La terra si fa invivibile, l'umanità ha scelto di renderla tale.
Capitalocentrismo, certo, ma siamo tutti più che collusi.
Il caldo soffocante e gli incendi si susseguono, distruggendo quel che resta dei boschi,
Aumenta la CO2, sgelando le nevi eterne.
Si guarda verso il cielo, in attesa d'acqua dagli elicotteri.
Ma sarà -sempre più- come svuotare l'oceano con un secchiello.
La fame avanza, a Gaza e non solo.
Solo i ricchi (pochi altri, ma sempre di più) e gli agiati (molti di noi, ma sempre di meno) mangiano tranquilli.
I miserabili sono lasciati soli nel deserto, sui barconi, sotto le bombe.
Gli aiuti, ancor più miserabili, scendono dal cielo.
E loro accorrono, nella disperazione, umiliandosi ancora ai piedi dei loro nemici, prima di essere uccisi da quegli stessi che ora li curano.
La guerra si fa irreversibile, irrefrenabile, invincibile.
Militarismo di politici ed armieri, certo, ma anche securitarismo ed identitarismo quotidiano.
Il riarmo procede, senza requie nè memoria di un passato anche recente.
Un passato che ritorna, ma ancor più scientificamente mirato alla distruzione del simile dal simile.
Non c'è scampo sulla terra.
Si guarda al cielo, attendendo -invano- l'intervento di un qualunque dio.
Purchè non sia quello degli Ebrei, che è già da tempo in campo.
Lettura critica, tragicamente ed estremamente verosimile rispetto al bislacco e stravagante modo con cui abbiamo scelleratamente scelto di abitare il nostro pianeta.
RispondiEliminaGrazie per le tue riflessioni, sentitamente profonde e accurate.