venerdì 24 settembre 2021

RR & AA

'Ehi Jack', dice mio padre, cercando di incrociare il suo sguardo nello specchietto retrovisore, con un sorriso finto e un tono scherzoso. 'Coraggio, piccolo. Andrà tutto bene!'. Jack spegne il tablet e lo capovolge, poi ci appoggia le mani intrecciandole compostamente. 'Questo lo dite sempre', fa lui in tono dolce. 'Sei mio padre, ma sei anche un bugiardo'. Dal sedile di fronte arriva solo silenzio. 

(Lydia Millet, I figli del diluvio) 

Ogni volta che ci troviamo davanti ad un dilemma vogliamo risolverlo, in qualunque modo, purché non resti tale, purché si dilegui e non si mostri. Una soluzione consueta è quella di affidarci a qualcuno (il Risolutore Risoluto, o RR), con il quale da quel momento si viene a determinare una relazione gerarchica: chi risolve sta sopra, chi attende la soluzione sta sotto. Chi sta sotto lo chiamiamo qui da ora l'Attendista Attendente, o AA. Chi sta sotto infatti sta lì, più o meno comodamente, e attende la soluzione che dovrebbe provenire da RR. 

 Il dilemma vita/morte è stato affidato, sino a qualche tempo fa, all' RRR (Risolutore Risoluto Religioso): il senso ed il non senso del vivere e del morire venivano redenti dalla salvezza che ci derivava dalla fede: in un Dio, vivo, morto e risorto. Il Santo Padre e la Santa Madre (Chiesa) rappresentavano la soluzione. Da qualche tempo, non più. 

Ora ci affidiamo all'RRS (Risolutore Risoluto Statale): è Lui che deve ora risolvere dilemmi e conflitti dell'esistere personale e sociale, che si prende cura di noi dalla culla alla bara. Non promette più di salvarci dalla morte o di condurci alla vita eterna; ma -come un Padre/Madre che sa alternare con saggezza premi e punizioni, sempre però in vista del nostro bene- di educarci, proteggerci e governarci. Noi, da bravi AA, dobbiamo solo attendere le sue soluzioni, tecnicamente evolute, e seguirne le istruzioni, obbedienti, collaborativi e riconoscenti. Chi non ci sta a fare l'AA, rifiutando la relazione gerarchica e la prospettiva soluzionista, si esclude da sè, e va escluso. 

 In parallelo allo Stato, si formano spesso anche RRP (Risolutori Risoluti Paralleli, appunto), che condividono con lo Stato lo stesso modello, ma suppliscono ad esso e/o lo infiltrano, sostituendosi e surrogandone alcune funzioni (mafie, èlites economico-finanziarie, organizzazioni militari...). 

Le stesse forme di relazione e prospettiva, perché funzionino a livello macro, devono essere forti e presenti anche a livello microsociale: il RRF (Risolutore Risoluto Familiare) rappresenta una delle roccaforti del soluzionismo gerarchico-paternalista-maternalista. In essa si traccia la strada che dà una direzione ai rapporti di coppia e a quelli genitoriali. Quando qualcuno/a cerca di uscire dalla violenza del suo modello rischia sempre di subire la violenza da parte di chi non vuole (non sa, non può) uscirne. Da qui le aggressioni dirette tra (ex)conviventi, tra genitori, tra genitori e figli e tra figli. É un circuito che si autoalimenta e non può essere spezzato (né da leggi, né da processi persuasivo-educativi), se il modello generale non cambia. 

Insieme a questo permangono, sempre più asfittici e anacronistici, gli RRS (Risolutori Risoluti della Scuola), gli RRL (Risolutori Risoluti del Lavoro) e gli RRE (Risolutori Risoluti degli Eserciti) Qui gli AA imparano per tutta la vita l'ordine unico del subordinarsi. 

