domenica 9 dicembre 2012

sulla nostra pelle

Nelle raffigurazioni siberiane i personaggi del mondo sacro erano sempre armati.
Perchè mai nell'immaginario dei miei vecchi Cristo aveva cominciato a materializzarsi sulla schiena dei criminali imbracciando un Kalasnikov e un libro su cui era scritto: 'Gente onesta, se volete la pace e la benedizione del Signore, dovete ammazzare senza pietà tutti gli sbirri, i funzionari politici, i banchieri e gli usurai' ?
Quando avevo chiesto a mio nonno di spiegarmi questa evidente contraddizione, lui mi aveva risposto in totale trasparenza: 'Vedi, Kolima, gli insegnamenti religiosi servono ai potenti di questo mondo per sottomettere la gente al proprio controllo...Così, le idee buone, capaci di unire le persone, diventano catene che le rendono schiave, il veleno che le uccide, il rancore che le divide. Per questo ogni religione in sè è un male, perchè sfrutta la tendenza della gente a credere nella bontà e nell'onestà. La verità è che non è possibile sistematizzare l'amore: quando le persone ci provano si chiama 'prostituzione', perchè l'amore e ogni altra cosa buona arrivano dal profondo dei nostri cuori, il posto dove abita Dio. E Dio, mio caro, non si compra e non si vende. Chi ci insegna il contrario, chi vuole convincerci che Dio è avvolto da chissà quali misteri e ci spiega come dobbiamo vederlo, interpretarlo, e ci impone i modi in cui lo dobbiamo lodare, non è altro che un farabutto, un ladro e un bugiardo. Dio può avere mille sembianze, perchè ogni uomo lo vede a modo suo, vicino a lui. Noi siamo le sue creature, ma lui è parte di noi, per questo gli diamo un aspetto simile al nostro: marchiato con i segni dei criminali onesti, armato con le nostre armi per lottare contro le ingiustizie, affermando ciò in cui crediamo.'.

'Nonno Lesa, ho detto con voce sicura. quando voi non avrete più bisogno del disegno, posso prenderlo io ?'  Il vecchio mi ha guardato con sospetto: 'E cosa te ne fai di un pezzo di carta ?'...
'Lo voglio perchè è molto bello, e secondo me è un peccato bruciarlo'.
Per tutta risposta nonno Lesa ha preso il disegno tra le mani e mi ha guardato dritto negli occhi con una tale energia che ho sentito tremare le ginocchia, poi si è avvicinato al camino e ha gettato il foglio tra le fiamme...
'Per fare questo mestiere devi abituarti a una regola: se vuoi creare, devi saper anche distruggere. Quando morirò non voglio essere ricordato per un pezzo di carta scarabocchiata, voglio che mi ricordi per quello che ti sto insegnando, per come crescerai e per come vivrai la tua vita. Tieni sempre a mente una cosa: ...quel che conta è la nostra vita, le nostre idee, che dobbiamo sparpagliare come i seminatori nei campi...'

Era autunno...e le strade della mia città si riempivano di foglie secche che formavano un enorme tappeto marcio, esteso fin dove arrivava lo sguardo. Gli spazzini erano stati quasi tutti licenziati, perchè con la crisi l'amministrazione politica aveva pensato bene di sacrificare i dipendenti statali. Una serie di decreti duri come il martello e taglienti come la falce...avevano gettato i cittadini in pasto a un mercato libero sempre più forte e sempre più affamato di anime umane. Il programma di ricostruzione del paese era stato sostituito da un concetto vago e, in quel contesto storico, molto pericoloso: la libertà.
La gente accettava di combattere in nome della libertà con tale fervore che era pronta a demolire persoino le proprie case, ma bastava scavare un pò nel profondo per accorgersi che dessero a quel concetto lo stesso significato. Ognuno, questa famosa libertà, la vedeva a modo suo, e il paese si stava trasformando in un vortice inimmaginabile di caos.
Da un giorno all'altro, intere famiglie non avevano più i mezzi per procurarsi il cibo; qualcuno si suicidava con un colpo di pistola, qualcun altro sceglieva una morte più lenta, abbandonandosi all'alcol o alla droga. Celebravamo il funerale delle nostre comuni speranze, ed eravamo tutti afflitti dalla stessa apatia e dalla stessa tristezza: ogni sera andavamo a dormire con un peso insopportabile addosso, una specie di rammarico mischiato a una forte preoccupazione. Il mondo appariva troppo surreale, anche l'autunno sembrava più freddo e spettrale del solito, macabro, con il cielo sporco e spento e l'aria senza odore.
Mio nonno chiamava quel periodo 'il purgatorio'...

(da Nicolai Lilin, Storie sulla pelle, 2012)

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