giovedì 21 dicembre 2023

Ammazzando e morendo, a dio piacendo

 

Un mattino Giuliano partì prima che facesse giorno, ben equipaggiato, con una balestra in spalla e un turcasso pieno di frecce appeso all'arcione...In cima ad un ramo un gallo di macchia intirizzito dal freddo dormiva con la testa sotto l'ala. Giuliano con un colpo di spada gli recise le due zampe, e continuò per la sua strada senza neanche raccoglierlo...

Incontrò poi due caproni e, curvandosi, a piedi nudi, riuscì a giungere fino al primo...e gli immerse un pugnale nelle costole. L'altro, in preda al terrore, si buttò nel vuoto...

Di tanto in tanto passavano sulla sua testa delle gru, volando basso. Giuliano le ammazzava con la frusta, e neppure un colpo fallì...

Un capriolo balzò fuori dal fitto del bosco, apparve un daino in un crocicchio,un tasso uscì da un buco, un pavone spiegò la sua coda sul prato, e quando li ebbe uccisi tutti, si presentarono altri caprioli, altri daini, altri tassi, altri pavoni, e poi merli, gazze, puzzole,volpi, ricci, linci, un'infinità di bestie, a ogni passo più numerose...

Gli apparvero solo cose di cui poter disporre a piacimento.

Ed alla fine apparve un vallone in forma di circo, gremito di cervi.

Al pensiero di una simile carneficina, per qualche minuto, la voluttà della strage gli tolse il respiro.

Poi discese dal cavallo, si rimboccò le maniche, e cominciò a tirare.

Al sibilo della prima freccia tutti i cervi voltarono simultaneamente la testa. Si fecero dei vuoti nella loro massa; si udirono voci di lamento e un gran movimento agitò tutto il branco.

La sponda del vallone era troppo alta perché potessero risalirla. Se cercavano di uscire dal recinto,vi ricadevano.

Giuliano mirava e tirava, e le frecce cadevano fitte come la pioggia nella tempesta.

I cervi inferociti si colpivano fra loro, si impennavano, montavano gli uni sopra gli altri; e le loro corna con le corna ramose aggrovigliate formavano come un largo mucchio che nello smuoversi si sfasciava.

Infine, morirono, distesi sul terreno, con la bava alle narici, le viscere sparse, mentre il palpito del loro ventre si andava abbassando a poco a poco.

Poi tutto fu immobile.

Giuliano si appoggiò ad un albero e stette a contemplare con occhi affascinati l'enormità del massacro, senza riuscire a comprendere come avesse potuto compierlo.


(G. Flaubert, La leggenda di Giuliano ospitaliere, 1877)


L'Unione europea approva altre leggi, ulteriormente disumane, contro i migranti.

Intanto, a Milano, il CPR di via Corelli viene chiuso per trattamenti disumani.

L'Unione europea storna le spese per la guerra dal calcolo del deficit degli Stati membri.

La strage disumana di esseri umani in Palestina ed Ucraina non dà e non conosce tregua.

Siamo ormai diventati solo cose a disposizione di violenza e terrore, a loro piacimento.



mercoledì 20 dicembre 2023

un presepe morente

 

Cos'è che rende i buoni tanto bugiardi? Perchè essi mentono.

Evidentemente essi credono che debba esistere il delitto, e la menzogna è il più utile fra i delitti, purchè sia a scopo di bene.

Ebbene, quando si viene al dunque, io sono per il bene, ma ho molti molti motivi di sospettare dei buoni.

Insomma, qual è la migliore maniera di vita?

(Saul Bellow, Il re della pioggia, 1958)


Che i cattivi mentano, si sa e lo si dà per scontato.

Ci hanno educato, almeno in passato, a non essere cattivi, ad essere (anche noi!) buoni.

E ci siamo anche convinti di esserlo.

E di saper riconoscere ( e dover perseguitare, isolare, punire, incarcerare...) quelli che buoni non sono e non potranno esserlo mai.

E, quando dicono di esserlo, mentono.

Tuttosembrava a posto, e tutto semplice, quindi.


Ma cosa avviene se e quando scopriamo che anche i buoni mentono?

Mentono quando fanno i buoni.

Quando dicono cose buone e fanno i cattivi.

Ad esempio quando vendono armi a casse e dicono di difendere così la pace, la democrazia e la libertà.

O quando uccidono chi -cattivo- ha aggredito perché non ne poteva più di essere oppresso- dai noi buoni.

Mentono quando dicono di essere buoni e di voler il nostro bene ( o altrui, ancor peggio).

Mentono quando dicono di soffrire per le vittime innocenti, quando implorano clemenza per chi viene minacciato, quando chiedono pazienza e prudenza.

Mentono quando invitano a, quando auspicano che, quando sperano che, quando si attendono che, quando si impegnano a, quando lottano per, quando aiutano chi...

Mentono anche quando ammettono di essere (stati) cattivi (ma senza intenzione, anzi sempre con l'idea di fare il bene).


Scoprire la violenza e la menzogna di noi buoni.

Facciamoci questo regalo, vi prego, in questo Natale di guerra!






venerdì 15 dicembre 2023

fare poesia nella catastrofe

 

Che cosa succede qui? Il pianto è di troppo sgorgato,

i corpi sono già maciullati abbastanza il pane ha

piccoli morsi, gli occhi sono tutti gialli.

Mistero del piangere,mistero del sangue che la terra

chiama sempre come la sete.

Piantiamo semi nell'orto della guerra, ognuno porta

acqua e concime, ognuno cura pianticine e germogli.



Tutto tutto ribellato al cielo, come se non fosse solo

creato, messo giù sbagliato. Non è semplice la

cronaca dello sfacelo, non possiamo elencare il danno

madornale, tutto il ghiaccio del mondo.

Il pianto cresce dalla parte sud, da est. Sopra un

carico del mondo piantiamo anche noi un chiodo.

Le voci si seccano. Non c'è più canto. Che cosa vuol

dire?



Io non so se l'amore sia una guerra o una

tregua, non so se l'abbandono d'amore

sia una legge che la vita cuce fno al

ricamo finale. Io non so

che farmene di questi nemici che premono,

non so che farmene oggi di questo oggi

e me lo ciondolo fra le dita perplesse,

non so parlare quello che

è sentito nel profondo me, non so parlarlo

quell'essere qui presente fra le vite degli

altri...

Io non so forse non voglio

consegnarmi negli uffici del mondo

e stare buono nelle sale d'aspetto della

vita. Io non so nient'altro

che la vita e molte nuvole intorno che

me la confondono me la confondono e non

so cosa aspetto, cosa sto aspettando in questo

sporgermi al tempo che viene. Io non so

e vorrei, vorrei,non so stare

fuori misura, fuori misura umana,

fuori da questa taglia finita...

Io non so se le particelle piriche del mio

disagio fanno una miccia che incendia.

Non so se l'Attila del mondo ha

una forza che straborda le mie

dita pacifiche, non so se indurlo a

guerrigliare, non so se indurlo

se sedurlo se ridurlo a sagoma

di sogno, non so se alzare bandiera bianca

o finirò impantanato nella sua

normalità stupefacente, nella sua

normalità di Attila che

fa terra bruciata, non so se battermi,

essere patriota di un'idea sollevata, non so

se fare il giuramento alla

primavera che dice la sua infiorando e

incantando, non so se slanciarmi

nel cataclisma barbarico e dare

un goccio d'acqua alle bocche

screpolate dei fratelli, non so

se fare il giuramento a questa tregua

domestica, se fare il giuramento delle

pance satolle o azionare un voltafaccia

che strozza ogni boccone. Non so se nell'uno o

nell'altro caso, se sono salvo

quando viene l'angelo

col suo atto d'accusa, e ci condanna ancora

ad una logica finanziaria

e poi dà l'ordine di sospendere le vite...

Io sento voci. Non voglio sentire.

Vedo sgozzatura. Non voglio vedere.

E franano nel sangue tutte spaccate vite.

Io non voglio sapere questo lutto.

Se prendo la ragazza e la sbranco

nel fiore e poi schiaccio il mio popolo mondiale

e lo buco nel suo ridere

con la foratura delle bocche e

nemmeno il pane cuocio per il mio

mondiale popolo bambino che non inghiotte

non dorme bene, e si ficca nella torba

del pensiero

col non avere il latte dentro il petto e

avere solo veleno, solo veleno. Solo veleno

butta su la terra se non le parlo

le parole d'amore, solo veleno.

