sabato 14 gennaio 2017

minculpop

                                                                                                                        A Tullio De Mauro
                                                                                                                          in stupid memory


Vado a letto presto, tra malinconia e relativo sconforto.
Ho appena ascoltato ad Otto e mezzo un dibattito sulla cultura in Italia, a cui hanno partecipato tre persone colte e più che laureate: la dott.ssa Jatta, neo direttrice dei Musei Vaticani, l'editore Laterza e l'onnipresente massmediologo tuttologo Carlo Freccero.
Una conversazione che purtroppo però ha confermato ampiamente l'assunto: il basso livello della nostra cultura, e soprattutto della politica.
Un triste spettacolo.
Se questi sono i nostri intellettuali...!
L'altro giorno ho sentito il ministro Calenda criticare il management di Alitalia riuscendo a non usare mai un congiuntivo in grazia di Dio.
Sappiamo quali studi abbia compiuto la nostra attuale ministra dell'Istruzione.
Ma il problema va ben oltre quel che studiamo, quanto e per quanto tempo.
Se la cultura delle persone coincidesse con la scolarizzazione non ci troveremmo in questo stato.
La scuola oggi è più una fonte di problema che di soluzioni.
La cultura ha a che vedere con la nostra capacità di vedere la realtà da prospettive non banali.
Ha a che vedere con l'intelligenza delle situazioni, delle relazioni e dei contesti.
La scuola su questo non aiuta, anzi.
Per farvi capire meglio uso un esempio alla rovescia.

Mercoledì ho fatto esami: 6 iscritti, si sono presentati in 3 (e già questo...)
L'esame era alle 9.00, ma a quell'ora c'era solo una studentessa.
Entra e vorrebbe presentarmi il programma che non ho ancora impartito. All'ultimo anno ancora non ha capito che non si può dare al primo semestre un programma che sarà svolto solo al secondo.
Mi commuove raccontandomi che l'anno scorso le sono morti di cancro entrambi i genitori cinquantenni. E accetto allora di farla parlare di Fare il morto.
Se l'è tutto letto per bene, sottolineato, ci ha riflettuto molto sopra.
Speranzoso, le chiedo: come pensa di elaborare il lutto della morte dei suoi genitori ?
Risponde: ma ho già elaborato tutto, sto riuscendo a rimuovere totalmente quel pensiero e sto vivendo la mia vita serenamente. Cosa volete dire ad una così ?

Il secondo studente arriva alle 11.30, trafelatissimo e di corsa dalla biblioteca.
Solo in quel momento ha scoperto il mio avviso che metteva l'esame alle 9.00.
E' laureato in filosofia, con un interessante tesi sulle Medical humanities; sembra vivace e interessato, cerco di fare un esame un po' più profondo del solito.
Un po' meglio della media, ma -appena il livello sale- non ce la fa.
Gli do 28 e gli spiego perchè non posso andare oltre, anche se l'avrei desiderato.
Lui mi risponde: Non si preoccupi, tanto questo esame non fa media, mi servono solo i crediti.
Aaargh...!

Resto in studio dopo il pranzo e, alle 16, arriva la terza studentessa, che ovviamente non aveva visto l'avviso che anticipava l'esame alla mattina.
La ricevo comunque, ma quando le chiedo di provare a connettere i testi fra loro a partire dal tema del programma (Giocare tra Eros e Thanatos), la candida candidata candidamente ammette di aver studiato i testi senza leggere il programma e senza contestualizzarli nella cornice da me proposta.
Le dico che su queste basi per me non è possibile che lei dia l'esame.
Lei insiste sul fatto che i testi li ha letti e li ha capiti, e che quindi può darlo.
Ma non ha la minima idea di come quei testi c'entrino col tema.
Le dico di rivederli alla luce della 'rivelazione' appena avvenuta e di tornare a febbraio.
Lei mi dice che a febbraio non può, al che io le dico che io -data la situazione-non posso a gennaio.
Sta quasi piangendo quando esce dallo studio, come se fosse stata lei a subire un torto o un affronto ingiustificato.

Avete capito cosa intendo per 'basso livello culturale' ?


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