Solo
si chiama anche Surakarta.
Ed
io da oggi mi chiamo Orang goreng, uomo fritto.
La
città ci accoglie in una giornata piovosissima e grigia, in cui
perlopiù ci riposiamo sul comodo letto di un albergo che scimmiotta
il nostro benessere.
E
ci prepariamo all'indomani, in cui invece ci diamo da fare.
Facciamo
un bellissimo giro per le colline e montagne intorno, costellate
anch'esse da coltivazioni verdeggianti di the e candi (templi) induisti, il Candi Ceto, il Cekhat ed il
Sukuh.
Ci
guida (anche come autista) Jack, un giovane tranquillo e gentile,
curioso ed educatissimo, che parla un discreto inglese.
Ci
aiuta a capire alcune cose dell'Indonesia, lo intervistiamo
sull'economia, sulla politica, sui giovani ed il loro rapporto con la
tradizione, sui batik...
E
lui vuole sapere dell'Italia, propone confronti, azzardiamo rapporti.
Conosce
anche il Cagliari, tramite il calcio e Nainggolan!
La
gente qui sembra non confliggere mai, e sembra non volerlo: se tu
alzi un attimo la voce o dissenti anche solo con i gesti, subito si
ritirano e attendono, non reagiscono, cercano di trovare altre
strade, aggirano l'ostacolo.
Anche
i bambini sembrano sempre molto tranquilli, soprattutto quando sono
con le madri, a loro volta sempre molto placide e lente.
Mi
tornano in mente gli scritti e i filmati di Bateson e Mead su Bali e
lo stato stazionario.
E'
una giornata intera, dalle 8 alle 18, di giri in auto e soste, con
una pausa pranzo in uno splendido cottage in bambu, legno e vetro nei
pressi di Sukuh.
Il
primo tempio è dedicato alla fertilità e alla sessualità maschile,
una struttura simmetrica e impressionante, molto scenografica,
un'ascesa in cui si penetra progressivamente tra due bordi di pietra
e simboli.
Il
secondo è lì vicino, nei pressi di una piccola cascata, più simile
ad una piramide maya e termina con un altarino, amorevolmente
circondato da drappi bianconeri (gli stessi che avvolgono le nostre
reni) e protetto da un ombrellino di seta colorata.
Il
terzo parla invece del sesso ma visto più dalla parte femminile,
della potenza che da essa promana, e del rapporto fecondante tra
lingam e yoni, tra uccello e passerina, insomma...
A
fine giornata siamo stati anche a Sangiran, il sito Unesco in cui
sono stati trovati sepolti più di cento esemplari di homo erectus
(giavanensis), giunti sin qui quando ancora le terre emerse
congiungevano le isole al continente cinese.
Ma
il sito non è visitabile e il museo consiste in un vero scempio
architettonico che peraltro non valorizza minimamente i reperti ed è
organizzato in modi poco efficaci ed antiquati. Peccato.
Alla
fine Jack ci ha portato ad un atelier di batik (ma quanto costano
quelli veri...!, infatti anche loro li usano solo nei giorni di
festa, ad es. il venerdì come oggi) e ad una pizzeria italiana, in
cui però non abbiamo mangiato, 'O Solo mio' (che ironia, eh...!).
Cena
al nostro albergo (che si chiama Amarelo) e poi a nanna presto.
Ora
siamo in treno, 7 ore piene per fare 300 km scarsi, e proseguiamo a
dirigerci verso est, per la precisione alla città di Malang.
Da
qui, nelle prossime 48 ore, cercheremo di avvicinarci ai magici
borbottii del mitico vulcano Bromo.
Oggi
iniziano i festeggiamenti per il Capodanno cinese. Inizia l'anno del Gallo...
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