Oh! mondo mio! io

produco veleno. Solo veleno mi nasce

solo distruzione. Quello

che tocco muore. Faccio devastazione

e non voglio io. Io voglio un'altra orbita

avere cura del pesce quando abbocca e

cucirgli il palato, ricucire il palato

ad ogni pesce nello sbranco dell'amo.

Fare bene. Voglio.

Ma tutto sporca la mia mano, sporca e confonde

solo spaccatura gli viene, scoppiatura

rotta delle incomprese cose,

snominate cose del mio mondo

che frana e mi indolora. Come mi indolora,

come mi indolora la desolata terra

nella spolpatura. Come mi indolora.



...Martoriato da un tempo lungo

di stare al mondo, cannibalesco tempo

che m'ingoia le forze, io constato come

si possa in terra desolata

traversare una vita senza capire niente.

In terra desolata

c'è un orologio che batte tutti i minuti

e fa lo sprone sempre lo sprone

a quella corsa micidiale...

In terra desolata c'è un tu devi con questo devi

pesante e devi con sforzo di uno

che sempre deve e deve e poi deve

con i martelli del ragionamento

che picchiettano fino al sangue.

Nelle pastoie del mondo desolata

greppia a cui stare legati come

poveri buoi da stramazzo...

Ne la desolata terra si venera merce

preziosa con rito mercantile solenne

con logica finanziaria

e azione feroce su tutto il visibile

con accanimento.

Nella desolata terra

tutti hanno la vecchia colpa

di non saper essere nessuno.



C'è dolore. Bussa alla mia porta entra

da tutte le mie fessure mi movimenta dentro

la pietà. Mi confonde. Non accetto.

Non mi consegno a questa solfa di morti.

C'è un assedio di corpi

che lo so lo so sono tutti miei...

Fate piano. Fate piano -per ogni

goccia, per ogni delicato dito

per ogni tavola partita da un porto

rudimentale, antico. Fate piano

ch'è delicato tutto nel suo esile

canto d'esserci,

fate piano,per carità, fate piano.



Ecco il grande aeronautico baccano

Ecco i quaranta ladroni del mondo

Ecco la cacciagrossa

Ecco il mondo che dice: fate piano fate piano

Eccolo che dice: sono delicato

Ecco il mondo messo nelle lotte

Ecco l'alta marea del pianto con singhiozzi e cateratte

Ecco il veleno. Ecco lo schiaffo e l'ustione. Ecco

l'amputazione.

Viene il mondo alla mia porta e

vedo sue faccine esplose

vedo che mi innamoro di lui mondo

Ecco che mi innamoro di lui mondo

di suo corpo celeste rotante fra mille stelle.

Ecco il grande cozzare, ecco il grande boato salire

e mi fa dispiacere sì grande

mi fa così dispiacere sì grande, sì grande, sì grande.



Che vogliamo dire e dire dello strambetto mondo?

Non c'è organo di comprendimento del mondino nostro.

Dopo di che poiché c'è tremendezza nella mosca creduta solo mosca solo solo moschina fastidiosa che non lì non lì finisce una mosca in zampettina o ala che ronza.

Madrina mia madruccia superiore viole ci sostengono contro dei spadaccini altezzosi che fingono tutto tutto sapere.

Resta dentro me come un denso essere al mondo questa mia preghiera è per densità, pienezza di sentire questa stramberia battente così detta vita, mia vita, sì anche sì, dire sì insensato a tutto.

Pallido è tutto dentro me, oggi, palliduccio sospiro. Truccato è questo mondo c'è una sottanina che inguappa le verità.

Polverone creduto divinità ma era solo polverone sottosopra è la terra proprio come me la sgambettante damigella...

Bis di tutte le bellezze chiedo bis di bellezze!

Oi oi chiedo pompaggio di bellezze!

Ma non importa anche bruttezze voglio vedere in bellezza!

 

(da Mariangela Gualtieri, Fuoco centrale)


mercoledì 13 dicembre 2023

umanità e psicosi

 Ci stiamo avvicinando ai 20.000 morti uccisi dal lato palestinese.

Considerato che pare siano morti un centinaio di soldati israeliani, rispettando il principio già tracciato di 100 palestinesi morti per un israeliano, credo che Netanhyau e i suoi imperterriti e valorosi generali, si sentiranno legittimati a superare quella cifra, ed arrivare ad ucciderne altri mille in avanzo.

Credo che anche Biden potrebbe accettare una proporzione simile, dall'alto della sua liberale umanità.

Ma forse non si accontenteranno ancora: gli arabi per loro (e forse anche per tutti noi occidentali , purtroppo) valgono come gli insetti.

D'altronde, quando la psicosi di guerra avanza, non si riconosce più l'umanità di nessuno.

Tanto che gli ebrei si ammazzano anche fra loro, confondendo amici e nemici, come avviene sempre nelle crisi paranoiche.

Lo stesso esercito israeliano ha dovuto ammettere infatti che venti suoi soldati sono stati uccisi da 'fuoco amico'.

E Bifo ha raccontato questa storia: https://comune-info.net/il-suicidio-psicotico-di-israele/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=Il+suicidio+di+Israele

In tutto questo disastro, almeno consola sentire che ancora esistono esseri umani (o sovrumani, ormai?), che sono capaci di comprendere, di allargare lo sguardo, di non lasciarsi prendere dall'odio, di attraversare il dolore, di andare oltre.

Ad esempio, Beniamino Zuncheddu di Burcei, che si è fatto ingiustamente 32 anni di carcere e parla ai microfoni come se non ce l'avesse con nessuno e non fosse capitato a lui. Un vero filosofo, eroe involontario dei nostri tempi.

Ad esempio, la figlia di Aldo Moro, che parla dei brigatisti e li chiama ora 'amici difficili e preziosi': https://genova.repubblica.it/cronaca/2023/12/11/news/agnese_moro_br_giustizia_riparativa_genova_palazzo_ducale-421618462/?ref=RHLF-BG-P16-S1-T1

Statisti eccelsi, militari imperterriti, governanti del nulla, uomini comuni in tutto il mondo, prendete esempio!

 

lunedì 11 dicembre 2023

a quel che continua ad accadere, mentre fingiamo di poter non vedere e di non sapere di sapere, etc etc...

 

Così Lenz sta fuori di notte, non accompagnato e mascherato, e sembra passeggiare...

Certe volte vede dei ratti notevoli vicino ai tubi di scarico, o vicino ai cassonetti senza gatti...

Dei secchi rumori sospetti provenivano dall'ombra del cassonetto. Non aveva preso qualcosa in mano consciamente. Il manto stradale era spaccato e Lenz non interruppe neanche il suo passo da ballerino nel prendere un grosso pezzo di cemento sporco di catrame che doveva pesare almeno un chilo.

Erano ratti. Due grossi ratti che si stavano mangiando un pezzo di hot dog...Le loro schifose code rosa spuntavano fuori nella flebile luce del vicolo...

Il pezzo di cemento piatto colpì in pieno uno dei ratti e metà dell'altro. Si sentirono degli squittii tremendi...Dall'ano del ratto uscì della materia. Il ratto era disteso su un lato in una brutta posizione medica, la coda che sbatteva e la materia dell'ano e c'erano delle piccole gocce di sangue sui baffi...Ansimava su un fianco; le zampe di dietro si muovevano come se stesse correndo, ma questo ratto non andava da nessuna parte. L'altro ratto era sparito sotto il cassonetto, trascinandosi dietro le zampe posteriori...

Quando Lenz tirò un altro pezzo sulla testa del ratto scoprì coscientemente che quello che gli piaceva dire nel momento in cui risolveva le cose era: 'Ecco'.

Ammazzare ratti divenne per Lenz il modo di risolvere problemi interiori nelle prime settimane, mentre camminava verso casa nel buio verminale.

 

Lenz aveva poi scoperto che se riusciva a far avvicinare abbastanza un gatto domestico offrendogli un po' di tonno, gli poteva buttare sopra un sacco Hefty e tirarlo su dal fondo in modo che il gatto restasse dentro il sacco, e poi chiudere il sacco con quel nastrino che danno insieme al sacco.

