“ L'impero
tedesco è una repubblica e chi non ci crede riceve botte in testa...
Di
conseguenza, noi non siamo qui per parlare al vento. Questo possono
farlo i signori del parlamento. Una volta uno di loro ha chiesto ad
uno dei nostri compagni se voleva entrare in parlamento. Nel
parlamento con le sue cupole d'oro e le poltrone imbottite.
E quello ha risposto:
sai, compagno, se io faccio questo e me ne vado in parlamento non ci
sarebbe che uno straccione in più. Per parlare al vento non abbiamo
tempo, tutti minuti sprecati.
E i comunisti senza
liste dicono: vogliamo fare una politica di smascheramento. Cosa ne è
venuto fuori, lo abbiamo visto: gli stessi comunisti si sono lasciati
corrompere, e noi non abbiamo bisogno di perderci in chiacchiere
intorno alla politica di smascheramento. Si tratta soltanto di un
imbroglio e quello che c'è da smascherare in Germania lo vedrebbe
anche un cieco, e non c'è bisogno per questo di star seduti in
parlamento, e chi non lo vede, vuol dire che per lui non c'è più
speranza, con o senza parlamento. Che quel semenzaio di chiacchiere
non serve a nient'altro che a ingannare il popolo, lo sanno tutti i
partiti...
La cosa principale è:
obbedire.
I socialisti non
vogliono niente, non sanno niente, non possono far niente.
In parlamento hanno il
maggior numero dei seggi, ma che cosa devono farne non lo sanno, ah
sì, anzi lo sanno, starsene seduti sulle comode poltrone, fumare
sigari e diventare ministri.
Ed è per questo che
gli operai hanno dato i loro voti, ed è per questo che hanno tirato
fuori dalle tasche i loro quattro soldi nelle serate di paga: c'è
una cinquantina o anche un centinaio di questi individui che
s'ingrassano a spese dell'operaio. I socialisti non conquistano il
potere politico dello stato, ma è il potere politico dello stato che
ha conquistato i socialisti.
Si invecchia come una
vacca e s'impara sempre qualcosa di nuovo, ma una vacca simile
all'operaio tedesco deve ancora nascere. Gli operai tedeschi
continuano a prendere in mano la loro scheda e vanno ai seggi
elettorali, votano e pensano che così tutto è a posto. E dicono:
vogliamo che nel parlamento si faccia sentire la nostra voce; allora
farebbero meglio a fondare piuttosto una società corale.
Compagni e compagne,
noi non prendiamo in mano nessuna scheda, noi non votiamo.
La domenica delle
elezioni è meglio andare a fare una gita in campagna. E perchè?
Perchè l'elettore è
ancorato alla legalità. Ma la legalità non è che violenza pesante
e cieca, violenza delle classi dominanti. I bonzi elettorali vogliono
indurci a fare buon viso, ci vogliono mettere a tacere, vogliono
impedirci di accorgerci che cosa è la legalità e cosa è lo stato;
e non c'è buco e non c'è porta per farci entrare nello stato.
Tutt'al più come asini o facchini.
E a questo hanno
mirato i bonzi elettorali, vogliono adescarci e tirarci su come asini
al servizio dello stato. E già da tempo con la maggioranza della
classe lavoratrice ci sono riusciti. In Germania siamo stati allevati
nello spirito della legalità...I borghesi, i socialisti e i
comunisti gridano in coro e si rallegrano: ogni benedizione viene
dall'alto. Dallo stato, dalla legge, dall'ordine superiore. Dipende
però. Per tutti quelli che vivono nello stato le libertà sono
stabilite dalla costituzione. E sono così stabilite che non si
muovono più.
Ma la libertà di cui
noi abbiamo bisogno non ce la dà nessuno, dobbiamo prendercela noi.
Questa costituzione vuol far perdere la ragione a ogni uomo
ragionevole; cosa ci fate voi, compagni, delle libertà che stanno
sulla carta, delle libertà scritte? Se volete concedervi qualche
libertà, ecco che capita uno sbirro e vi dà una botta in testa;
avete un bel gridare: Non è giusto. Nella costituzione c'è scritto
così e così, e quello vi dice: Silenzio. E ci ha ragione: lui non
conosce nessuna costituzione, ma soltanto il suo regolamento e per
giunta ha anche un bastone in mano e a te non resta che tenere la
bocca chiusa...
Compagni e compagne,
si continuano a fare le elezioni e ogni volta si dice: stavolta andrà
meglio, state attenti, datevi da fare, fate propaganda a casa, al
lavoro, cinque voti ancora, dieci, dodici, e poi vedrai come andranno
bene le cose. Sì, sì, vedrete. Invece non è che un eterno cerchio
chiuso e cieco; si resta sempre al punto di prima.
Il parlamentarismo
prolunga la miseria della classe operaia.
Si sente anche parlare
di una crisi della giustizia, che bisogna riformare la giustizia,
nella testa e nelle membra, deve essere rinnovato il corpo dei
giudici, reso repubblicano, conservatore dello stato e giusto. Ma noi
non vogliamo nuovi giudici. Piuttosto di una giustizia come questa,
meglio non avere giustizia.
Noi vogliamo invece
rovesciare tutte le istituzioni dello stato con l'azione diretta. E
non ci mancano i mezzi per questo:rifiutare il nostro lavoro. Tutte
le ruote allora si fermano. E allora c'è poco da scherzare. Compagne
e compagni, noi non ci lasciamo addormentare dal parlamentarismo,
dalla previdenza, da tutti gli imbrogli sociali e politici. Noi non
conosciamo altro che la guerra contro lo stato, la ribellione contro
la legge, e l'aiuto che ci viene da noi stessi...
L'ordinamento sociale
di oggi è fondato sullo stato di schiavitù economico e sociale del
popolo. Esso trova la sua espressione nel diritto di proprietà;
monopolio del possesso e, nello stato, monopolio del potere. Il
principio della produzione odierna non è l'appagamento di bisogni
naturali dell'uomo, ma la prospettiva del guadagno. Ogni progresso
della tecnica accresce all'infinito la ricchezza della classe
abbiente in vergognoso contrasto con la miseria dei più vasti strati
della società. Lo stato serve solo a proteggere i privilegi della
classe possidente e a comprimere le grandi masse. E agisce con ogni
mezzo, astuzia o violenza, per la conservazione del monopolio e delle
differenze di classe. Col sorgere dello stato comincia l'epoca
dell'organizzazione artificiale dall'alto in basso. L'individuo
diventa una marionetta, una ruota morta in un mostruoso ingranaggio.
Destatevi!
Noi non vogliamo
conquistare il potere politico come tutti gli altri, ma la sua
radicale eliminazione.
Non collaborate nelle
cosiddette corporazioni che dettano leggi: lo schiavo è tenuto
soltanto a imprimere il marchio della legge alla sua propria
schiavitù.
Noi rifiutiamo le
frontiere nazionali e quelle politiche arbitrariamente tracciate. Il
nazionalismo è la religione dello stato moderno. Noi rigettiamo
l'unità nazionale. Sotto di essa si cela il dominio di chi possiede.
Destatevi! “
(discorso di Willi Repubblica di Weimar, in Alfred Döblin,
Berlin Alexanderplatz, 1929)