venerdì 20 giugno 2025

biosemiotica del gioco, tra violenza e nonviolenza

 

Oggi ho presentato una relazione ad un convegno sulla biosemiotica.

Eccola, molto in sintesi:


Bateson (USU p.24): Il grosso dei nostri problemi personali, interpersonali, internazionali ed ecologici nasce dalla trasformazione di una distinzione in una separazione e di questa in un'opposizione. 


FASE 1.DISTINZIONE

L'acquisizione e lo sviluppo dei linguaggio verbale va a distinguere 

-l'uomo dall'altro-vivente-eterospecifico-non parlante;

-gli umani tra loro:

-distinguendoli per lingua e quindi costruendo le condizioni per l'esistenza di nazioni-stato monolinguistiche;

-distinguendoli tra alfabeti ed analfabeti;

-distinguendoli fra adulti (parlanti) e bambini (in-fans, non parlanti e quindi minori-minorati)

La superiorità gerarchica Maggiore-minore è così costituita a vari livelli ed in vari contesti (linguistici, educativi, politici, sociali) 

Bateson ed Huxley (VEM pp.166-7) descrivono però questa superiorità come perdita di grazia (dis/grazia), una fonte di dis-integrazione che allontana gli uomini -rispetto agli animali- dall'avvicinarsi al linguaggio di Dio (che è incapace -a differenza dell'homo loquens- di inganno e di fraintendimento).  


FASE 2. SEPARAZIONE 

Bateson in VEM p.416 insiste a ricordarci che il gatto che miagola davanti al frigo ci chiede il latte (livello di comunicazione-contenuto-notizia), ma simultaneamente ci dice 'dipendenza, dipendenza!' (livello di meta/comunicazione-relazione-comando)

Ed in USU pp.369-70 ci ricorda che il linguaggio metaforico e metacomunicativo è inevitabilmente più antico, più potente e più esteso di quello verbale-analitico nella costruzione di relazioni biosemioticamente significative e vitali: nei suoi famosi 'sillogismi in erba' si esprime l'idea che la natura si sia infatti organizzata per milioni di anni ben prima dell'insorgenza dei linguaggi verbali (VEM pp.193-4).

Vari autori hanno confermato in tempi più recenti questa visione: cito qui le reti micorriziche ed i processi di 'inosculation' (UW pp.81-86), i processi rizomatici in Deleuze-Guattari (MP), i pensieri delle foreste in Kohn (CPF) l'evoluzione della bellezza e l'autonomia dell'estetico in Prum (EB), l'empatia uomo-animale in De Waal (UA).


FASE 3.DIVISIONE-SOVVERTIMENTO

Bateson ci rende consapevoli (ad es. in USU p.457) si come si sia determinata una crescente divisione tra umano e non umano nel passare dalla relazione alla funzione (utilitarismo, produttivismo, estrattivismo)

In MP (cap.4), Deleuze Guattari dichiarano: il linguaggio non è la vita, dà ordini alla vita!

Un'entità incorporea vuole assumere il comando, il controllo disciplinare dei corpi, configurandosi come dispositivo funzionale agli scopi di cui sopra.

Il regime semiotico della comunicazione verbale logicizzata a fini di efficienza e funzionalità produttiva e progettuale va a porsi cioè come cornice superiore rispetto a quello non-verbale: il numerico si fa comando e non più solo notizia, sostituendosi al potere nella gerarchia biologica della comunicazione; assistiamo così all'insorgere, da un lato, ad una lotta tra poteri: verbale-numerico (antroposemiotica-civilizzazione) versus non-verbale-analogico (biosemiotica), dall'altro, proprio a causa di una gerarchia biosemiotica invertita-sovvertita, essa produce dualismi dividenti/divisori, con conseguenti ed evidenti effetti: nevrosi per gli umani (disagio della civiltà), divisione mente/natura (io/non-io), coscienza/incoscienza, trascendenza/immanenza, anima/corpo, antropocentrismo versus ecocentrismo.


FASE 4.TOTALIZZAZIONE-DOMINIO

I tentativi di logicizzazione del mondo e del vivente, partiti perlomeno dal secolo XVI, hanno lanciato il loro attacco frontale al legame uomo-natura nel XIX sec. (positivismo, fallito), nel XX sec. (neo-positivismo, fallito) e nel XXI sec. col neo-neo-positivismo (dataismo, che pare invece sulla via del successo), consistente oggi in un tentativo pressante e apparentemente irreversibile di macchinizzazione-digitalizzazione-virtualizzazione dell'umano (comportamentismo, automazione, machine learning)

Alcuni effetti paradossali appaiono all'orizzonte:

Per Agamben (CD) il dispositivo è un estremo tentativo di far riacquisire all'uomo gli automatismi animali perduti (neo-istinti che evocano la grazia della facilità-immediatezza-gratuità degli atti tecno-digitali)

In Kahneman (PLV): il sistema 2 dei pensieri veloci ci rilassa e ci fa economizzare energie andando a prevalere sul sistema 1 dei pensieri riflessi e lenti;

Baricco esalta in IB e TG (riportati anche in FIM p.39) la figura del surfer senza profondità e capace di conoscenze nuove e anti-formalizzate-antiaccademiche: la Rete internet viene così presentata come ritorno dell'immagine e trionfo dell'icona sulla parola (segni di libertà e progresso).


FASE 5.RIAVVICINAMENTO FORZATO

L'analisi che propongo, invece, ci fa vedere come i segnali analogici riprendano potere, ma se e solo se ormai inquadrati in una cornice totalmente e prepotentemente  digitalizzata (l'analogico è usato solo come mezzo efficace di persuasione ed attrazione dopaminica all'interno di circuiti preformati da coazioni algoritmate): le emozioni di trasformano-mistificano in emoticon, i sentimenti in sentiment, la realtà in reality, la società in social, il gioco in gamification (RIG), le capacità in prestazioni/performances.

L'ipotesi di rischiare un aumento della diffidenza tra umani e analoghi tecnologici (robot) nell'eccesso di somiglianza in fase di mirroring-rispecchiamento (VCR p.33) trova oggi la sua risoluzione in un avvicinamento reciproco (robotizzazione degli umani che deve procedere parallelamente con l'umanizzazione dei robot): per poter vivere con i robot, sempre più simili a noi, dobbiamo imparare a vivere come i robot.

Quel che Bateson paventava come perdita dell'inquadramento (VEM pp.220-1 e 247) si realizza: si perde la distinzione vitale tra gioco e non gioco, tra mappa e territorio, tra finzione e realtà: il 'come se' ludiforme della second life va a porsi come sostitutiva della first, si impone come unica realtà vera al posto del reale, determinandosi così come falsa (HHL, cap.1).


6.ESAMI di NATURITA'

Quali sono gli effetti evidenti di questa perdita dell'inquadramento?

Fragilità-ansia-paura-passività-depressione, da un lato, omologazione, rabbia, aggressività, ipereccitazione, iperattività dall'altro.

Si potrà uscire (vivi?) dall'Antropocene, da questa catastrofe in corso? C'è da dubitarne.

Il gioco ci propone comunque dei possibili antidoti:

-accentuare la nostra disposizione ai risk-play, all'avventurismo, quali arricchimenti della vita reale, per uscire dall'immunizzazione (IM), dalla neutralizzazione del conflitto e dal securitarismo (PMP), dal soluzionismo tecnologico (GA-CN)

-sfavorire i processi di adattamento/resilienza favorendo quelli di accomodamento/resistenza/non collaborazione attiva (HHL, capp.3 e 9);

-favorire i processi che accrescono l'(auto)regolazione, riducano la regolamentazione (antiburocraticismo), depotenzino la regolarizzazione (democrazia democratizzata versus democratura tecnocratica) (PI, PH) 

-uscire dall'antropologia umanistica e avvicinarsi ad una zooantropologia-ecologia delle relazioni (pedagogia aperta, all'Aperto, in Natura (PHU)), per favorire l'uscita dall'hybris antropocentrica (SA) e orientarsi verso una lungimiranza ecosistemica (SOA).



Riferimenti bibliografici, in ordine di apparizione:


G. Bateson: Verso un ecologia della mente (VEM) e Una sacra unità (USU)

R. Mc Farlane, Underworld (UW)

G.Deleuze-F.Guattari, Millepiani (MP)

E.Kohn, Come pensano le foreste (CPF)

R.O. Prum, L'evoluzione della bellezza (EB)

F. De Waal, L'ultimo abbraccio (UA)

G. Agamben, Cos'è un dispositivo? (CD)

D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci (PLV)

A. Baricco, The Game (TG) e I Barbari (IB)

E.Euli, Fare il morto (FIM) e Homo homini ludus (HHL)

J. McGonigal, La realtà in gioco (RIG)

P. Dumouchel-L.Damiano, Vivere con i robot (VCR)

R. Esposito, Immunitas (IM)

J. Galtung, Pace con mezzi pacifici (PMP)

J. Haidt, La generazione ansiosa (GA)

S. Turkle, La conversazione necessaria (CN)

L. Floridi, Pensare l'infosfera (PI)

C. Milani-D.Fant, Pedagogia hacker (PH)

R. Marchesini, Post-human (PHU)

L. Zoja, Storia dell'arroganza (SA)

H. Jonas, Sull'orlo dell'abisso (SOA)
















martedì 17 giugno 2025

La stalla è vuota

 


Quando iniziano a chiedere la de-escalation è il segno che la guerra non si fermerà e durerà a lungo.

E che, al di là degli auspici di maniera, vogliono che sia così.

Quando il capitale entra in crisi, ne esce da sempre con le armi (vendendole e usandole), a discapito anche di milioni di morti (figuriamoci se quei criminali al potere si preoccupano oggi di qualche decina di migliaia di palestinesi, ucraini o iraniani).

Il disordine che ora si vede potrebbe però nascondere patti di spartizione non dichiarati, ma che si avvertono sempre più distintamente: agli USA spetteranno (tramite Israele e sunniti) il Medio Oriente e la sempre disponibile Europa (ormai spacciata come entità unita ed autonoma), alla Russia l'Ucraina, gli altri stati ex sovietici e l'Africa (che, a sua volta, sarà spartita con la Cina). Cina che continuerà a prendersi Estremo Oriente e pure Taiwan, senza trovare opposizione in Occidente, come già accaduto con Hong Kong.

Sempre che i giochi funzionino, che i conti tornino per tutti e che tutti abbiano da guadagnarci qualcosa.

Solo questa divisione neo-imperiale concordata ci eviterà la terza guerra mondiale (in cambio avremo probabilmente solo guerre a bassa intensità, gestite da gruppi armati, più o meno collusi e finanziati sotto banco dalle stesse potenze di cui sopra).

Se l'accordo non si realizzasse, invece, gli imperi comunque si realizzeranno, ma passando attraverso una guerra su scala globale.

Non è una bella alternativa, ma per le democrazie i buoi (e le vacche e i maiali e le capre...) sono scappati dalla stalla già da un bel po'.



Quando i Ministri dell'Istruzione senza merito iniziano a vietare gli smartphone a scuola è il segno che si è già ormai andati ben oltre le possibilità di controllarne l'uso e la potenza. Il mondo adulto inizia a comprendere che le giovani generazioni sono due volte perdute: la prima, rispetto a se stesse e alla propria intelligenza e sensibilità; la seconda, rispetto alla divisione crescente tra loro e le istituzioni create per istruirle, governarle, educarle e regolarle dall'alto, secondo gli intendimenti delle famiglie e degli stati.

I giovani (soprattutto se sono stati allevati così sin da bambini) vivranno il divieto come l'ennesima repressione, incomprensione, punizione e tradimento da parte del mondo adulto.

La riduzione del danno in ambienti scolastici si potrebbe verificare se e solo se:

-anche gli adulti rinunciassero all'uso del digitale e dei social, almeno all'interno delle scuole;

-si limitasse in generale l'uso di tecnologie didattiche gamificate, valorizzando invece relazioni, motivazioni intrinseche, comuni esperienze e riflessioni appassionate e condivise;

-si vietasse l'uso degli account social prima dei 16 anni

-si ostacolasse (e non, come invece sta accadendo, si promuovesse) l'uso dell'intelligenza artificiale.