Poi poteva mettere il sacco chiuso per terra...accendersi una sigaretta e accovacciarsi vicino al muro per guardare l'infinita varietà di forme che il sacco assumeva mentre al gatto agitato cominciava a mancare l'aria. Le forme diventavano sempre più violente e contorte nell'arco di un minuto.

Quando il sacco smetteva di assumere forme, Lenz spegneva la sigaretta, si alzava e sciglieva il nastrino e guardava dentro il sacco e diceva: 'Ecco'.

Quell''Ecco' si rivelò fondamentale per quel senso di clausura, quel bisogno di risolvere problemi, e rabbia impotente e paura inerme che si accumulavano in un Lenz che sta chiuso tutto il giorno in un ricovero squallido senza mai smettere di temere per la sua vita, questo pensava Lenz...

I gatti migliori e più feroci, però, in genere riuscivano a lacerare con gli artigli il sacco Hefty, e creavano questo dilemma per il quale i gatti che valeva più la pena guardare mentre assumevano strane forme erano anche quelli che rischiavano di non aiutare Lenz a risolvere i suoi problemi.

Quando vedeva scappare via un gatto furibondo e soffiante con il pelo ritto ancora mezzo avvolto nel sacco di plastica, Lenz ammirava il suo spirito combattivo ma si sentiva ancora irrisolto.


Quando un gatto ferì Lenz graffiandogli un polso con particolare ostilità mentre lo stava mettendo dentro un sacco, Lenz scoprì che i sacchi doppi Hefty SteelSak erano prodotti di qualità eccezionale perché riuscivano a tenere una cosa con artigli affilati come rasoi che vi si muoveva freneticamente dentro enon si rompevano neanche a sbatterli contro un cartello di Divieto di Parcheggio o un palo del telefono, anche quando la cosa dentro di loro, invece, si rompeva e tanto; e quindi Lenz decise di cambiare la sua tecnica intorno alla Giornata delle Nazioni Unite perché, anche se era troppo veloce e meno meditativa, questa nuova tecnica permetteva a Lenz di svolgere un ruolo più attivo e il sentimento di (temporanea, notturna) risoluzione dei problemi era più definitivo quando Lenz poteva sbattere forte contro un palo un fagotto di dieci chili che si contorcevano e poi dire 'Ecco', e sentire un rumore.


Ma siccome il metodo dei sacchi per la spazzatura... faceva troppo rumore per permettersi di accendere una cicca e accovacciarsi a guardare e meditare, Lenz sviluppò l'abitudine di ricorrere ad una bottiglietta di plastica di Kerosene Caldor, di quelle che si possono strizzare, oltre, naturalmente, al suo accendino; un mercoledì notte, un gatto incendiato cominciò a correre ( e i gatti in fiamme corrono come diavoli) e correre dietro a Lenz..., finchè finalmente non si decise a crollare al suolo e spirare e bruciare...


Day stava leggendo un paperback sulle problematiche relative al Recupero e Lenz una notte gli aveva dato un'occhiata. Alcune righe nel libro avevano colpito l'attenzione di Lenz: più forte è il senso di Impotenza Rabbiosa che un individuo prova, più alta è la probabilità che sia propenso a un'azione violenta.

Lenz pensò che l'osservazione fosse giusta.

(D. Foster Wallace, Infinite Jest, 1996)


É giunto il tempo di smetterla di proseguire ad adorare la violenza dei carnefici e delle vittime, ed il loro alternato, terribile, circuitale potere.

É giunto il tempo di smetterla di separare la violenza razziale da quella sugli animali, la violenza sessuale da quella religiosa, la violenza sulle donne e quella sui bambini, la violenza militare e quella contro la natura, la violenza civile da quella barbarica.

É l'ora di un movimento nonviolento globale.

Perchè la violenza è una, sempre la stessa, sempre uguale.

Comunque sia giustificata, da dovunque provenga, ovunque vada.

É giunto il tempo di andare oltre i nostri diritti, è il tempo dei diritti sovrumani: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/11/alessandro-bergonzoni-per-la-pace-diritti-umani-no-siano-sovrumani-serve-un-salto-quantico-poi-lappello-alle-associazioni/7379238/

Se non riusciremo a fare, una volta per tutte, questo triplo salto mortale, non potremo più vivere.

Ci avvolgerà, ci ingoierà, ci sommergerà.





sabato 9 dicembre 2023

disconfort zone

 

Una moglie subisce quotidianamente violenze e umiliazioni dal marito manesco.

Alla fine, anziché fuggire, si consola con l'acquisire il diritto di voto e spera nella libertà futura della figlia. 'C'è (sempre) ancora un domani', insomma.


Un gruppo consistente di lavoratori qualificati non accetta il demansionamento e viene rinchiuso a lungo in un reparto dell'Ilva di Taranto, umiliati e offesi dal non far nulla, drogati e quasi folli.

Ma, alla fine, arriva la magistratura a liberarli dalla 'Palazzina LAF' e a dar loro giustizia.


Una famiglia siriana trova rifugio assistito in una comunità marginale di Londra, impoverita dalla crisi delle miniere e già malamente sconfitta dal thatcherismo.

Dopo essere stata maltrattata a lungo, alla morte del loro padre, trova infine il conforto commosso ed i fiori dei buoni ed (ex) cattivi inglesi, uniti nell'inopinato sostegno dal pub 'Old oak'.


Tre film, visti di recente, dichiaratamente 'di sinistra'.

Tutt'e tre di successo (almeno in certi giri) e tutti accomunati dal solito male: un'istanza (auto)consolatoria, un po' nostalgica, che trova la sua soluzione in qualcosa di buono (che pure esiste), che si tratti del buon cuore, dei diritti, della legge.

Cattocomunismo retrò, solidarismo terzomondista, lavorismo sindacalese: non resta altro.

É anche per questo che non ce la possiamo fare.

E' anche per questo che -inevitabilmente- viviamo  a destra.


Perchè il livello intellettuale liberal-social-democratico è questo: continua a rimuovere la tragedia del vivere contemporaneo e a risolverla con visioni e strumenti di un passato che non torna, che si tratti del voto, della legalità o dell'umanismo filantropico.

Se questa è l'alternativa si può capire perché la persona dell'anno per Time non possa che essere la trionfante (oca giuliva non pensante). Taylor Swift, osannata da miliardi di followers decerebralizzati e desiderosi (anche loro, e modo loro) di distrazione e consolazione dagli orrori del mondo.


Ben diversa la posizione (consapevolmente solitaria, superata e disperata) di Anselm Kiefer, uno dei pochi veri intellettuali del nostro tempo: https://www.repubblica.it/moda-e-beauty/d/interviste/2023/12/06/news/anselm_kiefer_artista_mostra_a_roma_the_consciousness_of_stones_intervista-421070446/?ref=RHLM-BG-P2-S1-T1

giovedì 7 dicembre 2023

i bei tempi

 

Ogni Italiano deve vivere consapevolmente nel tempo fascista, e l'ignoranza di tali basi della nostra esistenza di Nazione è inammissibile; perciò si è voluto offrire ai Fascisti e ai giovani della Gioventù Italiana del Littorio questa semplice guida, necessaria per la cultura dello spirito come per i quotidiani rapporti dell'esistenza.


24 ottobre 1922

Congresso del Partito Nazionale Fascista a Napoli.

Il DUCE afferma: 'Noi vogliamo diventare Stato'. Preannuncia che 'la democrazia, forma politica del secolo diciannovesimo, è superata e che un altro regime politico governerà la società nazionale del secolo ventesimo.


3 gennaio 1925- III

Discorso del DUCE: le forze ostili al Regime sono definitivamente espulse dalla vita nazionale.


18 agosto 1926- IV

Discorso di Pesaro. Il DUCE dichiara: 'Il fascismo non è soltanto un partito, è un regime,non è soltanto un regime ma una fede, non è soltanto una fede ma religione che sta conquistando le masse lavoratrici del popolo italiano.


9 novembre 1926- V

La Camera fascista dichiara decaduti dal mandato parlamentare i deputati aventinisti.


26 maggio 1926- V

Discorso detto 'dell'Ascensione'. Il DUCE enuncia la politica sociale del Regime e in particolare imposta la battaglia demografica per una razza prolifica e sana.


18 dicembre 1934- XIII

Il DUCE inaugura la nuova provincia di Littoria e ricorda al popolo che 'è l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende'.


