venerdì 29 marzo 2024

In spregio e a sfregio

 


In quei giorni Stresemann andava a Parigi o forse non ci andava neanche, e a Weimar crollava il soffitto dell'Ufficio telegrafico e forse un giovanotto disoccupato correva dietro alla sua fidanzata che era partita con un altro per Graz e li ammazzava tutti e due e poi si tirava una revolverata nella testa. Cose come queste succedono ad ogni temperatura e di esse fa parte anche la grande moria di pesci nell'Elster bianco. A leggere queste cose si rimane a bocca aperta, ma se ci si trova in mezzo non sembra niente di straordinario: dappertutto succede qualcosa del genere...


In spregio della risoluzione ONU e a sfregio anche degli stessi USA, Israele non fa cessare il fuoco, affama la gente e -non ancora contenta di sangue- si appresta ad entrare in armi a Rafah.

In spregio della vita di tanti melomani russi e a sfregio dei servizi segreti, una decina di terroristi dell'Isis si è infilato a Mosca e ha fatto una strage.

In spregio della cultura giuridica europea e a sfregio di tutti i suoi sostenitori contro l'Ungheria (o Angheria, come la chiama Bergonzoni), la Salis è stata ancora una volta condotta in tribunale col guinzaglio e in ceppi.

In spregio dell'uguaglianza e a sfregio della scuola di Pioltello, il ministro Valditara insiste a proclamare che gli studenti di pura razza italica devono essere in maggioranza nelle classi scolastiche del nostro paese.

In spregio della vita umana in città e a sfregio delle vittime e dei loro familiari , il governo eleva i limiti di velocità nel nuovo codice della strada.

In spregio della divisione dei poteri e a sfregio della loro rispettabilità, il Consiglio dei ministri approva i test psicoattitudinali per l'accesso dei magistrati alla loro carriera.

In spregio alla Costituzione e a sfregio degli antimilitaristi tutti, la Meloni dichiara in Libano che -a differenza di Macron- le interessa la muscolarità dei fatti e che 'la pace è soprattutto deterrenza', il che non è mai stato meno vero di oggi.

In spregio al buon senso e a sfregio dei pacifisti, la Schlein vorrebbe proporre la candidatura per le Europee a Marco Tarquinio e Cecilia Strada, mentre il PD prosegue a votare per la guerra.


Però a questo vecchio ragazzo che se ne va perle strade per non crepare nella sua stanza, a questo vecchio ragazzo che scappa davanti alla morte, qualcosa è più chiaro di prima. A qualcosa, in fondo, la vita gli è servita. Fiuta l'aria, fiuta le strade per capire se gli appartengono ancora, se lo vogliono ancora. Guarda a bocca aperta i manifesti alle cantonate come se fossero un avvenimento...Una cosa infernale, eh, la vita? E io avevo pensato che il mondo è tranquillo, che tutto è in ordine, ma invece c'è qualcosa che non è in ordine e quelli là hanno un aria così terribile. Era un momento di chiaroveggenza...

(Le citazioni sono tratte da Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, 1929)


lunedì 25 marzo 2024

precipitevolissimevolmente

 

Il vertice europeo ha fatto un altro passo verso la guerra in Europa: si devono preparare i cittadini a subire attacchi militari, attentati terroristici, allarmi sanguinari.

La chiamano 'risposta civile militare rafforzata', con uno di quei bei eufemismi razionalizzanti e feroci in cui sono tanto esperti e tanto bravi per tentare di rassicurarci, per farci stare zitti e buoni a subire tutto sino all'ultimo, fatale, istante.

Solo un'escalation verbale di propaganda, da entrambe le parti?

La crisi dei regimi politici è troppo grave per pensare solo a questo: per stare in piedi ormai -nella loro attuale debolezza di consenso e di crescita- tutti gli stati hanno assoluto bisogno della guerra.

Come già accaduto nella storia, anche recente, non lo riconosceranno mai.

 

Ovviamente, preferiscono riprendere a urlare che la minaccia -come in un passato inquietante che ritorna- arrivi da oriente.

Ed, altrettanto ovviamente, fanno di tutto perché questa loro profezia si autoavveri.

Vi chiedo: se i vostri nemici decidessero di utilizzare gli utili dei soldi che vi hanno sequestrato nelle loro banche per produrre e far comprare ancora armi per farvi guerra, voi come la vedreste?

