martedì 27 febbraio 2024

già un secolo fa...

 

Uno slogan? Buon Dio, è qualcosa che oscilla tra deformazione cosciente, menzogna premeditata e semplice esagerazione. Sta a mezzo tra la stupidità di un pappagallo che vuol essere camuffata e la pregnante concisione di un vecchio detto. Ha in sé qualcosa della pubblicità, che nessuno ritiene veritiera, ma da cui però tutti si lasciano influenzare. Ha qualcosa dell'infondatezza di una moda, ma anche di quella dei principi morali che inculchiamo nei nostri figli proprio come sono stati inculcati a noi, senza possedere altra prova della loro giustezza all'infuori della sensazione che ognuno è appunto tenuto a crederci...Gli slogan non sono mai del tutto veri e raramente del tutto falsi: su questo poggia la loro capacità di imporsi a tanti. E anche sul fatto che nella vita umana esistono pochissime cose che il singolo può veramente sapere; in parte perché non si possono proprio conoscere e riconoscere ma soltanto credere, in parte perché l'urgenza della vita e il poco tempo ci costringono a credere e a fare molte più cose di quante ne vorremmo conoscere nella loro essenza...


Quando un entusiasmo non è più genuino, alza la voce; è così che dal patriottismo verbale si passa al patriottismo polmonare...Allora c'erano degli onesti patrioti polmonari, i quali credevano che la Madre Austria avrebbe perso subito alcuni chili qualora non venisse quotidianamente rassicurata su quanto fosse forte in guerra...Il patriottismo della ripresa commerciale, invece, è attinente soltanto all'economia di guerra. Sua legge è: se calano le entrate, deve aumentare il patriottismo.


I peccati capitali sono sette; ma in Austria ne esiste un ottavo: il peccato capitale austriaco si chiama opportunità. Opportunità, parola affascinante e raffinata! Racchiude in sé il senso del 'non fare'. É una parola cui non serve né scienza nè coscienza, perché il suo nocciolo sta tutto in quel 'non fare'. Non dà pensieri, non induce a meditazioni, turbamenti e fatiche, perché quel 'non fare', 'non fare' è una mandragora che scaccia ogni fastidio. Se un comune deve multare un commerciante di generi alimentari che è un importante elettore, 'non farlo','non farlo' dice l'opportunità, perchè le elezioni sono alle porte... Così vanno le cose in Austria, si invocano uomini decisi e poi ci si sente offesi dai loro interventi e li si elimina. Così si prepara il terreno all'opportunità, dove hanno successo non gli uomini rispettabili, ma gli uomini manovrabili. E una volta che l'opportunità ha preso piede,è difficile distinguere se per caso non sia soltanto un opportunista anche chi spera di avere successo nel ruolo di persona decisa. Così la sfiducia è conseguenza dell'opportunità e l'opportunità conseguenza della sfiducia...


O criticone, criticone, chi mai oggi viene criticato quanto te? Vedi nero e vieni dipinto di nero. Ti fanno scontare la tua scontentezza. Ti rimbrottano i tuoi rimbrotti. Ti disfano come disfattista. E come diffusore di voci allarmistiche hanno persino minacciato di sbatterti in galera! Il nuovo austriaco ti perseguita sostenendo che lo disonori... Una cosa non ha mai tollerato: dire, secondo il vecchio adagio, pane al pane. O vino al vino. Insomma chiamare le cose con il loro nome. Chi cercava di farlo, gli diventava sospetto...Si preferiva insultare invece di disapprovare, era lecito condannare invece di giudicare. Chi ingiuriava era considerato chic; chi si sforzava, con sincerità e modestia, di elaborare un proprio giudizio, passava ben presto per un tipo insulso o presuntuoso... Era come se l'esagerazione venisse ritenuta l'unica possibilità con cui legittimare un'opinione personale. Non è forse vero che negli ultimi decenni le opinioni politiche sono state sostenute cn un trasporto senza paragoni? Che la battaglia aveva assunto talvolta toni di devastante violenza? É vero, per eccesso. Perchè, curiosamente, nessuno l'aveva presa molto sul serio.


(Robert Musil, La guerra parallela, 1916)






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