A questo proposito, l'uso di Chat GPT in qualunque contesto scolastico (ed in particolare nelle scuole superiori e nelle università), da parte di tutti (studenti, tesisti, dottorandi e docenti), mette definitivamente in discussione il valore delle valutazioni delle prove scritte di qualunque tipo, compresi i test, e con ciò rappresenta già la catastrofe di qualunque illusione di poter davvero verificare i presunti meriti di chiunque, in vista di promozioni, assunzioni e carriere.

Il che può aprire, come un boomerang scassinatore, ad una fase di messa in discussione (se saremo e se fossimo onesti) dei criteri e delle evidenze sinora acriticamente adottati dalle istituzioni e dalle organizzazioni della scuola e del lavoro.



Quando gli esperti di cambiamento climatico iniziano a dirci che salire al 2% di aumento della CO2 in atmosfera non avrebbe gli stessi effetti che ci sarebbero se salissimo al 4% è il segno che la situazione sta degradando e accelerando verso la catastrofe ben più gravemente delle loro previsioni e speranze di qualche anno fa. Per evitare (o almeno per rinviare, rallentare, mitigare) la catastrofe, lavorano per trovare soluzioni tecnologiche che favoriscano la limitazione degli effetti negativi sulla vita degli umani, tale da rendere più agevole un progressivo loro adattamento a quel che sta irreversibilmente accadendo e che appare sostanzialmente infermabile.

La sostanza è che non vogliamo rinunciare a crescere ed a svilupparci, a discapito del pianeta e anche a costo di vivere in una condizione di guerra permanente, tra i paesi ricchi per il predominio imperiale, tra questi e i paesi sottomessi per proseguire a sfruttarli e dominarli.

E qui torniamo a bomba (è proprio il caso di dirlo!): la guerra, che appare irrazionale a livello mediatico e di logica elementare, trova qui la sua ragion d'essere, la sua logica profonda, strategica, la lucidità della sua follia.

Il capitalismo vince perché ci viviamo dentro e vive dentro di noi.

Non possiamo più pensare di poter solo goderne i dividendi di 'pace', lasciando ad altri i costi e le tossine.

Le nostre generazioni (e ancor più le ultime) sono vissute e sono state educate a vivere in quella illusione, ma anche qui il boomerang sta virando -minacciosamente e tragicamente- proprio contro chi l'aveva lanciato, sperando come sempre, ancora una volta, di sfangarla.

lunedì 16 giugno 2025

WARGAMES

A che gioco possiamo (ci fanno) giocare e scommettere, visto che non c'è (non si può, non si vuole) esercitare nessuna opposizione?

A FANTA-GUERRA 

Per chi tifiamo? e chi metteremmo in squadra? Katz o Khamenei?  Putin o Zelenski? Nethanyau o Abu Mazen?

Ma le azioni di Ucraina e Palestina stanno scendendo, ora tira di più la nuova guerra, e la prossima ancora di più. Prepariamoci a sempre nuovi spettacoli, sul divano, davanti agli schermi... Non ce li faremo mancare, statene certi: una guerra al giorno toglie la vita di torno (ma le news sono a posto)...

A TOTO-GUERRA

Su chi scommettiamo?  Chi vincerà e quando?  Con quali armi?

Sù, diveniamo esperti di missili Suleimani ( a sua volta ucciso da missili americani qualche anno fa...) e droni contro sistemi Iron Dome che funzionano e no, chiamandoli per nome e conoscendone produttori ed indirizzi, volta a volta, bomba su bomba... 

AD ASTRO-DISASTRO

Ci sarà la terza guerra mondiale? O e già in corso? E lascerà superstiti? Scommettiamo su quali saranno gli ultimi a morire? Io scommetto sui cinesi, e voi?

A  CAZZI NOSTRI E VOSTRI

Come ci estingueremo e quando? Che ne sarà dei giovani e dei bambini e degli animali e degli alberi?

L'unica domanda per me è: la catastrofe climatica avverrà prima che ci distruggiamo tra noi umani? Quale preferite? O ce le tireremo addosso tutt'e due insieme?

AL GIOCO DELLA BOTOLA

Dove potremo scappare, nasconderci, fuggire? In campagna, su un atollo, su Marte? Chi potrà e chi no?

Quanti soldi ci vorranno? Qualcuno -lo so- già è pronto e non avrà bisogno di rompere il porcellino...

A SALVIAMO IL SOLDATO RYAN

Chi vorremmo salvare (oltre a noi stessi)? Chi vorremmo che non se la scampasse?

Gioco della torre: facciamo l'elenco di tutti gli assassini che vorremmo assassinati. Ma , per alcuni di loro, quanti quasi-giusti e quasi-innocenti muoiono e moriranno?

A RISCHIATUTTO

Qualcuno ci proverà, anche a costo della vita? Chi tenterà qualcosa di nuovo, di inedito, di inaspettato, di rivoluzionario? Quanto appare probabile? E che premio si meriterà (sempre che ci sia ancora qualcuno a darglielo e ad applaudire) ?



venerdì 13 giugno 2025

Italiani, brava gente (test psicoattitudinale)


Tajani:

Israele bombarda le città e le centrali nucleari iraniane e lui si preoccupa della sorte dei nostri connazionali che vivono laggiù.

Israele ammazza decine di migliaia di palestinesi, da mesi e mesi, e lui si impegna compassionevole a salvare e curare 10 bambini. 

Esito: Pietosamente ricolmo di umanità e di complessità.


Sbarra:

Difende per anni  coraggiosamente ed in anni bui i diritti e gli interessi dei lavoratori e li svende senza mai opporsi a nulla (se non agli altri sindacati).

Riceve oggi in cambio un ruolo ministeriale dal governo Meloni: farà il bene del Sud. 

Esito: Solidale e alieno da qualunque forma di opportunismo.


Schlein:

Accoglie tutti nel suo partito, quelli che hanno fatto il jobs act e quelli che hanno indetto il referendum.

Da buona ebrea sostiene e protegge Israele, ma fa i cortei per i palestinesi. 

Esito: Si evidenzia una sua spiccata personalità, votata indubitabilmente alla leadership della sinistra.


Meloni:

Ama l'Italia e gli italiani, lavora per il bene di tutti, soprattutto dei ricchi. E prosegue a creare i poveri per dar loro i bonus di sopravvivenza.

Vuole le trattative, ama la pace, ma vende armi, si riarma e prosegue amabilmente la guerra in Ucraina, sulla pelle degli altri. 

Esito: Amabile e votabile, senza scampo.


Conte:

Quando era al governo ha seguito la linea dell'Unione europea su tutto. Faceva una politica di destra, collaborando con chiunque, pur di governare.

Ora che è all'opposizione non la segue più. Fa il bravo ragazzo di sinistra, quando al potere c'è la destra. 

Esito: Decisamente credibile e affidabile, meritevole e pronto per nuovi incarichi.


Fratoianni:

Il pacifista con la Tesla è un politico di professione che lavora per il popolo da quando è nato (lui, non il popolo).

E' sempre in prima fila nei cortei, in tv, ai comizi, insieme a quel capellone in ritardo di Bonelli (che gestisce amorevolmente il cadavere scarnificato dei Verdi). 

Esito: Equilibrista, si muove bene tra diavoli e acqua santa. E così sia.

martedì 10 giugno 2025

tre stop

 


I referendum non hanno raggiunto il quorum, sono stati bloccati dall'astensione.

Percentuali bassissime del voto, soprattutto al sud e nelle isole. 

Sono andati al mare, come profetizzò il Bettino, mezzo secolo fa.

E si riesce ancora a far finta di niente su quel che ancora chiamano democrazia: la destra esulta per i 35 milioni di astenuti, la sinistra si consola per i 15 milioni di votanti. Si prosegue con la rimozione totale del comune fallimento.

Ma la notizia che allarma di più (ma non stupisce) è che anche un terzo di quelli che hanno votato, hanno barrato il NO al quinto quesito. Il che ci dice che più di due terzi dei miei concittadini è razzista e vuole tenere quel che resta dei diritti di cittadinanza solo per sé. 

Il problema quindi non sono i nemici, ma gli amici.


In California, gli immigrati ispanici protestano per gli arresti e le deportazioni in corso.

In tutta risposta vengono repressi, arrestati e feriti da polizia ed esercito.

La guerra civile americana avanza. E' quel che ci aspetta anche qui.

I diritti, anche di quelli che pensavano di averli ormai acquisiti (compresi noi), si scioglieranno come neve al sole.

Vari giudici, sindaci, governatori resistono e denunciano, cercano di stoppare la militarizzazione della vita civile, ma non potranno durare a lungo.

Verranno attaccati, estenuati, sostituiti, espulsi. Come dei clandestini in una nazione che non li riconosce più.


La piccola barca della Flotilla pacifista è stata fermata con veleni e abbordaggi dall'esercito israeliano, ben prima di arrivare alla costa di Gaza.

Ennesimo suo atto di pirateria globalizzata, che non trova né ostacoli né tantomeno qualcuno o qualcosa che possa stopparlo.

Intanto l'ineffabile Rutte dichiara che la Nato aumenterà del 400% le spese per l'aeronautica: è un riarmo senza freni.

La pace è in catene, la guerra si scatena.

Le navicelle si scontrano contro le armate e cosa ci si può aspettare? Qualcuno crede nei miracoli?

La nonviolenza ha bisogno (avrebbe avuto bisogno, in altri tempi) di ben altro, ma abbiamo continuato a blaterare nei convegni e a consolarci nei cortei, a salvarci la coscienza e a pensare che stavamo facendo il nostro. Ma non era così, né tanto meno lo è oggi.

venerdì 6 giugno 2025

sorvegliare e punire

Riassunto sul Medio Oriente:

Prima fase: provocare l'attacco con decenni di soprusi.

Seconda fase: attaccare senza limiti e senza proporzione, uccidendo decine di migliaia di persone

Terza fase: organizzare e monopolizzare la distribuzione degli aiuti e sparare sugli affamati

Quarta fase: deportare tutti in un angolo di territorio o altrove

Quinta fase: restare impuniti


Riassunto sull'Ucraina:

Prima fase: provocare l'attacco con un accerchiamento ventennale

Seconda fase: rifornire di armi e risorse il paese invaso militarmente perchè si difenda

Terza fase: rifornire di armi ed intelligence per attaccare il paese invasore al suo interno

Quarta fase: boicottare qualunque tentativo di negoziato e riarmarsi senza limiti

Quinta fase: spartirsi i territori e le risorse del paese ed usarlo come piattaforma militare

Sesta fase: restare impuniti


Riassunto su USA/UE:

Prima fase: Minacciare l'uscita dalla Nato e il disimpegno dall'Europa

Seconda fase: Riunificare e rendere coincidenti UE e Nato

Terza fase: riarmare i singoli paesi per comprare armi dagli USA e difendersi da nemici immaginari

Quarta fase: prepararsi alla guerra per farla in territorio europeo

Quinta fase: restare impuniti


Riassunto su Italia:

Prima fase: approvare il decreto sicurezza

Seconda fase: equiparare azioni nonviolente ad azioni violente

Terza fase: stimolare così il sorgere di azioni violente, visto che tanto non si fa differenza

Quarta fase: reprimerle, militarizzando la vita civile

Sesta fase: punire tutti, violenti e nonviolenti, indiscriminatamente







martedì 3 giugno 2025

hasta la derrota, siempre?

Giorgia Meloni ha reso finalmente pubblica una strada, legale ma potentissima, per abbattere l'abitudine al voto tanto per votare: andrà al seggio, ma non prenderà le schede del referendum. In modo tale da boicottarlo, da renderlo politicamente inservibile. Quando, due elezioni fa, tentammo quella stessa carta e la proponemmo a noi stessi e ai movimenti, ricevemmo una risposta ambivalente: una piccola, ma significativa parte di potenziali elettori lo fece (si dice che siano stati 250.000), a loro volta boicottati dai media e dei social, che scelsero il silenzio quasi assoluto sull'iniziativa.

Ora, lo farà la Presidente del Consiglio e credo a questo punto anche molti altri. I media non hanno perciò potuto proseguire la congiura del silenzio. Grazie, Giorgia!

(Tra parentesi, a questo referendum andrò a votare e voterò sì, anche se mi dispiace che anche queste residue forme di democrazia diretta siano divenute patrimonio di sindacati e partiti).


Ieri, dopo dieci anni, ho deciso di fare un corteo pro-Pal, contro il riarmo, la guerra e il decreto-sicurezza.

Davanti a quel che sta accadendo ho preferito non starmene a casa a fare il solito Geremia.