E se vi combinassero un attentato nella vostra capitale, con più di cento morti ad un concerto, voi cosa fareste?

E se proseguissero a consegnare decine di miliardi ad un esercito nemico che sbanda e tentenna, ma che resiste proprio solo grazie a tutti questi aiuti contro di voi, voi come reagireste?

E se vari capi di stato europei (Francia, Polonia, Paesi Baltici...) sembrassero non vedere l'ora di intervenire direttamente sul terreno pur di sconfiggervi, voi cosa ne pensereste?

Non vi sentireste continuamente provocati a reagire?

Non cerchereste alleanze con i vostri potenti vicini (India, Cina...) contro chi vi assedia?


Probabilmente si procederà così , ancora per un po': minacce, fake news, attentati in franchising, bombe che spuntano qua e là, hackeraggi pilotati, improvvise espansioni della guerra in varie parti del globo, blocchi militari che si dividono ed organizzano per potersi 'difendere', nuovi ingressi nella Nato (ad es., perché no?, della stessa Ucraina).

Cose già viste, continue manovre di ulteriore militarizzazione di quel che resta delle nostre società.

Ma il nostro destino appare segnato, al momento e per un po', da una nuova guerra fredda che si fa permanente e che ammorberà le nostre vite.

E, in una prospettiva non troppo remota, da una guerra spietata che ci brucerà col suo tremendo, insopportabile, invivibile calore.

Stiamo precipitando nell'abisso della catastrofe e dell'autodistruzione.

Si attende solo il momento in cui la giusta scintilla (l'uccisione di un capo di stato? la distruzione di una città intera? un errore di valutazione? un bottone in mani maldestre?...) brillerà -ancora una volta- nel firmamento della storia, a giustificare i nuovi, ennesimi delitti dell'uomo contro l'umanità.



giovedì 21 marzo 2024

bandiera bianco sporco

 

Quando ci si inoltra nel vicolo cieco della guerra è impossibile l'andare avanti quanto il tornare indietro.

In Ucraina ormai è chiaro -anche a chi non ha saputo fare altro che sostenere la patria (di altri) in armi (nostre): non potremo mai vincere e non possiamo più arrenderci.

Putin, nel frattempo, gongola, in compagnia di Cina, India e Iran.

Con le ultime elezioni ha rafforzato ulteriormente il suo potere all'interno e sa come usare la deterrenza nucleare per spaventare i suoi nemici all'esterno.

Se infatti non interverremo direttamente sul terreno la Russia si prenderà più territori di quelli che l'Ucraina avrebbe perso se avesse trattato immediatamente.

Ma se intervenissimo, la guerra nucleare arriverebbe alle porte di casa.

Un bel cul...de sac!


Non contenti del fronte (cioè del mercato) ucraino, ci siamo infilati nell'altro vicolo cieco, quello medio-orientale.

La distruzione di città intere e l'uccisione di 30000 palestinesi continua ad essere giustificata al fine di distruggere Hamas ed uccidere i suoi capi (che però non vivono a Gaza e che, se c'erano, sono riusciti a scappare, con i loro soldi e le loro famiglie, alla faccia dei loro tanto amati concittadini, sempre più miserabili e morituri).

Lo dimostra il fatto che Sinwar sia vivo e vegeto e -si dice- partecipi bellamente alle trattative in corso, mentre la Striscia viene bombardata col pretesto di ucciderlo dagli stessi governi e servizi segreti che intanto lo incontrano diplomaticamente in Qatar.

Anche da lì, non ne usciremo più.


Potremo mai consolarci con i guadagni delle industrie militari?

L'Ucraina, secondo il Sipri, è diventata in due anni il più grande importatore di armi in Europa e il quarto nel mondo (la prima,alla faccia del Mahatma, è l'India).

Proseguire a chiedere e a vendere armi resta -lì e altrove- l'unico obiettivo: gli Stati Uniti hanno già fatto ingentissimi profitti (più del 60% dei cosiddetti 'aiuti' sono tornati nelle loro casse) ed anche i paesi UE non si possono di certo lamentare.

Nel triennio 2019-2023 i paesi europei hanno anche quasi raddoppiato le loro importazioni d'armi, aumentando i loro acquisti del 94% rispetto al periodo 2014-2018.


La situazione è disperata.

Ma noi non disperiamo. Vogliamo ancora sperare.