8 settembre 1935- XIII

Delineandosi nel conflitto con l'Etiopia il tentativo straniero di tagliare la strada dell'Italia, il DUCE annuncia al popolo: 'Noi tireremo diritto'.


15 luglio 1936- XIV

La Società delle Nazioni abolisce le sanzioni. Il DUCE ne dà l'annuncio al popolo: 'Oggi, sugli spalti del sanzionismo mondiale è stata innalzata la bandiera bianca'.


30 agosto 1936- XIV

Gran rapporto del DUCE alle Forze armate e al popolo dell'Irpinia. La consegna: 'Bisogna essere forti, bisogna essere sempre più forti, bisogna essere talmente forti da poter fronteggiare tutte le eventualità e guardare negli occhi fermamente qualunque destino'.


18 settembre 1938- XVI

Il DUCE, parlando al popolo triestino: 'La storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi, ma si tengono col prestigio, e per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze,ma delle superiorità nettissime'.


26 settembre 1938- XVI

Discorso di Verona. Il DUCE fa il punto della situazione europea, diventata gravissima per il tentativo di negare il diritto di autodecisione ai popoli forzatamente inclusi nell'artificioso Stato cecoslovacco, rivolge un monito a coloro che volessero precipitare il mondo nella guerra e proclama che l'Italia vuole 'l'Europa della giustizia per tutti e della riconciliazione fra i popoli''.


11 giugno 1940- XVIII

Il DUCE annuncia la guerra contro le democrazie plutocratiche, a fianco della Germania nazionalsocialista.


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  1. Perchè il DUCE è il rinnovatore della società?

R. Perchè promuovendo e dirigendo la Rivoluzione fascista, ha conferito un nuovo ordine e un

nuovo scopo alla vita sociale.


  1. Il DUCE è soltanto il rinnovatore della vita italiana?

R. No, perché salvando l'Italia dal disordine e insegnando una nuova norma di vita rivolta alla

elevazione dell'individuo nella collettività, mediante una pratica disciplinata e costante del

dovere sociale, il DUCE ha offerto a tutti i popoli un esempio che già, in varie forme e misura,

viene seguito nel mondo.


  1. Perchè il DUCE è il Capo del popolo italiano?

R. Perchè Egli ha identificato il popolo con la Patria,lo ha chiamato a partecipare alla vita

dello Stato e lo dirige sulla via della propria elevazione morale e materiale.


D. Qual'è dunque la differenza fra il DUCE e i capi dei governi detti liberali e democratici?

R. In regime liberale o democratico, il capo del governo è l'esponente di interessi di partito

e viene scelto secondo il beneplacito del parlamento, che può sempre determinarne la

caduta; invece il DUCE, Condottiero della Rivoluzione fascista e del popolo italiano,

rappresenta, anche come Capo del Governo, la intera Nazione, che è ai suoi ordini nella

disciplina fascista e nella fede della Patria.


  1. Nel congresso di Roma del novembre 1921 i Fasci italiani di combattimento costituirono il Partito Nazionale Fascista. Perchè fu presa questa decisione?

R. Per mettere a disposizione dell'idea fascista un partito così solidamente inquadrato e

disciplinato da potere al momento opportuno tramutarsi in un esercito capace di agire anche

sul terreno della violenza, sia per attaccare, sia per difendersi.

































martedì 5 dicembre 2023

premio alla poesia

 

Bello, bello, bello mondo, bello ridere di

mondo in luce mattutina 

in colorazione di mondo con stagioni 

popolazioni e animali. Bello mondo

questo ricordo, questo io lo ricordo

bello, molto bello mondo, con cielo

diurno e notturno, con facce che

mi piacevano e musi e zampe e

vegetazione che mi sospirava 

leggera leggera, tirando via

chili e scarponi interiori che mi

infangavano, tirando via ferri da stiro

che mi portavo nel petto, e gran pulitura

di dentro. Bello questo io lo ricordo bello

molto bello mondo.

Io ho avuto soccorso a volte da

una piccola foglia, da un frutto così 

ben fatto che dava sollievo a mio

disordine di fondo. Sì sì.

 

Qualche sera fa, grazie a dei cari amici, ho avuto la fortuna di poter assistere -al  Teatro delle Vigne, a Lodi- all 'Innamoramento quotidiano' di Mariangela Gualtieri.

Lei sì che meriterebbe un premio !

Ma, a vederla, leggerla e sentirla, non credo che le interessi.

 


premi a gogò

Il Generale Vannacci è diventato ancor più Generale, per meriti acquisiti in Letteratura.

Per quelli in Politica applicata, si vedrà.

Il Generale Figliuolo starà a rosicare, immagino.

 

Il Presidente Zelensky e il Presidente Netanyhau continuano ad essere sostenuti da tutti i governi occidentali, qualunque cosa riescano a non combinare (il primo) o a combinare (il secondo).

Statene certi: tra poco saranno candidati al Nobel per la Pace.

Kissinger, che già se l'era ampiamente meritato, è morto a 100 anni. Ora tocca a loro. 


L'emiro del Dubai, chiamato a presiedere l'ennesima Cop, ha dichiarato che l'abbandono dei (suoi) fossili ci riporterà all'età delle caverne.

I suoi oppositori propongono di tornare al nucleare, ma pulito.

Perchè non conferire loro -al più presto- un premio per l'Ambiente o per la Salvaguardia della futura umanità?

 

Ma forse se lo daranno da loro stessi, come meritano.

Fanno tutto da soli, ormai.

Noi (quelli che scrivono, che leggono, che parlano, che pensano...) non c'entriamo più nulla.

Quelli che votano, ancor meno.

 


venerdì 1 dicembre 2023

delenda est!

 

E noi buttavamo tutto in aria

e c'era un senso di vittoria,

come se tenesse conto del coraggio,

la storia...

(I reduci, G. Gaber)


Milej vince le elezioni in Argentina con la motosega in mano, urlando ' Spaccheremo tutto!' ad un popolo in delirio.

Netanyhau cerca di restare al potere in Israele, radendo al suolo Gaza al grido di 'Eliminiamo Hamas!'

Le transfemministe in corteo inneggiano ad una (bella) poesia, ma si innamorano del suo verso finale 'Se non dovessi tornare, distruggi tutto!' e ne fanno uno slogan da gridare in faccia al mondo.


Mi pare superfluo evidenziare il punto in comune (fatte salve le evidenti differenze).

Ma forse ce n'è un altro ancora: il velleitarismo.

Nei tre casi nessuno riuscirà a fare davvero quel che dice, ma si limiterà a declamarlo.

L'espressione della rabbia (che peraltro è comunque sempre meglio dell'inerzia e della passività) non è però ancora un atto politico.

É la dimostrazione, anzi, che gli spazi della politica (cioè della mediazione costruttiva e creativa dei conflitti) si sono ormai richiusi su di noi.

La violenza (esibita a parole e/o praticata con azioni) ci conforta, ci seda, ci fa sentire parte di qualcosa, dà sfogo al negativo che (legittimamente) proviamo.

Ma esprime soltanto impotenza e disperazione.


La rabbia potrebbe trovare una via politica per potersi esprimere: fare il morto, smettere di colludere.

La non-collaborazione attiva, il boicottaggio, il sabotaggio nei confronti di quel che riteniamo 'male'.

Dobbiamo imparare a lasciare, ad abbandonare, a prendere le distanze, a separarci, a non obbedire.

A farlo, se necessario, con costanza, decisione e forza.

E a non accontentarci di urlare ed agitarci a vuoto, di sfogarci contro il Nemico di turno, solo per sperare di sentirci meglio e di venirne fuori meglio di ora.

Se la violenza sale, cerca giustificazioni (e le trova) non staremo meglio.

La risposta aggressiva alle aggressioni subìte ci dà la sensazione di essere individualmente vivi, ma allude e prelude purtroppo soltanto alla nostra morte comune.

lunedì 27 novembre 2023

prima lavatevi la faccia (di bronzo)!

 

Lo sai che anche i mostri si lavano i denti? Non ci credi? Chiedilo al Mostro fatto di capelli o a quello che sta sotto il letto. E lo sai perché lo fanno? Perché c'è un mostro ancora più terribile che se la prende con tutti, ma soprattutto con chi non si lava i denti!

Questa è la presentazione su Google del libro per bambini 'Anche i mostri si lavano i denti', quello che è stato trovato nel bosco, a fianco al cadavere di Giulia Cecchettin.

