In fondo mia madre non era stata
fedele, onesta e buona? Quando dico che era stata la cattiva, forse
parlo in quanto esponente di quella vasta e infida massa di persone
che negli ultimi tempi propaganda la Compassione. Sempre più spesso
siamo invitati a dare dimostrazioni molto pie e molto pubbliche dei
nostri sentimenti. Svolti un angolo ed ecco una rispettabile signora
con un cappellino tondo che ti agita davanti un contenitore pieno di
monete, chiedendoti di dare. Guardi la televisione e cinquata
intrattenitori e dieci presentatori si esibiscono in una 'maratona';
non dormono, mangiano di corsa, cantano, raccontano barzellette e si
mettono in mostra, e non lo fanno per guadagnarci qualcosa. La nostra
è un'epoca davvero bizzarra, in cui anche i corrotti e gli
insensibili raccolgono donazioni per sconfiggere l'arteriosclerosi.
E' l'epoca del cordoglio: un cuore
sanguinante è d'obbligo.
E il fatto è che pochi di noi sanno
resistere a una sollecitazione. Dopotutto, puoi anche liberare gli
schiavi e appendere i tiranni per i piedi, ma poi tutto il resto, gli
altri orrori...che cosa fai dopo che hai elargito le tue elemosine
natalizie ?
Ci sentiamo in debito, lo so,
venendo a conoscenza delle pene altrui, ma la domanda è: a che cosa
giova un cuore sanguinante ? Che cosa viene da tutto questo gran
compatire ? Io compatisco te, tu compatisci me. Ma questo significa
che poi ci comportiamo meglio, che diventiamo più saggi ?
Nel cuore hanno luogo lotte
terribili, che il cuore non è disposto a riconoscere, quando il
compatimento viene scambiato per amore.
-Oh sì, è affascinante. Io adoro
la poesia. Mi piace molto Keats...E mi piace parecchio anche John
Donne. Lo so che è di moda, però mi piace lo stesso. Non conosco
molto di Yeats, è vero, però quel che conosco mi piace: 'I peggiori
sono pieni di appassionata intensità, i migliori mancano di
qualunque convinzione'.
-E le sue, di poesie? Cioè...direbbe
che sono, non so, poesie felici o poesie infelici ?
-Poesie felici, disse Libby. -Poesie
molto felici.
Ma, trovandosi in un momento di
lucidità, era costretto a contemplare quell'incrocio di destini...Lo
stesso impulso che lo aveva portato a voler mettere ordine in certe
vite complicate lo aveva portato a volgere le spalle ad altre che
rischiavano di travolgere la sua. Era infine giunto a riconoscere di
essere terrorizzato dalla brutalità della vita. Tenerezza, grazia,
affetto: adesso gli sembravano giocattoli con cui aveva cercato di
scalpellare via le montagne.
Aveva tentato di essere ragionevole
con tutti, ma le richieste che gli erano state rivolte provenivano da
persone irragionevoli. Ma anche le richieste che lui aveva rivolto a
loro non erano state ragionevoli. Eppure aveva cercato di essere
fedele ai propri sentimenti, a ciò che era...
Perciò, da un lato riteneva ancora
di essere stato strumentalizzato; dall'altro vedeva -o era disposto a
vedere- in cosa non era stato abbastanza brutale.
E dubitava di poterlo mai essere,
poiché non avrebbe saputo da che parte cominciare, e non era neanche
del tutto sicuro di doverlo essere. O forse invece lo era stato,
brutale ? E così si tornava da capo.
Per fortuna adesso la scelta non era
fra estremi di impotenza e brutalità. Si trattava solo di rimettersi
in piedi.
-Sono in lutto, va bene ? Lo vedi, è
difficile parlarne.
-Bene...ma invece di essere in
lutto, fa funzionare le cose!
-Determinate cose le devo accettare.
-E quindi io devo accettare le cose
che devi accettare tu! E' questo che è ingiusto, non ti pare ? Tu
sei, disse sconfortata, -terribilmente ingiusto... e pomposo,
aggiunse con voce fievole...Tu affronti tutto alla rovescia. Ci hai
messo una pietra sopra, - disse, incredula.
-Forse mi sono arreso.
-Bè, è la stessa cosa, accidenti.
Anzi, è peggio.
-Non riusciremo a capirci...-Ma
quando lei si interruppe, quando lei chiuse gli occhi, lui le prese
la mano, e aggiunse: - Stasera.
-Penso di no, -disse lei,- Penso che
non lo sai neanche tu in che cosa credi.
-Non so tutto ciò in cui credo.
-Bene, -disse lei fiaccamente,-
spero ti renda conto che la cosa non mi rende molto felice.
-Tu pensi troppo a essere felice.
-Ma è l'unica cosa che conta, Paul.
(Philip Roth, Lasciar andare, 1962)