martedì 14 ottobre 2025

benedetti, vi odierò

 Il comizio-show di Trump alla Knesset di ieri assurge ad un senso emblematico: è lui l'uomo della provvidenza che dopo aver dovuto -per il bene dell'amico Bibi- distruggere e sterminare i nemici con la guerra, ora può -insieme a tutti gli uomini di buona volontà del mondo- fare la pace: una pace per tutti, senza distinzioni o risentimenti. Il lupo si pascerà con l'agnello sulle rive del Giordano, come nei sogni dei profeti.

Un discorso messianico, rivolto alla storia ed all'eternità, in cui in molti -soprattutto in Israele, ma anche negli Stati Uniti- possono identificarsi e sentire -commossi e amorevoli verso i figli e fratelli, anche i degeneri- come proprio, convincente, emozionante ed affettuoso.

Trump ha definito i generali presenti a Gerusalemme 'dei magnifici attori': per lui quel che è accaduto a Gaza o in Iran è solo un bellissimo film. Hollywood -si sa- è capace da sempre di trasformare film dell'orrore in drammi misericordiosi, tragedie in farse.

Trump ha però -da grande Padre qual'è e come nei migliori film americani- avuto parole di accoglienza e comprensione verso tutti i popoli, compresi addirittura gli iraniani. Un uomo di pace, che sa (unico e divino) far cessare il fuoco e promette latte e miele, convertire spade in aratri, trasformare detriti in resort. Cosa volere di più? E' una benedizione: che sia benedetto fra gli uomini e che ci benedica. Merita l'amore dell'umanità ed anche il Nobel per la pace. Per questo, dentro la Knesset, tutti lo esaltavano e lo applaudivano come bambini felici di aver ritrovato il loro vero papà (e Papa).

Ed anche fuori, nelle piazze, gli israeliani che si sentivano abbandonati da Bibi (ma forse lo rivoteranno, se sarà graziato così come Trump ha chiesto ai suoi sudditi di Galilea), ora anche loro ritrovano chi pensa a loro, salva i parenti dalla prigionia, accoglie nel suo grembo -materno e paterno insieme- tutto il dolore di questi due anni. Gli israeliani -si sa- pensano solo a se stessi e lo stesso fanno molti ebrei sparsi per il mondo: la comunità di Roma è preoccupata -anche oggi- dell'insensato crescere dell'antisemitismo! L'anti-palestinismo non è contemplato come problema da risolvere per un ebraismo che ha sempre risolto soltanto con la guerra il suo rapporto con i Filistei di ogni epoca, almeno negli ultimi tremila anni.

Ma quanto amore tra fratelli di fede, quanta attesa ripagata (almeno per chi è tornato vivo), quanti affetti ricomposti, quante famiglie alla fin fine riunite! 'Grazie Trump, voglio fare una foto col tuo pupazzo dal ciuffo biondo, qui in strada, mentre attendo la liberazione dei miei…Abbiamo fatto a pezzi tutti i nemici, almeno per un po'. Ora che abbiamo finito il lavoro, possiamo finalmente goderci la nostra pace. Che tu sia benedetto!'. Questo esclamano e ci dicono i loro volti a vederli raggianti in televisione, mentre festeggiano nella Piazza degli Ostaggi, ammirando dall'alto le rovine di Gaza.

Ma questo spettacolo d'amore e riconciliazione offertoci alla Knesset e nelle piazze d'Israele produce amore e vicinanza? Il resto del mondo, che li guarda trionfanti e felici in tv, cosa sta pensando e sentendo, nel frattempo? Che cosa emergerà da tutto ciò in noi, negli altri, quelli che non sono né americani né israeliani? Soltanto disprezzo, vergogna e odio. Il sionismo -con quel che è accaduto ultimamente, ancor più di prima- sarà accomunato all'odio generico e generalizzato verso l'ebraismo e si è già trasformato in antisemitismo. I benedetti dal Signore che sta nei cieli sono e saranno ancora una volta assolutamente odiati da una gran parte degli esseri viventi che stanno su questa terra. Ebrei ed americani -in tutto il mondo- saranno sempre più minacciati da altri esseri umani soltanto per il fatto di essere ebrei e americani (e ricchi e presuntuosi e prepotenti e spietati e...) 

Inutile negarlo: vedere Trump e gli israeliani in festa accresce la rabbia ed il risentimento cieco di tutti quelli che non possono festeggiare nulla e che si troveranno ancora una volta a vivere in un vicolo cieco della storia. La violenza si farà ancora una volta strada dentro questa pace e -dietro le cortine lucenti e charmant di Sharm-el-Sheik- quel che si prepara è solo un Medio Oriente (e un mondo intero) di sangue e di morte.

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