E' stata un'esperienza educativa, divertente, intergenerazionale ed anche simpatica: nessuno scontro, slogan sostitutivi, retoricamente aggressivi nella loro rabbiosa, totale impotenza, un senso di gioco collettivo, musicalmente accompagnato da rap ben intonati e impegnati (tra indipendentismo ed antimperialismo d'antan). 

Si respirava però anche un'aria decadente da operetta, con piccoli comizi (discorsi patetici come quelli del palestinese di turno, intervallati da frasi fatte contro gli assassini israeliani, americani ed i loro complici, italiani ed europei). Roba davvero scontata, e maledettamente triste. Sconfortante, almeno per me (traduzione: cultura di lotta nonviolenta non pervenuta).

Certamente ha dato qualche soddisfazione estetico-estatica ai partecipanti, ma la sua funzione ed il suo significato politico proseguono a sfuggirmi. E continuo a non capire come si possa credere di poter avere un impatto nella società 'normale' con questo tipo di manifestazioni, queste parole d'ordine, questi atteggiamenti ribellisti e rivoltosi, che simulano teatralmente e ritualisticamente una lotta che non c'è.

Paul Feyerabend, in una lettera a Lakatos, scriveva ormai un bel po' di anni fa: 'Gli studenti agiscono in modo stupido, ma lo fanno di fronte a un problema che gli adulti non vedono neppure e pertanto non affrontano, neanche in modo stupido'.

Per questo, in mancanza d'altro (che non si vede, neppure all'orizzonte...), per una volta ancora, ci sono andato.

Fra dieci anni (ma non prima), se ci sarò ancora e avrò la forza di camminare, ci tornerò.

Ma, nel frattempo, siamo davvero sicuri che questo sia la cosa meno stupida che si possa fare?

mercoledì 28 maggio 2025

la lezione della catastrofe


se volete vedere/ascoltare il video della mia lezione a parma, eccola qui...

 https://elly2024.didattica.unipr.it/course/view.php?id=4590

è la lezione 11 del ciclo proposto dal prof. caserini

lunedì 5 maggio 2025

nessuna speranza senza conflitto

Piuttosto che dettare, imporre o comprare 'soluzioni' (come fanno rispettivamente i politici, i militari, gli imprenditori economici) sarebbe meglio combinare l'analisi profonda del conflitto con i bisogni e i diritti umani fondamentali della gente comune coinvolta in un conflitto. Il fine è pervenire a risultati accettabili e sostenibili, non solo per i leaders o le èlites, bensì per quante più persone possibili, impiegando tutto il tempo necessario per farlo. Come sempre in politica, il problema non è solo se i leaders si accordano, ma anche se la gente concorda con i propri leaders. (J. Galtung, La trasformazione dei conflitti come mezzi pacifici. Il Metodo Transcend, 2006, cit. in S.Deiana, Trasformare i conflitti, promuovere la pace, Per una lettura pedagogica della proposta nonviolenta di Johan Galtung, ETS, 2025).


Lo sbruffone numero uno, l'imprenditore-imbonitore dal ciuffo biondo, inizia a tirarsi indietro.

Putin e Zelenski si odiano troppo per arrivare alla pace, ammette.

Dopo aver estorto le terre rare al comico ucraino, prosegue a farsi prendere in giro dall'ex agente del KGB.

Ed inizia a capire che l'apprentice sarà ancora bello lungo.

Un commerciante di successo capisce molto di negozi, ma poco di negoziazione in una guerra: sono mediazioni di natura diversa.

La guerra nasce su (e produce) conflitti non componibili a suon di ricatti, premi e punizioni in denaro.

Nè, tanto meno, sono risolubili in breve tempo e soltanto con dialoghi tra èlites.

Ma loro procedono, ineffabili, a smontare e rimontare i loro stessi discorsi.

Senza conflitto e senza trovare opposizione.


La guerra è un crimine e come tale produce crimini di guerra e criminali di guerra. Sempre: inutile fare distinzioni, stabilire convenzioni, dettare regole.

Israele ed Hamas fanno la guerra e quindi sono organizzazioni criminali, commettono crimini e incitano i loro adepti ed i loro nemici a compierli.

Le mediazioni non sono più praticabili in Medio Oriente.

E non è più consentita, e risulta anacronistica, la funzione di assistenza delle ONG.

L'ha deciso e ratificato definitivamente ieri la stessa Knesset: che i panzer avanzino senza remore e che gli aiuti non entrino mai più dentro la Striscia.

Lì, a Gaza, si compie e si formalizza definitivamente il salto verso l'occupazione totale dei territori palestinesi, verso le sterminio di un popolo intero.

In barba a qualunque appello, legge internazionale, arbitrato.

I sionisti possono procedere, secondo il loro unico volere, sotto la copertura di tutto l'Occidente -sempre meno amato e sempre più armato ed armante- e della sua retorica antisemita.

Senza conflitto e senza opposizione.


La democrazia è gestione leale e costruttiva delle differenze e dei conflitti o non è.

Quel che ancora una volta hanno combinato in Romania (dopo le ingerenze in Algeria, Iraq, Libia, Afghanistan, etc etc) e prima di quel che combineremo ancora in Germania contro l'IDF o abbiamo già fatto in Italia contro Berlusconi ed in Francia contro la Le Pen, gli sbatte e gli sbatterà sempre sui denti.

Sono finiti i tempi dei centro-sinistri che fingono di opporsi e fanno le stesse scelte dei loro presunti avversari, contro la pace e contro i poveri.

Sono finiti i tempi della convenzione ad excludendum delle destre estreme in Europa e negli Stati uniti.

Se ci saranno ancora le elezioni, le vinceranno sempre loro, per un bel po'.

E se si cercheranno -contro di lei- scorciatoie e soluzioni giudiziarie, proprio perché non si è più capaci di affrontarla politicamente e culturalmente, l'estrema destra trionferà sempre di più. E sarà giusto così.

Perchè il capitale ha deciso di sbarazzarsi degli ultimi residui di libertà e di giustizia sociale, in nome della sicurezza e del dominio.

Senza conflitto e senza alcuna opposizione, anche da parte di chi dice di farlo.












mercoledì 30 aprile 2025

oltre il giardino

 Ieri, con i miei studenti ed alcuni amici ed amiche, abbiamo vissuto un esperienza di  'deriva'.

Una camminata insieme, nel parco, orientati soltanto da ispirazioni ed eventi, rivelazioni ed apparizioni che di volta in volta si presentavano ai nostri occhi.

Un segno che ci direzionava nella Zona, che spezzava la stasi e ci muoveva verso l'ignoto.

La natura ci chiama e ci insegna qualcosa, sempre. 

Ma è decisivo saper attendere, fermarsi, ascoltare, renderci di nuovo capaci di darci tempo e spazio -soprattutto mentale-, accogliere il vuoto e il silenzio.

Abbiamo incontrato e seguito dei parrocchetti verdi, farfalle, pollini nell'aria, una tartaruga che deponeva le uova, una musica alla chitarra di una ragazza ignara di avere un pubblico alle spalle.

Il tutto con una concentrazione ed un interesse crescenti: un'apertura verso qualcosa d'altro, un'esperienza d'altri tempi e ancora attuale, che -nella presenza del solo presente- ci permette -almeno per un attimo- di evadere dall'ansia della prestazione e del futuro.


Nel frattempo, in Spagna e Portogallo, il blackout ha costretto milioni di persone a vivere una giornata senza elettricità, senza metro, senza luce ed, in gran parte, senza connessioni.

Al di là degli inevitabili disagi, un'occasione per uscire dalla comfort zone, dalle abitudini consolidate, dai rituali di ogni giorno, dalla virtualità.

Molte persone hanno ripreso a comunicare di persona e a voce, a suonare la chitarra e a cantare per strada. Per darsi coraggio nel buio che avanza.

E' da un mese che vivo a casa mia senz'acqua corrente e senza bagno, per dei lavori di rifacimento urgenti.

Vado a raccogliere acqua al giardinetto con bottiglie e bidoncini, uso i bagni pubblici del Comune o dei bar.

Disagevole, certo.

Ma anche curiosamente aperto al possibile, decrescente e solidale. Divertente, quasi.

lunedì 28 aprile 2025

sardigna matrigna

 Qualche militante che gira con i quattro mori sbendati, piccoli cortei e raduni in via Palabanda, a celebrare rivolte incerte e controverse.

Assemblee nel palazzo regionale, gonfie di retorica e lamentazioni contro i governi di sempre, sempre a dare la colpa ad altri che non sono tra noi.

Per dimenticare i clientelismi, le collusioni, le svendite, i politicismi e le autocolonizzazioni di quelli di qui, che si dicono sardi e fingono di credere ed anche di esaltarsi in giornate come queste.

Celebrare è il modo migliore di dimenticare, ricordava Todorov.

Intanto, il sardismo è in soffitta (o al governo, ma a destra), gli indipendentisti si dividono in mille pezzi, ognuno a coltivare il suo orticello di slogan (molti) e potere (nullo), a difendersi dall'eolico e dalle scorie mentre si preparano al metano ed al nucleare sostenibile.

Sovranismi e localismi buoni contro quelli cattivi si rincorrono anche qui, in attesa di capire se la globalizzazione procederà o ci lascerà con o senza rimpianti.

I paesi e le campagne, nel frattempo, si svuotano, i giovani fuggono verso le metropoli d'Europa, i figli non nascono più.

Ma oggi è il momento di non pensarci, di festeggiare lotte ed identità immaginarie, di rivendicare realtà e diritti inesigibili, di sognare libertà ed autonomie.

Oggi, Sa Die de Sa Sardigna.



Ieri era l'anniversario della morte di Mussolini e, ennesima ironia della sorte, anche di Antonio Gramsci.

Siamo andati da Baressa ad Ales, per fare colazione a fianco alla casa in cui lui è nato.

Siamo entrati nella biblioteca della Casa Museo, così spesso aperta da odorare malamente di chiuso.

Uno sparutissimo gruppo di anziani, reduci di un partito che fu, intorno ad un sindaco e ad una corona di fiori.

Ci acchiappano e ci invitano a portarla noi, dal Municipio fino alla Casa, per la via centrale, tra la Cattedrale e la piazzetta di chiesa.

Accettiamo, divertiti e stupiti come turisti per caso, e dietro di noi si forma un piccolo corteo (come in un sereno funerale, sotto un cielo che pioviggina). 

Discorsi semplici, umili e dignitosi, di persone che stanno in un'associazione senza fondi, in un angolino di quell'angolino del mondo che già è la nostra isola. E in un paesone, Ales, che è ancora diocesi, ma che ha perso metà degli abitanti (ora ne ha 1200) in mezzo secolo. Nessun giovane, infatti, alla manifestazione; e un solo bambino, col nonno, che gioca a fare il comunista.

A Città del Messico, il fratello dell'amico frate che ci ha ospitato, morto l'anno scorso, ha creato un Circolo Gramsci e scritto vari libri sulla sua opera.

La stessa destra attuale in Italia chiacchiera di egemonia culturale.

Eppure, uno dei nostri più grandi, letto, studiato, conosciuto in tutto il mondo, è quasi del tutto dimenticato e abbandonato qui.

Ieri, Sa Die de Sa Matrigna.

venerdì 25 aprile 2025

ciao caro (detto alla romana)

 C'è un solo albero nella piana, un solo punto di riferimento rimasto in piedi. Il carro funebre fa il giro della proprietà per permettere al nonnino di salutare un'ultima volta i suoi paesaggi. E ai paesaggi di salutare un'ultima volta lui. E' una scena commovente. Anche al suo cane viene da piangere, corre dietro la macchina nera, la segue come quando seguiva il padrone che, dritto come un fuso, camminava nelle piane sterminate...Rauchi pianti, gemiti forti. Il suo dolore galoppa, tiene botta, taglia le curve, vuole assistere alla messa. La gente entra, c'è tutto il paese, le porte si chiudono, la sua disperazione rimane fuori...Dalla manica sfilano un fazzoletto, ci nascondono il viso, ci affondano il dispiacere. Faranno leggere alcuni discorsi a quelli che, pur soffrendo, sanno contenere il proprio dolore. Sarebbe un peccato rovinare con le lacrime i tributi di figli e nipoti. Ci mancavano solo i ragli del cane, sarebbe stato megli rinchiuderlo, i vecchi non sentono niente. Il suo pianto vince su tutto, copre le parole del prete, neanche la porta riesce a bloccare i lamenti. Lo zio è costretto a uscire, afferrare i singhiozzi per il collare e andare a chiuderli in un fienile dall'altra parte del paese. La cerimonia può continuare. Ora si sente solo una sofferenza discreta, chi tira su col naso, chi se lo soffia, chi trattiene le lacrime, chi sospira un pò, chi si dà una pacca sulla spalla...

