mercoledì 10 settembre 2025

bum !

 

Ascolto Ursula alla radio, qui nel mio buen retiro di Baressa, ultima provincia dell'Impero.

La solita aria fritta, condita di allarmismo e bellicosità.

Quanto meno i leader hanno potere di fatto, tanto più diventano spocchiosi e fanno la voce grossa, battendosi il petto come i primati.

Quanto meno hanno potere sui membri del loro stesso governo o sui loro popoli, più minacciano, mostrano i muscoli, pretendono di divenire più forti verso chi emigra o sta oltre frontiera.

Vale per lei e per la UE, vale per Trump e per Macron, per Zelensky e i vari putin della terra (che si trovino in Italia, Nepal, Indonesia o Israele...).


E' la solita storia che si ripete:

-più sale l'ingovernabilità e cresce un clima da guerra civile interna agli stati, più si cerca di mantenere il potere ed il dominio attraverso le armi;

-più avanzano la crisi del lavoro e della produzione e cresce la povertà di massa e più si cerca salvezza nell'economia di guerra;

-più si perde la possibilità di una mediazione politica e più si ricorre alle bombe (ora anche rivolte verso gli aiuti umanitari, i nonviolenti e verso gli stessi mediatori, veri o finti che siano...), trasformando ogni azione di protesta in terrorismo (vedi anche i recenti arresti alle manifestazioni di Londra);

-più si evidenzia l'interdipendenza dei problemi e la caratteristica globale della policrisi in atto e più ci si illude di risolverla chiudendosi in una bolla di presunta e fantomatica indipendenza sovranista (etnica, statalista o unionista che sia).


Così si cavalca l'onda populista nel tentativo di colmare il distacco sempre più totale tra gli stati e la maggioranza delle persone. Ma non funziona ed è anche per questo le ribellioni continuano a crescere e a diffondersi:

-si parte da apparenti motivazioni alquanto bizzarre (la generazione Z in Nepal, perchè il governo vuole bloccare i social!; Valditara inizi a tremare anche qui...);

-da risentimenti sociali (in Francia, Blocchiamo tutto ricorda da vicino i gilet gialli di qualche anno fa; le proteste ora in corso in Indonesia ricordano le nostre Tangentopoli);

-da tentativi disperati di intervenire laddove le istituzioni proseguono solo a fare il gioco delle parti o dei due tavoli (vedi la Flotilla, manipolo eroico a cui mi sento ovviamente vicino, fatta salva la sua altissima probabilità di insuccesso, pari peraltro a quella di qualunque negoziatore in azione oggi, più o meno sbruffone che sia).


Ma si evidenzia anche la totale collusione in cui siamo immersi, il silenzio che ci avvolge e che è fatto anche di troppe parole al vento: la nostra capacità di adattarci al male, di rimuovere il disastro, di disumanizzare le nostre relazioni, di proseguire a distruggere il pianeta, non è mai stata così alta e pervicacemente votata alla finzione ed alla mistificazione della verità e della realtà.

Il rischio è che anche le ribellioni momentanee, che non vanno ad incidere sulle nostre vite quotidiane, siano parte -a loro volta- di questa stessa collusione.

Il XXI secolo, da Genova 2001 in poi, ne ha già viste tante, e -quando non si sono addirittura rivelate un boomerang verso le ragioni dei manifestanti (primavere arabe, Black lives matter, rivolte in Sudamerica, Hong Kong...)- non hanno comunque raggiunto i risultati sperati.


E' vero che la Storia ha dei tempi più lunghi delle nostre piccole vite e delle sorti dei singoli movimenti sociali, ma questo primo quarto di secolo ci presenta un quadro davvero sconfortante.

Una profonda transizione è in corso: quel che abbiamo chiamato ordine mondiale (e che garantiva il dominio alle èlite occidentali) non c'è più, il nuovo disordine mondiale è già qui.

E non va in una direzione di ravvedimento sulle nostre premesse (securitarismo, produttivismo, crescita illimitata, nazionalismo, militarismo...), anzi va a irrigidirle e potenziarle.

Le possibilità di interferire su questo da parte dei cittadini è nulla ed è forte anche il senso di impotenza degli stessi politici e statisti che si agitano a destra e a manca.

Sono processi che non sono governabili: la storia degli uomini ce lo dimostra ampiamente.

Quando le economie si squagliano e le guerre avanzano non si può più far nulla, se non attraversare la decadenza e la fine dello status quo.

In vista di nuovi imperi? per quel che contano gli umani, direi di sì.

Ma credo anche che pandemie e catastrofi climatiche si riveleranno ben più potenti di qualunque potere umano, e si imporranno sulle nostre fragili vite e sui nostri precari castelli di sabbia già in questo secolo.


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