venerdì 24 febbraio 2017

no-global ?

Fra poco parteciperò ad un incontro con studenti in cui verrà proiettato il film 'Diaz' e si parlerà di quel che è successo a Genova e quel che è accaduto dopo, in questi ultimi quasi sedici anni.
L'occasione mi ha portato a rifocalizzare quell'esperienza, che è stata così forte e decisiva per i movimenti a cui ho aderito, per la loro sorte e per la loro morte.
Con l'andare degli anni è risultato ancora più evidente quel che i muri di Genova significavano simbolicamente: la chiusura e la difesa di roccaforti di privilegio e di decisione autoritaria, non disponibile alla mediazione, e quindi post-democratiche. La violenza armata e la militarizzazione quali modalità di nuovo possibili in politica, in aggiunta ai soft power consumistici e da lavaggio del cervello massmediatico. La globalizzazione dei mercati e della finanza e la chiusura alla libera circolazione delle persone e dei poveri.

Qualcosa sta cambiando negli ultimi anni.
La globalizzazione ansima paurosamente.
I poveri e i migranti sono sempre di più, dentro i nostri confini o alle nostre frontiere.
La guerra sta avanzando e ormai copre buona parte del pianeta, in una forma o nell'altra (guerra classica, guerriglia, terrorismo).
Le aziende tornano a proteggersi di più e a cercare aiuto negli stati nazionali, il protezionismo e l'isolazionismo crescono e cresceranno insieme a Trump e alle nuove destre europee.
I social network e Internet per tutti non riescono più a nascondere l'isolamento e l'infelicità delle persone, oltre a manifestare un aumento della loro controllabilità ed autosfruttamento dei sè come risorsa digitale.
Le democrazie sono sempre più finte ed apparenti, sfiduciate dai cittadini, amorfe e sbiadite.

Quel che sta accadendo era stato predetto a Genova, qualche mese prima che accadesse l'attacco alle Torri Gemelle, evento che ha fatto il resto ed ha accelerato ulteriormente dei processi già in atto e, in gran parte, già decisi in alto.
Inutile dire ora che avevamo ragione.
Non siamo riusciti ad organizzare questo no, non siamo riusciti a darcela e a farcela dare questa ragione.
E, in compenso, da Genova in poi, ce le hanno date di santa ragione.
Intere generazioni, e soprattutto i giovani che si affacciavano all'azione politica proprio in quell'occasione, sono state minacciate e colpite fisicamente, in quei giorni.
E da allora si sono nascoste, si sono arrese, sono tornate a casa.
Il segnale è arrivato, chiaro. E ha funzionato: la paura ha chiuso gli spazi di una politica ancora possibile.
Molti anche i limiti interni ai movimenti. di cui abbiamo già parlato più volte.
Ma l'ondata è stata davvero potente.
Lo vediamo oggi, circondati come siamo da milioni di aspiranti Justin Bieber e scimmiottanti Paris Hilton, ipnotizzati dagli smartphone e mantenuti dal papà.
Vedremo quale sarà la situazione, tra altri quindici anni.

1 commento:

  1. Uniche inconsapevolezze verso una massa imploreranno l'apertura dei cancelli del macello e mentre vi entrano, penseranno che a farlo sono gli altri.

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