(Marion Fayolle, Piccola storia grande, NNE, 2024)


Mi sono trovato a vivere per caso la morte del Papa a Roma, in una casa non lontana dalle mura vaticane.

Il pacifismo è morto, da tempo.

E la pace è divenuta solo una parola, svuotata e vilipesa, da un bel pò.

Ma Francesco era l'ultimo sopravvissuto del pacifismo e della pace.

Le sue straordinarie encicliche racchiudono in se stesse il meglio di quella visione.

Ma rappresentano anche il suo definitivo fallimento storico e politico.

Mai un Papa infatti è stato tanto chiaro e radicale nelle sue posizioni (sull'immigrazione, contro l'industria d'armi e la guerra giusta, per la decrescita e la giustizia sociale…).

E mai è stato tanto irriso, smentito, ininfluente ed inascoltato.

Anche per buona parte dei 'credenti' della sua stessa Chiesa.

Per non parlare dei politici e dei governanti di turno.


Quegli stessi che ora accorrono, come farisei, attorno al suo feretro, a rivendicarne amicizia, affinità, rispetto, comune lungimiranza.

Quegli stessi che proseguiranno a dichiararsi cristiani e a fare la guerra, a distruggere il pianeta, a far affogare gli immigrati.

Quegli stessi che proseguono a definire i loro patti di spartizione -ora sulla testa di palestinesi ed ucraini- e a chiamarli accordi di pace. E che si lamentano -e minacciano e ricattano- se le vittime se ne lamentano.

Quelli che salteranno la fila per vederlo nella bara e farsi un selfie nell'attesa o davanti alla bara.


Sono andato a San Pietro, per salutarlo e dirgli grazie.

Per aver testimoniato una verità che, per quanto irrealizzata nel mondo degli uomini, resta vera nella profondità del loro cuore, quando ancora batte. 

Se, ma solo se facciamo silenzio (e uscendo dal mondo?) si fa sentire ancora.






























giovedì 17 aprile 2025

tototrump

Lotta in corso: Capitalismo 1 (sempre più) statalista (sempre meno), liberale (sempre meno), parlamentare (idem) CONTRO capitalismo 2 (sempre più) antistatalista (sempre più), liberista (sempre più), populista (sempre più).

Come negli anni 20 del novecento, il conflitto è di nuovo quello. Cento anni fa hanno vinto i secondi, almeno per un bel po'.

Il capitalismo 1 si nutriva e si nutre di due grandi e terribili illusioni:

1. che il commercio globale ed i mercati garantiranno la pace e allontaneranno la guerra;

2. che riuscirà ad assorbire nel suo metodo-sistema 'democratico' le tendenze che esso stesso genera e favorisce, come un uovo del serpente, al suo interno: sovraniste, identitarie, securitarie, nazionaliste.

Due illusioni che sono rimaste deluse allora e ricominciano tragicamente ad esserlo oggi.


Il secondo capitalismo, infatti, oggi come allora, va al potere proprio attraverso il voto ed il metodo 'democratico'.

E' in crescita esponenziale ed irreversibile in Europa ed in tutto l'Occidente, ma anche in molti stati dell'Africa e dell'Asia, in India, in Turchia, in Russia.

Ed ora emerge e va al potere anche negli Stati Uniti.

Il processo è avviato da tempo ed ora avanza irreversibilmente: il dado è tratto.

Trump è troppo potente per far la fine di un Farage, di una Le Pen o di un Salvini.

Non si lascerà sconfiggere senza combattere sino allo stremo (nostro).

Ma anche le borse e i mercati, fulcro del primo capitalismo, lo faranno e cercheranno di resistere all'attacco in corso contro le loro consolidate omeostasi.

Ipotesi 1: Trump regge e riesce a compiere il passaggio verso la fase del capitalismo 2: inizia la guerra globale (commerciale e militare) tra imperi neofeudali (ovest contro est). La catastrofe accelera: dell'Occidente? del sistema-mondo? del pianeta intero ?

Ipotesi 2: Trump non regge davanti al crollo delle borse e dei mercati, alla recessione e all'inflazione crescenti. Il primo capitalismo (unica vera opposizione al momento) reagisce, con i suoi metodi classici, Trump retrocede (o viene eliminato) e noi si annaspa nella palude attuale, ancora per un po', proseguendo così nel graduale stillicidio di violenze e guerre 'locali'. Solo un continuo rinvio della catastrofe, sino a quando si potrà (almeno per noi) ?

Quale preferire? Quale preferite?

Esiste una terza possibilità?

Non dentro il capitale e lo stato, direi. Così mi (ci?) dice la storia dell'ultimo secolo almeno (noi non ci saremo, noi non ci saremo...).

domenica 13 aprile 2025

coma 25

In questi giorni assurdi mi è tornato in mente un libro di Joseph  Heller, del 1955, intitolato Comma 22.


Non puoi esonerare dal volo uno che è pazzo. 

Oh, certo, devo farlo. C'è una regola che prescrive di esonerare dal volo tutti quelli che sono pazzi...

E' pazzo Orr?

Certo che lo è, disse il dottor Daneka.

Puoi esonerarlo?

Certo che posso. Ma prima lui deve chiedermelo. Questo fa parte delle regola.

E allora perché non te lo chiede?

Perché è pazzo, disse il dottor Daneka. Deve essere pazzo, per il fatto stesso che continua a volare dopo aver sfiorato la morte tante volte…

Allora, dopo che lui te l'ha chiesto, puoi esonerarlo?, Yossarian domandò.

No, dopo non posso esonerarlo.

Vuoi dire che c'è un comma?

Certo che c'è un comma. Il Comma 22. 'Tutti quelli che desiderano di essere esonerati dal volo attivo non sono veramente pazzi'.

C'era soltanto un comma e quello era il Comma 22, il quale precisava che la preoccupazione per la propria salvezza di fronte a pericoli che fossero reali e immediata era la reazione normale di una mente razionale. Orr era pazzo e avrebbe potuto essere esonerato dal volo. Tutto quello che doveva fare era fare domanda; e non appena ne avesse fatto domanda, non sarebbe più stato pazzo e avrebbe dovuto continuare a volare. Orr sarebbe stato pazzo se avesse compiuto altre missini di volo e sano di mente se non lo avesse fatto, ma se fosse stato sano di mente avrebbe dovuto compiere altre missioni di volo. Se volava era pazzo e non doveva più volare; ma se non voleva volare era sano di mente e doveva volare. Yossarian fu molto impressionato per l'assoluta semplicità di questa clausola del Comma 22 e si lasciò sfuggire un fischio pieno di rispetto. 

E' davvero un bel comma, quel Comma 22, osservò.

E' il migliore che ci sia, ammise il dottor Daneka.


Sapevo che lui desiderava i datteri più del lenzuolo. Poichè non capisce una parola di inglese, feci del mio meglio per condurre la conversazione in inglese.

Perché non gli hai dato semplicemente un pugno in testa e non ti sei preso il lenzuolo?

Questo sarebbe stato estremamente ingiusto. La forza è un errore e due errori non fanno mai una cosa giusta. Era molto meglio il mio sistema...

E se per caso si arrabbiasse e volesse i suoi datteri?

Bè, allora gli darei semplicemente un pugno in testa e me li riprenderei, Milo rispose senza esitare.


Tu stai parlando di vincere la guerra e io invece di vincere la guerra e salvare la pelle.

Esattamente. E quale delle due cose credi che sia più importante?

Apri gli occhi, Clevinger. Per uno che sia morto non ha la minima importanza chi abbia vinto la guerra.

Complimenti! Non credo che ci sia un atteggiamento che possa sicuramente ispirare più grande conforto al nemico.

Il nemico, ritorse Yossarian con calcolata precisione, sono tutti coloro che cercano di farti morire, non importa da quale parte si trovino…


Sai, questa può essere una soluzione: gloriarsi di qualcosa di cui dovremmo sentire vergogna. E' un trucco che sembra riesca sempre.


Deve pur esserci stata una ragione...Non potevano semplicemente entrare qui dentro a forza e sbattere fuori tutti.

Nessuna ragione, gemette la vecchia, nessuna ragione.

Che diritto avevano di farlo?

Il Comma 22.

Cosa? Cos'hai detto?

Il Comma 22 ripetè la vecchia. Il Comma 22 dice che hanno il diritto di fare tutto ciò che non possiamo impedirgli di fare…

Che diritto avete di farlo? dissero le ragazze. 

Il Comma 22, gli uomini risposero.

Non ve l'hanno mostrato? chiese Yossarian, muovendosi in giro per la rabbia e la disperazione. Non ve lo siete almeno fatto leggere?

Non sono tenuti a mostrare il Comma 22, rispose la vecchia. La legge dice che non sono tenuti.

Quale legge?

Il Comma 22...


Yossarian uscì dall'appartamento, maledicendo il Comma 22 con veemenza, sebbene sapesse che non esisteva nulla del genere. Il Comma 22 non esisteva, ne era sicuro, anche se non faceva gran che differenza. Quel che importava era che tutti erano convinti che esistesse, e questo rendeva le cose ancora peggiori, perché non c'era alcun oggetto o prova da ridicolizzare o refutare, da accusare, criticare, attaccare, emendare, odiare, oltraggiare, sputargli contro, mandarlo in frantumi, calpestarlo o mandarlo al rogo.

Dall'altro lato dell'incrocio un uomo stava picchiando un cane con un bastone. Yossarian si sforzò inutilmente di non sentire e di non vedere. Il cane gemeva e guaiva, strisciava e si torceva sul ventre senza opporre resistenza, ma l'uomo lo batteva ugualmente con un bastone piatto e pesante. Tutt'attorno una piccola folla di spettatori...All'angolo seguente un uomo stava picchiando un bambino con brutale violenza, in mezzo ad una folla immobile di spettatori adulti, che non facevano alcun atto di intervenire...Nessuno si mosse. Il bambino piangeva senza sosta, come inebetito dalla disperazione. L'uomo continuò a buttarlo a terra con i colpi duri e risuonanti dati con la mano aperta sul capo, poi a rialzarlo con uno spintone e a colpirlo di nuovo. Nessuno, tra la folla triste e avvilita, sembrava abbastanza preoccupato della sorte del bambino inebetito e abbattuto per cercare di intervenire…

Era scoppiata una rissa tra un italiano in borghese, che aveva dei libri sotto il braccio, e un gruppo di poliziotti in borghese che lo avevano circondato, brandendo dei bastoni. L'uomo urlava e si contorceva; aveva dei lineamenti scuri e un viso che era bianco come un panno lavato per il terrore. Aiuto!, gridò con una voce stridula e strozzata dalla sua stessa emozione; e i poliziotti lo portarono verso l'ambulanza e lo gettarono dentro… C'era una strana ironia in quel ridicolo panico dell'uomo che chiedeva aiuto urlando alla polizia proprio quando proprio i poliziotti gli erano tutti attorno. Yossarian sorrise fra sé ripensando a quel futile e ridicolo grido d'aiuto, ma poi pensò che quelle parole, forse, non volevano essere un'invocazione d'aiuto alla polizia, ma forse un eroico avvertimento lanciato in punto di morte, da un amico condannato, a tutti quelli che non erano poliziotti armati di bastone e di pistola, e che non operavano sostenuti da un gran numero di altri poliziotti armati di pistola e bastone.  'Aiuto! Polizia!', aveva gridato l'uomo, e forse aveva voluto avvertire di un pericolo incombente:...poliziotti, poliziotti incanagliti dappertutto; tutte le nazioni erano nelle mani dei poliziotti. Centinaia di poliziotti. Poliziotti armati di bastone comandavano dovunque.

mercoledì 9 aprile 2025

per chiarità

La forza è la facoltà di muovere come si vuole un altro corpo, e necessariamente si muove un altro o tirandolo o spingendolo, o sollevandolo, o schiacciandolo, o comprimendolo (Aristotele, Retorica, 1361b, 15)

'Stanno venendo uno ad uno a baciarmi il culo', sintetizza icasticamente ed efficacemente il tycoon.