Oggi questi circuiti (macro e micro) si stanno irrigidendo ulteriormente e tendono ad esprimere e generare un carico di violenza sempre più doloroso, diffuso ed ingovernabile. Gli AA sono chiamati a degli stress di adattamento simili a quelli che si è costretti a vivere in una guerra ed in un'emergenza permanenti. Guerra ed emergenza stanno passando repentinamente da una bassa ad un'alta intensità, anche per il nostro mondo di privilegiati. É inutile illudersi: se resteremo AA e proseguiremo a sostenere gli RR, ad affidarci a loro, alle loro promesse e alle loro bugie, non troveremo scampo. Nel tempo delle nostre stesse vite vivremo disastri, catastrofi, guerre e cataclismi. Intanto tutti gli RR saranno scomparsi dalla Terra, fuggiti chissà dove, magari a colonizzare e devastare altri pianeti.

martedì 21 settembre 2021

obbligati ad immunizzarci

Com'era prevedibile, siamo arrivati all'obbligatorietà del green pass. Va a sommarsi agli altri dispositivi di protezione (e non a sostituirli). E lo si vuole presentare come fonte e garanzia di libertà. Si conferma, e con ancor più rigidità, che la democrazia non può più consistere nella libertà, ma nella liberazione e, in primo luogo, proprio del 'liberarsi della libertà'. Ormai infatti la 'libertà' non è altro che la 'salute'. E la salute non è altro che la capacità di produrre e consumare. Il green pass non ha alcun valore sanitario (per questo sarebbe stata sufficiente una certificazione vaccinale): il suo compito è quello di ricattare chi non si sarebbe vaccinato, di controllare chi si è vaccinato, di 'tenere aperti' i luoghi della produzione e del consumo (compresi quelli dell'industria culturale, scuola e spettacoli). Con la consueta lucidità, Baricco ha delineato la situazione attuale: https://www.ilpost.it/2021/09/17/vaccini-green-pass-baricco/ Personalmente, il mio punto di resistenza di cui lui parla, non è sui vaccini. Anche se resto critico su varie questioni (Big Pharma e brevetti, monocultura vaccinale a discapito di altri tipi di cure, disinvestimenti sulla sanità territoriale). Per me, la fine di ogni società aperta (anche soltanto liberale, alla Popper) risiede nella digitalizzazione totalitaria e, in particolare, nella diffusione di devices orientati alla socializzazione virtuale ed alla gamificazione del mondo. Il Covid ha soltanto accelerato il processo, ed il Green pass (ben più pericoloso del vaccino) giunge nel bel mezzo di un processo già in corso da tempo, e a cui -mi pare- ben pochi si sottraggano (compresi gli stessi cosiddetti no-vax). Questo è per me incomprensibile e mi allontana dalle loro proteste. Anche perchè, nel tentativo (destinato al fallimento) di evitare il fascismo delle èlites finanziarie, apriranno proprio ad esse la strada dei nuovi governi guidati da partiti esplicitamente (e non più solo implicitamente, come oggi) di destra. Così come già accadde nei primi decenni del secolo scorso. Ci troviamo quindi schiacciati tra due possibili neofascismi, senza una terza possibilità. Nella società immunizzata, caratterizzata dall'esonero e dall'esenzione rispetto agli obblighi etici e sociali (soprattutto per coloro che ci dominano), veniamo ulteriormente colpiti da obblighi da cui non possiamo esentarci, pena la perdita del lavoro, del denaro e dell'inclusione. Solo pochi eroi o pochi eremiti si stanno rifiutando apertamente, a costo dei loro interessi. Tutti gli altri stanno silenti o cercano di limitare i danni, chiedendo limitazioni o ripensamenti. O proseguono a protestare nelle piazze e sui social. Ovviamente, senza alcun risultato. La decisione è presa, e non si torna indietro. I tempi delle mediazioni e delle argomentazioni sono trascorsi da tempo. Le democrazie liberali lasciano il passo, definitivamente, alle postdemocrazie liberiste. E' un segnale chiaro sul nostro prossimo futuro.

