La critica politica post-moderna ha purtroppo...reso il concetto di ragione uno dei più importanti elementi tanto del progetto della modernità, quanto del topos della sovranità...
La politica è così pertanto definita secondo un duplice profilo: come un progetto di autonomia e come la realizzazione di un accordo collettivo attraverso la comunicazione e il riconoscimento.
Questo, ci è stato detto, è ciò che la differenzia dalla guerra.
In altre parole, è sulla base di una distinzione tra ragione e irrazionalità (passioni, illusioni) che la critica tardo-moderna è stata in grado di articolare una certa idea del politico, della comunità, del soggetto...
All'interno di questo paradigma la ragione è la verità del soggetto, mentre la politica è l'esercizio della ragione nella sfera pubblica.
L'esercizio della ragione è equivalente all'esercizio della libertà: un aspetto chiave dell'autonomia individuale. Il romanzo della sovranità si fonda in questo caso sull'opinione che il soggetto sia il padrone e, al tempo stesso, l'autore in grado di controllare i propri intenti.
La sovranità è dunque definita come un doppio processo di auto-istituzione e auto-limitazione (fissare da sé i propri limiti). L'esercizio della sovranità consiste, a sua volta, nella capacità di auto-creazione della società attraverso il ricorso ad istituzioni ispirate da un comune immaginario e da particolari significati sociali...
Il mio interesse invece è rivolto soprattutto a quelle figure della modernità il cui principale progetto non è la battaglia per l'autonomia, ma il sistematico uso strumentale dell'esistenza umana e la distruzione materiale delle popolazioni e dei corpi.
Queste figure della sovranità sono lontane dall'essere una scheggia di inusuale follia o l'espressione di una rottura nell'equilibrio fra gli impulsi e gli interessi della mente e del corpo.
In realtà esse sono, come i campi della morte (i lager), ciò che costituisce il nomos dello spazio politico nel quale ancora viviamo.
Inoltre, le contemporanee esperienze di sterminio suggeriscono che è possibile sviluppare una lettura della politica, della sovranità e del soggetto diversa da quella che abbiamo ereditato dal discorso filosofico della modernità.
Invece di considerare la ragione come la verità del soggetto, possiamo guardare ad altre fondamentali categorie che sono meno astratte e più palpabili: come la vita e la morte...
La dottrina della forza 'travolgente e decisiva' venne attuata in pieno, nel Golfo e in Kosovo, grazie a una rivoluzione senza precedenti nella tecnologia militare, che ha moltiplicato la capacità di distruzione. La guerra aerea, in quanto relazionata con l'altitudine, l'armamento pesante, la visibilità e l'intelligence, è emblematica del caso in questione...
Assunse la forma di una guerra infrastrutturale che prese di mira e distrusse ponti, ferrovie, autostrade, reti di comunicazione, depositi di olio, impianti di riscaldamento, centrali elettriche e impianti per la depurazione delle acque....
Le guerre, nell'era della globalizzazione, tendono a costringere il nemico alla sottomissione, senza considerare le conseguenze immediate, gli effetti collaterali e il danno alle popolazioni provocato dalle azioni militari...
(Achille Mbembe, Necropolitica, 2003)
E' terribile, ma dobbiamo farlo: dobbiamo accettare il fatto che la modernità esprima su di sé un'auto-narrazione benevola e progressiva che non coincide interamente con la sue forme di realizzazione storica e che invece tende a nasconderle e rimuoverle: le connessioni -strutturali e non contingenti- tra modernità ed olocausto (già evidenziata da Bauman) e tra modernità, politica e guerra (come già evidenziato da Schmitt).
La storia del Novecento è stata l'espressione più chiara di questa narrazione (autoglorificante) e di questa realizzazione (etero-distruttiva).
Oggi, la narrazione continua (ma con sempre meno forza e credibilità, sia all'interno che all'esterno della modernità stessa), ma gli effetti della distruttività (sinora rivolti ed efficaci solo o soprattutto verso l'Altro) iniziano a rivoltarsi contro la modernità stessa e a distruggerne le basi (corpi, città, valori, prospettive).
La necropolitica avanza nel suo auto-fagocitare se stessa.
L'autunno che si prepara rivelerà il portato di questa analisi nella sua più disarmante, quotidiana e dolorosa concretezza.
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