'Il bazooka è lì, pronto all'uso', dichiara l'agitato portavoce dell'Europa.

'Siamo pronti a lottare', declamano i cinesi, colpiti da dazi che vanno ora oltre il 100%.

Picchiare forte e duro è l'unica arma che resta quando alle regole della violenza strutturale coperta (sancite per decenni da ONU, WTO e CPI, istituzioni ora saltate e umiliate dagli stessi paesi 'civili' che le avevano create) si sostituisce la violenza aggressiva, esplicita e diretta delle parole e dei comportamenti.

Ora dobbiamo e possiamo solo stare a guardare, per aspettare di capire chi vincerà questa guerra (commerciale) e quella prossima (militare).

Così siamo ridotti, in questa 'democrazia'.


La fortuna è causa dei beni che sfuggono al calcolo: ad esempio se uno è bello mentre gli altri suoi fratelli sono brutti; oppure se qualcuno ha trovato un tesoro che altri non avevano visto; oppure se il dardo ha colpito il vicino e non lui; oppure se non essendo egli solo venuto in un luogo dove sempre veniva, gli altri che vi venivano per la prima volta, vi perirono… (idem, 1362a, 5-10)


L'Indonesia è il primo paese ad offrirsi per ospitare i fratelli palestinesi che lasciassero Gaza o la Cisgiordania.

Il fronte islamico inizia ad arrendersi a Trump e Netanyhau.

Il campo di sterminio che Israele ha organizzato scientemente sin da subito dopo il 7 ottobre, appoggiato da tutto l'Occidente, inizia ad ottenere i suoi dividendi: 

la Terra Promessa agli ebrei sta per tornare ai sionisti, intera e indivisa. Saranno eretti i resort sulla costa insanguinata.

Ed Israele -statene certi- ci guadagnerà ancora. E non pagherà dazio.


Sul fatto che vi sia colpevolezza non vi sarà mai riconoscimento; in caso contrario non vi sarebbe bisogno di processo. Parimenti anche i consiglieri spesso lasciano perdere gli altri fini, ma non riconoscerebbero mai che le cose che consigliano siano dannose o che quelle che sconsigliano siano utili...(idem, 1358b, 35)

'Mi amo troppo per stare con chiunque', ha scritto Sara Campanella, l'ennesima ragazza uccisa qualche giorno fa a Messina.

E tutti a mettere la frase in risalto, sugli striscioni e nelle pubblicità, nei media e sui social.

Una frase che -se la ben intendo- mi spaventa quanto i suoi uccisori.

E mi inquieta il fatto che altri la utilizzino come slogan positivo.

Ma cosa può significare (la frase stessa ed il suo uso successivo) ?

Perché è considerata una frase contro la violenza e non (come mi appare) un incitamento ad essa?

Qualcuno può aiutarmi a capire?






















domenica 6 aprile 2025

disintossicarsi

 Mi è stato chiesto di proporre alcune idee per disintossicarsi da internet e social all'Università...

Eccole:

1. Dall'addizione alla sottrazione:

La scuola e l'Università stanno potenziando ed accelerando esponenzialmente i processi di digitalizzazione-virtualizzazione del circuito insegnamento-apprendimento, rafforzando ulteriormente la delega e la dipendenza dalle tecnologie informatiche e dalle reti di interconnessione globalizzate. La disabilitazione delle competenze tradizionali personali e collettive (conversazione, lettura, scrittura, riflessione approfondita, orientamento etico, ma anche più semplicemente spazio-temporale...) risulta sempre più evidente. Considerato che queste tendenze appaiono al momento irrefrenabili ed anzi destinate a crescere, appare urgente iniziare a ri-considerare la situazione da una prospettiva psico-pedagogica e approntare una serie di misure limitative-sottrattive-compensative che aiutino docenti e studenti ad attraversare questa trasformazione repentina senza concedersi ad essa solo e soprattutto in termini passivi e puramente adattativi, come invece sta avvenendo.

 Azioni per la riduzione dell'impatto tecnocratico:

A. contestuali (per tutti, studenti e docenti, all'interno delle aree universitarie):

-divieto d'uso dello smartphone in aula

-creazione di aree smartphone-free, adatte alla conversazione attenta e all'ascolto attivo, alla lettura ed alla riflessione, senza interruzioni e disturbi

-formazione per attività didattiche ludicizzate (non gamificate), co-costruttive (non trasmissive), formative (non informative), tali da generare motivazioni intrinseche ed un clima di benessere nella classe (P. Gray). Ad es.: limitazione di slides e LIM ad un uso illustrativo-ancillare e non sostitutivo-strutturale nello svolgimento delle lezioni (vedi: metodo Pechakucha).

B. relazionali:

-Attività per l'empowerment personale finalizzato ad una crescente autonomia, selettività consapevole e spirito critico nell'uso e nella gestione della tecnologia digitale e dei social;

-Laboratori auto-riflessivi e di condivisione per confrontarsi e 'disintossicarsi' dalla dipendenza e dall'uso compulsivo-ossessivo (addiction) degli strumenti digitali.

 

2. Dal reality alla realtà

I processi simulativi e virtualizzati, inizialmente paralleli al mondo reale delle relazioni, si stanno progressivamente sostituendo ad esso. Essi risultano più immersivi, più appaganti, più confermanti, più facili e più 'smart' di quel che il mondo reale offre e propone, facilitando quindi una sua -sempre più automatica ed apparentemente gratuita- surrogazione.

I circuiti dopaminici auto-rigeneranti all'infinito, programmati da studiosi e tecnologi di alto livello, stanno ottenendo gli effetti auspicati: una continua e pressante attivazione (con conseguente frammentazione dell'attenzione e privazione del sonno), che non può fermarsi, se non a costo di deprimersi e sentirsi -appena disattivati- spersi, annoiati e vuoti. Il malessere che si diffonde oggi soprattutto tra adolescenti e giovani nativi digitali si fonda su due capisaldi negativi simultanei: l'iperprotezione-immunizzazione dal mondo reale (adulti iper-controllanti e giovani iper-controllati) e l'assenza di protezioni invece sul versante delle reti social-digitali (Haidt).

 

Azioni per favorire un ritorno alla distinzione tra realtà reale e simulata:

-attività che invitino -in contesti non iperprotetti- ad un'apertura verso l'umano, con una messa in gioco dei propri sistemi integrati corpo-mente, che permettano di esplorare e condividerne i limiti, le fragilità e le potenzialità d'avventura e le esperienze di flusso (Csìkszentmihàlyi), per non restare intrappolati dietro 'schermi' e dentro 'comfort zone' rassicuranti, ma non evolutivi;

-attività che invitino all'apertura verso il mondo vivente non umano, naturale ed animale, selvatico e 'altro da noi', per entrare in contatto con alternative di vita e con modalità di relazione e di conoscenza meno autocentrate ed antropocentriche (seguendo le più recenti teorie zooantropologiche e le pratiche dell'educazione in natura (outdoor education- Guerra, Marchesini)

 

 3. Dallo specchiarsi al rispecchiarsi

Il continuo e coattivo specchiarsi negli schermi digitali sta comportando un trasferimento di attenzioni e significati verso un io narcisista, esibito, perennemente 'in posa', sotto osservazione e sotto giudizio valutativo-comparativo.

Il che va a generare effetti devastanti e disabilitanti nella dimensione relazionale fondamentale, quella del rispecchiamento (auto)riflessivo: bassa autostima, gregarismo e spinta all'omologazione di immaginari e gusti estetici, ansia di prestazione, escalation competitiva, (auto)colpevolizzazione, alessitimia, anoressia fisica e mentale, anedonia, isolamento difensivo, sino all'autolesionismo. La deprivazione sociale è la conseguenza paradossale di un'ipertrofia connessionista (Turkle).

Tutto questo ha delle conseguenze fortemente disabilitanti, sia in termini di orientamento personale, sia della partecipazione alle dinamiche sociali e politiche, con un senso di distanza ed impotenza crescente nei confronti di un agire democraticamente inteso.

Azioni per provare a rianimare l'esistenza di un Sé sociale:

-attività che permettano e sviluppino la consapevolezza emotiva, l'empatia e la cooperazione in situazioni reali di condivisione e convivenza, che accrescano la capacità di abitare le soglie, valorizzare e rispettare le differenze, negoziare i conflitti, ridurre la violenza diretta, strutturale e culturale (Galtung);

-training alla nonviolenza in vista dell'elaborazione-esecuzione di azioni partecipative rivolte ad un cambiamento collettivo nell'approcciarsi alle tecnologie ed ai social;

-azioni nonviolente di pressione e protesta: ad es. organizzare una giornata di sciopero simbolico collettivo in cui studenti e professori spengono smartphone e computer e si astengono dal loro uso, incontrandosi in altre forme (laboratori, feste, giochi liberi...)

venerdì 4 aprile 2025

dazi... so' cazzi!

La guerra commerciale è iniziata, la pax romana globalizzata è finita.

Gli Stati Uniti, dopo aver massacrato mezzo mondo ed aver colonizzato il nostro continente per quasi un secolo, ora si ergono a vittima di ingiuste tassazioni da rapina di cambogiani e bengalesi, oltre che del furbesco parassitismo europeo.

Il modello vittimario israeliano funziona, continua, si rafforza e si espande. 

Il declino statunitense procede ed altre sue mosse disperate si paventano all'orizzonte (tra cui, la guerra).

E giustifica il circolo della violenza sedicente difensiva: rivalse, estorsioni e ritorsioni, vendette, riarmi.


L'Unione Europea non sarà da meno, c'è già dentro sino al collo (sia nella logica della ritorsione che nel declino).

L'escalation è nelle cose, non si riuscirà a fermarla, checché ne pensi e dica la Meloni (che sta assumendo una posizione prudente e ragionevole, ma perdente).

Dazi e controdazi si susseguiranno, perché la logica della guerra che avanza non potrà essere che questa.

Così come accaduto in Ucraina e Palestina, si parla di trattative e negoziati, ben sapendo che sono solo parole che servono soltanto a coprire gli strappi irrimediabili della realtà.

E la realtà ci dice che l'attacco ai decadenti sistemi liberal-democratici è in corso, e la loro catastrofe lascerà gloriose vittime sul campo.


Russia, Cina e India stanno a guardare, e ne godono.

Dopo aver tolto Africa e Asia all'Occidente, ora si apprestano a spolpare USA ed UE, strani alleati in guerra fra loro.

Cosa volere di meglio?

La distopia fantascientifica di un impero asiatico (un neo-zarismo maoista-leninista-induista) si avvicina.

Gli Stati Uniti lo sanno e -mentre si industriano a far fuori noi europei- si preparano già ad affrontare in una guerra indo-pacifica il loro vero nemico del XXI secolo.

Quelle che vediamo oggi sono soltanto le sue prove generali.

Il che non può consolarci, ma ce ne evidenzia i contorni in termini storici e geopolitici.

mercoledì 2 aprile 2025

pèrdere il perdòno per dono

 Qualche giorno fa ho fatto un intervento in facoltà sul perdono..


Per iniziare a costruire una cultura del perdono (ma io preferirei dire della 'riconciliazione unilaterale'), che non sia corrosa da un buonismo pacificante, di matrice laica o religiosa, è necessario disarmare le menti, cioè decostruire la cultura della colpa.

Cultura sulla quale si fonda buona parte dei nostri processi e delle nostre strutture di civilizzazione, a sua volta sorretta da alcuni capisaldi, che qui posso solo limitarmi ad accennare:

  • il sacrificio (vedi Girard ed i suoi scritti sul capro espiatorio);

  • la volontarietà (sulle aporie della volontà e del libero arbitrio in relazione alla liceità della pena, vedi ad es. Karman di G. Agamben);

  • il merito, che traduce in democrazia quel che il modello 'premio-punizione' rappresenta(va) nei sistemi autocratici.

Da qui si può intuire la complessità del tentativo che qui vorremmo proporci ed i motivi per cui, all'inverso, risultino sempre più probabili -se restiamo all'interno di quegli assunti- che si realizzino invece i processi inversi, animati da spirito di rivalsa, risentimento, vendetta, spesso ammantati e malcelati dalla parola-toccasana: giustizia.

