domenica 28 settembre 2025

stronzi sul mare

 Intorno alla Flotilla si sta generando una forte mobilitazione.

C'era bisogno di un simbolo identificativo, per milioni di persone, stanche di brodini riscaldati e centro-sinistri appelli, e l'autunno caldo si è aperto.

Basta così poco e già i governi si agitano.

Ed ecco che subito intervengono a cercare di sminuire, sedare, manipolare quel che sta avvenendo, senza di loro e contro di loro.

L'intervento di Mattarella di questi giorni (a cui quasi tutti i partiti si sono accodati, rispettosamente, e con cui il Vaticano collabora attivamente) ne è l'emblema: si vuole ridurre la missione ad una consegna di pacchi, limitata a un compito specifico, annullandone così l'effetto relazionale ed il significato politico.

E' del tutto evidente che la Flotilla usa l'aiuto umanitario come chiave strumentale per rompere l'assedio ed il silenzio su Gaza, e non viceversa.

Neutralizzare il senso profondo e radicale di quell'azione è il primo obiettivo di queste prese di posizione, ammantate di paternalismo e ovviamente preoccupate per un'azione democratica diretta, estremamente politica (e non semplicemente umanitaria), che salta la mediazione dei partiti e degli stati.

Il secondo loro obiettivo, ancora più becero e vile, è quello di evitarsi gli strascichi di un eventuale e probabile, ennesimo attacco di Israele verso persone inermi: solo che, in questo caso, non sarebbero dei palestinesi (che possono per noi 'bianchi' anche morire a migliaia e migliaia, come già sta accadendo da anni), ma dei cittadini europei, dei nostri 'simili', ed anche dei deputati e delle personalità note.

Se ci fosse un attacco, dei feriti o addirittura delle vittime sulle barche (e non sui barconi), i governi europei si troverebbero tra Scilla e Cariddi (la difesa dei propri cittadini e la difesa ad oltranza di Israele) e dovrebbero gestire una bella grana.

Anche loro si trasformerebbero in agenti dell'antisemitismo agli occhi di Netanyahu?

Oppure preferiranno proseguire ad avversare la Flotilla, qualunque cosa accada?

Si barcameneranno, forse, improvvisando lamenti e minacce, come sempre, pur di restare a galla.

Ma sul mare, quel che resta a galla, sono solo i relitti e gli stronzi.

venerdì 26 settembre 2025

prepariamoci

 Per quanto il nesso tra diritto e violenza sia storicamente indubitabile ed inscindibile, la nonviolenza crede nella possibilità di agire sul diritto per modificarlo in meglio attraverso atti che lo contestino non in quanto tale, ma limitatamente ad un ambito ritenuto, in coscienza, eticamente inaccettabile, socialmente regressivo e/o politicamente controverso. La contestazione (l'obiezione, la renitenza) può essere a sua volta legale (boicottaggio, non collaborazione attiva) o illegale (disobbedienza civile). Da qui il paradosso dell'impossibilità di legalizzare quest'ultima, così come era stato proposto un decennio fa (ma sembra passato un secolo…) dalla Rifondazione comunista di Bertinotti, durante il governo Prodi. In linea di principio e di fatto un'azione nonviolenta (o un attivista nonviolento) può accettare di essere sorretto e difeso dal diritto, nazionale o internazionale, e può utilizzarlo come base 'giuridica' a sostegno delle sue azioni 'politiche'. Lo stesso Gandhi, da buon avvocato qual' era, utilizzava le leggi inglesi contro gli inglesi: ovviamente, per giustificare o difendere le sue azioni e non per sostituirle (come invece, troppo spesso, accade oggi, tempo in cui i diritti vengono reclamati in assenza (o al posto) dell'agire politico). Ma cosa accade quando il diritto, sia in sede statale (vedi, in Italia, ad es. il nuovo decreto sicurezza), sia in sede interstatale (con la crisi del modello regolativo multilaterale e dei diritti civili e umanitari), non può più fungere da dimensione protettiva e arriva anzi a svolgere una funzione repressiva o criminalizzante anche verso un agire limpidamente nonviolento che voglia contestare l'ordine costituito e la logica di guerra?

