venerdì 13 giugno 2014

e ti ricordo ancora...

Va detto che il modo di essere di cui diamo prova nella seconda parte della nostra vita non è sempre (ammesso che lo sia di frequente) il nostro primitivo modo d'essere sviluppato o appassito, accresciuto o attenuato, ma, a volte, un modo d'essere opposto, un vero e proprio abito rivoltato...
L'aria esitante di Cottard, la sua timidezza e la sua cordialità eccessive gli avevano attirato, in gioventù, continue frecciate.
Quale amico gli consigliò un contegno glaciale ?
Ovunque..., si trasformò in un uomo freddo, perlopiù silenzioso, perentorio quando occorreva parlare, attento a non perdere l'occasione di dire qualcosa di sgradevole.
Sperimentò il suo nuovo atteggiamento con quei pazienti che, non avendolo mai visto prima, non erano in grado di fare confronti e si sarebbero assai meravigliati se fossero venuti a sapere che la ruvidezza non gli era connaturata.
Ciò che principalmente si sforzava di raggiungere era l'impassibilità, e persino durante i turni in ospedale, quando smerciava qualcuno di quei suoi giochi di parole che facevano ridere tutti, lo faceva sempre senza che un solo muscolo si muovesse nel suo volto, d'altronde irriconoscibile da quando si era fatto radere barba e baffi.

E forse sarebbe stato saggio da parte sua non farsi un'idea tanto cupa del futuro, e non escludere che l'incontro sperato potesse aver luogo quando lui non fosse più là a rallegrarsene.
Il lavoro di causalità che finisce col produrre all'incirca tutti gli effetti possibili e, di conseguenza, anche quelli che meno avevamo creduto tali, questo lavoro è talvolta lento, reso ancora più lento ancora dal nostro desiderio -il quale, cercando di accelerare, lo intralcia-, dalla nostra stessa esistenza, e non giunge a compimento che quando abbiamo cessato di desiderare e, qualche volta, di vivere.
Swann non lo sapeva forse per esperienza propria, non era forse già, nella sua vita...una felicità post mortem il matrimonio con l'Odette che aveva appassionatamente amata...e che aveva sposata quando non l'amava più, quando l'essere che, in Swann, aveva tanto sognato e tanto disperato di vivere tutta la vita accanto a Odette, quell'essere, ormai, era morto ?

Ma soprattutto, parlando dei miei gusti che non sarebbero più cambiati, di ciò che era destinato a rendere felice la mia esistenza, mio padre insinuava in me due sospetti terribilmente dolorosi.
Il primo era che (mentre ogni giorno mi consideravo come sulla soglia della mia vita, ancora intatta e pronta a debuttare soltanto l'indomani mattina) la mia esistenza fosse già cominciata – di più: che ciò che ne sarebbe seguito non sarebbe stato molto diverso da ciò che era trascorso.
Il secondo sospetto...era che io non mi trovassi al di fuori del Tempo, bensì sottoposto alle sue leggi...
Teoricamente uno sa che la terra gira, ma di fatto non se ne accorge, il suolo sul quale cammina sembra che non si muova, e si vive tranquilli.
Lo stesso avviene col Tempo nella vita.
E, per renderne percettibile la fuga, i romanzieri sono costretti ad accelerare follemente gli scatti della lancetta, facendo varcare al lettore dieci, venti, trent'anni in due minuti.
All'inizio della pagina si è lasciato un amante pieno di speranza, alla fine della successiva lo si ritrova ottuagenario, mentre nel cortile di un ospizio compie faticosamente la sua passeggiata quotidiana, a stento in grado di rispondere a chi gli rivolge la parola, dimentico del passato.
Dicendo di me: 'Non è più un bambino...', mio padre aveva fatto di colpo apparire ai miei occhi l'immagine di me stesso dentro il Tempo e mi causava un particolare genere di tristezza, come se fossi stato non ancora il vecchio illanguidito dell'ospizio, ma uno di quegli eroi dei quali l'autore, in un tono che l'indifferenza rende particolarmente crudele, ci dice alla fine di un libro:
'Lascia sempre più di rado la campagna. Ha finito per stabilirvisi definitivamente, ecc.'...


(Marcel Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore. Intorno a Madame Swann)

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