Ma sino a quando non dispereremo, e capiremo che non abbiamo più nulla da perdere, non potremo mai opporci a tutto questo.

E, proseguendo ad inseguire vane speranze, quando la disperazione ci raggiungerà ineluttabilmente nella tragedia, si sarà fatto tardi.












mercoledì 20 marzo 2024

obtorto voto

 

QUANDO UN POPOLO VOTA HA SEMPRE RAGIONE!

Ipse dixit Salvini, dopo l'ennesimo plebiscito per Putin.

Qualcuno si lamenta perché così sostiene, neanche troppo larvatamente, una dittatura.

Lui potrebbe ricordare, però, che le dittature sono da noi sostenute in tutto il mondo, se sono amiche (cioè se non ci contrastano e collaborano ai nostri interessi politico-militari).

Non è un caso che si sia di recente andati in visita ai presidenti tunisini ed egiziani, che si tengano proficui rapporti con emirati e sauditi, che si traffichi con Erdogan o con i despoti uzbeki.

Per non parlare dei rapporti con la Cina, in attesa della prossima guerra.

QUANDO UN POPOLO VOTA NON HA SEMPRE RAGIONE!

Gli si potrebbe ricordare che anche Hitler o Mussolini sono andati al potere attraverso elezioni, come oggi in Russia (e in tante altre parti del mondo) formalmente regolari,ma sostanzialmente manovrate, minacciate dalla violenza e minate dalla paura, di fatto senza opposizione (né giornalistica, né politica).

Fatte le debite e residue differenze, che differenze esistono per noi qui, nelle nostre democrature?

Quasi tutta la stampa ed i media sono in mano a potentati economici (possiamo definirli oligarchi?) è evidentemente collusa e si autocensura con diletto.

I politici esercitano una professione ben retribuita e non la mollerebbero per nulla al mondo: le elezioni vanno verso un modello americano, in cui l'essere eletti serve a ricompensare tutti i soldi e tutte le promesse, lecite ed illecite, spesi per la candidatura.

Chi vota non può scegliere i candidati, ma solo tra i candidati.

Se anche vota, quel che sceglie non conta: i programmi elettorali non vengono attuati, le alleanze realizzate non sono quelle inizialmente ventilate, l'impermeabilità dei processi in sede di governo è quasi totale, anche rispetto agli stessi parlamenti, ormai perlopiù soltanto sedi di veloci consultazioni e ratifiche.

QUANDO UN POPOLO VOTA ORA NON HA MAI RAGIONE!

Ecco perché, insisto, non è ragionevole proseguire a votare.

Non ha senso sfidare i regimi su quel terreno: né in Russia -come ingenuamente hanno tentato di fare qualche giorno fa i dissidenti navalniani- né qui da noi -come testardamente (e malinconicamente) stanno invitando a fare qui da noi Santoro ed i nostri amici pacifisti in vista delle prossime elezioni europee.

In primo luogo perché il parlamento europeo conta meno di zero e meno di qualunque altro parlamento, compresi quelli russo, birmano o thailandese.

In secondo luogo perché non esistono le condizioni per cambiare dall'interno gli equilibri della politica rappresentativa: a partire da elezioni truccate in cui le possibilità di successo -per una lista inventata lì per lì e senza appoggi economico-finanziari- sono pressochè nulle.

In terzo luogo, perché le ragioni della guerra non sono passeggere, ma strutturali per il prossimo futuro del capitalismo. L'imperialismo, come direbbe Lenin, è sempre stata e sarà la sua fase suprema. Stiamo per riviverlo e, come già è stato, non c'è nulla da fare.

Soprattutto se si continua a credere che sai possibile fermarlo tramite il voto.





lunedì 11 marzo 2024

gattopardi tra noi

 

La terza strada, che non possiede giustificazioni preliminari,è tuttavia la più efficace, e consiste in una visita personale di Vostra maestà, con la forza militare di cui ho parlato sopra, in uno dei Regni che si sceglierà come terreno di esperimento: occorrerebbe far suscitare un gran tumulto popolare e, sotto il pretesto di reprimerlo, e allo scopo di riportare la calma ed evitare una ripresa dei disordini, emanare leggi come se si trattasse di un Paese conquistato...

(Memoriale segreto del duca di Olivares al re di Spagna Filippo IV, 25 dicembre 1624)


Niente di nuovo sotto il sole (o sul fronte occidentale, se preferite).

