mercoledì 3 maggio 2017

dilemmi (non diletti)

Sono un topo ? O sono un hipster ?
Dopo qualche anno molti di questi giovani si accorgeranno di trovarsi in una corsa di topi. I giovani operai se ne accorgeranno dall'intensificarsi del ritmo di lavoro e, se si sposano, dalla scadenza delle cambiali. All'Uomo dell'Organizzazione ciò si manifesterà come rivalità tra colleghi, spinta al conformismo che la ditta esercita su di lui, ecc. Di tutti costoro la maggior parte seguiteranno a correre, ma qualcuno si scoraggerà e smetterà. Orbene, che ne è di questi pochi ?
Non è probabile che essi scelgano l'altra alternativa -quella di sforzarsi di restare in qualche modo nella società, senza far parte dell'Organizzazione. Perchè l'esperienza ha tolto loro ogni illusione: sono diventati hip.
L'hipster è una persona che si è allontanata dalla realtà commerciale, materiale, politica, fisica, intellettuale, credendo intensamente e proteggendo soltanto la sua individualità autentica, non emotiva, asociale e amorale. Il puro hipster non ha contatti formali e continuati con altri esseri umani; mantiene relazioni spontanee con coloro con i quali sente di essere in rapporto. Ci sono pochi hipster puri, di modo che un hipster può essere semplicemente una persona d'un cinismo estremo e amorale, cui dispiacciono i rapporti col prossimo, ossessionato dalla futilità e insincerità della vita moderna e che ha una forte inclinazione psicologica verso la morte; oppure una persona estremamente controllata e brillante.
Questi giovani precocemente disillusi, hip e rinunciatari, formano la Beat Generation.
Quali fattori di una genesi tipica di una Beat Generation abbiamo suggerito: 1. attaccamento alla famiglia borghese, ma 2. ripudio dei suoi valori, 3. senza altri valori validi in cui crescere.
I beats si ritengono in una crisi metafisica; debbono scegliere fra il sistema e la vita eterna, e quindi le loro espressioni filosofiche sono religiose e cosparse di riferimenti all'Apocalisse...
Nel complesso, la loro non è una posizione salda: rinunciare senza sapersi staccare, e dovere quindi fare ricorso a espedienti apocalittici.

Animale o asceta ?
Nella teoria e pratica ideali, la sessualità è considerata una delle funzioni naturali più importanti e l'atteggiamento verso di essa va dalla tolleranza all'esaltazione. Questa è la posizione di tutto il Pensiero, dalle pubbliche autorità alle riviste femminili, e della Corte Suprema nelle sue decisioni sui classici della letteratura; ed è messa in pratica, in una certa misura, da genitori psicologi, da igienisti mentali, da asili infantili e da gruppi di adolescenti e di adulti.
Ma ci sono incoerenze sconcertanti.
Ciò che va bene per il fratello, non va bene per la sorella, sebbene ogni ragazza sia la sorella di qualcuno.
Ciò che è ammesso e tacitamente perdonato non può pero farsi apertamente.
Così, sarebbe inconcepibile che un editore pubblicasse un sobrio raccontino per ragazzi avente a soggetto il giocare a fare il medico, o la sorprendente scoperta della masturbazione.
A un personaggio di un racconto d'avventura per ragazzo o per adulti avere un'erezione non è lecito come divorare un panino o addormentarsi.
Appare evidente che, come sempre, il solo antidoto ai tanto deprecati fumetti sadico-sessuali sarebbe presentare in tono normale la nuda verità; mentre quel che abbiamo -tolleranza unita alla rinuncia al contatto reale- produce esattamente l'impulso sadico-sessuale.

Sono un rivoluzionario ? O un conservatore ?
Alcune rivoluzioni non hanno luogo, la maggior parte vengono compiute a mezzo o compromesse, producendo così, nel sistema sociale, valori ambigui che si sarebbero evitati se il mutamento fosse stato più radicale. Una rivoluzione compromessa tende a sconvolgere la tradizione, senza raggiungere un nuovo equilibrio sociale.
Tesi di questo libro è, appunto, che il cumulo delle rivoluzioni mancate o compromesse dei tempi moderni, con le ambiguità e gli squilibri conseguenti, ricade inevitabilmente soprattutto sulla gioventù, rendendole difficile crescere.
La tradizione è stata spezzata, e mancano nuovi criteri da sostituire ai vecchi. La cultura diventa eclettica, sensazionale o fasulla (la nostra cultura attuale è tutt'e tre le cose insieme).
Non possiamo tornare indietro, perchè non c'è nulla a cui ritornare. Per avere una comunità stabile e completa in cui i giovani possano diventare uomini, dobbiamo faticosamente portare a compimento la nostra nuova tradizione rivoluzionaria.
In modo paradossale, questa decisione stoica esprime una posizione conservatrice, che mira alla stabilità e all'equilibrio sociale. Spesso, infatti, non si tratta di fare innovazioni, ma di riguadagnare e ristabilire le giuste proporzioni.
Ma certo, nel nostro sistema di vita, dispersivo e unilaterale, la proposta di conservare le risorse umane e di sviluppare le capacità umane è divenuta un'innovazione radicale.



Paul Goodman, 'La gioventù assurda. Problemi dei giovani nel sistema organizzato', 1956 (Einaudi, 1964) 

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