Riemerge e si evidenzia il nesso tra diritto e violenza di cui sopra e la parola passa, inevitabilmente, a quest'ultima: i nonviolenti ed i pacifici-pacifisti vengono così inglobati in un circuito che si autoalimenta e che si muove tra la violenza di chi non ci sta e si ribella aggressivamente (immediatamente accusato di terrorismo ed accomunato ai criminali) e la violenza degli apparati armati dello stato (polizia ed esercito), esercitata contro-aggressivamente e/o paternalisticamente. L'intervento di Crosetto e Meloni di questi giorni verso i membri della Flotilla appartiene -per ora- a questa ultima categoria: vi proteggiamo, cari ragazzi, ma ve la state andando a cercare e -alla fine- non potremo fare molto per voi se proseguite a sbagliare e ad essere immaturi ed irresponsabili. "Il governo italiano ha preso atto del rifiuto della flottiglia di consegnare gli aiuti in un porto neutrale. Ai partecipanti italiani che volessero fermarsi in Grecia e proseguire in modo sicuro per l'Italia o altra destinazione, l'Italia offrirà assistenza ove richiesto. Per chi prosegue il viaggio con la Flottiglia resta valido l'avviso iniziale, pubblicato su www.viaggiaresicuri.it, che l'iniziativa è sconsigliata. Chi la intraprende si assume in proprio tutti i rischi e sotto la sua personale responsabilità. La presenza di un'unità della Marina Militare italiana - conclude il messaggio della Farnesina - è volta ad assicurare ove necessario l'applicazione della legge di soccorso in mare per eventuali necessità di tipo umanitario. In nessun caso potrà costituire un fattore di difesa od offesa per la flottiglia sul piano militare nei confronti di chicchessia". Le fregate messe in campo dal ministero della guerra stanno per fregare -in ogni caso- i pacifisti: se non interverranno a loro protezione, come appare dal comunicato, potranno sempre dar loro degli incoscienti e giustificare così quel che subiranno; se interverranno a loro difesa (improbabile) potranno autolegittimarsi quale unico baluardo e risposta possibile contro la violenza nel mondo (le armi come soluzioni al conflitto). Tra parentesi: ben diverso sarebbe stato un intervento di polizia internazionale da parte dell'ONU (che, però, ancora una volta, si guarda bene dall'interferire direttamente, come invece dovrebbe e potrebbe).

Potranno, comunque, ancor più proseguire a dirci: 'Lasciate fare a noi…!'. Come se quel che sta accadendo, dopo vari anni di guerra ormai, non nasca proprio dal rifiuto di proseguire ad illudersi che gli Stati vogliano e possano davvero fare qualcosa che non sia la guerra stessa. A questo, e soltanto a questo, si stanno dedicando e si stanno preparando (e non solo a parole, ma con azioni e omissioni). Quando la si vuole fare, i pretesti per scatenarla, con la scusa di difendersi dal nemico (e dai suoi droni che svolazzano nei cieli europei, messi in orbita da chissà chi) si sono sempre trovati (e creati) e si troveranno sempre. E questo vale anche per la costruzione di una strategia della tensione all'interno di ciascun paese: omicidi politici e stragi sono sempre a portata di mano per chi vuole stare al potere con ogni mezzo, come già sappiamo dalla nostra storia cosiddetta 'repubblicana' (guidata sin dalla sua fondazione dai servizi segreti e dagli Stati Uniti, molto più che da parlamenti e partiti).