Questo illuminante ed attualissimo brano lo si ritrova quale epigrafe iniziale in  'Generazione Settanta. Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982) di Miguel Gotor.

Un libro corposo, documentatissimo, equilibrato e spietato sugli anni che ho vissuto nell'infanzia e nella mia prima giovinezza, sino alla mia maggiore età di ventunenne di allora.

Ci si rende conto, leggendolo, che -per quanto si potesse essere informati, consapevoli, politicizzati ed edotti- quel che davvero avveniva -nel presente ed in profondità- risultava coperto, intricatissimo, incomprensibile ed inconosciuto.

La storia e le storie che passavano sui giornali -per quanto orribili ed inquietanti potessero apparire a me ed ai più- avevano davvero poco a che fare con i tragici disegni, le disumane strategie, le squallide brutture e le inopinate collusioni che sottostavano alle notizie che pubblicamente venivano fatte passare come vere e indubitabili, ma soprattutto rispetto alle dichiarazioni ufficiali dei politici e degli statisti di allora (e di oggi).

E non ci si può, dopo averlo letto, stupirsi dell'attuale sfiducia popolare, della diffidenza e della disaffezione verso i personaggi (identici o forse addirittura peggiori) che oggi ci attorniano e ci parlano nei giornali , in tv o in rete, e che inveiscono contro le fake news degli altri.


Ma, al di là della storia italiana, quell'epigrafe antica colpisce anche per quel che ci dice di quel che sta avvenendo e soprattutto sta per avvenire nelle dinamiche dell'intero mondo.

Non arrivare ad ottenere il 'cessate il fuoco' a Gaza prima dell'inizio del Ramadan significa una cosa sola: che si vuole soffiare sul fuoco della disperazione palestinese per ottenere il risultato di nuove violenze, attentati, atti terroristici che, a loro volta, giustifichino nuove reazioni militari ed ulteriori colpevolizzazioni e repressioni da parte di chi non attende altro che questo.

Ma la militarizzazione delle società civili è la strada che i governi di tutto il mondo hanno ormai intrapreso per preservare e rafforzare il loro dominio e controllo sui loro sudditi.

Quel che sta accadendo brutalmente in Palestina e che inevitabilmente tenderà ad aggravarsi nei prossimi giorni ci annuncia che la strategia dei politici di oggi (che si chiamino Netanyahu, Biden, Erdogan, Putin, Meloni o Macron) -e sempre meno segretamente- è la stessa di quattrocento anni fa in Spagna, segue cioè la stessa logica del duca di Olivares.

Creare e facilitare il disordine per generare e stabilire un nuovo ordine che preservi gli squilibri di potere preesistenti o ristrutturi gli equilibri a vantaggio di potentati che sino a quel momento avevano preferito governare soltanto larvatamente attraverso altri.

Le comparsate stanno per finire, quindi, e stanno per emergere apertamente i veri poteri forti: del Big State, del Deep State, di chi -in fondo-comanda da sempre, ma ora non ha più bisogno neppure di fingersi e voler apparire 'democratico', 'liberale' o addirittura 'socialista'.

venerdì 8 marzo 2024

con-fusioni


Lo street artist Jorit chiede foto a Putin: 'Lei è umano come tutti, la propaganda diffusa in Occidente è falsa'. 

E' lui che, davanti allo scandalo a casa nostra, ricorda che anche Giorgia Meloni si è fatta baciare da Jo Biden come un'adolescente in vacanza dallo zio. 

Confondere i livelli è terribile. 

Che brave persone, che dolci, che buone...!, sembrano dirci quelle istantanee.

Ma anche Goebbels portava i fiori alla moglie, anche Hess stava con i figli nel suo giardinetto a fianco ad Auschwitz.

Anche Mussolini, Stalin e Ceausescu giravano a baciare bambini e ad accarezzare le guance arrossate delle patriote in estasi.

Chi non ama poi oggi farsi e farsi fare le foto con chiunque?

Che male c'è, si dice. Ed invece è male, molto male.

Perchè sdogana i carnefici e li fa passare per persone in cui identificarsi, a cui fare riferimento, che ci vogliono bene, che si prendono cura di noi.

Che sembrano umane. 

E lo sono come tutti, non ci sono mostri. Nihil umani mihi alienum puto...

Ma dimenticare che sono dei criminali solo perchè sorridono, parlano ragionevolmente, ti baciano, si fanno le foto, è un errore di valutazione altrettanto terribile.

