martedì 16 maggio 2017

viaggiare, vivere, amare, morire

E' stato un viaggio strano questo, forse con troppe cose dentro, e sempre poco tempo, soprattutto per noi.
Un viaggio un po' da giapponesi, un japan tour.
Ma, anche così, siamo stati bene, comunque.

Siamo partiti nel veronese, alla festicciola di Kether, la scuolina libertaria di Avesa.
Una casa nel verde, tra le colline, circondata da un bel bosco abitato da bambini e ragazzi.
Niente di più distante, purtroppo, dai casamenti, dalle ambientazioni e dai costumi delle scuole normali, luoghi sempre più controllati, asettici e inumani.
Pioveva leggermente, ma continuamente, e siamo dovuti restare dentro, a gustarci la tenerella di Ferrara (una squisita torta morbida al cioccolato) e ad ammirare le operette creative dei bambini e dei grandi.

Poi siamo stati a Treviso, imbandierata per la festa nazionale degli alpini.
Una piccola città (80.000 abitanti) che attendeva 500.000 visitatori in tre giorni!
Incredibile quanto nazionalismo e patriottismo ci sia ancora in queste zone ancora ferite dai milioni di morti della Grande guerra. La guerra costruisce di sé un mito, anziché un rifiuto.
Anche quando la si celebra per i suoi morti, si rivitalizza e rinasce sempre nei cuoti, come Hillman ci ha ricordato. Verso di lei perdura un terribile amore.
E' quella stessa guerra che oggi ci riporta ai forni crematori in Siria, alla distruzione delle metropoli irachene, ai missili nucleari nordcoreani.
Alla guerra che invade le nostre vite, fosse anche solo come spettacolo (per ora).

Tra un posto e l'altro (visti anche i prezzi assurdi dei treni, ormai quasi tutti TAV) ci siamo serviti per la prima volta del Bla Bla car.
La cosa funziona, e costa decisamente meno.
Nel primo car-pooling abbiamo incontrato un tipo che non dormiva mai, un esperto di sicurezza civile e militare, in partenza per Tel Aviv. Meno male che il percorso era breve, perchè oltretutto era anche razzista.
Nel secondo un pugliese costretto a vivere al nord per lavoro (nel settore alberghiero).
Non parlava altro che di professioni, denaro e stipendi.
Ma al nord c'è qualcuno, tra le persone normali, che parli d'altro ?
Si presenti.

Le uniche due giornate quasi solitarie per me e Vivi sono state quelle del viaggio della (sua) memoria a Duino, il luogo in cui lei ha passato gli ultimi due anni del liceo, nel Collegio per il Mondo Unito.
Un tempo era un'istituzione nata con i migliori propositi pacifisti ed interculturali, salmodianti e salmonisti.
Oggi è soprattutto un vivaio per manager da Unione Europea, banche e FMI.
Una scuola d'elite, per ragazzi di tutto il mondo, che studiano troppo e sperano in una fulminante e redditizia carriera nelle migliori università del globo.
Posti molto belli, comunque. Il collegio sta proprio all'inizio della passeggiata verso Sistiana, resa celebre da Rilke nelle sue Elegie Duinesi: un cammino che costeggia il mare placido del golfo fi Trieste e le colline e doline del Carso.
Ed anche il giro a Trieste, sino a San Giusto, ci è piaciuto molto, pur nella leggera stanchezza e nel deciso assopimento.

Poi ci siamo tuffati al Cà Rezzonico, museo del settecento veneziano, avvolti da una città unica, sempre magica, nonostante il turismo di massa.
Il sole ci ha ospitato, facendo rilucere i rii, i campielli e le calli, con tinte e riflessi degni di un Canaletto.
Il clou della visita, tanto attesa, sono state le piccole stanze dedicate agli affreschi che i Tiepolo hanno dipinto per se stessi, nella loro villa di Zianigo, dedicati a Pulcinella.
Su di loro, divertimento per li regazzi, Agamben ha scritto un intensissimo libro che io e Vivi abbiamo assaporato a lungo insieme nei mesi scorsi.
I temi del gioco, del vivere e del morire, dell'invecchiare, del senso e non senso di essere uomini percorrono gli affreschi e lo sguardo finalmente libero, stanco e vivace del vecchio Tiepolo.
E' stato emozionante trovarceli dinanzi, finalmente, come se fossero dei nostri amici da sempre.

Ultimo passaggio a Lodi, in piena campagna elettorale per il sindaco (il nostro amico Stefano ha pensato bene di candidarsi, senza molte speranze, ma con leggerezza e divertimento...).
In questi mesi ho letto un libro dedicato agli affreschi di Clusone, in val Seriana: Danza macabra e Trionfo della morte, uno dei più belli in Italia.
Allora siamo andati a vederli insieme, oltrepassando valli verdissime e fiorite, attraversate da un Serio ondoso e brillante.
L'immaginario tardo-medievale della morte è potente, impressivo, ironico e spietato.
La morte è assisa sulla bara di un imperatore, assistita da due scheletri che colpiscono all'impazzata con frecce e schioppo, mentre sotto di lei i ricchi e i padroni, i vescovi e i mercanti chiedono misericordia e perdono, e cercano di scamparsela offrendo doni e inutili prebende.
Sotto ancora gli scheletri sorridenti prendono per mano i vivi e li conducono alla danza.
Amore per la vita e senso della morte si compenetrano e si arricchiscono a vicenda, senza tregua.

Ora siamo tornati ancora una volta a casa.
Ascolto della corruzione di preti e funzionari nel Cara di Isola Capo Rizzuto, faccio la somma con quel che mi racconta Vivi su quel che vede quotidianamente in quelli di Roma in cui lavora (spero non per molto): un vero disastro, questa 'accoglienza' dei profughi.
Soltanto uno sporco affare sulla pelle di povera gente disgraziata e disperata, che finisce dalla padella alla brace. Una solidarietà che assomiglia sempre di più al nazismo.
Un'Europa senza cuore, non più cristiana, che non è mai diventata umana.
A proposito di non umani e di futuro dell'Europa, vedo in libreria il libro di Macron che si intitola sfacciatamente 'Rivoluzione'.
Lui è al centro della copertina, che si rifà il nodo alla cravatta, e procede verso l'avvenire con fare sicuro e vincente.
Ieri ha scelto il suo Philippe (uno di destra) ed ha incontrato la Merkel, mentre i socialisti e i laburisti si sgretolano in tutta Europa. Il centro si fa destra e prova a proseguire a governarci.
L'alleanza post-elettorale tra Renzi e Berlusconi si avvicina anche per noi.
Le vacanze sono finite.










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