Perciò prepariamoci al peggio: per la Flotilla e per tutti noi. 

giovedì 25 settembre 2025

paradossi

La Meloni è maestra di paradossi: accusa i pacifisti della Flotilla di essere irresponsabili, quando invece dovrebbe chiedersi quali responsabilità si sono assunti i governi per fermare Israele dal genocidio in atto. Si nasconde dietro la foglia di fico degli aiuti umanitari di stato, quando invece dovrebbe ammettere che la Flotilla è nata proprio per le inadempienze degli stati anche in ambito di assistenza e protezione delle popolazioni civili assediate, affamate e costrette a continui esodi nella loro stessa terra.

Netanyahu è un paradosso vivente: accusa i pacifisti di essere terroristi, mentre realizza un terrorismo di stato senza precedenti, sia verso i palestinesi, sia verso altri stati nazionali (Siria, Libano, Iran, Qatar, Yemen...). Dice di voler far fuori Hamas e tratta con Hamas. Dice di voler salvare gli ostaggi e intanto prosegue a devastare Gaza da terra e dal cielo, mettendo evidentemente a rischio la loro vita.

Trump è un paradosso totale: gioca su tutti i tavoli, cambia parere e orientamento ad ogni ora, alterna alleati e nemici a seconda dell'umore, vende armi e fa il mediatore allo stesso tempo: è una strategia la sua, è un metodo, pur di stare al centro del mondo (almeno di quello mediatico, visto che sui versanti della politica e dell'economia il gigante americano vacilla paurosamente...).

I pacifisti in mare si trovano ora in un mega-paradosso: per difendersi dagli attacchi israeliani, attuali e futuri, stanno per essere protetti dalla Marina militare di Crosetto & c.. Antimilitaristi che accettano la protezione militare: quale paradosso più grande e terribile?  Anche qui sta la differenza tra pacifismo e nonviolenza.



mercoledì 24 settembre 2025

Le ragioni di Trump

Trump ha ragione quando dice che l'ONU è inutile, finita.

Lui lo sa bene, dopo che gli USA hanno contribuito ad affossarla per primi. Se non si dà credito alle dichiarazioni dell'Assemblea generale, se si trascurano le sue deliberazioni, se si bloccano ripetutamente le  decisioni del Consiglio di sicurezza attraverso il potere di veto, se ci si fa beffe della Corte Internazionale di Giustizia, se si fanno a pezzi le attività dell' UNHCR, etc etc, cosa resta dell'ONU?

Trump ha ragione quando dice che l'Unione Europea è irrilevante e imbarazzante

Noi lo sappiamo bene, visto quel che conta il suo Parlamento e quanto ancora spadroneggino gli Stati membri, quanto ci siamo appiattiti sugli Stati Uniti rispetto alle guerre in corso, quanto poco siamo stati capaci di tutelare la nostra autonoma in politica estera, quanta ignavia stiamo dimostrando su quel che accade in Palestina, etc etc.  L'Unione europea sta rivelando da tempo la sua tendenza suicidaria.

Trump non ha ragione a dire che il cambiamento climatico è una truffa. 

La truffa però non sta solo nel suo negazionismo, ma anche nelle strategie truffaldine di quella che tutti gli altri Stati chiamano 'lotta al cambiamento climatico' e che è sempre più sottomessa alle lobbies e agli interessi industriali e si ammanta di slogan falsi e stupidi (sostenibilità, transizione ecologica, green economy, etc etc). 

Trump non ha ragione a dire che i nemici numero uno, da perseguitare e da espellere, sono gli immigrati.

Ma quali capi di governo, e quali maggioranze -in Europa e nel mondo- non la pensano e non agiscono come lui? Mi pare in ottima e amplissima compagnia. Quindi perchè fingiamo di stracciarci le vesti se ha solo la faccia tosta di dirlo apertamente  in una sessione dell'ONU e non solo a casa sua?




domenica 21 settembre 2025

Da Charlie Hebdo a Charlie Kirk

 


Alcuni anni fa ci siamo trovati a vivere l'attacco islamista ad un giornale satirico francese.

Ho vissuto con dolore la morte dei mordaci redattori e giocosi vignettisti di Charlie Hebdo.