Metafora interessante di quel che è accaduto, no?

Da dove nascono i mostri?

Sono (erano) persone che, come tutti noi, ogni mattina si lavano i denti, fanno la spesa, mangiano e dormono, nascondono qualcosa, parlano con la fidanzata, fanno figli.

E, soprattutto, rimuovono i conflitti che li animano e sottostanno alle loro relazioni.

E, soprattutto, sono aiutati a rimuoverli dalla rimozione di tutti quelli che li circondano e che dicono di voler loro bene, di rispettarli, di amarli (forse proprio perché sono i primi ad aiutarli in questo).

Ma, quando la pentola a pressione esplode, tutti sono lì a maledirli (ed a ingiurarli con vari epitteti più o meno alla moda, ma sempre mortificanti e mostrificanti).


Gli stessi che li maledicono sono proprio gli stessi (e le stesse) che li hanno coperti per anni, che li hanno assistiti come pargoli in convalescenza, li hanno adorati come piccole divinità in malattia, che hanno accettato per anni (per convenienza, paura, sudditanza) le loro violenze e ricatti.

E sono gli stessi (e le stesse) che creano (o non smettono di favorire o anche solo di tollerare) le condizioni di diseguaglianza economica e sociale tra uomini e donne.

E sono gli stessi (e le stesse) che hanno preferito saltare il conflitto tra i due sessi, quel conflitto aperto dal femminismo e mai davvero elaborato nella relazione tra maschi e femmine, inventandosi un transfemminismo fluidificato, che insiste così ad occultarlo.

E sono gli stessi (e le stesse) che predicano l'asessualità quale risorsa relazionale, che ci separano dietro gli schermi dei computer, che virtualizzano i nostri rapporti rendendoci degli analfabeti emotivi, che non si inquietano se il desiderio declina e/o si dirige verso il porno in rete.

E sono gli stessi (e le stesse) che invocano oggi leggi e padri più severi, mentre inneggiano contro i patriarchi di ieri e i maschilisti di sempre, rimuovendo in coscienza ogni loro contraddizione.


Cosa non faremmo pur di evitare di assumere le nostre comuni responsabilità.

Davanti alla violenza tra i sessi, che sta dentro il nostro immaginario erotico e la nostra realtà relazionale da che mondo è mondo, preferiamo girare la testa e attendere le aggressioni, gli omicidi, le torture.

L'importante è che il conflitto, e le sue cause e le nostre responsabilità, restino sommerse.

E siano lì, eternamente, a sempre generare altre vittime, altri terrori, nuovi eccidi, e nuove guerre.

Altro che 'mai più, mai più!'.

L'atteggiamento è lo stesso che continuano a sostenere gli israeliani (appoggiati da moltissimi occidentali) dinanzi al conflitto con i filistei di sempre, i palestinesi.

'Loro sono la violenza, noi siamo la giustizia. Quelli sono i carnefici, noi siamo le vittime.

E quei mostri meritano una punizione e noi gliela daremo perché ne abbiamo il diritto, perché noi siamo il diritto!'.

Perché -ricordiamocelo sempre- c'è un mostro ancora più terribile che se la prende con tutti, ma soprattutto con chi non si lava i denti!














venerdì 24 novembre 2023

la violenza dei buoni

 

Che cosa resta dei maschi quando perdono il potere patriarcale ed il riconoscimento del ruolo che quel mito arrecava loro, anche e soprattutto agli occhi (e attraverso gli occhi) delle donne ?

Fragilità, depressione, ricerca di supporto, noia, incertezza, declino del desiderio, impotenza.

Crisi di identità, in generale.

Ed incapacità, se non da parte di alcuni e a fatica, di andare a co-costruire (insieme alle donne) un percorso meno segnato dalla prepotenza, dall'arroganza, dal sopruso e dall'abuso.

Virginia Woolf già se lo chiedeva, più di un secolo fa: che cosa resterà del maschio quando non potrà più riflettersi nello sguardo -tradizionalmente votato all'adorazione- delle donne?

Sta accadendo.


Ma ancora permangono dimensioni paternalistiche: il mito del ritorno del Padre, la richiesta di un Super Ego capace di dirigere la morale personale, l'istanza di un Capo a cui delegare la decisione politica e l'organizzazione sociale, di una Legge che ponga rimedio al Male.

La grande illusione autoritaria ed antidemocratica che va ad insinuarsi nei meandri dei fallimenti a cui siamo andati incontro nelle nostre cosiddette 'democrazie'.

Niente di nuovo sotto il sole: è già accaduto un secolo fa.

Sta riaccadendo, anche da parte di donne (e non parlo della sola, mitica, Giorgia).


Ma ancora permangono dimensioni maternalistiche: donne che non lasciano i compagni perchè hanno paura che si facciano del male, che stiano male, che facciano del male a loro stesse o ad altri/e. Donne troppo buone, ancora troppo accudenti e ricattabili, ancora poco assertive e poco autonome.

La grande illusione della bontà contrapposta alla cattiveria, dell'accoglienza totale contro i rifiuti, le debolezze, i conflitti. Una concezione totalizzante dell' 'amore' come soluzione (privata) ai problemi (sistemici) del mondo. (E non parlo soltanto della sola, mitica, Vergine Maria).

Accade continuamente, ed è spesso esaltata (da mamme, insegnanti, giornalisti, esperti, preti) quale antidoto alla violenza, mentre ne è una delle cause più potenti.


Come se ne esce ?

Non certo attraverso la fluidificazione sessuale.

Non certo attraverso la categorizzazione delle differenze.

Non certo attraverso l'aggravamento delle leggi.

Non certo attraverso l'aggiunta di una disciplina scolastica.

Non certo attraverso manifestazioni di parte che ne mostrificano un'altra.

Non certo attraverso la chiusura autistica nelle proprie identità, certezze, gruppi di riferimento, chat sui social.


Imparando a vivere le differenze ed i conflitti, ad abitare i dilemmi del vivere, a non cercare scorciatoie.

Accogliendo le emozioni, i sentimenti, le paure, i dolori ed i piaceri dell'esistenza.

Accrescendo la nostra autonomia nelle relazioni (che non è dipendenza e che non è indipendenza).

Accettando l'ineliminabile, inevitabile interdipendenza delle nostre vite.

Lavorando sulle soglie sottili che separano violenza e nonviolenza, invadenza e rispetto, amore e obliterazione di sé e dell'altro.


Tutto l'opposto di quel che -non solo il governo di destra, ma anche -troppo spesso- chi manifesta contro la violenza e la guerra- sta proponendo e cercando di ottenere oggi, ancora permeati come sono di paternalismo e maternalismo, perlopiù incoscienti.






martedì 21 novembre 2023

irrispettosamente vostro...

 

Le relazioni umane che non si fondano sull'accettazione dell'altro come altro legittimo nella convivenza non sono relazioni sociali.

Noi esseri umani non siamo sempre sociali; lo siamo soltanto nelle dinamiche delle relazioni di reciproca accettazione.

Le relazioni di lavoro, secondo quanto detto, non sono relazioni sociali, perchè si basano sull'impegno di eseguire un compito e l'esecuzione del compito; in tali relazioni, è l'unica cosa che importa. In altre parole, per assumere un impegno di lavoro, il fatto che i partecipanti siano persone, esseri multidimensionali è essenziale, ma -una volta assunto l'impegno- il fatto che i partecipanti siano persone e abbiano altre dimensioni relazionali è irrilevante.

Nel contesto delle relazioni sociali non c'entrano i sistemi giuridici perché le relazioni umane si producono nell'accettazione reciproca e, pertanto, nel reciproco rispetto. I sistemi giuridici si costituiscono come meccanismi di comunicazione comportamentale tra persone che non costituiscono più dei sistemi sociali.

Affermo quindi che i fenomeni sociali hanno a che vedere con la biologia e che l'accettazione dell'altro non è un fenomeno culturale.


Quale profondo cambiamento di premesse dovrebbe fare il nostro sistema di vita e di pensiero, se volesse davvero costruire relazioni di reciproca accettazione e di rispetto!

É per questo, per non cambiare nulla, che proseguiamo e proseguiremo , come fessi indefessi, a rintracciare soluzioni (repressive, istruttive, rieducative...) che invece si nutrono delle stesse premesse responsabili del problema emergente (in questo caso, ad esempio, la violenza di maschi sulle donne).

