mercoledì 8 settembre 2021

lettera all'università

Mi intrufolo in questa discussione tra veri scienziati per proporre alcune considerazioni, rivolte a loro e a tutti coloro che, come me, si sono vaccinati ed hanno il green pass in tasca. La prima invita a ricordare che i regimi che hanno messo la protezione della salute al di sopra del rispetto della libertà personale e collettiva sono stati sempre, storicamente, totalitari e non democratici (vedi Unione Sovietica o Cina). Conosco l'obiezione: che c'è libertà solo se si è vivi e non morti. Ed infatti ci difendiamo dal pericolo di ammalarci e di morire con varie misure di protezione: distanziamento, tamponi, mascherine, vaccini. A breve si raggiungerà l'immunità di gregge: 75%/80% della popolazione sopra i 12 anni, se ho capito bene. Da quel momento, se si continua a volere e ad imporre che TUTTI si vaccinino, dovrebbe apparire a tutti evidente che l'esigenza non è più quella dell'immunità (sanitaria), ma del gregge (socio-politica). E se una maggioranza non è capace di accettare delle minoranze renitenti e cerca solo di reprimerle e obbligarle ad un'adesione coatta, ci inoltriamo verso una ditta-cura totalitaria, e non verso una democrazia. Senza libertà ci resta solo la sopravvivenza, magari in salute, ma senza più una vera vita. La seconda invita a ricordare che vivere con altri, in società, significa sempre accettare dei rischi, oltre che dei vantaggi. E che è sempre essenziale, nei conflitti, se si vuole gestire bene il negoziato, fare delle chiare distinzioni: -tra il contagio ed il contagiante (tra l'errore e l'errante): il problema è il virus, non il mio simile. -tra le posizioni di coloro che avversano la mia: continuare a rimarcare (all'opposto di quel che fanno i mass media, i politici, i governanti e molti esperti) la differenza perlomeno tra chi: a) si è vaccinato ed ha il green pass, ma è contrario all'utilizzo discriminatorio di quest'ultimo (come me, e come gran parte di coloro che hanno firmato la petizione in ambito universitario); b) si è vaccinato ma è contrario al green pass, c) non si vuole vaccinare ed è contrario al green pass; d) nega l'esistenza stessa del virus e/o crede in un complotto mondiale. Non credo sia utile proseguire a cercare argomentazioni verso i (non tantissimi) casi d). É e sarà la realtà a persuaderli, anche duramente, purtroppo. Credo invece sia utile continuare a dialogare con i casi b) e c), evitando inquisizioni alla rovescia (in cui la scienza razionale perseguita sciamani, neo-eretici e magnetisti) ed opposti estremismi-integralismi tra scientisti/antiscientisti e vax/no vax. Questo non sta accadendo, anzi. E' sempre di parte cercare chi ha iniziato. Da entrambe le parti si sentono discorsi che non rispettano le scelte dell'altro: da un lato attraverso i ricatti e gli obblighi, dall'altro con offese, attacchi e sberleffi che attaccano le persone e si nutrono di diffidenze a priori. Sarebbe intelligente ed umano, invece, ripartire da capo, senza diktat, minacce o invettive da entrambe le parti. Credo, infine, che sarebbe bene avviare un vero dibattito pubblico ed un confronto, almeno all'interno dell'Università, con coloro che, come me, fanno parte del gruppo a). É la fatica della democrazia, ma va fatta. A meno che non si preferisca, anche in questo caso, scegliere altri tipi -più autoritari e marziali- di governo delle differenze. A meno che non vi basti che ci si lasci liberi di abbaiare alla luna, più o meno tollerati. Ma ho la sensazione, e non da ora e non solo per la pandemia, che purtroppo questa sia la china che ormai abbiamo preso (e non solo all'interno dell'Università). E qui arriviamo alla terza e ultima considerazione. Ho firmato la petizione perché: -Accettare il green pass per accedere alle lezioni o in ateneo significa porre dei limiti alla partecipazione di studenti e docenti che ne hanno invece diritto in quanto tali, senza ulteriori certificazioni, in quanto cittadini che lavorano e pagano le tasse (incluse quelle universitarie e sanitarie). -L'obbligo del pass favorirebbe di fatto ulteriormente la Didattica a Distanza, soprattutto per tutti coloro che non vogliono vaccinarsi, che si aggiungerebbero a tutti coloro che -a partire da vari fattori non sanitari- già preferirebbero stare a casa, davanti ad uno schermo; -Il green pass è, al momento, soltanto uno strumento per forzare alla vaccinazione, da parte di chi non vuole (o sa di non poter) obbligare apertamente ad essa. Rappresenta quindi un escamotage: pretende di evitare e saltare la questione morale che la scelta libera imporrebbe sempre in forma dilemmatica, tra esigenze del singolo e della collettività e tra istanze di protezione e istanze di relazione. Dilemmi che attanagliano sempre anche me, e credo e spero anche molti di voi, nella nostra perpetua docta ignorantia.

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