martedì 13 febbraio 2024

si fa ma non si dice, si dice ma non si fa

 

A Sanremo Geolier si traveste da buon uomo antiviolenza e quasi la spunta.

Diventa eroe del sud terrone, premiato dal sindaco di Napoli, che dimentica i trascorsi del ragazzo quando -da buon trapper non proprio trappista- esaltava camorra, narcos, armi e maschilismo.

Tutto dimenticato, in un attimo.

L'importante è vincere, magari contro i nordisti razzisti che lo fischiano e lasciano la sala.

Da aggressore a vittima, e così si vince (e non solo al festival).

L'importante è saper dire qualcosa ed il suo opposto, a seconda di quel che conviene al momento e di chi vuoi attirare, per farti votare (come accade in tutte le tenzoni elettorali, d'altronde).


A Sanremo quasi tutti esibiscono vestiari alla Dolce e Gabbati.

Trionfo assoluto e nauseabondo del fashionismo: Mengoni con le shirts traforate a fiori, Mahmoud che alterna i cori ancestrali di maschi sardi con sembianze asessuate e liftate da Guerre Stellari.

Tutti e tutte col petto scoperto, a mostrare peraltro orribili tatuaggi.

Oggi si attaccano D'Agostino e Gomez per aver detto che i due cantanti sono omosessuali, visto che loro lo mostrano continuamente, ma non lo dichiarano apertamente.

Come se si comunicasse soltanto a parole!

Il fashionismo ama l'ambiguità: fa più notizia, attrae così da tutte le parti, si fanno più soldi.

Gli attacchi agli outing non voluti mi ricordano quelli che espongono tutte le loro vergogne ed intimità sui social e poi si lamentano di essere attaccati dagli haters.


A Sanremo si prova a censurare chi sussurra 'genocidio' o chi vuol parlare di 'immigrati'.

Ci si deve solo divertire, dimenticare, non pensare.

Sappiamo che cosa è oggi il mondo dentro cui lo spettacolo deve proseguire.

E proprio per questo non si deve dire, per non sciupare tutto.

Ora: non ha molto senso pensare di fare dichiarazioni politiche ad un festival.

Ma esistono oggi altri spazi per dire quel che si pensa?

Forse i partiti o il Parlamento ? Non scherziamo.

La censura e l'autocensura trionfano ormai ovunque.

Chiamare ancora questa roba  'democrazia'  fa solo sorridere.






1 commento:

  1. Uno spettacolo squallido e nauseabondo.
    Per non parlare della dichiarazione propagandistica della Venier, che ammonisce e fa la predica dicendo che non bisogna parlare di "POLITICA e di GUERRE" durante il Festival della "canzone", quando proprio l'anno scorso i presentatori leggevano in pompa magna dichiarazioni di guerra firmate presidente Ucraina.

    E come può fare l'italiano medio a non essere confuso?

    URGONO ANTICORPI....

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