Perchè il vero criminale non è quello brutto e lacero che condanniamo nei tribunali o sui barconi, ma proprio e soprattutto chi può aggirarsi impunito in doppiopetto e proseguire a saltare impunemente da un ruolo all'altro (spacciatore e drogato, mercante d'armi e mediatore, inquisitore e mafioso, inquinatore e depuratore, omicida e giudice...)

'Confusione, tu sei figlia della solita illusione perciò fai confusione...'


 

 




 

 

mercoledì 6 marzo 2024

accadimenti accanimenti allucinanti

 

Il movimento del '77 era un melting pot di idee e di pratiche ('pratiche teoriche', althusserianamente) di opposizione. Opposizione a cosa? A qualsiasi idea istituzionale o dominante. Forse non fa piacere ricordare che quella cultura di opposizione aveva soprattutto bisogno di un nemico e se non c'era bisognava inventarlo. Se si riguardano i video del periodo non può non cogliersi infatti una fascinazione estetica per le divise e le uniformi del Potere: quelle dei nemici, nemici che conferiscono identità: ciò che trasformò quella rivolta, o almeno molti rivoli di essa, in una lotta fratricida. C'erano molte allucinazioni, in quel periodo, allucinazioni desideranti; e anche questo, in fondo, era insito nel materialismo (comunista) nella sua formulazione più innovativa: 'occorre attenersi ai fatti', ha scritto il filosofo comunista Louis Althusser dal manicomio di Saint'Anne, ma 'anche le allucinazioni sono fatti'.


Qualche giorno fa ho avuto conferma da un telegiornale di regime che Renato Curcio, ormai ottantenne, rischia di tornare a processo per aver ideato un sequestro al fine di autofinanziare le BR; sequestro che si è concluso tragicamente con una sparatoria, che ha portato alla morte di un carabiniere e della stessa compagna di Curcio, Mara Cagol.

Qualche giorno fa è morta Barbara Balzerani, altra fondatrice delle BR, da tempo a piede libero. La filosofa Donatella di Cesare -attaccata dai media e dai politici di regime- ha dovuto ritirare un post in cui la ricordava e solidarizzava con quel che avevano condiviso negli anni 70, metodi violenti esclusi.


Tutto questo accanimento verso gli sconfitti, anche a distanza di decenni ed anche dopo che la pena -puntualmente ed integralmente scontata- è stata formalmente e legalmente estinta, dà da pensare.

E' segno della vittoria totale di chi oggi ci domina o è segno della sua attuale e crescente debolezza e paura? Entrambe le cose, direi.

Mai le autosedicenti democrazie sono state più in crisi, soprattutto rispetto a se stesse, anche in assenza di nemici capaci di distruggerle. Il rischio appare oggi implosivo, molto più che subìto dall'esterno.

E mai però gli Stati sono stati più capaci di controllarci, prevenirci, condizionarci alla radice, guidarci nei bisogni e nei desideri, orientare alla fonte i nostri immaginari (ed anche tutte le nostre possibili allucinazioni).

Tutto l'opposto di quel che accadde nei decenni 60-70, insomma: democrazie ancora in auge e regimi che dovettero ricorrere alle armi (e alla droga) per annientare movimenti e antagonismi capaci di pensare l'altro e l'altrove e di provare a praticare la rivolta (seppur con linguaggi, strumenti, stili e metodi molto diversi fra loro).

Quel che colpisce è soprattutto che questa smania di proseguire a punire i già più volte puniti (dalla legge e dalla storia) avviene proprio mentre gli Stati stessi proseguono a far guerra., ad uccidere, a sterminare, ad inquinare, a reprimere impunemente.

E nessuno li può giudicare (nemmeno tu).

Sarà la storia a farlo, si dice. Ma, per fare storia, tantomeno la storia, non è più il tempo, non c'è più il tempo, non c'è più tempo (scegliete voi).


Io vorrei parlare di questo, delle due celebri lettere: OK.

Qualcuno saprà che era la formula in uso nelle comunicazioni militari durante la seconda guerra mondiale. OK: Zero Killed. Nessun morto, quindi tutto bene. Tutto okay.

Oggi queste lettere sono dette al telefono per tagliare corto, o con il chewing gum in bocca, nella banalità più sfacciata -il che realizza ancora più esattamente il significato perlocutorio della formula: non c'è problema.

