Eravamo (e siamo) tutti in attesa.
Agli Europei di calcio in Francia ci si
era preparati per bene al nuovo compitino da XXI secolo della solita
materia, la Guerra: gli attacchi terroristici.
A colpire insieme la nuova religione,
quella del denaro che va con lo spettacolo, sinchè dura.
Ma non sono arrivati loro, gli
stranieri, gli islamici.
Sono tornati i nemici interni, gli
hooligans inglesi, i black bloc, neri d'inverno, come i jihadisti
califfisti, e nudi d'estate, come gli ubriaconi di strada.
Repressi negli stadi in patria, cantano
God save the queen, mentre tracannano birra a fiumi e spaccano
vetrine e sedie sulla testa dei nemici.
Nazisti, sfascisti e razzisti, questi
sono i sottoprodotti bianchi della civilizzazione liberale.
Tutti europei, connazionali, patrioti.
Non 'stranieri'.
Sangue del nostro sangue, nervi dei
nostri nervi, nevrosi delle nostre nevrosi.
Sono parte di noi, sono noi, noi siamo.
E' lo stesso nazionalismo che porta la
maggioranza dei britannici a votare per la Brexit.
Opportunisticamente, spero che il
referendum porti all'uscita della Gran Bretagna e all'avvitarsi
definitivo della catastrofe continentale.
Ci sono e ci sarebbero degli ottimi
motivi per uscire dall'Unione europea.
Ma questi buoni motivi sono opposti a
quelli che invece spingono la perfida Albione a lasciare l'UE.
Quel che la spinge è la chiusura,
l'egoismo, la paura del diverso, la difesa dei propri privilegi, il
securitarismo.
I fautori del lasciare radicalizzano i
valori sottostanti alle logiche dei ricchi e li eseguono
spietatamente, apertamente.
I mercati e le borse, al momento,
cedono punti perchè preferiscono stare in un'Europa complice dei
loro stessi interessi finanziari. Ma col tempo scopriranno che i
mercati resteranno globali e interconnessi (d'altronde in GB la
sterlina non è mai stata sostituita dall'euro), ma le frontiere
riprenderanno ad essere chiuse o ancora meno permeabili al passaggio
di persone in cerca di lavoro o di una vita migliore, e Schengen
diventerà un bel ricordo anche per noi europei.
L'Europa unita, quella vera, ha dei
nemici interni, e ne creerà di nuovi, attraverso altri muri fra noi.
In questo riemergere prepotente di un
nazifascismo tecnocratico-finanziario ci si preoccupa dell'uscita di
Mein Kampf e si fa finta di stupirsi dei suoi nuovi successi
editoriali.
Hitler, rispetto ai nazisti in doppiopetto oggi al potere, era un dilettante, un ideologo da strapazzo, un ingenuo idealista, un uomo di cultura, un portatore (malato) di valori.
Hitler, rispetto ai nazisti in doppiopetto oggi al potere, era un dilettante, un ideologo da strapazzo, un ingenuo idealista, un uomo di cultura, un portatore (malato) di valori.
Fa ridere ascoltare le proteste del
governo israeliano (uno dei centri attuali del nazismo politico) e
delle comunità ebraiche (che coprono, senza colpo ferire, da decenni
il nazismo del loro Stato nazionale).
Fa ridere la reazione scomposta di
Renzi, che sta attuando la politica della troika, ma si erge contro
la vendita di un libro maledetto.
Fa ridere sentire quel che resta della
sedicente sinistra chiederne il ritiro dalle edicole.
Non è così, proseguendo con la
retorica e con la rimozione e con i divieti, che si faranno i conti
col nazifascismo insorgente e risorgente.
Il vecchio nazifascismo non torna, è
superato, è patrimonio di minoranze nostalgiche o patetiche.
Non sarà Hitler ad invaderci un'altra
volta.
Siamo già invasi, da un nemico
interno, ma viviamo come se così non fosse.
E' il nuovo nazismo che dovrebbe
preoccuparci, ma non sembra.
In cosa consiste questa disperazione
? Nella sensazione che la tua vita e quella delle persone che hai
accanto non contino nulla. E la senti a vari livelli, al punto che
diventa totale. Cioè, come il totalitarismo, senza appello.
Cercare ogni mattina
quel poco
che ti fa sopravvivere un altro
giorno.
Sapere quando ti svegli
che in questa giungla di leggi
non esistono diritti.
Sperimentare negli anni
che niente migliora
e tutto va peggio.
L'umiliazione di non riuscire
a cambiare quasi nulla,
e di afferrarti a quel quasi
che presto porta a un altro punto
morto.
Ascoltare le mille promesse
che passano inesorabilmente
accanto a te e ai tuoi.
L'esempio di chi resiste
e viene ridotto in polvere dalle
bombe.
Il peso degli uccisi tra la tua
gente
un peso che spegne
l'innocenza per sempre
perchè sono troppi.
Sono i sette livelli della
disperazione che spingono alcuni tra i più coraggiosi a una
scoperta: dare la vita per contestare le forze che hanno spinto il
mondo al punto in cui si trova è il solo modo di invocare un tutto
superiore alla disperazione.
Qualsiasi strategia elaborata da
leader politici incapaci di immaginare una disperazione simile non
può che fallire e reclutare sempre nuovi nemici.
Chiunque, in qualsiasi momento, può
cadere preda del terrore se la paura si impadronisce di lui. I leader
del Nuovo Ordine Mondiale, tuttavia, sembrano sposati alla Paura...
Quali sono le abitudini di questo
matrimonio ? I partner della Paura si dedicano giorno e notte a
ripetere ansiosamente a se stessi e ai propri subordinati le giuste
mezze verità, nella speranza di cambiare il mondo da ciò che è a
ciò che non è...
Devono continuare ad assorbire gli
shock senza smettere di accelerare. La fermezza diventa lo
stratagemma che li mette al riparo dalle domande.
Sposati come sono con la Paura non
possono accettare la morte o trovarle una collocazione.
La Paura tiene a distanza la morte,
e così i Morti li abbandonano.
Sono soli su questo pianeta, come il
resto del mondo non è.
Ecco perchè, considerando tutto il
potere che esercitano, militare e di altra natura, sono pericolosi.
Spaventosamente pericolosi.
Ed ecco perchè non possono
sopravvivere...
I nuovi tiranni non sanno nulla di
come si comporti un popolo ridotto allo stremo. La paura gli
impedisce di saperlo: sono soli su questo pianeta, anche i morti li
hanno abbandonati.
(John Berger, Abbi cara ogni cosa,
2007)
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