Ecco perché si blatera continuamente di nuove leggi securitarie, di sempre più controllanti sistemi di prevenzione e punizione, di ore scolastiche dedicate alle relazioni ed agli affetti...

Se non fosse tragico, sarebbe ridicolo (anzi, lo è, comunque).

Siamo soltanto dei poveri disperati che si arrabattano a coprire con pannicelli caldi una violenza sistemica a cui non vogliamo e non possiamo rinunciare, perché è la violenza a strutturare la nostra cultura e la nostra civiltà (capitalista, militarista, discriminatoria, gerarchica, razzista e specista).

La sorella di Giulia l'ha detto giusta, e non sarà perdonata: 'Filippo non è un mostro, è il figlio sano di una società patriarcale.'

Ma...


Di solito parliamo come se il potere ce l'avesse l'altro e in verità non è così. Dove sta il potere del militare? Nell'obbedienza dell'altro. Se do un ordine al soldato e questo non obbedisce, dove sta il mio potere? Il potere non è qualcosa che possiede una persona od un'altra, è una relazione nella quale si concede qualcosa a qualcuno attraverso l'obbedienza e l'obbedienza si costituisce quando si fa qualcosa che non si vuole fare, aderendo a una richiesta. Chi obbedisce nega se stesso, perché -per evitare o ottenere qualcosa- fa ciò che non vuole su richiesta dell'altro.

A mio modesto parere, la cultura tradizionale del patriarcato oggi è divenuta minoritaria e periferica anche tra i maschi. Le forzature e le violenze maschiliste mi appaiono soltanto come un residuo parziale ed archeologico di una cultura che fu.

Quel che oggi permane e sussiste è ben più subdolo e pericoloso: è la cultura paternalista/maternalista di cui entrambi i sessi dovrebbero farsi carico perché entrambi i sessi ne sono relazionalmente responsabili e complici.

Se preferite, la dico così: oggi, il patriarcato non si esprime più in forme di hard power -come poteva accadere normalmente in passato e prosegue ad accadere saltuariamente o all'interno di situazioni culturali arretrate oggi-, ma di soft power; cioè, appunto, mediante la collusione tra paternalismo (soprattutto maschile) e maternalismo (soprattutto femminile).

La violenza oggi si esercita più facilmente infatti proprio attraverso la cura indebita, la falsa empatia, le attenzioni e le correzioni a fin di bene, la gestione delegata dei conflitti, la protezione ossessiva dell'altro per controllarlo e renderlo addomesticato ed obbediente, capace così di sopportare le relazioni di dominio quotidianamente vissute (a lavoro, a scuola, in famiglia, nella coppia...).

Di questo dovremmo parlare, su questo -uomini e donne- potrebbero e dovrebbero collaborare, se davvero volessimo uscire dalla violenza strutturale e culturale in cui siamo collusivamente immersi -tutti e tutte, in pari grado- e non soltanto urlare, piangere, maledire, reagire momentaneamente (e solo con modalità colpevolizzanti e proiettive) ogniqualvolta la violenza si manifesta in forma aggressiva e diretta.


Le citazioni in corsivo sono tratte da H.Maturana-X.Davila, Emozioni e linguaggio in educazione e politica, Elèuthera, 2006








domenica 19 novembre 2023

silenzio di tomba

 

Quando il capitale morale di Israele sarà del tutto consumato ? Mai.

Quando finirà in Occidente la sua rendita morale sull'Olocausto ? Mai.

Sembra proprio che in Israele 'Se questo è un uomo' di Primo Levi non sia mai passato in libreria.

Il traguardo criminale -che avevo prefigurato qualche post fa- di 20.000 morti palestinesi si avvicina. E probabilmente sarà superato, se sarà attaccata anche l'area sud di Gaza.

Gli sarà posto un limite (visto che Israele non è capace di porsene alcuno) ? Non accadrà.


Quando si farà una vera mediazione con veri mediatori tra le parti ? Mai.

Neanche Oslo lo era stata (i veri nemici (gli integralisti islamici ed ebraici) erano stati esclusi dalla trattativa, e la loro rivalsa non ha tardato a giungere subito dopo).

Qualcuno potrà mai sostituire gli Stati Uniti in questo ruolo? No, nessuno, mai.

E quindi si potrà mai raggiungere un accordo di pace, che non sia solo un armistizio, in loro presenza ? No, è impossibile.


Quando la si smetterà, anche qui da noi, di considerare Hamas alla stregua di partigiani e liberatori, peraltro da parte degli stessi che (giustamente) negavano questa stessa qualifica agli ucraini, nella prima fase di quell'altra guerra famigerata e ancora in corso ? Non si smetterà.

Quando le comunità ebraiche occidentali saranno capaci di dissociarsi dalle azioni criminali perpetuate da decenni da Israele ? Mai.

Quando i paesi islamici e/o arabi affronteranno davvero la situazione anziché proseguire a fare proclami e a minacciare l'esistenza dello Stato israeliano, solo per propaganda? Inutile crederlo.


Se queste domande sono decisive e se le risposte sono queste, risulta evidente che il nostro informarci e commentare su quel che sta avvenendo svolge una funzione di pura copertura.

E che la guerra finirà solo quando chi fa la guerra lo deciderà.

In fondo, d'altronde, ci interessa davvero quel che accade laggiù ?

Proviamo ancora qualcosa per l'Altro ?

Nel nostro vivere qui, c'è qualcosa che pensiamo e facciamo che non sia per noi e basta ?

Sinceramente, no.

E le cose purtroppo non si possono risolvere come ci fa credere il sempre caro Ken Loach nel suo ultimo patetico (in vari sensi) The old oak.

Se fosse quella la soluzione, sarebbe stato meglio per tutti restare cattolici, e vivere di fede, speranza e carità (merci rare, peraltro, ormai e non a caso, anche tra gli stessi cattolici).





venerdì 10 novembre 2023

noi, cannibali

 

Ho visto ieri 'I cannibali' di Liliana Cavani, un film del 1970.

Una spettrale Milano, corredata da migliaia di cadaveri -ex ribelli uccisi- sulle strade e da camionette della Sicurezza di Stato che impediscono ai cittadini di toccarli e seppellirli, pena la morte.

Quasi tutti obbediscono, impauriti ed impotenti, e fanno la spia alle autorità quando qualcuno -disobbedendo come Antigone a Creonte- ci prova.

Coscienza morale contro legge dello stato, tipico dilemma della nonviolenza.


Vedendolo, impossibile non ritrovarsi a Gaza.

Quelle migliaia di morti dissepolti tra le strade, coperti dalle macerie, pietosamente avvolti da poveri sudari.

Persone assassinate per ragioni di stato, per una legittimità presunta di difesa, che ammantano (malamente) la rabbia, il calcolo e la vendetta di qualcuno contro altri.

Persone assassinate dal silenzio omertoso e colluso di un popolo, quello israeliano, e di tutti noi.

Noi, che camminiamo tra i cadaveri, fingendo indifferenza (o provandola davvero, ormai).

Quando noi stessi ci ritroveremo a vivere nel disastro, a mendicare 'pause umanitarie' gentilmente concesse dai signori della guerra, solo per poter fuggire non si sa bene dove, per tentare soltanto di sopravvivere, sarà troppo tardi.


A far da contraltare alle stragi di bambini e ragazzini, ci riempiamo la bocca di buoni sentimenti per riuscire a portare in Italia Indy, la bambina inglese.

Una povera malatina incurabile viene utilizzata a fini di propaganda, per tentare un assurdo e ridicolo contrappeso con i morticini di Gaza.

Non vogliamo mai smettere di voler apparire buoni, soprattutto se vogliamo continuare ad essere cattivi.

Ma anche quel Bambin Gesù -a cui si intitola il nostro caritatevole ospedale- è già così morto da tempo.

Perchè accanirsi? Perchè insistere ancora?

 





martedì 7 novembre 2023

CIAK, SI (RI)GIRA!


Il film l'abbiamo già visto, è sempre lo stesso, è sempre quello...

Lo stesso che abbiamo già visto e rivisto negli ultimi anni.

Anche la colonna sonora non cambia: è il suono delle bombe ad accompagnarlo.

Gira che ti rigira, guerra bella...

