E con due salti aerei eccoci giunti a Varanasi, nonchè Benares o Banaras...
Il luogo, il più turistico sinora da noi visitato in tutta l'India, mantiene le sue promesse e la sua fama.
Abbiamo una stanzetta con uno scorcio di vista sul Gange (o la Ganga, come la chiamano qui), circondata dai vicoletti della città vecchia, cosparsi di guest house improvvisate in casa, ristorantini e negozi per stranieri, vacche e cani as usual.
Dopo il tramonto di ieri sul magico fiume, oggi abbiamo avvicinato le folle che si accalcano placide e pazienti per visitare il tempio d'oro dedicato a Shiva. Le persone attendono per ore ed ore per poter entrare e versare i loro bicchierini sul lingam-yoni, o lanciare fiorellini, e congiungere le mani.
Noi stranieri siamo ammessi più rapidamente, con una procedura di controllo però abbastanza stringente (molti militari in giro).
Dopo i soliti 4-5 giorni di cibo indiano ci siamo dedicati a pizza serale e colazioni più tradizionali.
Situazione molto affollata, ma anche molto tranquilla e vivibile, soprattutto nel quartiere nostro; le strade in cui girano le auto e i tuk tuk, appena a ridosso, invece sono un vero inferno, quasi impraticabili...
Staremo qui per cinque notti, poi andremo ad Allahbad per il clou del Kumbh Mela, e torneremo qui per tre notti, prima del volo per Delhi, da cui poi torneremo a casetta.
Oggi è il 30 gennaio, 71.mo anniversario dell'uccisione di Gandhi, e proprio oggi è nata una bambina al gestore della nostra guest house. Era molto contento...
31 gennaio.
Notte tranquilla, dopo una prima notte funestata alle 3 da indiani con asinelli da caricare di scarti edili sotto la nostra stanza. Saltelliamo sui ghats, che in tutto sono 88, verso nord, sino al Panchganga, in una luce chiarissima e più tersa.
Tanta gente che arriva in barca, sin dall'alba, sui moli, che si fa il bagno e si asciuga al sole.
Man mano che si va avanti il fiume sembra più pulito e chiaro.
Vediamo anche la moschea di Aurangzeb, sorta sulle ceneri dell'ennesimo grande tempio a Shiva, che qui la fa da padrone.
Giri lunghi nei labirinti della città, accompagnati da bambini e ragazzi che si fanno metri e metri con noi, sino a quando non sono sicuri che abbiamo capito dove dirigerci.
Tutti sempre molto gentili e accoglienti, se riesci a svincolarti dalle pressioni dei numerosissimi cacciatori di turisti in fuga da stessi. La quantità di occidentali alla ricerca di illuminazioni a buon mercato è alta, sconfortante. Ma abbiamo anche incontrato un santone indiano in arancione che aveva vissuto a Olbia!
Il luogo, il più turistico sinora da noi visitato in tutta l'India, mantiene le sue promesse e la sua fama.
Abbiamo una stanzetta con uno scorcio di vista sul Gange (o la Ganga, come la chiamano qui), circondata dai vicoletti della città vecchia, cosparsi di guest house improvvisate in casa, ristorantini e negozi per stranieri, vacche e cani as usual.
Dopo il tramonto di ieri sul magico fiume, oggi abbiamo avvicinato le folle che si accalcano placide e pazienti per visitare il tempio d'oro dedicato a Shiva. Le persone attendono per ore ed ore per poter entrare e versare i loro bicchierini sul lingam-yoni, o lanciare fiorellini, e congiungere le mani.
Noi stranieri siamo ammessi più rapidamente, con una procedura di controllo però abbastanza stringente (molti militari in giro).
Dopo i soliti 4-5 giorni di cibo indiano ci siamo dedicati a pizza serale e colazioni più tradizionali.
Situazione molto affollata, ma anche molto tranquilla e vivibile, soprattutto nel quartiere nostro; le strade in cui girano le auto e i tuk tuk, appena a ridosso, invece sono un vero inferno, quasi impraticabili...
Staremo qui per cinque notti, poi andremo ad Allahbad per il clou del Kumbh Mela, e torneremo qui per tre notti, prima del volo per Delhi, da cui poi torneremo a casetta.
Oggi è il 30 gennaio, 71.mo anniversario dell'uccisione di Gandhi, e proprio oggi è nata una bambina al gestore della nostra guest house. Era molto contento...
31 gennaio.
Notte tranquilla, dopo una prima notte funestata alle 3 da indiani con asinelli da caricare di scarti edili sotto la nostra stanza. Saltelliamo sui ghats, che in tutto sono 88, verso nord, sino al Panchganga, in una luce chiarissima e più tersa.
Tanta gente che arriva in barca, sin dall'alba, sui moli, che si fa il bagno e si asciuga al sole.
Man mano che si va avanti il fiume sembra più pulito e chiaro.
Vediamo anche la moschea di Aurangzeb, sorta sulle ceneri dell'ennesimo grande tempio a Shiva, che qui la fa da padrone.
Giri lunghi nei labirinti della città, accompagnati da bambini e ragazzi che si fanno metri e metri con noi, sino a quando non sono sicuri che abbiamo capito dove dirigerci.
Tutti sempre molto gentili e accoglienti, se riesci a svincolarti dalle pressioni dei numerosissimi cacciatori di turisti in fuga da stessi. La quantità di occidentali alla ricerca di illuminazioni a buon mercato è alta, sconfortante. Ma abbiamo anche incontrato un santone indiano in arancione che aveva vissuto a Olbia!