martedì 22 febbraio 2022

la stretta (via)

 

La via è stretta, strettissima, sempre più.

Vivere aderendo alle logiche e alle esigenze degli stati ci conduce a quel che stiamo vivendo: un regime di oppressione statalista.

Ma assumere una posizione antistatale ci obbliga a stare in cattiva compagnia (liberisti, libertariani, anarcocapitalisti...) e ci fa confondere con gli alfieri del libero mercato e gli avversari dello stato sociale.


Sostenere la democrazia rappresentativa ci appiattisce su un sistema che con ogni evidenza non funziona e non può più farlo.

Rifiutarla potrebbe favorire ulteriormente regimi più autoritari, decisionisti e potentati extra-parlamentari.


Dopo la vergognose vicende in salsa afghana, siriana, libica, etc, la credibilità militare e politica di USA ed Occidente ha superato la soglia del ridicolo ed è ormai quasi a zero.

É il momento giusto per approfittarne e Russia e Cina lo sanno bene.

É il momento per accelerarne la dissoluzione, così come da tempo predicano Quarta posizione e Qanon.

Per aumentare la frammentazione ed ulteriore infragilimento dell'Unione Europea (che già si trova divisa su molti aspetti, ma ancor più oggi sui rapporti da tenere con l'oriente russo e cinese e con le sue immense risorse finanziarie ed energetiche).

Ma anche accentuare la crisi dei rapporti tra UE ed USA che non sono mai stati così incrinati, al di là delle dichiarazioni di facciata, soprattutto in sede Nato.

La Brexit si rivela oggi come sintomo di questa crisi: la Gran Bretagna ha voluto così rinnovare il suo vincolo d'origine con gli Stati Uniti, non più compatibile con la presenza in una UE sempre più in contatto e sempre più dipendente dall'Est ( e sempre meno dagli USA).


Da qui, in gran parte, quel che sta accadendo intorno all'Ucraina.

Ed anche qui, la via è sempre più stretta, almeno per uno come me.

Posizionarsi su un pacifismo imbelle non ha mai avuto senso, né tanto meno lo avrebbe oggi.

Così come non ha senso invocare e minacciare sempre e solo sanzioni (che, comunque, con buona pace degli ucraini, resterà comunque perlomeno la prima opzione, se non l'unica, almeno per ora).

Posizionarsi a favore della Russia(-Cina) significherebbe muoversi verso una ridefinizione dell'Occidente in chiave ancor più statalista ed antidemocratica (che, comunque, appare la prospettiva più probabile, indipendentemente dagli influssi esterni).

Posizionarsi per un intervento 'bellico-umanitario' europeo (o di una nuova 'coalizione dei volenterosi', visto che la Nato formalmente non può intervenire) significherebbe ripetere il grave errore già fatto in Jugoslavia, Iraq ed Afghanistan.


Eppure penso che inizialmente faremo fare la guerra, in condizioni apertamente impari, ad ucraini e russi, limitandoci a offrire supporti ai primi, ma senza spezzare i legami economici e diplomatici con i secondi.

Restare senza gas, per l'Europa e soprattutto per l'Italia, sarebbe un disastro che spazzerebbe via le nostre 'normalità', già ampiamente compromesse dalla pandemia.

Cercheremo di non seguire da subito gli USA in questa guerra (e già questo sarebbe un gran risultato per cosacchi e mandarini).

Ma cosa accadrà di noi europei se USA e Russia entrassero in guerra fra loro, in qualunque forma (ed a maggior ragione in caso di attacchi nucleari) ?

Rassicurante non dirlo con anticipo.

Ma è certo che non potremmo esimerci dal prender parte alla Terza Guerra Mondiale (e magari, per la terza volta, solo -o soprattutto- sul territorio europeo).

Nessun commento:

Posta un commento