A
John Berger
in
loving memory
Mi
sembrò sollevato, chiese:
-Oggi
lavori ?
-No,
non lavoro più.
-Veramente
?
-Veramente.
-Papà
dice che chi non lavora non mangia.
-Tuo
padre ha sempre ragione. Non mangerò.
-Se
non lavori, giochiamo ?
24
ottobre. Il primo a segnalarti il declino è il telefono, squilla
sempre di meno.
Poi
piano piano diminuisce anche la posta cartacea, quella elettronica.
Spesso
penso: meno male che non sono su facebook o su twitter, i segnali
sarebbero ancora più vistosi. D'altra parte non fare uso dei social
è anch'esso un segno di come sono finito fuori del tempo. Lavori,
certo, continueranno ad arrivarmene, ma col contagocce, senza
l'accavallarsi caotico di una volta. Dico a me stesso che mi cercano
poco o niente perchè faccio il difficile. Però non è così. La
verità è che molti di quelli che hanno apprezzato le mie capacità
o sono vecchi quanto me, o sono morti, o sono stati messi fuori
gioco. E' normale dunque che il cellulare ronzi di rado e io passi le
giornate sostanzialmente chiuso in casa, leggendo e rileggendo
James...
Quando
James, nel 1906, a sessantatre anni, scrisse The Jolly Corner, the
jolly joker, il giocatore giulivo, era una carta abbastanza giovane.
A
casa di Betta i termosifoni sono sempre tiepidi. Mezzo secolo fa non
c'erano affatto. Gli infissi chiudevano male, gli spifferi erano
taglienti, d'inverno si moriva di freddo.
E
tuttavia non ricordo questo gelo insopportabile, è un freddo nuovo
fatto un po' di stanchezza, un po' di malattia, un po' di cattivo
umore, un po' di vecchiaia...
Solo
adesso, in vecchiaia, mi pare condivisibile un concetto che in realtà
ho sempre detestato e cioè che la forza della bellezza sta nel non
avere motivazioni, nemmeno -scrive James- il fantasma di una
motivazione. Ma ormai è troppo tardi, la testa è quella che è. Ho
detto a mio genero, tanto per chiacchierare: non ho mai fatto un
quadro senza cercare una ragione grande per mettermi al lavoro. E
lui, con gentilezza: è giusto, ma se i quadri sono piccoli, le
grandi motivazioni non li rendono grandi. E' un uomo fatto così, la
sua aggressività si manifesta con garbo.
Una
volta -era passato per Milano- m'è venuto da confidargli: credo di
aver fatto tutto quello che potevo fare, forse è arrivato il momento
di fermarmi. Saverio ha subito acconsentito: sì, è vero, a una
certa età bisogna fermarsi. Ci sono rimasto male...
(da
Scherzetto (2016), di Domenico Starnone, un giocatore giulivo di 73
anni...)
Dopo
un'infinita estate e un caldissimo autunno è arrivato il grande
freddo artico.
Un
freddo a sua volta esagerato, eccessivo, che sta paralizzando intere
aree del paese, soprattutto in un Sud poco allenato alla neve e al
gelo.
Io,
un po' imprudentemente mi sono rapato e sbarbato a fondo, in attesa
del clima tropicale indonesiano (partiremo tra una settimana).
Abbiamo
riordinato la cucina e smosso le credenze ((solo quelle di casa,
quelle religiose e ideologiche restano ferme lì, in freezer).
Festeggio
anche così il mio 56.mo anno, giunto ieri, quasi clandestinamente, a
completarsi nelle gambe e nella mente.
Abbiamo
deliberato con Vivi che da ora in poi lei crescerà anno per anno,
mentre io ne perderò uno all'anno, così tra 12 anni ci
raggiungeremo almeno nell'età.
Nel
freddissimo inverno che ci avvolge, il cuore resta caldo.
Ci
siamo riscaldati anche i piedi e le mani, a lungo.
Proseguiamo
ad attraversare il gelo del mondo, un grande freddo mondo che mette
solo tanta tristezza: poveracci buttati sui marciapiedi, guerre nelle
città-disastro e attentati al divertimento e allo svago, finte feste
e farisei solidarismi di gente che prosegue a votare PD e a farsi i
cazzi suoi per tutto il resto dell'anno.
Produciamo
le cause e curiamo gli effetti: ci teniamo Minniti, quel Berjia senza
Stalin, che agli Interni si prepara a moltiplicare i lager per
respingere immigrati.
E
poi ci commuoviamo per i negretti senza scarpe.
Ci
teniamo Padoan e Draghi, che stanno affamando intere generazioni di
precari e disoccupati, che poi assistiamo da barboni, dopo aver
lasciato in auto i barboncini.
Paternalismo
e maternalismo insieme, a distruggere la vita nell'aiutarla, come
sempre.
Oggi
son sceso dalle stelle al freddo e al gelo.
Mi
attende una settimana nella grotta.
Di
pura sospensione nel nulla.
A
proposito di poetica e inattuale sospensione: andate a vedere
'Paterson'.
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