L'Europa è sott'acqua, altri continenti bruciano o soffocano, la Terra sarà priva di ossigeno: non c'è problema. Il capitalismo sta implodendo, serve uno sforzo comune, ma chi governa insegue interessi personali, angusti e ciechi come la propria vita: non c'è problema. E' tutto ok.

Nessun morto? Forse chi governa si crede immortale, e vede la morte come una sfiga che accade a chi non ci sta attento. 'Sono sempre gli altri che muoiono', fece scrivere sulla propria tomba Marcel Duchamp. Eppure mai come oggi la precarietà della vita individuale si accompagna a quella della specie: la morte dell'uomo. Basta invertire le lettere: KO. Tutti morti.

Un alfabeto tira l'altro, e mi viene in mente quello di una lingua ormai sepolta, anzi inabissata, sostituita dall'elettronica a dai suoi mille congegni. Parlo del Morse, di cui mi commuove ricordare l'appello più celebre e perentorio, le ultime parole di tanti di noi, comuni mortali: SOS, Save our souls, Salvate le nostre anime.


(i brani sono tratti da Beppe Sebaste, Oggetti smarriti e altre apparizioni, Laterza, 2009)




lunedì 4 marzo 2024

il velo squarciato

 

L'infinito sterminio dei palestinesi ha trovato il suo acme qualche giorno fa: l'esercito israeliano ha ferito ed ucciso centinaia di esseri umani accalcati e disperati, che cercavano di acchiappare -da camion gentilmente offerti- una pagnotta o un sacchetto di farina.

Le nostre televisioni si arrabattano, anche stavolta, a cercare di fare distinguo, a proporre interpretazioni, a rincorrere le varie e contraddittorie foglie di fico dei loro amichetti d'oltremare.

I nostri politici si sbracciano e si lamentano che il cessate il fuoco, chissà perché, non arrivi ancora.

Intanto, la guerra genocida va avanti, tra un corteo e l'altro di sbrindellati (e manganellati) giovinastri.


La Caio Duilio nel frattempo ha iniziato a colpire gli Houti.

Diritto di difesa, così viene chiamata la guerra,come sempre è stato.

Ci stiamo entrando, in quell'inferno, a piedi uniti.

Anche lì, qui da noi, si fa finta che non stia accadendo nulla di nuovo o di terribile.

Le veline ci rassicurano, ma il salto è evidente: il governo italiano sta capeggiando una missione di guerra nel Mar Rosso, un'area chiave della globalizzazione mondiale.

Non saremo più risparmiati, come accaduto sinora per motivi neanche troppo occulti.

Stiamo diventando nemici in prima linea, e ne pagheremo direttamente tutte le conseguenze.


Non è un caso che si inizi a rumoreggiare anche in casa Nato.

Macron suggerisce di mandare truppe di terra europee in Ucraina.

Scholz dice no, ma i suoi ufficiali ne discutono in segreto.

Austin ci ricatta dichiarando che se l'Ucraina perde la guerra, la Nato dovrà entrare in guerra con la Russia.

Il disastro accelera e si muove su un piano che appare sempre più inclinato.

Stabiliti più precisamente e rigidamente i rispettivi fronti, la guerra nucleare tra i nuovi blocchi politico-militari diverrà un'opzione sempre più probabile.

Ed il territorio europeo si candida, come sempre, ad essere il suo più probabile campo di battaglia (sempre che di battaglie si potrà ancora parlare, in uno scontro nucleare).

domenica 3 marzo 2024

il tra-mondo dell'uccidente

 Per un Benjamin illudetico.

Nei Passaggi Benjamin si oppone nuovamente, nel modo più energico, alle pratiche di 'dominio' e 'sfruttamento' della natura da parte delle società moderne. Ancora una volta rende omaggio a Bachofen per aver dimostrato che l''idea feroce dello sfruttamento della natura' non esisteva nelle società del passato, dove la natura era vista come una madre dispensatrice di doni. Per Benjamin, come del resto per Engels o Reclus, non si tratta di tornare a un passato preistorico, ma di proporre la prospettiva di una nuova armonia tra la società e l'ambiente naturale.

