Mi arrivano sempre più di frequente segnali di questo tipo da amici, amiche e conoscenti.
La mia vita si dispiegava con una certa ampiezza ed intensità, ora è come ripiegata.
La sensazione è anche mia, ovviamente.
Chi legge questo blog lo sa, è inutile negarlo.
E se ne possono dare mille esplicazioni, e spiegazioni.
'Mi spezzo, ma non mi piego', dicevano gli eroi western, o i magistrati antimafia, prima di essere uccisi o di suicidarsi.
Mi sento tutto spiegazzato, la mattina.
E la notte non sto meglio.
Davanti al vuoto, però, non faccio una piega.
Anzi sì, qualcuna sì. La vedo, allo specchio.
Avrei bisogno di qualcuno che mi prendesse e piegasse piano, come un origami...
E' vero che, in generale, il mondo
esiste solo piegato nelle monadi che lo esprimono, e si dispiega
soltanto virtualmente come l'orizzonte comune di tutte le monadi...Ma
è vero anche che una monade, quando è chiamata a 'vivere', ed ancor
più quando è chiamata alla ragione, dispiega in se stessa quella
regione del mondo che corrisponde alla sua zona inclusa e
rischiarata: essa è chiamata allora a 'sviluppare tutte le sue
percezioni'. E' questo il suo compito.
Ora, in uno stesso istante,
innumerevoli monadi non sono state ancora chiamate e rimangono
piegate, innumerevoli altre sono cadute e ricadono nella notte,
ripiegandosi in se stesse, innumerevoli altre, infine, si sono
dannate e indurite in una sola piega che non riusciranno mai più a
disfare. E sulla base di queste tre involuzioni, un'anima-monade,
durante la sua vita razionale, può ampliare e approfondire la
regione che essa dispiega, portarla al sommo grado di evoluzione,
sviluppo, distinzione, riflessione: si tratta di un progresso
infinito della coscienza...
Si è spesso affermato che questo
progresso dell'animasi compie necessariamente a discapito di tutte le
altre. Ma non è vero, e le altre possono fare altrettanto, tranne i
dannati.
I dannati sono i soli a pagare,
poiché hanno scelto liberamente di farsi da parte.
E la loro punizione peggiore è
forse proprio quella di servire al progresso degli altri, non con
l'esempio negativo che offrono, ma col margine di progresso positivo
che lasciano involontariamente a disposizione del mondo rinunciando
al proprio chiarore.
E l'ottimismo di Leibniz si fonda
appunto su un'infinità di dannati come basamento del migliore dei
mondi: essi lasciano libera una quantità infinita di progresso
possibile, il che moltiplica la loro rabbia, rendendo possibile un
mondo in continuo progredire.
Non si può pensare al migliore dei
mondi senza udire le grida di odio di Belzebù che fanno tremare il
piano in basso...
(G. Deleuze, La piega, Leibniz e il
barocco, 1988)
Nessun commento:
Posta un commento