lunedì 2 agosto 2021

pass(aggi) obbligati

Le emergenze catastrofiche si sovrappongono ed intrecciano sempre più frequentemente e pericolosamente. Per quanto ci si impegni, non è più possibile rimuoverle. Una possibilità poteva risiedere nell'accrescere la nostra capacità di stare nell'incertezza, rafforzare fiducia e relazioni, accogliere i rischi del vivere: in sintesi, nell'imparare a giocare con la catastrofe. Ma abbiamo preso un'altra strada, quella del securitarismo: militare, digitale, sanitario. Ed ora eccoci di fronte ad una serie di passaggi che ormai non possono che apparirci obbligati. La nostra libertà si riduce ancor più ad una serie di obblighi a cui dover soltanto obbedire. Chi ama la libertà e la vita più della sopravvivenza e della salute dovrà però non smettere di ricordare a se stesso e a tutti che, anche in questo momento, si potrebbe scegliere diversamente. Mi sono vaccinato ed ho in tasca il green pass. Ma questo non significa che accetti la logica dell'obbligo, anzi. Credo sempre nel valore dell'obiezione e della disobbedienza, anche da parte di chi lo fa a partire da credenze che non sono le mie. Non mi affido ad ideologie rigide, pregiudizialmente schierate, che siano scientiste o anti-scientifiche. Per questo, mi dichiaro assolutamente contrario all'obbligo del vaccino e del green pass generalizzato. Concentriamoci invece nel cercar di raggiungere al più presto l'immunità di gregge, così come avviene per altre epidemie: vacciniamo tutte le persone disponibili a farlo, e lasciamo in pace tutti coloro che non lo vogliono. Se qualcuno ritiene che il rischio di vaccinarsi sia superiore a quello di non farlo, va rispettato. Se è disposto a pagare i costi della sua scelta divergente, va rispettato. E se i costi economici della sua scelta ricadono sulla collettività, dobbiamo comunque continuare a curare chi si ammala: ne ha diritto in quanto cittadino che paga le tasse, indipendentemente dalle sue scelte vax o no-vax. Per certe situazioni di contatto (contesti sanitari, scolastici, pubblici, di cura...) si potrebbe rendere obbligatoria una certificazione, ma non solo attraverso il vaccino. Si dovrebbe proseguire a richiedere solo un tampone, periodico e gratuito. E/o l'uso della mascherina al chiuso, sempre (ad esempio, per impiegati pubblici, camerieri, baristi o ristoratori). In determinati contesti, si potrebbe comunque sempre lasciare alle persone che li vivono la possibilità di volersi assumere consensualmente il rischio di incontrarsi e lavorare insieme senza richiedersi nulla a vicenda, senza obblighi reciproci. Le regole specifiche di relazione, se consapevolmente assunte, hanno sempre infatti un valore superiore per me rispetto a quelle che ci obbligano per legge.

2 commenti:

  1. "Concentriamoci invece nel cercar di raggiungere al più presto l'immunità di gregge, così come avviene per altre epidemie: vacciniamo tutte le persone disponibili a farlo, e lasciamo in pace tutti coloro che non lo vogliono. "

    Va bene; ma se questo non dovrebbe essere sufficiente, perchè chi non vuole vaccinarsi non permettere di raggiungere l'immunità di gregge, che si fa?

    E perchè si deve essere obbligati a tenermi tutto il giorno la mascherina? Per molti - me ad esempio - è una costrizione molto maggiore di farmi un vaccino.

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  2. Il tuo appello a raggiungere l’immunità di gregge, sempre che sia possibile, è pur sempre un modo di ricercare una sicurezza (invano?) e non accettare il rischio insito nella vita.
    Non me lo aspetto da te che ci hai insegnato i rischi della “società del napisan”.
    Oltre alla sacrosanta libertà qui è in pericolo la nostra stessa umanità, intesa come il nucleo più profondo del nostro essere. Che vita sarebbe senza?
    Chi ritiene che l’umanità che ci contradistingue, venga prima di qualsiasi cosa, non potrà mai aver paura di incontrare un altro essere umano.
    E allora, assolutamente, rafforziamo le nostre relazioni, alleniamoci a cercare un motivo di unione piuttosto che di divisione, e se proprio si deve parlare di una misura sanitaria, prendiamoci cura del nostro corpo e rafforziamo le nostre difese immunitarie, piuttosto che aspettare che la risposta arrivi dall’esterno.

    Valeria

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