E'
stato un viaggio strano questo, forse con troppe cose dentro, e sempre poco
tempo, soprattutto per noi.
Un
viaggio un po' da giapponesi, un japan tour.
Ma,
anche così, siamo stati bene, comunque.
Siamo
partiti nel veronese, alla festicciola di Kether, la scuolina
libertaria di Avesa.
Una
casa nel verde, tra le colline, circondata da un bel bosco abitato da
bambini e ragazzi.
Niente
di più distante, purtroppo, dai casamenti, dalle ambientazioni e dai
costumi delle scuole normali, luoghi sempre più controllati,
asettici e inumani.
Pioveva
leggermente, ma continuamente, e siamo dovuti restare dentro, a
gustarci la tenerella di Ferrara (una squisita torta morbida al
cioccolato) e ad ammirare le operette creative dei bambini e dei
grandi.
Poi
siamo stati a Treviso, imbandierata per la festa nazionale degli
alpini.
Una
piccola città (80.000 abitanti) che attendeva 500.000 visitatori in
tre giorni!
Incredibile
quanto nazionalismo e patriottismo ci sia ancora in queste zone
ancora ferite dai milioni di morti della Grande guerra. La guerra
costruisce di sé un mito, anziché un rifiuto.
Anche
quando la si celebra per i suoi morti, si rivitalizza e rinasce
sempre nei cuoti, come Hillman ci ha ricordato. Verso di lei perdura
un terribile amore.
E'
quella stessa guerra che oggi ci riporta ai forni crematori in Siria,
alla distruzione delle metropoli irachene, ai missili nucleari
nordcoreani.
Alla
guerra che invade le nostre vite, fosse anche solo come spettacolo
(per ora).
Tra
un posto e l'altro (visti anche i prezzi assurdi dei treni, ormai
quasi tutti TAV) ci siamo serviti per la prima volta del Bla Bla car.
La
cosa funziona, e costa decisamente meno.
Nel
primo car-pooling abbiamo incontrato un tipo che non dormiva mai, un
esperto di sicurezza civile e militare, in partenza per Tel Aviv.
Meno male che il percorso era breve, perchè oltretutto era anche
razzista.
Nel
secondo un pugliese costretto a vivere al nord per lavoro (nel
settore alberghiero).
Non
parlava altro che di professioni, denaro e stipendi.
Ma
al nord c'è qualcuno, tra le persone normali, che parli d'altro ?
Si
presenti.
Le
uniche due giornate quasi solitarie per me e Vivi sono state quelle
del viaggio della (sua) memoria a Duino, il luogo in cui lei ha
passato gli ultimi due anni del liceo, nel Collegio per il Mondo
Unito.
Un
tempo era un'istituzione nata con i migliori propositi pacifisti ed
interculturali, salmodianti e salmonisti.
Oggi
è soprattutto un vivaio per manager da Unione Europea, banche e FMI.
Una
scuola d'elite, per ragazzi di tutto il mondo, che studiano troppo e
sperano in una fulminante e redditizia carriera nelle migliori
università del globo.
Posti
molto belli, comunque. Il collegio sta proprio all'inizio della
passeggiata verso Sistiana, resa celebre da Rilke nelle sue Elegie
Duinesi: un cammino che costeggia il mare placido del golfo fi
Trieste e le colline e doline del Carso.
Ed
anche il giro a Trieste, sino a San Giusto, ci è piaciuto molto, pur
nella leggera stanchezza e nel deciso assopimento.
Poi
ci siamo tuffati al Cà Rezzonico, museo del settecento veneziano,
avvolti da una città unica, sempre magica, nonostante il turismo di
massa.
Il
sole ci ha ospitato, facendo rilucere i rii, i campielli e le calli,
con tinte e riflessi degni di un Canaletto.
Il
clou della visita, tanto attesa, sono state le piccole stanze
dedicate agli affreschi che i Tiepolo hanno dipinto per se stessi,
nella loro villa di Zianigo, dedicati a Pulcinella.
Su
di loro, divertimento per li regazzi, Agamben ha scritto un
intensissimo libro che io e Vivi abbiamo assaporato a lungo insieme
nei mesi scorsi.
I
temi del gioco, del vivere e del morire, dell'invecchiare, del senso
e non senso di essere uomini percorrono gli affreschi e lo sguardo
finalmente libero, stanco e vivace del vecchio Tiepolo.
E'
stato emozionante trovarceli dinanzi, finalmente, come se fossero dei
nostri amici da sempre.
Ultimo
passaggio a Lodi, in piena campagna elettorale per il sindaco (il
nostro amico Stefano ha pensato bene di candidarsi, senza molte
speranze, ma con leggerezza e divertimento...).
In
questi mesi ho letto un libro dedicato agli affreschi di Clusone, in
val Seriana: Danza macabra e Trionfo della morte, uno dei più belli
in Italia.
Allora
siamo andati a vederli insieme, oltrepassando valli verdissime e
fiorite, attraversate da un Serio ondoso e brillante.
L'immaginario
tardo-medievale della morte è potente, impressivo, ironico e
spietato.
La
morte è assisa sulla bara di un imperatore, assistita da due
scheletri che colpiscono all'impazzata con frecce e schioppo, mentre
sotto di lei i ricchi e i padroni, i vescovi e i mercanti chiedono
misericordia e perdono, e cercano di scamparsela offrendo doni e
inutili prebende.
Sotto
ancora gli scheletri sorridenti prendono per mano i vivi e li
conducono alla danza.
Amore
per la vita e senso della morte si compenetrano e si arricchiscono a
vicenda, senza tregua.
Ora
siamo tornati ancora una volta a casa.
Ascolto
della corruzione di preti e funzionari nel Cara di Isola Capo
Rizzuto, faccio la somma con quel che mi racconta Vivi su quel che
vede quotidianamente in quelli di Roma in cui lavora (spero non per
molto): un vero disastro, questa 'accoglienza' dei profughi.
Soltanto
uno sporco affare sulla pelle di povera gente disgraziata e
disperata, che finisce dalla padella alla brace. Una solidarietà che
assomiglia sempre di più al nazismo.
Un'Europa
senza cuore, non più cristiana, che non è mai diventata umana.
A
proposito di non umani e di futuro dell'Europa, vedo in libreria il
libro di Macron che si intitola sfacciatamente 'Rivoluzione'.
Lui
è al centro della copertina, che si rifà il nodo alla cravatta, e
procede verso l'avvenire con fare sicuro e vincente.
Ieri
ha scelto il suo Philippe (uno di destra) ed ha incontrato la Merkel,
mentre i socialisti e i laburisti si sgretolano in tutta Europa. Il
centro si fa destra e prova a proseguire a governarci.
L'alleanza
post-elettorale tra Renzi e Berlusconi si avvicina anche per noi.
Le
vacanze sono finite.
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