La guerra è finita.
E' giunto finalmente il momento delle premiazioni.
I palestinesi riceveranno una città umanitaria tutta per loro.
Altro che quel cesso di Rafah in cui vivevano prima!
Ora quella è stata rasa al suolo, i suoi abitanti non ci sono più, ma torneranno dai campi profughi per risiedere nella nuova città del sole, costruita sulle sue macerie.
Lì staranno finalmente in pace ed in sicurezza, saranno curati e nessuno li bombarderà più.
La Croce Rossa andrà a visitarli ogni tanto e verificherà il loro benessere ed il trattamento umano a loro riservato da chi li custodisce con attenzione e cortesia.
E' già accaduto a Theresienstadt, poco meno di un secolo fa.
Gli israeliani avranno in premio i loro recenti trofei di guerra: gli scalpi di 100.000 nemici morti, la Striscia di Gaza interamente rioccupata, la Cisgiordania sotto controllo, il Libano e l'Iran sotto schiaffo, le schegge delle bombe americane come souvenir sul comò.
Fra non molto, potranno godersi anche i nuovi resort sulla costa occupata.
E continueranno a ricevere gli attestati di vittime eterne del male e dell'odio universale, oltre che campioni della lotta ai genocidi antisemiti.
Gli americani, ancora una volta, si premieranno da soli, per aver fatto la guerra e per aver costruito la pace.
Nella loro immensa modestia (come è già stato per Kissinger e Obama), ora attendono il Nobel.
Netanyahu -non potendo candidare se stesso- ha già inoltrato la sua proposta per un amico.
Col sostegno degli sponsor europei, anche qui potrebbero farcela.