La libertà di opinione ed espressione occidentale si scontrava allora con i limiti del rispetto religioso nei confronti del profeta,

Dove sta questo limite? In una visione democratica radicalmente liberale (e libertaria) non c'è.

Qualunque idea è lecita, può e deve essere espressa, se non si tramuta in azione violenta o distruttiva. Un'espressione di libertà non può e non deve essere repressa, né tanto meno ammutolita con l'omicidio di chi la espone. Questo -per me- deve valere anche per le idee fasciste e naziste, xenofobe e razziste, militariste e genocidiarie.Devono essere contrastate culturalmente e politicamente, ma non penalmente o a mano armata. Esse esprimono conflitto e vanno permesse, senza essere accolte o giustificate. 


Qualche giorno fa è stato ucciso da un ragazzo ventiduenne, coetaneo dei suoi milioni di fan, Charlie Kirk. Un giovane influencer politico, capace di esprimere radicalmente i conflitti che oggi attraversano l'Occidente e l'America, portato alla discussione polemica e alla provocazione sociale e culturale, ed esponente di visioni apertamente sessiste, razziste e francamente filo-naziste.

Il conflitto, espulso e criminalizzato per decenni dalla cultura liberal-woke politicamente corretta, riemerge sempre più -ed in forme estremizzate, aggressive, bellicose (almeno a parole, a voce o sulle tastiere di mezzo mondo)- e viene a turbare definitivamente i sogni dei pacifisti da strapazzo che ancora gemono i loro mantra nei media mainstream.

Dietro il paravento, qualcosa di profondo, significativo e terribile ricomincia a muoversi da qualche tempo. Si chiama inimicizia, guerra, mostrificazione dell'altro.

Nella totale incapacità di rielaborare i suoi fantasmi, e minacciato da ben consistenti spettri che lo assediano e gli chiedono conto di tutti i misfatti commessi in nome della democrazia da esportazione, l'Occidente va all'attacco del mondo intero con bombardieri e dazi e va verso una miriade incontrollabile di divaricazioni insanabili e guerre civili all'interno dei suoi stessi confini.

L'uccisione di Charlie Kirk rivela -finalmente e senza remore- la matrice suprematista bianca della violenza politica. Rispetto a quel che avvenne in Francia fa andare in secondo piano il rischio integralista-islamico (che comunque si rafforzerà visto quel che stiamo appoggiando e permettendo in Medio Oriente) e riporta a noi, dentro la nostra presunta e presuntuosa civilizzazione, il conflitto politico centrale del nostro tempo: quello della scelta , senza se e senza ma, tra violenza e nonviolenza.

Se si proseguirà a scegliere la prima, questa è e sarà la nostra sorte, quella che già viviamo oggi: la guerra come continuazione della politica con altri mezzi.






mercoledì 17 settembre 2025

solo un branco di ipocriti

Ieri, Netanyahu -a chi lo accusava di crimini e genocidio (solo perchè sta spianando Gaza e decimando i suoi abitanti, in fondo...)- ha detto che quelli che lo attaccano 'sono solo un branco di ipocriti!'. Impossibile dargli ragione su quel che sta combinando insieme ai suoi ministri e alla maggioranza del suo popolo. Ma sarebbe l'ennesima nostra ipocrisia dargli torto su quel che dice di noi, dei nostri governi e dei nostri parlamenti, italiani e occidentali (per non parlare dei cosiddetti amici dei palestinesi, i paesi arabi). Sì, siamo soltanto un branco di ipocriti.

Lo stesso vale per quel che riguarda l'atteggiamento verso la Flotilla, ora in viaggio. Nessuno o quasi la attacca apertamente, ma nessuno o quasi la appoggia davvero. Dicono che la tuteleranno, ma sotto sotto -in tanti- sperano che siano mazzolati ben bene dagli israeliani. Se qualcosa di grave accadrà, come ritengo probabile, qualcuno fingerà di stracciarsi le vesti, altri si dissocieranno (come sta accadendo ora per l'azione dell'IDF a Gaza), ma in fondo -in cuor loro- i più festeggeranno. Colpirne cento per educarne milioni, è la logica della paura, la logica di sempre.

