E nemmeno credeva di possedere
qualche vantaggio sui colleghi i quali, secondo Moran, si godevano e
sopportavano il matrimonio, la genitorialità, le promozioni e le
vacanze, né più né meno come lei reggeva la solitudine. Bisognava
essere sciocchi per considerarsi migliori, o anche solo diversi,
unicamente perchè si affermava qualcosa che gli altri non potevano
vantare.
L'affollata vita familiare e la
fidatezza della solitudine -due decisioni entrambe coraggiose, o
entrambe vigliacche- alla fin fine incidevano assai poco sul rpofondo
e sconcertante isolamento in cui dimora ogni cuore umano.
Considerando la penosa lunghezza
della vita, aveva detto lei, i cinque anni che avevano trascorso
insieme rappresentavano giusto una deviazione. Quello che Moran non
gli aveva detto era che, rinunciando al matrimonio, lei aveva deciso
di vivere in maniera più circoscritta, desiderando un'unica cosa:
che la mente e il cuore fossero sgombri; da allora si era attenuta
con disciplina a una drastica routine che purificava e sterilizzava
la sua esistenza.
Ma oggi erano arrivate due
telefonate, annunciando una morte e un decesso incombente, e adesso
cosa riempiva lo spazio sgombro se non un dolore che neanche la
sterilizzazione più radicale riusciva ad alleviare ? Le mancava
Josef; le mancavano le persone.
Ma la gente non sceglieva il
silenzio proprio per acquisire potere sugli altri ? Quello di sparire
è un vecchio trucco, eppure funziona sui cuori di tutte le età:
vuoi vedere che non ci libereremo mai del bambino che è in noi, il
quale, terrorizzato di non vedere più il volto amato, da allora non
ha mai smesso di gridare ?
Tutto ciò che concerne il cuore
mette il cuore in subbiglio.
Non desiderare significa non essere
vulnerabili.
Tuttavia la solitudine è una
fiducia ingannevole nella rilevanza del mondo, tanto quanto l'amore;
scegliendo di sentirci soli, proprio come scegliendo d'amare,
ricaviamo uno spazio accanto a noi che qualcun altro deve occupare;
un amico, un'amante, un barboncino nano, un violinista alla radio.
Ruyu da sempre credeva di essere capace di difendersi dall'amore e
dalla solitudine, il suo segreto consisteva nel lasciare vivere il
presente solo per il tempo che gli era consentito...
Ruyu aveva già perso ogni
possibilità, -no, non l'aveva perduta per il semplice motivo che,
fin dall'inizio, non gliene era stata accordata alcuna – di
un'infanzia normale. Lo diceva senza delusione: la delusione è per
quelli che cominciano con un progetto, è per quelli che piantano dei
semi e si rifiutano di accettare la sterilità della vita.
Quando quel sogno si era infranto,
Paul non era stato capace di immaginarne un altro...
Gli esseri umani sono dei pessimi
attori, ma i più cani di tutti sono quelli che eccedono rispetto a
quanto sarebbe loro richiesto: eroi in panni di comparse. Ma questo
forse è qualcosa da cui la gente non può astenersi; ci inventiamo
di essere importanti perchè la nostra piccolezza è troppo gravosa
da portare.
Nello sperare in un aiuto,
diventiamo piccoli, e più piccoli ancora, quando l'aiuto sperato non
arriva. Solo allora capiamo che questo momento è sempre lì, in
attesa, vorace, sotto mentite spoglie, o persino palese in tutta la
sua arroganza.
Come aveva potuto fraintendere la
vita con tanta stoltezza ?
Eppure non era questo il peggio. Il
peggio non è il momento rubato alla nostra esistenza, bensì ciò
che ne prende il posto: un abisso dentro il quale possono scivolare
facilmente tutti gli altri momenti.
Nessuno può astenersi dall'agire,
seguitò Boyang...Dobbiamo agire per vivere. E facciamo del male
oppure, se siamo davvero molto fortunati, facciamo un po' di bene. Il
problema, sai, è che il mondo è un posto squilibrato, e per
mantenere il suo squilibrio ha bisogno più del male che del bene.
Se vuoi fare una cosa buona, - se,
poniamo, vuoi dare l'elemosina a una bambina che mendica- non sembra
granchè difficile, giusto ? Invece no, non è così semplice. Per
riuscire a compiere quel gesto devi ingannare te stesso, e
convincerti che la banconota che lasci cadere nel suo cestino
l'aiuterà, le darà un boccone in più da mangiare, le risparmierà
per una volta le botte dei genitori.