E la guerra gira e rigira le ragioni e i torti, i buoni e i cattivi, le verità e le menzogne.

Ritornano i soliti buoni (gli Stati Uniti) ed i soliti buoni a nulla (l'OLP di Abu Mazen).

Ritornano i soliti cattivi terroristi e aggressori ingiustificati ed ingiustificabili (ora Hamas, poco fa i russi, ancora prima Al Qaeda, Saddam o Gheddafi...).

Il film procede poi con la solita trama, a ripetere gli stessi gesti, le stesse inutili parole, gli stessi vuoti appelli a negoziare, le stesse petizioni di principio, le stesse condanne, giustificazioni ed autoassoluzioni.

E gli stessi morti (esseri umani, persone normali, come noi, come siamo e saremo noi).

 

Il copione prevede -nel frattempo- manifestazioni pro-Palestina o pro-Israele: anzichè provare a porsi come terza forza di mediazione ed interposizione non armata fra le parti, indipendentemente dalle opposte punteggiature sul passato, anche recente. Con l'avvio della distruzione di Gaza e col massacro dei suoi cittadini questa strada è ormai stretta, disperata, quasi impraticabile. E' il risultato che terrorismo e guerra, di entrambe le parti. volevano e vogliono ottenere, e -ancora una volta- riuscendo nell'intento. Il copione prevede infatti che le potenziali terze forze restino assenti, ammutolite, balbettanti, che riescano a malapena a invocare pause o tregue, peraltro dividendosi tra loro: alcuni governi sono apertamente schierati con Israele, altri si stracciano le vesti per i palestinesi. Come già accaduto per la guerra ucraina (ma -come purtroppo vedremo  e agiremo e subiremo- con espansioni e conseguenze ben più gravi ed irreversibili), ci si limita a tifare per la Roma o per la Lazio, a lanciare anatemi, a tentare di aizzare o sedare le popolazioni a seconda delle finalità di potere interne a ciascuno Stato.

 

Già si guarda al dopo, dicono in tv.

Quando si sarà fatta terra bruciata a Gaza, Israele controllerà il territorio e ne garantirà la sicurezza (per se stesso, non per i palestinesi superstiti, sempre che questi vogliano e possano tornare e che trovino qualcosa che almeno assomigli ad un campo profughi al posto dei loro palazzi sventrati).

Quando Hamas sarà estirpato dalla Striscia, i loro capi sterminati, i loro tunnel e le loro rampe di lancio resi inservibili, gli ostaggi liberati, tornerà la pace e l'OLP tornerà a fare il governo fantoccio, come già accade da tempo in Cisgiordania.

Così dicono. Ma per ogni militante ucciso, questa guerra ne genererà di nuovi a decine.

Per ogni razzo che viene neutralizzato, altri dieci ne arriveranno da chi ha armato Hamas.

Per ogni bambino ucciso, avremo un kamikaze in più pronto a farsi esplodere in una qualunque città dell'Occidente.

Anche questo film l'abbiamo già visto, e sappiamo già come va a finire.


Lo stesso vale per le deportazioni di massa in corso.

Quelle che Israele sta generando a Gaza (e chissà chi si prenderà i profughi questa volta, e quanti soldi arriveranno, come sempre, a Giordania ed Egitto perché se li tengano a casa loro, prima o poi).

É la stessa logica che spinge l'Italia a deportare gli immigrati in Libia, in Tunisia (accordo, per ora, non riuscito) o -come annunciato ieri- in Albania.

Situazioni fuori controllo e fuori legge, che nessuno andrà a verificare: vere e proprie macellerie di stato, lager ammantati di buona creanza, depositi di scarti umani in attesa di rimpatrio, dopo viaggi allucinanti.

Le 'democrazie' (statunitensi, europee, israeliane) possono permettersi questo e altro, proprio in virtù del loro autoproclamarsi tali e sostenersi a vicenda in questo immondo teatrino del mondo.

Il set ed il cast li facciamo noi, da sempre.

Ma il cerone inizia a sciogliersi e le maschere stracciate svelano ormai il nostro vero, mostruoso volto, sempre più osceno ed arrogante, sempre meno umano.




 


venerdì 27 ottobre 2023

sull'insensatezza di farsi ancora domande sensate

 

Quando gli euro-americani hanno inventato la guerra umanitaria si rendevano conto di quel che stavano inventando e quanto successo avrebbe avuto nel mondo intero?

Basta poco, in fondo: qualche aiuto -se ti è permesso- e moltissime bombe da terra e cielo.

Funziona: salva la coscienza dei caritatevoli, mentre distrugge tutto il resto.


Quando gli euro-americani-israeliani parlano di attacchi mirati, cosa intendono esattamente?

Perché a vedere Gaza fatta a pezzi, con aree intere senza più palazzi e persone, sia a nord che a sud, qualche dubbio sorge spontaneo.

Ogni giorno e notte si colpiscono obiettivi strategici, covi di guerriglieri e terroristi, centri ed apparati di offesa potenziale. Ma -se è davvero così- perché vediamo tanta gente disperata che scappa (se può), che accorre agli ospedali (se ci sono), o che muore ammazzata?


Quando gli euro-americani-israeliani affermano di voler e poter estirpare Hamas da Gaza e dalla faccia della terra, sanno cosa stanno dicendo?

Continuare a trattare Hamas come abbiamo fatto con l'Isis o con lo Stato islamico significa confermare quel che sapevamo già di noi stessi: che siamo incapaci di apprendimento storico.


Quando Israele afferma di voler liberare gli ostaggi con un'operazione di guerra, che cosa ha in mente? E' ovvio che -a trattative in corso- i parenti degli ostaggi non ci credano e siano preoccupati, terrorizzati da un'operazione di terra, che rischia di (farli) uccidere ( come -dicono- è già accaduto per una cinquantina di loro) e non certo di salvarli. 

Ma al governo israeliano neppure i suoi cittadini interessano granché davvero, pare.

Quel che gli interessa è difendere la patria, la nazione, non chi ne fa parte.


Per gli euro-americani, quanti morti arabi valgono i duemila israeliani morti sinora nell'attacco?

Facciamo uno a dieci? Ci bastano ventimila morti a Gaza? Forse neppure.

E cosa saremmo capaci di fare se sotto le bombe fossero milioni di israeliani e la Palestina (o Hezbollah) iniziasse a bombardarli ed ucciderli a migliaia ogni giorno?

Quanti israeliani profughi prenderemmo in casa (così come già accaduto con gli ucraini)?

Non vedo niente di simile nei confronti dei palestinesi: con loro non facciamo neppure finta di considerarli esseri umani, nostri simili (non dico fratelli).














mercoledì 25 ottobre 2023

teoremi sull'israelizzazione del mondo

 

Teorema 1: Più la cultura è individualista e competitiva, più è probabile che il paese sia democratico e più è probabile che il paese, data la possibilità, sia belligerante.

Teorema 9: Più democratico è il paese, più sono autocompiaciuti i leader/i cittadini, più il paese è belligerante.

Cioè noi, l'Occidente.

Teorema 2: Più un paese nella sua storia ha inflitto traumi agli altri e più democratico è il paese, più il paese è belligerante.

Teorema 3: Più alta la posizione nella piramide economica mondiale dei paesi, più probabile è che il paese sia democratico e belligerante.

Cioè i nostri amici, gli USA, 'statua della libertà' e 'faro della democrazia'.

Teorema 7: Più democratico è il paese, maggiore la competizione interna per il potere; e maggiore la competizione interna per il potere, maggiore è la tentazione di ottenere il sostegno attraverso l'aggressione esterna.

Cioè Israele.

Teorema 4: Maggiore è l'isomorfismo tra le strutture nazionali e quelle mondiali e più democratico è il paese, più il paese stesso è belligerante.

Cioè, il nostro sistema-mondo.


Da tempo parlo e scrivo di israelizzazione delle relazioni umane: la mediazione politica viene in essa progressivamente sostituita da muri, divieti, frontiere, controlli digitali, oppressioni e repressioni, immunizzazione, militarizzazione della vita quotidiana, guerra.

Sta accadendo ovunque, ed Israele è il modello a cui tutti tendono ed in cui tutti i governi, man mano ed ineluttabilmente, tendono a riconoscersi e ad identificarsi.

Da qui una cultura che si diffonde microfisicamente nella vita e nelle menti di tutti noi, in tutto il mondo.