mercoledì 8 settembre 2021

lettera all'università

Mi intrufolo in questa discussione tra veri scienziati per proporre alcune considerazioni, rivolte a loro e a tutti coloro che, come me, si sono vaccinati ed hanno il green pass in tasca. La prima invita a ricordare che i regimi che hanno messo la protezione della salute al di sopra del rispetto della libertà personale e collettiva sono stati sempre, storicamente, totalitari e non democratici (vedi Unione Sovietica o Cina). Conosco l'obiezione: che c'è libertà solo se si è vivi e non morti. Ed infatti ci difendiamo dal pericolo di ammalarci e di morire con varie misure di protezione: distanziamento, tamponi, mascherine, vaccini. A breve si raggiungerà l'immunità di gregge: 75%/80% della popolazione sopra i 12 anni, se ho capito bene. Da quel momento, se si continua a volere e ad imporre che TUTTI si vaccinino, dovrebbe apparire a tutti evidente che l'esigenza non è più quella dell'immunità (sanitaria), ma del gregge (socio-politica). E se una maggioranza non è capace di accettare delle minoranze renitenti e cerca solo di reprimerle e obbligarle ad un'adesione coatta, ci inoltriamo verso una ditta-cura totalitaria, e non verso una democrazia. Senza libertà ci resta solo la sopravvivenza, magari in salute, ma senza più una vera vita. La seconda invita a ricordare che vivere con altri, in società, significa sempre accettare dei rischi, oltre che dei vantaggi. E che è sempre essenziale, nei conflitti, se si vuole gestire bene il negoziato, fare delle chiare distinzioni: -tra il contagio ed il contagiante (tra l'errore e l'errante): il problema è il virus, non il mio simile. -tra le posizioni di coloro che avversano la mia: continuare a rimarcare (all'opposto di quel che fanno i mass media, i politici, i governanti e molti esperti) la differenza perlomeno tra chi: a) si è vaccinato ed ha il green pass, ma è contrario all'utilizzo discriminatorio di quest'ultimo (come me, e come gran parte di coloro che hanno firmato la petizione in ambito universitario); b) si è vaccinato ma è contrario al green pass, c) non si vuole vaccinare ed è contrario al green pass; d) nega l'esistenza stessa del virus e/o crede in un complotto mondiale. Non credo sia utile proseguire a cercare argomentazioni verso i (non tantissimi) casi d). É e sarà la realtà a persuaderli, anche duramente, purtroppo. Credo invece sia utile continuare a dialogare con i casi b) e c), evitando inquisizioni alla rovescia (in cui la scienza razionale perseguita sciamani, neo-eretici e magnetisti) ed opposti estremismi-integralismi tra scientisti/antiscientisti e vax/no vax. Questo non sta accadendo, anzi. E' sempre di parte cercare chi ha iniziato. Da entrambe le parti si sentono discorsi che non rispettano le scelte dell'altro: da un lato attraverso i ricatti e gli obblighi, dall'altro con offese, attacchi e sberleffi che attaccano le persone e si nutrono di diffidenze a priori. Sarebbe intelligente ed umano, invece, ripartire da capo, senza diktat, minacce o invettive da entrambe le parti. Credo, infine, che sarebbe bene avviare un vero dibattito pubblico ed un confronto, almeno all'interno dell'Università, con coloro che, come me, fanno parte del gruppo a). É la fatica della democrazia, ma va fatta. A meno che non si preferisca, anche in questo caso, scegliere altri tipi -più autoritari e marziali- di governo delle differenze. A meno che non vi basti che ci si lasci liberi di abbaiare alla luna, più o meno tollerati. Ma ho la sensazione, e non da ora e non solo per la pandemia, che purtroppo questa sia la china che ormai abbiamo preso (e non solo all'interno dell'Università). E qui arriviamo alla terza e ultima considerazione. Ho firmato la petizione perché: -Accettare il green pass per accedere alle lezioni o in ateneo significa porre dei limiti alla partecipazione di studenti e docenti che ne hanno invece diritto in quanto tali, senza ulteriori certificazioni, in quanto cittadini che lavorano e pagano le tasse (incluse quelle universitarie e sanitarie). -L'obbligo del pass favorirebbe di fatto ulteriormente la Didattica a Distanza, soprattutto per tutti coloro che non vogliono vaccinarsi, che si aggiungerebbero a tutti coloro che -a partire da vari fattori non sanitari- già preferirebbero stare a casa, davanti ad uno schermo; -Il green pass è, al momento, soltanto uno strumento per forzare alla vaccinazione, da parte di chi non vuole (o sa di non poter) obbligare apertamente ad essa. Rappresenta quindi un escamotage: pretende di evitare e saltare la questione morale che la scelta libera imporrebbe sempre in forma dilemmatica, tra esigenze del singolo e della collettività e tra istanze di protezione e istanze di relazione. Dilemmi che attanagliano sempre anche me, e credo e spero anche molti di voi, nella nostra perpetua docta ignorantia.