Pare
che Trockij sia scappato dal luogo dov'era confinato rubando, col
favore dell'oscurità, una slitta trainata da quattro renne. Le renne
si lanciarono ventre a terra attraverso la distesa argentea della
tundra gelata. Il loro fiato si condensava in nuvolette bianche. I
loro zoccoli disperdevano la neve immacolata. Due giorni dopo, quando
raggiunsero una stazione ferroviaria, crollarono esauste e non si
rialzarono più. Trockij abbracciò le bestie morte e fece un voto,
il viso si rigò di lacrime: 'Costi quel che costi, farò la
rivoluzione e porterò giustizia e ideali a questo paese'.
Sulla
Piazza Rossa ancora oggi si erge la statua di bronzo delle quattro
renne, Che guardano una a est, una a nord, una a ovest, una a sud.
Nemmeno Stalin riuscì a far abbattere quella statua. La gente che
visita Mosca dovrebbe andare sulla Piazza Rossa il sabato mattina.
Potranno vedere uno spettacolo rincuorante: ragazzini delle medie -le
guance arrossate e il fiato bianco nell'aria gelida- che strofinano e
puliscono ben bene le renne.
Giornate
d'esami, ultimo (forse) incontro con gli studenti che hanno
frequentato le lezioni, primo (forse) con quelli che non lo hanno
fatto.
Del
libro di Morin, 'Insegnare a vivere', tutti a piacere scelgono di
parlare della 'comprensione'.
E
non credo che sia solo effetto del tam tam in corridoio o su
Facebook.
Ne
hanno bisogno: vorrebbero essere compresi, ascoltati, accolti da
qualcuno.
E
non solo accuditi, protetti, controllati da qualcosa.
E
non solo maltrattati o ignorati.
Forse
è per questo che tutti parlano di Eros, di cerchio che accoglie ed
unisce.
Quasi
nessuno di Thanatos, di cerchio che esclude e separa, di violenza e
buio.
Vivono
il buio e lo temono, vivono nella catastrofe e la evitano.
Sperano
solo nella consolazione e nel conforto individuale, nell'amore e
negli affetti, nei sentimenti buoni che ti baciano.
Sono
inermi davanti al nulla. Saranno travolti ?
Finchè
nel 1938, quando sua madre morì, andò a New York, salì in cima
all'Empire State Building e saltò giù. Morì sul colpo, spiaccicato
come una rana.
Sulla
sua tomba, secondo la sua volontà, sono scritte queste parole di
Nietzsche:
Dobbiamo
conoscere la profondità della notte dalla luce del giorno ?
Una
di loro ha letto Gli umani, ma non le è piaciuto.
'Non
ho mai letto un romanzo in vita mia, è il primo...', confessa.
Un
passo avanti, certo.
Ma
non vi sconforta sapere che una potenziale educatrice va avanti a
dispense scolastiche e twitter ?
Una
di loro, silenziosa e apparentemente placida durante le lezioni, si
apre all'esame: 'Il corso mi ha portato a pensare alla morte di mio
padre, avvenuta sei mesi fa. In questi mesi avevo fatto di tutto per
distrarmi, per non pensarci, per fare altro. Ma lavorando con lei e i
compagni ho dovuto iniziare a farci i conti. Grazie...'
Una
di loro per tutto l'esame si è dichiarata senza passioni.
'Non
c'è nulla che mi prenda, che mi interessi veramente nella vita. E'
sempre stato così per me...'.
Alla
fine, vedo la sua foto nel libretto e lì ha i capelli ondulatissimi
e mossi, opposti a quelli che vedo davanti, lisci e stiratissimi,
piatti.
Commento
la foto, lei mi dice: 'E' una foto di quando sono uscita
dall'ospedale, ci sono stata a lungo...'. E incomincia a piangere a
dirotto.
Uno
di loro ha lasciato ingegneria biomedica per venire da noi.
'Volevo
fare l'educatore, non l'ingegnere. Ma questa facoltà è uno schifo,
è peggio di ingegneria, non c'è vita, non c'è passione, ti
ammazzano le motivazioni...'
Ha
una maglietta da basket e già lavora.
'Per
questo non sono potuto venire a lezione da lei, mi dice, ma l'anno
prossimo voglio assolutamente farcela, farò di tutto...'.
Una
di loro, paffutella e ridente, mi racconta che un gruppo di studenti
si sta incontrando per proseguire a giocare al parco d'estate, sotto
l'albero del corallo, che ci ha accolto nella sua ombra e sotto i
suoi fiori arancio brillante per tutta la primavera.
Hanno
voglia di rivedersi, di parlarsi ancora, di incontrarsi di persona, e
non solo sui social.
Quindi
non è una idea da vecchi quella di giocare insieme solo per il gusto
di farlo ?
Mi
rincuora saperlo.
Sento
molto amore e molta riconoscenza verso di me, intorno al mio studio,
davanti alla scrivania, negli sguardi di chi mi aspetta.
Sanno
che arriverò puntuale al ricevimento e che, se tardo o rinvio, li
avvertirò.
Sanno
che li ascolterò e che potranno sempre fare la tesi con me.
Sanno
che potranno invitarmi al bar per un caffè o potremo parlare al
giardinetto o per strada.
Sanno
che ci sono e che loro, con me, possono esserci.
E'
pochissimo, forse, ma è essenziale per la loro vita (ed anche, un
po', per la mia).
Venere
è un pianeta caldissimo, coperto di nuvole. A causa del calore e
dell'umidità, la maggior parte degli abitanti muore giovane. Chi
vive fino a trent'anni diventa una leggenda. In compenso, tutti
nutrono sentimenti gentili. Ogni venusiano ama profondamente tutti
gli altri venusiani. Non conoscono odio, risentimento o
discriminazione. E nemmeno maldicenza. Non ci sono lotte né omicidi.
Esistono solo l'amore e la comprensione.
'Metti
che oggi muoia qualcuno, ad esempio...Noi non saremmo tristi. Quando
le persone sono vive le amiamo, ma dopo non le rimpiangiamo.'
'Cioè,
date in anticipo tutto l'amore possibile? '
'Sai,
il modo di parlare di voi umani è così difficile da capire...',
disse il ragazzo scuotendo la testa.
'E
le cose funzionano davvero?', chiesi.
'Se
no funzionassero, Venere sarebbe sepolta dalla tristezza'.
(i
brani sono tratti da H. Murakami, Vento & Flipper, 2016)