A
sessant'anni esatti dalla sua fondazione, l'Unione Europea festeggia
la sua fine.
Si
sono incontrati a Versailles, come il Re e gli Stati Generali prima
della loro dipartita, come se fossero ancora i monarchi d'Occidente.
Ma
dietro l'apparente grandeur dei riti e dei proclami quelli che si
incontrano sono solo dei leader falliti, sia in patria che sullo
scenario continentale, e ancor più su quello planetario.
Dopo
la falsa cooperazione dell'Unione a 28 (che è sempre stata una pia
illusione ed una mera parvenza), oggi ci raccontano la falsa (farsa)
cooperazione dell'Europa a 4 che blatera di un'Europa a più
velocità, cioè -di fatto-del fallimento dell'Europa unita.
Una
falsità e una farsa perchè non esiste unione e parità e pari
velocità neppure tra i 4 paesi che si sono incontrati e che si
arrogano il diritto di decidere per tutti.
Quel
che decide è sempre solo la Germania, peraltro sempre più
indebolita su altre scale, e gli altri seguono sempre e solo a ruota.
'Se
ci fermiamo, crolla tutto', insiste la Merkel.
E
quindi, chi ritiene di poterlo fare deve continuare a correre, verso
il baratro.
Mentre
tutti gli altri paesi più poveri dell'Unione, che sono già nel
baratro, vengono ulteriormente abbandonati a se stessi o, ancor
peggio, affidati alle cure amorevoli della BCE o del FMI.
Quando
si dice infatti che 'nessuno resterà indietro', si mente sapendo di
mentire.
Perchè
le due e più velocità ci sono già, e ci sono già persone e paesi
che stanno indietro, e di molto.
I
sistemi competitivi generano pochissimi vincenti e moltissimi
perdenti, inutile negarlo.
E
così è anche per l'Europa, falsamente unita dal denaro, ma in
realtà divisa e stracciata proprio dai mercati e dalla finanza.
Ecco
perchè gli attuali regimi di centro saranno sostituiti dalla destra
nelle prossime elezioni: Macron in Francia, per quanto sia stato
ministro di Hollande, si ricorderà ancor più di essere il banchiere
della famiglia Rotschild; Rajoy e Gentiloni sono soltanto comparse
temporanee e insipide; la Merkel stessa vacilla e sarà sconfitta a
breve.
Nel
frattempo, ci governano e decidono per noi e per altri, generando
soltanto ulteriori odii e disprezzo, malcontento e sfiducia.
Ad
un'Europa dinastica fa riscontro un'Italietta delle famigliole al
potere.
Quelle
di sempre, ma anche quelle nuove, della provincia toscana, quelle
della Rignano Insabbiadoro.
I
piccoli feudi conquistati dalla famiglia Renzi e dai suoi minimi
sodali, le combriccole di amichetti e bancari da strapazzo, le
massonerie d'accatto, i moschettieri di cassa e spada che ci
assediano e fanno soldi alle nostre spalle, occupando e depredando
gli spazi pubblici e le risorse dello stato: tutto questo va a
dimostrarsi ancora vero, alla faccia delle tanto sbandierate
rottamazioni e meritocrazie e progressi e nuovo che avanza.
La
solita storia, da sempre, si ripete ancora una volta, con nuovi
personaggi in cerca d'autore.
Così
finisce, ingloriosamente, la storia del grande riformatore
social-democratico, così come era già finita la storiella della
'riforma liberale' di Berluscoionis, così come sono andati ad
infrangersi tutti i tentativi di cambiare la storia profonda del
nostro paese.
Un
paese che vive da sempre sui familismi amorali, sulle dinastie del
denaro e della collusione, sulla corruzione endemica,
sull'assistenzialismo e sulla emarginazione di qualunque etica
pubblica
(e
di qualunque persona o gruppo provi a rappresentarla).
Il
nostro è un paese per vecchi, anche quando al potere ci vanno i
'giovani'.
E
non parlo solo di Renzi. Anche la vicenda Raggi, purtroppo, sta
ancora una volta lì a dimostrarlo.
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