'L'errore non esiste. Non ci sono colpevoli e innocenti, non esistono meriti e peccati, il bene e il male; colui che ha inventato queste idee ha messo l'uomo fuori strada.' (O. Tokarczuk, I vagabondi)

Si vuole diventare migliori, si dice; in realtà ci si vuole rendere le cose più facili. (E. Canetti)

E non può essere un caso -ma anzi una conseguenza necessaria ed inevitabile- che tutti noi, ma soprattutto i giovani, vivano oggi una sensazione di fortissima inadeguatezza, corredata da altissime ansie di prestazione e irresolubili sensi di colpa.

'Sbaglierò tutto -dice mio fratello- sento arrivare solo i pensieri sbagliati. E se faccio casini?', vuole sapere. Si è rimesso a fumare, una sigaretta dopo l'altra dopo l'altra. 'Sarai perdonato', gli dico.' (J. Offill, Tempo variabile).

La visione nonviolenta (sistemico-ecologica) propone un paradigma alternativo, in cui la colpa è sganciata dalla responsabilità ed anzi viene considerata come un dispositivo di copertura per evitare le responsabilità e per non sentirsi parte del problema.


L'area nera è caratterizzata proprio dall'(auto)colpevolizzazione e nutre e si nutre di una cultura individualistica e securitaria.

Il passaggio all'area blu è delicato e sempre precario, ma è l'unico a poter determinare una vera e reciproca corresponsabilità, seppure in diverse misure e gradi tra le parti; solo qui si possono creare fiducia ed autonomia nella relazione tra le persone e i gruppi.

Un ulteriore, rarissimo, salto è quello prefigurato nell'area verde: la ricontestualizzazione.

Cioè la possibilità di riconsiderare il problema dall'alto, in una sapiente accettazione dell'accaduto, divenuti capaci (come è stato per Gesù, Francesco d'Assisi, Gandhi, Buddha, Socrate, Nelson Mandela e altri...) di un'altissima consapevolezza che va oltre il bene ed il male, l'azione e la reazione, il crimine e la giustizia degli umani.

'Quando l'arcobaleno delle culture umane si sarà inabissato nel vuoto scavato dal nostro furore; finchè noi ci saremo ed esisterà un mondo – questo tenue arco che ci lega all'inaccessibile resisterà; e mostrerà la via inversa a quella della nostra schiavitù, la cui contemplazione, non potendola percorrere, procura all'uomo l'unico bene che sappia meritare:sospendere il cammino; trattenere l'impulso che lo costringe a chiudere una dopo l'altra le fessure aperte nel muro della necessità e a compiere la sua opera nello stesso tempo in cui chiude la sua prigione; questo bene che tutte le società agognano, qualunque siano le loro credenze, il loro regime politico e il loro livello di civiltà; in cui esse pongono i loro piaceri e i loro ozi, il loro riposo e la loro libertà...'

(C. Levi-Strauss, Tristi tropici)









L'area nera è caratterizzata proprio dall'(auto)colpevolizzazione e nutre e si nutre di una cultura individualistica e securitaria.

Il passaggio all'area blu è delicato e sempre precario, ma è l'unico a poter determinare una vera e reciproca corresponsabilità, seppure in diverse misure e gradi tra le parti; solo qui si possono creare fiducia ed autonomia nella relazione tra le persone e i gruppi.

Un ulteriore, rarissimo, salto è quello prefigurato nell'area verde: la ricontestualizzazione.

Cioè la possibilità di riconsiderare il problema dall'alto, in una sapiente accettazione dell'accaduto, divenuti capaci (come è stato per Gesù, Francesco d'Assisi, Gandhi, Buddha, Socrate, Nelson Mandela e altri...) di un'altissima consapevolezza che va oltre il bene ed il male, l'azione e la reazione, il crimine e la giustizia degli umani.

'Quando l'arcobaleno delle culture umane si sarà inabissato nel vuoto scavato dal nostro furore; finchè noi ci saremo ed esisterà un mondo – questo tenue arco che ci lega all'inaccessibile resisterà; e mostrerà la via inversa a quella della nostra schiavitù, la cui contemplazione, non potendola percorrere, procura all'uomo l'unico bene che sappia meritare:sospendere il cammino; trattenere l'impulso che lo costringe a chiudere una dopo l'altra le fessure aperte nel muro della necessità e a compiere la sua opera nello stesso tempo in cui chiude la sua prigione; questo bene che tutte le società agognano, qualunque siano le loro credenze, il loro regime politico e il loro livello di civiltà; in cui esse pongono i loro piaceri e i loro ozi, il loro riposo e la loro libertà...'

(C. Levi-Strauss, Tristi tropici)








lunedì 31 marzo 2025

war keeping

 

Stati volenterosi vari, guidati dai cavalieri dell'apocalisse francesi e britannici, vogliono creare la Forza di rassicurazione, da mandare in Ucraina.

Ma rassicurazione per chi? Non certo per la Russia.

E come si può pensare di arrivare ad una pace qualunque, o anche soltanto ad una tregua, senza rassicurare anche e soprattutto il nemico?

Non può esistere sicurezza reciproca senza reciprocità nella sicurezza.

L'Europa disunita lo sa bene. E si prepara alla guerra, invitandoci -tra frizzi e lazzi- a dotarci di uno zainetto per la resilienza, per resistere chiusi in casa almeno 72 ore, magari proprio sotto un bombardamento (atomico) russo.


Intanto, Israele sotterra definitivamente i palestinesi con un volantino più spietato delle bombe: qualunque cosa vi faremo, al mondo non gliene fregherà nulla.

Ed è proprio così, purtroppo. Possono fare quel che vogliono e nessuno reagirà.

Così come può farlo Erdogan contro i suoi stessi cittadini.

Ed il regime birmano, che bombarda dai cieli una popolazione già stremata dal terremoto.

In Israele ci vorrebbe un'alyà alla rovescia: ebrei che lasciano in massa il paese per non essere complici di un genocidio. Oppure sogno un'occupazione alla rovescia: i palestinesi di Gaza che trovano la forza di abbandonare Hamas e attraversano il confine, stanziandosi in territorio israeliano.


Insisto: come già accaduto in Iran e -ancor prima- nelle primavere arabe, i regimi autocratici resistono a qualunque manifestazione di piazza, anche se quotidiane e di massa. Accade anche qui da noi, ormai. Figuriamoci lì.

Gli stati vanno paralizzati in quel che li tiene in piedi: il lavoro quotidiano, le attività economiche, il sostegno alle istituzioni burocratiche in cui operiamo giornalmente.

Se non si bloccano queste, e si prosegue a collaborare a quel livello, è inutile correre a manifestare ogni sera, dopo il lavoro.

E non si può proseguire a votare, quelli che ci dominano, o altri che dicono di opporsi. Primo, perchè questi ultimi lì non riescono neanche più ad arrivare liberi, sani e salvi al voto; secondo, perchè -anche se ci arrivassero -come già accaduto ripetutamente anche qui da noi (Cinque stelle docent)- farebbero proprio quel che contestavano ai loro avversari.


Lo si dimostra di nuovo oggi: la posizione pacifista di Conte non sarebbe la stessa se fosse al Governo. Ed i distinguo della Schlein sul riarmo non avrebbero trovato alcuna voce se il PD fosse in maggioranza.

Se Draghi, Monti, Letta, Gentiloni, Renzi potessero tornare a governarci oggi, sarebbero già sdraiati ai piedi della Von Der Leyen.

Altro che anomalia meloniana!

La situazione è talmente assurda che -per rallentare la psicosi in corso- dobbiamo confidare nei patrioti salviniani. E nel compagno Trump.

Ma è una fiducia mal riposta, lo so: quando la guerra avanza nelle menti, ancor più che nelle cose, nessuno può fermarla.

Neppure i più sbruffoni.

giovedì 20 marzo 2025

dispotismi lucidati

 Approvato che la Terra è del Signore, come la sua abbondanza; approvato che la Terra viene concessa ai santi; approvato che noi siamo i santi. (da un assemblea cittadina, tenutasi a Milford, Connecticut, nel 1640)

La tirannide tende a tre fini: che i sudditi abbiano pensieri meschini (un pusillanime non si rivolterà contro nessuno), secondo, che siano in continua diffidenza l'uno dell'altro (la tirannide non si distrugge prima che si stabiliscano rapporti di reciproca fiducia tra loro: per questo i tiranni fanno guerra contro gli uomini eccellenti, in quanto dannosi al potere, non solo perché questi non ritengono giusto essere soggetti a un governo dispotico, ma anche perché sono leali con se stessi e cogli altri e non tradiscono né se stessi né gli altri), terzo, che siano nell'impossibilità di agire (perché nessuno si accinge all'impossibile e quindi neppure a sovvertire la tirannide, quando ne manchi la possibilità)…

Eppure a chi voglia riflettere potrebbe forse sembrare davvero strano che compito dell'uomo di stato sia poter esaminare i mezzi per dominare e tiranneggiare gli altri, volenti o non volenti. Come potrebbe essere degno di un uomo di stato o di un legislatore ciò che non è legale? E non è legale dominare, non solo secondo giustizia, ma anche contro giustizia: e si può esercitare la forza anche ingiustamente...Eppure i più pare che ritengano il dominio dispotico una vera forma di governo, e quel che ciascuno non crede giusto né utile per se stesso, non si vergogna di usarlo cogli altri…

La grandissima maggioranza degli stati militaristi rimangono in piedi quando combattono, crollano quando hanno conquistato un impero: in tempo di pace perdono la tempra, come il ferro. Responsabile è il legislatore che non li ha educati a saper vivere in ozio.

(Aristotele, Politica, libri VI e VII)


Gli uomini (e donne-uomini) di stato si stanno rivelando per quel che sono: dei despoti che, più si scoprono impotenti verso chi e ciò che è più forte di loro, più si fingono onnipotenti verso chi e quel che tengono sotto (e va sempre più giù). Gli esempi non sono mai mancati nella storia, ma oggi è in corso una gara tra loro che non si era più vista da tempo.

La lucida follia della Meloni: ha parlato di 'riarmo sostenibile' e ha dichiarato però che la dizione 'Rearm Europe' è fuorviante. Ha poi letto parti del Manifesto di Ventotene, onestamente ammettendo -per chi avesse ancora dei dubbi- che 'quella non è la sua Europa'. Purtroppo non è neppure quella di molti che si stracciavano le vesti e le sbraitavano contro (per lesa maestà nei confronti dei Padri tutelari) e neppure quella della von der Leyen (che molti di loro hanno rieletto)). E meno male che, votandola, volevano evitare l'avanzata dell'estrema destra!

La lucida follia della pastora tedesca non è particolarmente originale: siamo ancora lì, come sempre, al 'si vis pacem, etc etc...' (mi vergogno anche solo a ridirlo intero…). La novità è però che 'Dobbiamo prepararci alla guerra!'. La locomotiva tedesca -che non cresce ed anzi declina da un pò- deve militarizzare la sua produzione, se vuole restare in alto, proseguire a crescere e a dominare l'Unione. Allarmare ancora una volta col pericolo russo serve soprattutto a questo. Una Germania super-armata e potente, una Germania con i baffi, ecco il vero pericolo per l'Europa e per il mondo intero: altro che Russia!

La lucida follia di Trump è quella di credere che le guerre si fermino con i soldi, con i ricatti e con la fretta. Ci sta già sbattendo contro in Palestina (la tregua è già finita) e con la Russia (non è iniziata -se non al telefono- e non ci sarà a breve). Netanyahu prosegue a fare quel che vuole, come ha sempre fatto, col permesso di tutti, in barba a qualunque negoziato. Ed è Putin a dettare le sue condizioni e a poter prendere tempo semplicemente perché ha vinto la guerra; e -ancor più semplicemente, se non fosse per i morti- altri (l'Europa e Zelensky) non le possono dettare perché l'hanno persa. Neanche Dio onnipotente potrebbe fermarli (e neppure il Dio degli eserciti). Figuriamoci Trump!

E chi prova a fermare la lucida follia di Erdogan ? Ocalan chiede al PKK di deporre, finalmente, le armi e lui, in tutta risposta, che fa? Fa arrestare il sindaco di Istanbul per corruzione e appoggio verso i 'terroristi curdi'. Ogni capo di governo sta solo cercando di tenersi in piedi e tenere il potere in questo marasma, con qualunque mezzo. Ma Erdogan è veramente insuperabile: riesce a fornire droni a tutti e a proporsi come mediatore, stare in Occidente ed entrare nei Brics, stare nella Nato e colludere con i suoi nemici, far fare le elezioni ma eliminare i rivali, sostenere la Palestina ma far soldi con i sauditi. Fantastico!

