Più mi libero del mondo e più mi
sento prigioniero.
La liberazione dagli orpelli delle
parole, dai legami che durano una vita, dalle tavolate con gli amici,
dai lavori in schiavitù, dai rituali politici e sociali, dai
convegni culturali, dai consumi di routine...
Il mio lavoro procede, e più va
avanti, più mi sento stretto nel mondo.
Sento di essere più libero, cioè più
solo, dentro di me.
Ma se considero l'intorno, soffro come
in gabbia.
Anche l'ultimo viaggio non mi ha
aiutato.
Troppe rigidità e rapidità negli
itinerari, troppo controllo nei rapporti, troppi silenzi obbligati,
troppe parole di convenienza ( e di convivenza), troppi salti nel
cielo e nel vuoto.
E intorno un mondo in cui lotti per
essere un libero viaggiatore, ma tutti ti vogliono solo come turista,
un occidentale come tutti.
Sono tornato stanco, sfibrato,
squagliato.
L'influenza ha fatto il resto, al
rientro.
Ed ora eccomi qui, a cercare di
risistemare i miei fragili equilibri.
Le analisi del sangue hanno dato ottimi
risultati, non dovrei avere nulla di grave.
Ma la tosse continua, naso e faringe si
devono beccare anche l'aerosol.
E i labirinti dell'orecchio, le sinuose
volte del vestibolo e della coclea, vacillano.
O meglio dentro di loro si muovono i
fantasmatici otoliti.
E mi fanno camminare un po' oscillante,
quasi da ubriaco.
E mi danno nausea, appena muovo il
corpo su e giù, o rapidamente.
Mi era già capitato quindici anni fa.
Dopo due settimane di esercizi ero
guarito.
Sarà così anche questa volta, anche
per questa volta non morirò.
Ma che segnali sono ?
La mia libertà solitaria ha superato
le soglie, eccede il limite.
Sono troppo libero e quindi troppo
solo.
Vivo in una prigione (dorata, lucida,
agiata, tranquilla, equilibrata, sotto controllo).
In un mondo in cui non accade nulla che
mi muova davvero.
E che non risponde minimamente ai miei
deboli e timidi richiami.
Ecco perchè inizio a simulare dei
movimenti interni, pur di squilibrarmi.
E mi automovimento, pur di perdere
controllo.
Quindici anni fa ho smesso di star male
quando ho incontrato una donna da amare.
Ma oggi ?
Tutti brancoliamo nel buio, nei
labirinti di un mondo che produce da sé, e alacremente, labirinti
senza uscita.
Siamo come sull'aereo tedesco.
Gli sportelli sono ben chiusi e
pressurizzati, offrono ancora il the, non si vedono paracadute in giro per saltar giù e
salvarsi da soli.
I piloti hanno problemi di salute
evidenti.
Ma anche i passeggeri non stanno bene,
per niente.
Ogni giorno incontriamo delle persone. Alcune speciali, alcune che ci lasciano indifferenti. C'è chi è convinto che i nostri incontri appartengano ad un disegno Divino, altri che siano strani casi del fato...Secondo me le persone che troviamo nel nostro cammino non capitano per caso. Per un motivo o per un altro, incrociamo uno sguardo che ci lascia qualcosa. Gli occhi non mentono mai. Ci sarà chi ti guarderà con gli occhi di una madre, chi con gli occhi di una donna che ti ricorderanno quella che hai amato...Occhi che ti rimprovereranno, occhi che ti daranno conforto, occhi che ti diranno "ti voglio bene" o "ti odio maledettamente". Tu capirai, ma solo se sarai un attento osservatore. E quegli occhi ti faranno tornare a casa almeno con la curiosità di capire cosa ti hanno voluto trasmettere. Rifletterai e sarai meno solo, magari divertito, scocciato oppure alla ricerca di una nuova occasione per rivedere quegli occhi grandi, piccoli, azzurri, verdi o castani...Rifletti...E se vorrai condividere un pensiero su queste mie parole sarò felice. Ciao guerriero. Non mollare mai. Ricorda che tanti ti diranno con gli occhi ciò che mille parole non ti diranno mai.
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