte di questa
metà, anche relativamente piccola, si sposti da una parte o
dall'altra per determinarne la vittoria elettorale.
Siamo nelle mani di minoranze,
comunque.
E' un momento in cui si fa ancor più
palese che ogni maggioranza non è altro che una minoranza
momentaneamente vincente.
E questo vale anche per il mondo
intero, se pensiamo a quale piccola minoranza di ricchi sfondati ci
domini e ci indirizzi, in varie forme, tra cui le stesse
elezioni-farsa a cui periodicamente ci invitano o meno.
E' anche per questo che le vere
minoranze non contano nulla e si trovano quasi sempre in uno stato di
minorità senza rimedio.
Pensate ai dibattiti in corso sullo ius
soli: cinque milioni di stranieri residenti in Italia, che lavorano e
pagano le tasse da noi, che fanno figli da noi, devono aspettare
almeno dieci anni per ottenere la cittadinanza.
La maggioranza, cioè noi, può da
subito accoglierli o no, assisterli o no, tenerli in gabbia,
sfruttarli a piacimento, ma la cittadinanza può, anzi deve,
attendere.
E non sono solo i leghisti a pensarla
così, come si vede da quel che vien fuori ogni volta che si prova a
parlarne.
E' sempre la stessa solfa (e vale per i
bambini, per i gay, per i disabili, per i malati terminali, per i
carcerati, per i poveri, e per tutte le minoranze diseredate e
afflitte del mondo...)
D'altra parte, inutile illudersi (come
dimostrano le sorti di altre nazioni) che dare la cittadinanza sia di
per sé sinonimo di vera integrazione; né sarebbe serio e
intelligente credere che questo possa risparmiarci degli attentati o
evitarci l'odio e il risentimento dei reietti (per quanto divenuti,
formalmente, 'cittadini').
Ma si sa che Renzi non è né serio, né
intelligente. E, alla fine dei giochi, neppure furbo.
Lo sciopero dei trasporti di ieri,
peraltro programmato e attuato secondo le regole vigenti, ha fatto
imbestialire il Ministro Del Rio: 'non possiamo essere ostaggi di
minoranze!', ha esclamato. 'La legge ha bisogno di un restyling', ha
sentenziato più elegantemente il Garante per l'Autoregolamentazione
degli scioperi (che, se non sbaglio, dovrebbe essere super partes, ma
non sembra...)
Ma ci sarà un motivo per cui la gente
sciopera? E magari il Governo c'entra qualcosa, o no ?
E se si formano mille sigle sindacali,
a posto delle solite tre, qualche autocritica il sindacato di regime
se la dovrà fare, o no ? E se uno sciopero di minoranze blocca quasi
totalmente i trasporti di un paese intero vuol dire che tanto
minoritarie non sono, o mi sbaglio ?
La regolamentazione italiana non ha
uguali in alcun paese europeo, dove si procede ancora per scioperi
'selvaggi', senza patteggiamenti a priori.
Ma la fantastica triade ha da sempre
preferito la conciliazione preventiva e la riduzione al lumicino del
conflitto sociale (o di quel che resta).
Trasformando così il potere di una
maggioranza (quella di chi lavora) in una massa di persone obbedienti
e remissive sottoposta al potere di minoranze, compresa quella delle
stesse dirigenze sindacali (che, si sa, poi diventano quasi sempre
parlamentari o uomini di governo, a fine mandato, se ovviamente hanno
saputo fare il loro dovere nel sindacato...)
Non ci si può stupire se, in un
sistema così diffidente e colluso, in cambio e meritatamente, il
Governo possa permettersi di appioppare alla CGIL l'ennesima
fregatura, quella sui voucher.
Sempre che la stessa CGIL, che peraltro
ha usato proprio i tanto vituperati voucher per molti propri
lavoratori senza contratto, non fosse d'accordo anche su questo, alla
faccia dei cortei di finta protesta che ancora oggi si snodano sulle
nostre strade.
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