E così funziona anche nei confronti di Trump e di chiunque aggredisca gli altri, facendo il bello ed il cattivo tempo, in barba a regole, leggi e diritti. Lo si critica, ci si ironizza sopra, si minimizza, ci si dichiara preoccupati ed inquieti, ma -alla fin fine- quel che permane è la sensazione che tutti -se potessero- farebbero come lui: dal più grande degli Stati al più umile dei cittadini. Quando si arriva al punto a cui siamo giunti l'unica possibilità che resta alla maggioranza delle persone (fatti salvi i santi e gli esseri moralmente esigenti, sempre più rari o ritirati..) è quella di 'identificarsi con l'aggressore'. Verso Trump (ma anche verso Musk o Meloni o Putin...), quel che prevale -sotto il velo di un ipocrita dissenso- è una malcelata ammirazione, se non un'invidia sempre meno nascosta (il che si rivela proprio nel fatto che -alla fin fine- chi ancora vota va a votarli).

Guardate cosa è avvenuto dopo l'assassinio politico di Kirk: ora -se provi a dire che era un nazista- diventi un complice dell'omicida.  Così come -se contrasti il sionismo- vieni immediatamente accusato di antisemitismo. E queste repliche ti arrivano addosso non solo da nazisti o sionisti, ma anche da intellettuali liberal-democratici o anche da 'gente di sinistra'. D'altra parte, molti di loro sono gli stessi che -solo poco tempo fa- parlavano di 'resistenza partigiana' degli ucraini o di 'diritto alla sicurezza e alla risposta' degli israeliani. E che ancora oggi vogliono la 'distruzione di Hamas', anche se questo significa la distruzione della Palestina intera. E sono gli stessi che -da inossidabili farisei quali sono-  dicono di voler riconoscere lo Stato di Palestina proprio ora che sono sicuri di averlo fatto fuori per sempre (se non come futuro fantoccio in mano a sauditi o protettori di turno), insieme alle persone che avrebbero dovuto abitarlo.

Nel piccolo, a proposito di sepolcri imbiancati, ho assistito l'altro giorno ad una marchetta organizzata dall'Istituto Treccani in piazza del Carmine a Cagliari. Questa ed altre iniziative -nell'intendimento dell'ineffabile Giunta di centro-sinistra- si propongono l'obiettivo di proteggere quella piazza da spacciatori, extracomunitari e barboni, attraverso la cultura e la presenza sociale. Idea meritoria, che va però di pari passo con la trasformazione di quell'area in un primo verso esperimento di 'zona rossa' in città, perennemente perlustrata da polizia e videocamere. Detto questo, l'altro giorno, l'ineffabile dirigente esperto, sostenuto dall'altrettanto esperta di comunicazione della Regione, ci ha dato la soluzione per eliminare le liste d'attesa e permettere di accedere alle visite con celerità ed efficienza: aumentare il numero e l'anticipo delle disdette da parte dei cittadini, in modo tale da liberare dei posti per gli altri richiedenti. Non una parola sulla mancanza (o lo sciupìo) delle risorse e del personale, sul malaffare dell'intra moenia e dell'extra moenia, sull'inefficienza del sistema, sulle inadempienze dei politici e dei professoroni sui loro scranni. No: il problema è che i cittadini non sono ancora abbastanza civili, vanno rieducati e paternalisticamente invitati a collaborare, oppure a sentirsi in colpa. E' lo stesso procedimento che si utilizza per la catastrofe ecologica: non si fa nulla, anzi si prosegue ad inquinare e a produrre veleni, ma sono le persone che devono sentirsi colpevoli se non mangiano gli yogurt biologici o non sanno riciclare a puntino la plastica. 





venerdì 12 settembre 2025

Illusioni dure a morire

 


La prima illusione : che la gentilezza, il politicamente corretto, il pacifismo, la bonarietà e la bontà possano fermare o anche solo contrastare la violenza. Sono soltanto l’altra faccia della sua rimozione e negazione, e contribuiscono a darle tempo, per permetterle di crescere ed espandersi.