Il pensatore che per lui incarna questa promessa di una futura riconciliazione con la natura è il socialista utopico Charles Fourier. É solo in una società socialista, in cui la produzione cesserà di essere fondata sullo sfruttamento del lavoro umano, che 'il lavoro perderebbe a sua volta il carattere di sfruttamento della natura da parte dell'uomo e si effettuerebbe secondo il modello del gioco infantile che in Fourier è alla base del travail passionnè des harmonies...Un tale tipo di lavoro animato dal gioco non è diretto alla produzione di valore, ma al miglioramento della natura. Una terra ordinata secondo questa immagine sarebbe un luogo in cui l'azione e il sogno diverrebbero fratelli'. Nella Tesi sul concetto della storia Benjamin ritorna ancora una volta su Fourier, l'utopista visionario che sognava 'un lavoro che, lontano dallo sfruttare la natura, è in grado di sgravarla delle creazioni che, in quanto possibili, sono sopite nel suo grembo', sogni la cui espressione poetica sono le sue 'fantasticherie', in realtà piene di 'senso sorprendentemente sano'... Per il positivismo socialdemocratico, invece, 'il lavoro ha per sbocco lo sfruttamento della natura, che viene contrapposto, con ingenua soddisfazione, allo sfruttamento del proletariato'. Questo discorso positivista, per Benjamin, 'mostra già i tratti tecnocratici che più tardi si incontreranno nel fascismo'.

Sempre in quest'opera del 1940, troviamo un'ampia critica alle illusioni della sinistra -prigioniera dell'ideologia del progresso lineare- riguardo al fascismo, che sembra considerare come un'eccezione alla norma del progresso, una regressione inspiegabile, una parentesi nel progredire dell'umanità. Benjamin aveva perfettamente colto la modernità del fascismo, il suo intimo rapporto con la società industriale/capitalista contemporanea. Da qui la sua critica, nella tesi VIII, rivolta a coloro che si stupiscono che il fascismo sia 'ancora' possibile nel XX secolo, accecati dall'illusione che il progresso scientifico, industriale e tecnico sia inconciliabile con la barbarie sociale e politica...Ma solo una concezione senza illusioni progressive può spiegare un fenomeno come il fascismo, profondamente radicato nel moderno progresso industriale, che era possibile invece, in ultima analisi, proprio soltanto nel XX secolo.

Già nel 1928, in Strada a senso unico, Benjamin denuncia l'idea del dominio sulla natura come discorso 'imperialista' e propone una nuova concezione della tecnica come 'gestione dei rapporti tra natura e umanità'. 'Le vecchie usanze dei popoli sembrano inviarci un avvertimento: astenerci dal gesto di avidità quando si tratta di accettare ciò che abbiamo ricevuto così abbondantemente dalla natura...Se un giorno la società fosse in pericolo a causa della sua avidità e si trovasse al punto di rubare i doni della natura, il suo suolo si impoverirà a tal punto da far fallire il raccolto...'

In questo libro troviamo anche, con il titolo Segnalatore d'incendio, una premonizione storica delle minacce del progresso, intimamente associate allo sviluppo tecnologico guidato dal capitale:' Se la liquidazione della borghesia non si sarà compiuta a un punto quasi calcolabile dello sviluppo economico e tecnico (lo segnalano inflazione e guerra chimica) tutto sarà perduto. Prima che la scintilla raggiunga la dinamite, la miccia accesa va tagliata.'.. La filosofia pessimistica della storia di Benjamin si manifesta in modo particolarmente acuto nella sua visione del futuro europeo: 'Pessimismo su tutta la linea. Pessimismo assoluto. Sfiducia nella sorte della letteratura, sfiducia nella libertà, sfiducia nella sorte dell'umanità europea, ma soprattutto sfiducia, sfiducia, sfiducia verso ogni forma di intesa: tra le classi, tra i popoli, tra i singoli. E illimitata fiducia solo nel gruppo Farben (quello che sta per inventare lo ZyklonB, che gaserà milioni di persone nei lager, ndr) e nel perfezionamento pacifico dell'aviazione'.

Nelle Tesi sul concetto di storia, Benjamin fa spesso riferimento a Marx, ma su un punto importante prende le distanze dall'autore del Capitale: 'Marx dice che le rivoluzioni sono la locomotiva della storia universale. Ma forse le cose stanno in modo del tutto diverso. Forse le le rivoluzioni sono il ricorso al freno d'emergenza da parte del genere umano in viaggio su questo treno'.


(da M.Loewy, La rivoluzione è il freno di emergenza. Saggi su W. Benjamin, Ombre corte, 2020)