La lucida follia di Draghi ci avvolge ancora nelle sue spire: persevera con le sue ricette, che stanno alla base del disastro in cui già siamo, ma è considerato un sapiente e va ascoltato con devozione. La saggezza nonviolenta direbbe altro (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/07/guerra-riarmo-cinque-passi-pace-ucraina-nonviolenza/7898653/), ma chi la ascolta? Nessuno!


lunedì 17 marzo 2025

sicuramente perduti

 Quando i colonialisti europei non riescono o non possono coinvolgere quei baracconi chiamati ONU e NATO si inventano le coalizioni dei volenterosi.

La loro campagna d'Ucraina è iniziata, dopo aver già dato il meglio di sé in Iraq o in Libia.

Per quanto appaiano molto ripetitivi nei metodi, sempre piuttosto bellicisti, sono di solito creativi nel creare i loro motti automotivanti: ora è la volta di SECURING OUR FUTURE. E almeno sono chiari: è il loro futuro che gli interessa proteggere, non quello degli altri.

Peccato che pensare alla propria sicurezza senza tener conto degli altri non potrà che metterla ulteriormente a repentaglio, come dimostrano gli eventi della storia, soprattutto recente.

Non c'è sicurezza per nessuno, se la fiducia reciproca viene compromessa proprio dal fatto che ognuno pensi soltanto alla propria, indipendentemente -o addirittura contro- quella degli altri.

Vale per le relazioni di coppia, come per i condomini e gli stati. 

Ma continuano a vivere e ad agire come se non fosse così. Fanno sospettare che amino creare disordine e paura solo per dominarci meglio.


L'altra parola d'ordine su cui si sono attestati è PACE GIUSTA.

La parola 'pace' -già da loro ripetutamente inquinata e mistificata tanto da renderla ormai inutilizzabile- non basta più neanche a loro. Deve essere giusta. Non si erano mai posti il problema quando hanno chiuso le loro guerre in Jugoslavia, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, in Palestina. Lì l'importante era scappare prima possibile, lasciando i cocci a chi restava, dopo essersi garantiti il massimo dei propri interessi economici e geopolitici. Ora no: perché la Russia non può e non deve entrare a far parte del loro gruppo e non sarebbe giusto che ottenesse con l'aggressione e col sopruso quel che sta ottenendo con la guerra.

Ma tutti loro sanno bene che l'otterrà e che la pace giusta non ci sarà: il tempo è trascorso ed ora anche Putin vuole 'finire il lavoro', così come farebbero loro. Niente tregua, per ora, quindi. Perché, se si voleva giungere a qualcosa di almeno minimamente più equo, le trattative andavano aperte prima o subito dopo l'attacco militare russo, non a fine guerra. Ma avevano da vendere le loro armi ed i loro servizi satellitari, allora. La pace, allora, non sarebbe stata giusta (per loro).

Ed anche ora la pace sarebbe giusta se e solo se i dividendi della guerra e della ricostruzione fossero equamente distribuiti tra loro e Putin, ed è su questo che si sentono (giustamente) fregati da Trump, che invece se li vuole spartire lui col nuovo amichetto oltre Urali.

A tutti questi, dell'Ucraina e di una pace giusta per lei, non gliene è mai fregato nulla.

Così come della sorte dei palestinesi.

Credo che, almeno questo, sia ormai chiaro a tutti.


Negli ultimi decenni, tutti concentrati sulla persistenza o meno del patriarcato, ci si è dimenticati di considerare i suoi parenti terribili e minacciosi: il paternalismo ed il patriottismo. E mentre ci si lanciava contro i patriarchi residui, il richiamo all'autorità del Padre ed all'amore per la Patria proliferavano indisturbati, ed anzi ridestati ed osannati.

Come se da essi potesse addirittura giungere la salvezza da confusione e incertezze crescenti.

Come se fossero la soluzione.

Ora che vediamo tornare gli Stati nazionali che paternamente ci impongono il riarmo, e lo fanno proprio attraverso l'Europa unita, fingiamo di dimenticare l'inno di Mameli (o quello tedesco o francese, tutti intrisi di esaltazione di morte, supremazia e guerra) e vorremmo rifugiarci nell'inno alla Gioia.

Da qui la manifestazione-pateracchio di sabato per l'Europa: siamo TUTTI europei, siamo UNITI, stiamo UNITI!

Operazione nostalgia: populismo da strapazzo di una maionese impazzita.

Ma in cosa e da cosa era unita quella piazza?

Dalla paura di chi si sente perduto.

Dall'impotenza di chi sa di aver già perso.

Dalla minaccia di un nemico comune finalmente ritrovato e mai davvero perduto.

Dalla perdita di un sogno che volava oltre gli stati e la guerra: proprio l'Europa di Ventotene.

giovedì 13 marzo 2025

l'avvenire di un'illusione

 Il tempo delle illusioni è finito (Ursula von der Leyen)

La rivoluzione dettata dal capitale sta sostituendo una vecchia oligarchia, ancora mediata dal potere politico dei partiti tradizionali, con una nuova oligarchia plutocratica che ora prende direttamente ed apertamente il potere in forma di dominio autocratico e post-democratico.

L'anarco-capitalismo finanziario e militare, che già ci governava per procura e sotto copertura liberal-liberista, può ora scoprirsi apertamente e giungere ad una sua nuova fase, che non prevede più, neppure formalmente, l'esistenza del vecchio sistema, dopo averlo parassitato per decenni.

L'ascesa dei partiti d'estrema destra ne rappresenta soltanto l'epifenomeno superficiale.

E non serviranno, se non a rinviarla inutilmente e a renderla ancora più estrema quando giungerà al governo (come dimostrano le esperienze recenti del post-Biden e del post-Draghi), gli escamotage giuridico-elettorali che l'ancient regime oligarchico sta escogitando in Francia, in Germania e, in questi giorni, in Romania, pur di tentare di rimanere al potere per qualche mese o anno in più.

Tutto questo farà irritare ancora di più gli elettori, già inveleniti dalle menzogne, dall'impotenza e dall'impoverimento, che non potranno fare altro che astenersi o votare sempre più a destra, così come sta già avvenendo ovunque in Europa e nel mondo.

Noi, qui in Italia, abbiamo già vissuto l'esperienza di un piccolo Trump. Berlusconi ha tentato ripetutamente di fare quel che ora sta provando a fare il potente ciuffo biondo: i diktat bulgari contro giornalisti e autori satirici, la sua visione imprenditoriale della politica, i rapporti intimi sul lettone di Putin, gli infiniti processi giudiziari per i suoi sbandamenti erotici e fiscali.

Per quanto sia stato ormai santificato (ed eletto e rieletto, come Trump, nonostante tutto questo), non possiamo dimenticarlo. 

Ma i tradizionalisti del regime 1 erano allora ancora troppo forti: pian piano sono riusciti a democristianizzarlo e a trasformare il suo partito in quel che ora è Forza Italia; attraverso le borse e i mercati lo costrinsero, obtorto collo, a dimettersi e imposero al suo posto i garanti tipici del solito ordine centrista (Monti, Letta, Gentiloni, Draghi).

Che succederà oggi? Trump riuscirà ad attraversare incolume gli scossoni della borsa, che già si annunciano? Riuscirà a realizzare quel che ha in mente? A non farsi uccidere (politicamente o fisicamente)?

Non si può ancora dire.


Colui che teme di essere conquistato è sicuro della sconfitta (Napoleone Bonaparte)

Una cosa è certa: non saranno le ridicole manifestazioni pro-Europa a fermarlo. E neppure tutti i soldi che la UE riuscirà a buttare nel riarmo.

Anzi, lo favoriranno: 

- mostreranno tutta la debolezza e le divisioni dell'Unione Europea e dei suoi cittadini (l'appello del 15 marzo è già una stupida accozzaglia cerchiobottista da Repubblica, sfatta di roba che non sta insieme: stolido panciafichismo, assurdo securitarismo, patriottismo senza patria, melenso e disperato speranzismo, malcelato paurismo), 

- renderanno il nostro continente sempre più a rischio di guerra (non tanto contro i fantomatici russi, ma tra le stesse nazioni europee, per le quali si approssima la fine del loro provvisorio armistizio, che è durato ottant'anni ma non andrà ancora molto oltre, se Germania, Francia e Gran Bretagna riprendono a cantare -con una funerea gioia già vista- i loro inni di guerra),

- finanzieranno gli stessi USA, comprando loro gran parte delle armi di cui dicono di aver bisogno per far paura ai cosacchi.

Ma, mentre qualcuno - impotente com'è- perde tempo a far cortei o petizioni, i popoli dovranno vivere per un po' tra due regimi dispotici in lotta tra loro, in attesa di capire chi vincerà: se la solita palude del deep state centrista - le cui èlites appaiono sinceramente sfatte e boccheggianti, ma ancora dotate di varie frecce al loro arco e non disposte a morire senza combattere- o il furore estremista del regime 2, quello dei nuovi imperiali padroni del mondo.

Quel che si può prevedere è che ci si trovi davanti soltanto alla prima fase di uno scontro (quello tra Trump-Putin contro mezza Europa e mezzi USA, cioè tra regime 2 e regime 1). Se e quando questo si risolverà -chiunque vinca o perda- si potrà entrare nella fase in cui gli imperi si scontreranno tra loro per la supremazia del mondo (e lì anche la Cina sarà tentata, forse costretta, ad entrare direttamente in ballo, cioè in guerra...Taiwan -infatti- è sempre lì, che bolle...).

Vedremo, a quel punto, che ne sarà stato dell'Europa unita (probabilmente -e meritatamente- annichilita già nella prima fase) e delle potenze regionali attuali (la stessa Russia (abbandonata dagli Stati Uniti in men che non si dica?), India, Pakistan, Iran, Turchia, i sauditi…) che non potranno più -presumibilmente- barcamenarsi a giocare su più tavoli come ancora oggi tentano di fare, seppure con spazi di manovra ed esiti sempre più limitati.

Staremo -purtroppo- solo a vedere.

A meno che non ci si svegli, finalmente. Ma -impastoiati come siamo tra fake news e reti digitali- non vedo come.

lunedì 10 marzo 2025

stessa spiaggia stesso male

Tutti gli stati sono composti da famiglie, poi che di questa massa di gente taluni necessariamente sono ricchi, altri poveri, altri di condizione media, e che dei ricchi e dei poveri gli uni sono armati, gli altri disarmati…

Le costituzioni sono soprattutto due, la democrazia e l'oligarchia...ed essendoci due forme, quelle oligarchiche sono quelle più rigide e dispotiche, le democratiche quelle rilassate e blande…

Quindi bisogna dire che c'è democrazia quando i liberi sono sovrani, oligarchia quando lo sono i ricchi…Si ha quindi democrazia quando stanno al potere uomini liberi e poveri, oligarchia quando vi stanno uomini ricchi e nobili, che sono in minoranza…

La prima forma di democrazia è quella così chiamata soprattutto sulla base dell'eguaglianza: ed eguaglianza la legge di tale democrazia stabilisce il fatto che non sovrastano in alcun modo i poveri più dei ricchi e che nessuna delle due classi è sovrana, ma eguali entrambe. Perché, certo, se la libertà esiste soprattutto nella democrazia, e lo stesso l'eguaglianza, si realizzeranno soprattutto qualora tutti senza esclusione partecipino in egual modo al governo…

Un'altra forma di democrazia è che è sovrana la massa, e non la legge: e ciò accade per opera dei demagoghi...Dove le leggi non sono sovrane, ivi appaiono i demagoghi, perché allora diventa sovrano il popolo la cui unità è composta di molti, e i molti sono sovrani non come singoli ma solo nella loro totalità...Un popolo di tal sorta, in quanto signore assoluto, cerca di esercitare la signoria perché non è governato dalla legge, e diventa dispotico, sicchè sono tenuti in onore gli adulatori; una democrazia di tal fatta corrisponde un proporzione alla tirannide tra le forme monarchiche...A questi, demagoghi e adulatori, risale la responsabilità che siano sovrane le decisioni dell'assemblea e non le leggi, giacchè tutto riportano al popolo: avviene quindi che essi diventino grandi perché il popolo è sovrano di tutto e, del sentimento del popolo, loro: e infatti la massa crede in loro. Inoltre, quelli che criticano i magistrati sostengono che giudice deve essere il popolo, il quale contento accetta l'invito: di conseguenza tutte le magistrature si sfasciano…

