lunedì 14 maggio 2012

che in-curate!

E' possibile pensare le grandi rotture successive che fanno la Storia come 'catastrofi', nel senso inteso da Renè Thom: equilibri e continuità che si rompono in un sistema, cambiamenti e fratture che si possono individuare solo a posteriori...Non è possibile militare in favore di una rottura, come se fosse un ounto che si può prendere di mira o raggiungere. Una sola cosa è certa per coloro che scelgono questo metodo:è il miglior modo di impedire qualunque cambiamento. Per andare verso il cambiamento, non ci sono scorciatoie.
Le grandi fratture storiche, i cambiamenti profondi di egemonia non si possono programmare: l'insurrezione, l'avvenimento storico sono sempre puro eccesso, puro incontro...
(F.Aubenas-M.Benasayag, Resistere è creare, 2002)


ANNIVERSARI.
Ieri si è tenuta a Cagliari una Marcia per la pace e la nonviolenza, a 50 anni da quella omonima indetta da Capitini.
Quattro gatti volenterosi e spelacchiati, in un lungo giro sotto il sole, con varie tappe e soste a confortare i loro spiriti motivati e afflitti.
Sempre i soliti, che conosco da decenni, più qualche faccia nuova, giovani minoranze in cerca di qualcosa che non sia fare shopping o ascoltare musica in cuffia.
Li ho guardati da fuori, quasi di nascosto, come sempre più spesso mi capita davanti alle manifestazioni del mondo (e soprattutto di quel che è stato il 'mio mondo') provando compassione ed un senso -molto soggettivo-di tristezza e di non senso.
Gente carina, buona e generosa: buoni marciatori, consumatori di yogurt biologici, giusti con se stessi e con gli altri (forse), ma ormai solo un relitto anacronistico e residuale, fuori dal tempo della storia, quasi folkloristico nei suoi rituali autoconsolatori, e -soprattutto- totalmente impotente.

Anche gli indignados si sono dati appuntamento ieri, su varie piazze del mondo, ad un anno esatto dall'occupazione di Puerta del Sol. Sono già tornati a casa, volenti o nolenti.
Si moltiplicano gli anniversari, quindi.
Ma, fra un anno e l'altro, che succede ?
J. P. Morgan sì che lavora assiduamente per tutto l'anno!
A quattro anni dal disastro finanziario USA hanno continuato a comprare derivati, alla faccia delle regole e dei risparmiatori: 2 miliardi di perdite.
Questo sì che è un buon modo di celebrare un anniversario...
Loro sì che si prendono sempre cura di noi e di se stessi: sono davvero dei grandi in-curatori!
Lo fanno per lavoro.

Ma anche altri si agitano per prendersi cura di noi e per in-curarci a loro modo...
La Grecia -ben in-curata da BCE e FMI- è nell'ingovernabilità più totale, anche dopo inutili elezioni.
Una sorte che, di volta in volta, toccherà a sempre più paesi europei, che vanno verso prospettive politiche una volta tipiche solo del Sudamerica.
Anarchici insurrezionalisti riprendono a gambizzare 'infami' dirigenti in stile BR (con le solite reazioni dello Stato che, per in-curarci meglio, si propone ancora una volta di militarizzarci la vita ancor più di quanto non lo sia già...).
Disoccupati e tartassati d'ogni dove lanciano molotov contro le sedi di Equitalia oppure si suicidano, in una disperata alternanza tra aggressione proiettiva e depressione autodistruttiva.
D'altra parte, 'senza lavoro non si vive', continuano a ripetere.
Il Governo reagisce, come sempre in automatico: 'Chi attacca Equitalia, attacca lo Stato!'.
Oppure, il sempre in piedi Re Giorgio (che, ancora, purtroppo, non va a riposarsi) che tuona e biascica: 'il terrorismo ha fallito e perderà e non fa paura allo Stato e ai suoi cittadini!'
Che belle parole, e -soprattutto- piene di novità...
Tutti lo fanno per il nostro bene, ovviamente, da qualunque parte stiano e agiscano.
Noi, intanto, facciamo da companatico per un panino che altri stanno mordendo da tempo.
La violenza sale, e noi in mezzo, in-curati, in una strada che appare senza uscita.












1 commento:

  1. "Io sogno un intellettuale demolitore delle evidenze e delle universalità, che riconosce ed indica, tra le inerzie e i vincoli del presente, i punti di debolezza, le aperture, le linee di forza, che si sposta continuamente, non sa con certezza dove sarà nè cosa penserà il giorno dopo perchè è troppo attento al presente: che contribuisce, là dove passa, a porre la questione della rivoluzione, se ne vale la pena e quale (voglio dire quale rivoluzione e quale pena), restanto inteso che i soli a poter rispondere sono coloro che accettano di rischiara la propria vita per farla". Così diceva Foucault, ma io temo di essermi già svegliata dal sogno.

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