Ecco perché Israele è stata, è e sarà sempre più impunita ed impunibile, qualunque delitto compia alle spese di chiunque, comunque: che siano moschee o chiese, campi profughi o condomini, guerriglieri o civili, ospedali o cimiteri, libanesi siriani o iraniani.

Non più solo perché storicamente creato artificialmente da noi euro-statunitensi, invadendo territori abitati da arabi.

Non più solo perché permane da sempre come avamposto occidentale in Medio Oriente.

Ma perché ormai il mondo intero si è omologato e conformato strutturalmente ad Israele: ci siamo israelizzati.


Qui da noi, qualche governo ha difeso ieri Guterres all'ONU, quando ha provato a ricordare che gli attacchi di Hamas non vengono dal nulla?

Quale stato occidentale ha spiegato che la conferenza del Cairo è fallita perché tutti volevano condannare gli atti di Hamas, ma solo i paesi arabi erano disposti a condannare anche quelli di Israele?

Qualcuno ha dato il giusto rilievo alla marcia delle madri israeliane e palestinesi unite, o al gesto di pace della vecchietta ex ostaggio nei confronti dei suoi ex carcerieri?

Qualcuno ha la forza di invertire l'ordine di priorità degli israeliani, mettendo al primo posto la salvaguardia dei civili palestinesi e la liberazione degli ostaggi israeliani ed in secondo luogo il contrattacco dentro Gaza 'per scacciare Hamas dalla faccia della terra' o 'tagliare la testa del serpente' ?

Non esistono da tempo possibilità di negoziazione tra le parti, visti i fallimenti di tutti gli accordi precedenti (e non solo per i tradimenti di Israele, ma anche per la corruzione e le inadempienze dell'OLP).

Ma ancora oggi sarebbero possibili molte forme di pressione e mediazione-arbitrato fra le parti, da parte di terzi (che non possono però più essere gli Stati Uniti), così come accaduto con l'apartheid in Sudafrica.

Ma chi è disposto a considerare e trattare Israele come quel che fu il Sudafrica, a boicottarlo e sanzionarlo economicamente e militarmente? Come può accadere, in un mondo israelizzato, in cui inevitabilmente qualunque critica ad Israele viene ritradotta in attacco antisemita ed i terroristi stanno sempre e solo dall'altra parte ?

Il conflitto tra palestinesi e israeliani è da sempre un conflitto allargato su palestinesi ed israeliani.

É la guerra ora (e non il conflitto) che non potrà che durare (Ucraina docet), allargarsi ed allagarci.


(I teoremi citati sono stati proposti da Johan Galtung in 'Pace con mezzi pacifici' (Esperia, 2000))

domenica 22 ottobre 2023

Lèggere letture non leggère

 

In verità l'uomo è stato creato instabile;

prostrato quando lo coglie sventura,

arrogante nel benessere,

eccetto coloro che eseguono l'orazione...

(Corano, sura LXX, Le vie dell'Ascesa)


Ho dedicato una parte di questo terribile anno ('Nel duemilaventitrè ventitrè, il mondo non ci sarà più...!', cantava la Caselli), ad una lettura integrale della Bibbia e del Corano.

Sto procedendo pazientemente anche con Infinite Jest di Foster Wallace, testo sacro del (e sul) nostro tempo, ma non sono ancora riuscito a finirlo (temo che sarà lui a finire me).

Tre monumenti dell'umanità (e non solo per le loro dimensioni e volumi, pur ragguardevoli).

Cosa ci ho visto e cosa ho imparato?


'L'unico sentimento della mia vita è stata la paura', diceva di sé Thomas Hobbes.

Ecco, in primo luogo -leggendoli- ho provato paura.

Il fondamento violento e crudele della nostra civiltà trova in essi la sua più evidente e profonda espressione.

La quantità di ordini, colpe, punizioni, moniti, accuse, vendette, inimicizie, invasioni, prepotenze, perdoni e castighi è enorme, infinita, senza soluzione.

Il numero di omicidi, stragi, guerre, torture è incalcolabile.

Il razzismo etnocentrico (ebraico) e/o religioso (islamico) contro il diverso, il miscredente, l'infedele, il non-eletto, è esplicito, totale, senza remore.

La fratellanza, la solidarietà, la misericordia vale soltanto fra chi condivide la stessa fede.

Quel loro Dio riconosce come figli soltanto i suoi: tutti gli altri appartengono agli idoli, al diavolo, al Male.

Sono libri impregnati di integralismo, di odio, di dis-amore, di dis-umanità.

L'ebraismo e l'islamismo -inutile negarlo con le rassicuranti retoriche dell'amore e della tolleranza- si crogiolano lì dentro: il legame intrinseco tra monoteismo e violenza appare indissolubile e tragicamente radicato nelle loro rispettive, reciproche, e più profonde, premesse.


A queste, negli ultimi due secoli, si è unita, sovrapposta, contrapposta e integrata allo stesso tempo, la rilettura puritana del Cristianesimo, di un Cristo ri-crocifisso in salsa anglo-statunitense.

E qui giunge a sostenerci la lettura del terzo testamento, quello di Foster Wallace.

Il totalitarismo occidentale è permeato di guerra, autoesaltazione, paternalismo, consumismo e produttivismo, utilitarismo e competizione senza limiti, dipendenze psicotrope, razzismo economico e compassionevolezza pelosa, autocompiacimento giustificatorio ed assolutorio, proiezione ossessivo-paranoica, bisogno e necessità esistenziale di un Nemico.

Questo gioco infinito in cui viviamo non è altro che la religione monoteista contemporanea: una fede indiscussa ed indiscutibile in tutto ciò che odora di denaro.

E quel che -da entrambe le parti- si copre dei panni di uno scontro tra civiltà tra Occidente (ebraico-cristiano-puritano) e Islam (nelle sue varianti antinomiche: democrazie/autocrazie, ordine/terrore, tolleranza/fanatismo...) si rivela per quel che è: uno scontro per acquisire o detenere, far diminuire o accrescere il potere di dominio sull'umanità e sul pianeta.

Ed in questo non vi è distanza, ma piena collusione, tra i contendenti (così come è già accaduto (e continua ad accadere) con la corsa agli armamenti e le escalation militari).

Ecco perché Biden può impunemente dichiarare che gli Stati Uniti devono proseguire a proteggere i propri interessi vitali e quindi -in quanto unici arsenali della democrazia- continuare a foraggiare con altri 100 miliardi dollari il riarmo di Ucraina, Israele e Taiwan, confermandole come vere e proprie democrazie degli arsenali ed iniziando così a tracciare la strada per la prossima guerra, in quell'oceano Pacifico che, come molte altre cose, terrà il suo nome, ma ne perderà il senso.


Il modo occidentale, inveterato, anche odierno, di percepire il proprio posto nel mondo, ha come uno dei suoi elementi fondanti una solida e proteiforme concezione-sentimento di tipo etnocentrico, o francamente razzista...., che inferiorizza i 'non occidentali', in un mondo che diviene tuttavia sempre più 'occidentale'. Nessun occidentale sembra poter pensare il mondo senza porre l'Occidente, in quanto elaboratore della civiltà industriale e democratica, in una posizione di eccellenza, storica o assoluta per natura o altro destino, e in posizioni di più o meno grande inferiorità storica o assoluta tutti gli altri, a seconda della differenza rispetto ai modi di vita occidentali...

I processi di legittimazione di politiche e pratiche gerarchizzanti si avvalgono di logiche non meticce per rafforzare unicamente logiche di dominio politico ed economico. Logiche che ritroviamo spesso anche nei gruppi assoggettati o minoritari quali forme di autodifesa collettiva, per cui si accetta lo sguardo esterno essenzialista per rivendicare la propria diversità etnica o culturale...

L'irrigidimento delle identità e il rafforzamento dei confini culturali possono essere armi d'offesa e di difesa che possono arrivare a uccidere, secondo una nota espressione di Amartya Sen.

Ma l'operazione di fissare differenze culturali, celando intenzionalmente somiglianze e continuità, mira alla costruzione di un rapporto contrastivo di relazioni tra due o più gruppi, deviando di fatto l'oggetto del contendere dall'ambito dei rapporti di potere, di dominio e dipendenza/subalternità a quello più genericamente culturale o addirittura di carattere unicamente religioso.

(G. Angioni, Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture, 2011)