Quel che un tempo si chiamava 'complesso militare-industriale' e che ora possiamo chiamare semplicemente 'economia di guerra' emerge con tutta la sua potenza nella politica odierna.
E si rende visibile non più soltanto secondo modalità di infiltrazione o condizionamento occulto, ma si presenta ormai alla luce del sole, senza più infingimenti da centro-sinistra, quale fondamento strutturale delle decisioni e delle visioni politiche ed economiche dello Stato.
La scelta, ancora una volta, del generale Figliuolo quale commissario per le alluvioni dà un ulteriore segnale che, unito alla scelta di affidare i centri per l'immigrazione alla Croce Rossa, fa capire cosa è ormai divenuta la cosiddetta Protezione civile (militare) e che cosa si appresta a diventare in vista dei prossimi cataclismi (che siano pestilenze, catastrofi climatiche o guerre).
La situazione in Francia apre a scenari in cui lo stato d'emergenza è nei fatti, manca solo che venga dichiarato (e militarizzato).
D'altra parte, l'incontro del Consiglio europeo di qualche giorno fa è stato introdotto da un intervento di Stoltenberg, capo della Nato.
Quel che si rivela è che il tentativo di democratizzare gli eserciti, di rendere compatibile una società civile con le esigenze della Difesa, di preservare degli spazi di libertà dentro un modello securitario, è miseramente fallito.
La guerra sta ancora una volta divorando qualunque residua prospettiva democratica.
Gli organismi politici appaiono ormai quasi totalmente in mano ai poteri militar-industriali.
E la nostra vita civile si appresta a trasformarsi in una società protetta dalle forze armate e indirizzata ad un'economia di guerra.
Il conflitto armato in Ucraina si è trasformato nel secondo cavallo di Troia (il primo è stato evidentemente la pandemia) per giungere a questo.
Nessuna reazione.
A meno che non si consideri tale la zuppetta-missione del cardinale Zuppi: la pace è ormai divenuta un tema religioso, al massimo culturale o giuridico, non più politico.
Così come peraltro è accaduto ai temi della giustizia sociale (trasformata in 'solidarietà'), dell'uguaglianza (tradotta in 'pari opportunità'), della libertà (stravolta nei 'diritti').
Come non essere d'accordo?
RispondiEliminaChe fare? Mi tormenta non trovare risposta..
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