Mentre in realtà tu ed io sappiamo
perfettamente che quella ragazzina forse è stata rubata o affittata
o venduta alla cricca dei mendicanti,..
E allora io cosa faccio ? Posso
darle dei soldi, oppure no, a seconda del mio umore di quel giorno.
Ma in entrambi i casi, non mi illudo di fare qualcosa di buon per
lei, o per chiunque altro.
Mi dispiace, questo è troppo
sconfortante per te ?
-Sai, ho notato che chiedi sempre
alle persone se sono felici o no-
-Davvero ?, si domandò Moran.
-Non credo che la gente domandi cose
del genere, disse Ruyu.
-No ?
-Nessuno mi ha mai chiesto se sono
felice. Tu sei la prima e l'unica. E se ci pensi, non esiste una
domanda più insulsa. Se uno risponde sì, sono felice, che succede ?
-Succede che sono felice per lui
-E se non è felice ?
-Se una persona non è felice, farò
il possibile per cambiare la sua condizione, disse Moran.
Ruyu la guardò come si guarderebbe
un uccellino mutilato da un gatto selvatico, pena e disgusto fusi in
qualcosa di meno distinguibile. Ruyu si avviò senza pronunciare
altre parole.
Essere condotta in quel modo a
comprendere la propria stoltezza era come andare a sbattere in un
muro di cui aveva sempre ignorato l'esistenza.
Forse nella vita di tutti noi c'è
una linea superata la quale si rivela una certa verità che non siamo
stati capaci di vedere prima, e che trasforma la solitudine da libera
scelta a unica condizione possibile dell'esistenza. Moran aveva
sempre pensato di aver oltrepassato quella linea già da un pezzo; ma
non riusciva ad individuare il momento esatto. ..
La sua solitudine, da cui non era
stata scelta ma che aveva scelto lei in prima perosna, era diversa
dalla solitudine di Josef: la sua era una protesta; quella di lui,
una resa...
No, quella di Moran non era una
solitudine, la sua era un'interminabile quarantena...
-Sei lenta ad andare avanti, sai ?,
disse Josef dolcemente.
-Andare avanti ? Questa è una cosa
molto americana in cui non credo, rispose Moran.
L'ultimo giorno del Ringraziamento
che Moran aveva festeggiato come moglie di Josef, nel 2001, poco dopo
l'11 settembre, l'argomento che avevano discusso a tavola era stato
l'andare avanti.
Andare avanti. Verso dove ? Verso
cosa ?, si era chiesta Moran.
In quel periodo aveva visto spesso
quella frase sui giornali e l'aveva trovata più che sconcertante,
benchè solo lei sembrava nutrire dei dubbi su cosa significasse per
quel paese, o per la sua popolazione, andare avanti.
Che sconfinata sicurezza, nella
famiglia di Josef; ma dove si potevano rinvenire le prove che tanto
ottimismo fosse giustificato ?...
La nostra mente, irretita
dall'orgoglio, non sa riconoscere la saggezza che nasce dal dolore.
Cerchiamo troppo spesso un rimedio
nella dignità, ignari che la dignità, ancora più che il rifiuto,
trasforma il nostro cuore in un organo timoroso, che implora
protezione.
La vita, col senno di poi, può
essere semplice come una serie di aneddoti, e noi la viviamo
aneddoticamente, scambiando la nostra giovanile fiducia nella
felicità, -e negli anni verdi la felicità quasi sempre significa
essere buoni, essere giusti, ed essere amati,- con la fiducia nella
possibilità di sentire meno, di soffrire poco...
Moran non era l'unica persona
intrappolata nella vita. Aveva paura d incontrare qualcun altro come
lei, ma le faceva ancora più paura non incontrarlo mai, e che nessun
suo simile la guardasse mai negli occhi, anche soltanto per un
istante, così che avrebbe saputo di non essere sola nella sua
solitudine.
La quarta volta che si mise a
strombazzare , Sizhuo la guardò gelida e disse: -Credi che a suonare
il clacson cambierà qualcosa ?
-Non lo faccio perchè cambi
qualcosa.
-Lo fai per lamentarti ?
-Per protestare.
-Che differenza c'è ?
-Protestare ti fa sentire una
persona migliore, disse Boyang. Ad ogni modo, per come la vedo io,
non c'è molta differenza.
-E protesti spesso ?
-No, rispose Boyang. In genere penso
che non serve a niente.
-Ma oggi serve ?
Si girò a guardarla.
-Cosa intendi ?
(Yiyun Li, Più gentile della
solitudine, 2014)