Non bisogna comunque dimenticare che in molti paesi accade che la costituzione nella sua struttura legale non è democratica, ma funziona in maniera democratica in forza del costume e dell'educazione, come pure che in altri la costituzione ha un aspetto veramente democratico nella sua struttura legale, ma funziona piuttosto in maniera oligarchica, in forza del costume e dell'educazione. Il che succede soprattutto dopo i mutamenti di costituzione, perché il mutamento non lo compiono d'un tratto, bensì si ritengono paghi in un primo momento di conquistare piccoli vantaggi l'un partito dall'altro, sicchè le leggi in vigore sono quelle che già c'erano, ma in realtà il potere è in mano a coloro che hanno mutato la costituzione…

Nella nostra disamina sul regno abbiamo distinto due forme di tirannide: una era conforme alla legge ed esercitava potere sovrano su sudditi ben disposti, nell'altra il tiranno governa dispoticamente a suo capriccio. Ma c'è poi una terza forma di tirannide che pare la tirannide per eccellenza e fa riscontro alla monarchia assoluta: tirannide di tal sorta dev'essere necessariamente la monarchia che irresponsabile impera su tutti i cittadini per l'utilità propria e non dei sudditi. Per ciò è contro la volontà giacchè nessun uomo libero s'adatta di propria volontà a un siffatto governo…

Le democrazie sono più sicure delle oligarchie e anche più durature proprio in forza dei cittadini medi, poichè quando -in mancanza di costoro, i poveri prevalgono per numero è un disastro ed esse crollano rapidamente. Quanto più perfettamente contemperata infatti risulta la costituzione, tanto più è stabile: quindi molti di quelli che vogliono metter su costituzioni aristocratiche sbagliano non solo nel concedere troppo ai ricchi, ma anche nel colpire il popolo. Necessariamente poi, col tempo, dai falsi beni derivano mali veri, perché le soperchierie dei ricchi distruggono la costituzione più che quelle del popolo...

(Aristotele, Politica, Libro quarto)


mercoledì 5 marzo 2025

Se la MAGA non paga

 

Quando i violenti sono costretti ad aggredire direttamente è un segno di debolezza ed insicurezza sul loro dominio, non più assoluto e scontato, ma da riacquisire proprio mediante l’aggressione. Se fossero certi e sicuri del loro potere, non attaccherebbero così palesemente: eserciterebbero la loro violenza, ma in modi più accettabili, meno esibiti, meno appariscenti, più coperti. Dover ricorrere apertamente ad umiliazioni, minacce, ricatti, estorsioni dà l’idea di un potere in declino. E così è per gli Stati Uniti oggi. Siamo ai colpi di coda finali. Non possiamo sapere quanto saranno lunghi, dolorosi, distruttivi, terribili, ma sappiamo che l’impero statunitense, per come si è sviluppato nell’ultimo secolo, è già finito. Trump lo sa, anche se non può crederci, perché dovrebbe smettere di essere Trump (e con lui, i milioni di cittadini che l’hanno votato): Make America great again (MAGA) è uno slogan che esprime un auspicio, ma soprattutto una constatazione: che gli USA, da tempo, non sono più grandi (cioè, secondo l’unico modo per loro di sentirsi grandi: essere i più grandi).

Gli Stati Uniti sanno che i più grandi sono diventati gli altri, i cinesi (che, peraltro, a differenza dei russi, sono anche ancora formalmente degli orrendi ed inaffidabili comunisti). Funzionano meglio di qualunque democratura occidentale, almeno sino a quando l’autocrazia non si realizzi anche da noi, superando infingimenti e remore democratiche che ancora impastoiano il decisionismo tirannico nella maggioranza dei paesi UE e negli stessi USA. Ecco perché -sia in America che in Europa- si stanno andando a demolire questi ostacoli, ormai ridotti a orpelli da democrazie liberali in stato comatoso da tempo (stato di cui l’avanzata delle destre estreme neo-fashiste rappresenta l’effetto e non la causa). Rimossi gli ostacoli, e lasciato (forse) ai cittadini impecoriti soltanto il potere di voto (così come accade già in Russia, Turchia, Egitto e Tunisia, ad esempio), ci si potrà confrontare con più leggerezza con i nemici cinesi.

Ma i cambiamenti di regime interno non saranno sufficienti; è necessario sin da ora modificare le regole del commercio internazionale: i disastri della globalizzazione devono essere limitati e superati ora con i disastri del protezionismo. Nella globalizzazione gli USA stavano già perdendo la partita con la Cina e non possono andare oltre su quella strada. Tentano quindi di intraprendere la rischiosissima guerra dei dazi, nel tentativo di riequilibrare i rapporti di forza a loro favore. Così come, nel piccolo, ha già tentato (e fallito) la Gran Bretagna con la Brexit. Da qui, dopo aver costretto l’Europa ad allontanarsi dalla Russia -un’alleanza commerciale ed energetica troppo pericolosa- ora fa alleanza con quest’ultima per provare a non farla finire definitivamente in mano cinese (che è quel che la guerra in Ucraina ha determinato come effetto collaterale, in sostituzione della precedente alleanza tra Russia ed UE) e per spartirsi insieme -alla faccia di Europa e Cina- non solo l’Ucraina, che di per sé è poca cosa, ma anche -ad esempio- l’area artica (Groenlandia compresa), notoriamente e rapidamente in fase di scioglimento climatico.

Più probabile fallire che riuscire, in tutto questo, a mio (e non solo mio) parere. Ma -nella logica di chi si estinguerà per ultimo- ha un senso: l’Unione Europea, già irrilevante ed incapace di porsi da tempo quale potenza politica di mediazione tra USA e Cina (ma neppure tra Russia ed Ucraina), tenta anche lei l’azzardo di compensare il suo nanismo politico (ormai irresolubile, d’altronde) con un inedito sforzo militare. Colpo di coda, a sua volta, che si rivelerà ancora più doloroso, disperato e fallimentare di quello statunitense. Dopo aver infatti propagandato e foraggiato inutilmente la vittoria ucraina contro l’aggressione russa, dopo aver ridicolmente auspicato e promesso l’immiserimento e la crisi del regime putiniano, dopo aver sperato in un ennesimo rinvio del redde rationem negli Stati Uniti e mentre prosegue ad arrabattarsi invano contro l’avanzata irrefrenabile delle destre estreme nelle sue democrature, ora procederà ad ottenere anche in questo campo il risultato opposto a quel che dice di voler raggiungere: desertificherà ulteriormente l’Europa stessa, le sue conquiste sociali e culturali, la sua economia e ci condurrà -assecondando il riarmo (cioè la Nato e gli Stati Uniti) perché dubita dell’ombrello militare sinora goduto (cioè quello della Nato e degli Stati Uniti)- ad una maggiore deterrenza presunta, ma di fatto ad un sempre più alto e reale rischio di guerra.

Tutti i contendenti, sia chi urla ed offende apertamente, sia chi parlotta e trama sottobanco, combattono sulle sabbie mobili, come direbbe Serres. E più si agitano e più affonderanno. Poco importa se uno dopo l’altro o simultaneamente. Poco importa a me, ma -di essere gli ultimi a morire e di non perdere il potere- a loro importa ancora. Ed è solo per questo che, alla fine, proseguiranno ad agitarsi e ad agitarci, come se fossimo -noi- soltanto delle mosche da schiacciare e -loro- delle formiche carnivore impazzite.

lunedì 3 marzo 2025

Nel nome del Padre (e della Madre Guerra)

 

Chi implorava ed auspicava da tempo un ritorno del Padre ora è stato accontentato: abbiamo un capo degli Stati Uniti che fa commenti sul vestiario dei suoi figli, che li accarezza con promesse e bacetti, gli dà degli scapaccioni a fin di bene e li scaccia da casa se non ubbidiscono. Il modello della violenza paternalistica, tipico della cultura statunitense (vedi Lakoff, Non pensare all’elefante!), ma caratteristico anche di ogni approccio coloniale (occidentale in genere), si è palesato -in tutta la sua potenza ed arroganza dominatrice- nell’incontro di Trump con il malcapitato Zelensky. Situazione consueta, più volte verificatasi nella storia, anche recente, nei rapporti tra l’Occidente e il mondo intero, e -in particolare, tra Usa e Italia (da sempre solo un protettorato della autoproclamatasi democrazia americana). Quel che è diverso è solo il modo in cui ciò avviene: davanti a tutti, in diretta tv e a colpi di clava (e non di fioretto, come il politicamente corretto da diplomatici consiglierebbe). Ed è solo questa, per me, l’unica buona notizia.

Un’altra buona notizia sarebbe quella della rottura del patto transatlantico, cioè la fine dell’Occidente (Usa+Europa) per come l’abbiamo storicamente inteso e conosciuto nel XX secolo. Magari fosse! Magari fosse davvero la volta buona per uno sganciamento dell’Europa dalla Nato e dalle politiche di guerra degli Stati Uniti. Ma -per quanto la grandeur nazionalista ed ex-imperiale, mai sopita e mai davvero abbandonata, di Francia e Gran Bretagna stia riemergendo nella crisi totale della UE- c’è da dubitare che sia già giunto il tempo di una separazione così radicale, rapida e generalizzata. Credo invece, purtroppo, che ci terremo sia la Nato (con un incremento del contributo di ogni stato europeo al suo funzionamento sino al 2.5% del Pil), sia un riarmo europeo senza precedenti (strombazzato non da Trump, ma da una Von der Leyen che si sta rivelando le vera nemica della pace nel nostro continente, insieme ai suoi sodali già citati, Francia e Gran Bretagna, ed alle mosche cocchiere anti-russe di nuovo conio (Paesi baltici e Polonia, in primis)). Un esercito europeo, di cui da tempo si parla, andrebbe tragicamente ad aggiungersi (e non a sostituirsi) alla Nato ed alle forze armate dei singoli stati-membri UE. Un ritorno definitivo, esplicito e totale della guerra nel nostro continente.

E’ in corso infatti un nuovo richiamo ossessivo e paranoide alla Madre Guerra, alla deterrenza armata contro un nemico, la Russia, che non ha alcuna intenzione, né alcuna possibilità, di attaccarci militarmente per prima. La guerra in corso dimostra che la Russia non è più l’URSS, che il suo potenziale militare ha già faticato contro un esercito ucraino armato sino ai denti dall’Occidente, ma complessivamente debole sul terreno in termini di numeri e di livello qualitativo delle sue truppe. Putin non è così stupido da non capire che -ottenuta la vittoria di fatto in Ucraina, come sta per avvenire- dovrà fermarsi. Se la guerra scoppierà (difficile dire ora se nonostante o a causa della ‘pace’ in Ucraina), non sarà una scelta della Russia; sarà voluta e preparata dai governanti europei, si svolgerà in Europa e sarà combattuta solo da europei, senza il sostegno USA (almeno sino a quando Trump sarà al potere). E’ molto più probabile però quindi che scoppi non ora, ma in un futuro vicino, se e quando i cosiddetti ‘democratici’ americani tornassero al potere e appoggiassero una guerra anti-russa, combattendo nuovamente a fianco degli eserciti europei (o dell’Esercito europeo, se mai ci sarà).

Nell’attesa, si scalderanno i motori: si rinnoveranno gli arsenali, si creerà un clima di militarizzazione e repressione crescente all’interno dei nostri Stati, si proseguirà a scardinare quel poco che ancora resta delle istituzioni regolative liberal-democratiche fondate sul diritto, ormai giunte al capolinea da tempo e per le quali non si possono prevedere né auspicare miracolistiche resurrezioni. Il mare si è mosso, gli oceani si espandono e stanno allontanando tra loro i continenti, assistiamo ad una apparente accelerazione dei processi di trasformazione dell’ordine (disordine) mondiale, ma la palude nella politica d'antan degli stati nazionali e i minuetti impaludati dei ridicoli consessi internazionali multilaterali proseguiranno purtroppo ancora per qualche tempo. La terza guerra mondiale può attendere, forse, quindi, ma è certo che quel che ci attende nei prossimi anni sarà doloroso, terribile ed assurdo almeno quanto lei.