Non ho scritto nulla ultimamente.
Non volevo partecipare in alcun modo a questa finta campagna elettorale, politicamente scontata per il suo esito, almeno quanto lo è stata per qualità culturale e dimensione etica.
Il vuoto pneumatico in dosi superconcentrate, fra schieramenti contrapposti per puro teatro (uno che ha già vinto e l'altro che fa di tutto per proseguire a perdere, provando ad illudere i suoi pervicaci elettori che si possa (e si voglia) ancora vincere).
Fra essi, partitini senza passato e senza futuro, che provano a disputarsi i miseri resti del mangime in un pollaio chiassoso, in attesa di essere divorati dalle solite faine di sempre.
Domani partirò e mi asterrò: chiedo di essere ritenuto un assente giustificato.
Tutti -come me- sapete infatti che esisterebbero ottimi motivi per non votare, anche se sceglierete (per paura, abitudine o ricatto emotivo) di proseguire a votare 'il meno peggio'.
Ci attendono mesi e anni in cui saremo messi duramente alla prova.
Mentre proseguiamo ad arrabattarci su Calenda, quelle calende greche che parevano non poter esistere e non arrivare mai (almeno per noi) sono ormai alle porte.
Il 'redde rationem', a lungo rinviato con confortanti artifizi e rassicuranti blandizie, è giunto al punto.
Il governo del centro-destra sarà chiamato a gestire la catastrofe.
Non potrà farlo diversamente da uno di centro-sinistra (come già ampiamente dimostrato da vari governi del recente passato, buon ultimo il secondo governo Conte).
E non potranno impedirlo, né condizionarlo in alcun modo gli esigui e sbandati manipoli di deputati grillini, unionpopolari o sinistri italiani.
Illudersi non è solo inutile, è colpevole.
Chi domani proseguirà a votare, dicendo di seguire questa o altre illusioni, è in malafede, in primo luogo con se stesso.
La concomitanza con i referendum russi in Ucraina è stimolante.
Quali sono le differenze tra quel voto ed il nostro?
Il nostro è un voto (o non voto) libero, nel senso che nessuno ci obbliga a farlo.
Ma la legge elettorale attuale (così come peraltro quelle precedenti, almeno da tre decenni) non ci permettono di scegliere i nostri rappresentanti e costringe a formare (e votare) coalizioni rappattumate.
Bene ha fatto per questo una parte del Manifesto ad invitare i suoi lettori ad un astensionismo attivo, che rifiuti la scheda al seggio, dichiarando incostituzionale il Rosatellum.(https://coordinamentoperlarappresentanza.blogspot.com/2022/09/il-25-settembre-tutti-e-tutte-al-seggio.html?m=1 )
Ma la questione va ben oltre i regolamenti, e l'astensione attiva deve assumere oggi il senso di una ribellione alla totale mancanza di senso delle elezioni stesse.
Esprime la necessità e l'urgenza di cambiare gioco, se vogliamo creare le condizioni di una vera democrazia.
Da questo punto di vista, colpisce (e delude) la mobilitazione dei Fridays for Future di ieri, tutta rivolta a procedere ancora verso ritualistici cortei e petizioni, richieste ai potenti di turno, vuote recriminazioni contro la loro persistente indifferenza.
Continuare a chiedere, a supplicare attenzione, a lamentarsi per le retoriche istituzionali e le manipolazioni partitiche, a sperare in un cambiamento di rotta della politica: tutto questo ha ancora meno senso delle elezioni stesse.
Anche l'innovativa e pericolosissima idea iniziale di Greta (quella della sciopero scolastico di massa) è stata ormai divorata dalle solite pratiche sindacalesi delle unioni studentesche d'antan.
Anche la meglio gioventù non sa fare altro che star lì a canterellare slogan e canzoncine sotto i balconi: quegli stessi balconi da cui, a breve, ben altre adunate si concretizzeranno davanti ai nostri (e loro) occhi, sempre più attoniti ed impotenti.
La storia si ripete, e non sarà una farsa.
Ma neppure una tragedia.
Non ne abbiamo più le forze.Degraderemo pian piano, come ora.
Ci consumeremo come candele al vento, prima che il fuoco, finalmente, si spenga e ci spenga.