Abbiamo iniziato con le bandiere e gli inni ai mondiali di calcio, quasi per scherzo.
Nessuno di noi, vissuto dopo gli anni 70, poteva pensare che sarebbero riemersi patriottismi e amor di patria, soprattutto in Italia.
E invece, davanti all'evidente fallimento delle prospettive interstatali e internazionali (ONU, Unione Europea...) e ai disastri della globalizzazione forzata, riemergono le patrie.
Magari locali, come per la Lega Nord, oppure nazionaliste e totalizzanti, come per il Fronte nazionale dei Le Pen. Magari 'di sinistra', come per i grillini anti-euro.
Ma comunque riemergono i patriottismi, questa volta contro l'Europa.
Delle banche, degli eurocrati, della finanza rapace, è vero.
Ma chi si oppone non lo fa per andare verso un modello non liberista e non capitalista, ma soltanto per tutelare i propri interessi e le proprie economie contro altri, quasi sempre più poveri.
Quando un processo evolutivo si rivela improbabile, fallimentare, o anche troppo difficile e doloroso, si ripiomba all'indietro, a rimpiangere il tempo che fu, a riconoscersi non più nelle relazioni create, ma in quelle del passato, che si chiamino lingua o radici, o soldi.
Rileggere 'Il tradimento dei chierici' (1927) di Julien Benda, di questi tempi, può essere istruttivo.
Anche per capire quel che-allora- è avvenuto dopo.
E' quel che vediamo avvenire da noi, ma -in modo più drammatico ed eclatante- in questi giorni in Crimea.
Attraverso un referendum (democratico ?) una stragrande maggioranza di popolazione si riannette a Mosca, che l'aveva (democraticamente ?) ceduta all'Ucraina qualche decennio fa.
Rispuntano bandiere rosse, non solo russe. Facce di Stalin con il kalashnikov in braccio.
E tutti , meno le minoranze, in festa.
Europa e Usa fanno la voce grossa, ma -si sa- è tutta una finta.
E poi, come possono opporsi ad un referendum ?
Sanno che -se si lasciasse davvero ai popoli la scelta- molti degli stati artificiali oggi esistenti non esisterebbero più, compresa l'Italia forse.
Dietro il finto patriottismo d'immagine, quel che cova infatti è proprio il desiderio di separarsi, di dividersi, di creare muri e muretti, di rifugiarsi nelle proprie tane.
Di difendersi dalla diversità, di assecondare quel corso della storia in cui tradizione e modernità trovano il loro tragico punto di incontro: l'individuazione e la massa.
La democrazia sta perdendo la sua lotta contro i retaggi della storia, anche perchè essi sono presenti e forti nella stessa cultura che l'ha generata.
Da qui, riemergono le connessioni invincibili e ridondanti tra Stato e Guerra, tra democrazia e violenza delle maggioranze, tra diritto e vittoria.
Non ne siamo mai usciti, e riprendono ad avvolgerci nella loro tela mortale...
Nessun commento:
Posta un commento