La seconda illusione : che i violenti si fermino davanti a proteste, appelli, manifestazioni, auspici, condanne. Vedrete cosa accadrà tra pochi giorni alla Flotilla : Netanyahu e i suoi ministri (sostenuti dalla maggioranza del suo popolo) proseguiranno a fare quel che hanno già dimostrato di voler e saper fare, anche contro quei coraggiosi, comici e spaventati guerrieri  (un saluto al grande Benni).

La terza illusione : che le condanne penali possano far paura ed evitare future violenze. Bolsonaro è stato condannato a 27 anni ieri e Trump, Netanyahu, Putin forse lo saranno nei prossimi anni. Ma quel che è accaduto è accaduto, i morti non ritornano in vita e niente impedirà ai prossimi tiranni di fare  e rifare lo stesso.

La quarta illusione : che la giustizia sia una sola e non sia invece sempre soltanto la vendetta di chi al momento ha vinto. Solo chi vince con la forza e la guerra decide cosa è e sarà giusto per la storia.

La quinta illusione : che le democrazie avrebbero accolto e sviluppato la nonviolenza quale unica forma possibile della politica. L’involuzione dell’ultimo secolo, ed in particolare degli ultimi decenni, ci mostra esattamente e tragicamente il contrario.

La sesta illusione : che la paura di estinguerci e di vivere in una condizione di permanente emergenza climatica e sanitaria ci avrebbe portato a cambiare rotta e a modificare i nostri modi di vivere sul pianeta. Non ce la faremo, è evidente : stiamo solo bluffando.

La settima illusione : che fossimo usciti, almeno in Europa, dalla guerra e che -fosse anche solo per nostra convenienza- che l’avremmo lasciata soltanto ad altri (magari con le nostre armi e per i nostri interessi, ma altrove). Non è e non sarà più così.

mercoledì 10 settembre 2025

bum !

 

Ascolto Ursula alla radio, qui nel mio buen retiro di Baressa, ultima provincia dell'Impero.

La solita aria fritta, condita di allarmismo e bellicosità.

Quanto meno i leader hanno potere di fatto, tanto più diventano spocchiosi e fanno la voce grossa, battendosi il petto come i primati.

Quanto meno hanno potere sui membri del loro stesso governo o sui loro popoli, più minacciano, mostrano i muscoli, pretendono di divenire più forti verso chi emigra o sta oltre frontiera.

Vale per lei e per la UE, vale per Trump e per Macron, per Zelensky e i vari putin della terra (che si trovino in Italia, Nepal, Indonesia o Israele...).


E' la solita storia che si ripete:

-più sale l'ingovernabilità e cresce un clima da guerra civile interna agli stati, più si cerca di mantenere il potere ed il dominio attraverso le armi;

-più avanzano la crisi del lavoro e della produzione e cresce la povertà di massa e più si cerca salvezza nell'economia di guerra;

-più si perde la possibilità di una mediazione politica e più si ricorre alle bombe (ora anche rivolte verso gli aiuti umanitari, i nonviolenti e verso gli stessi mediatori, veri o finti che siano...), trasformando ogni azione di protesta in terrorismo (vedi anche i recenti arresti alle manifestazioni di Londra);

-più si evidenzia l'interdipendenza dei problemi e la caratteristica globale della policrisi in atto e più ci si illude di risolverla chiudendosi in una bolla di presunta e fantomatica indipendenza sovranista (etnica, statalista o unionista che sia).


Così si cavalca l'onda populista nel tentativo di colmare il distacco sempre più totale tra gli stati e la maggioranza delle persone. Ma non funziona ed è anche per questo le ribellioni continuano a crescere e a diffondersi:

-si parte da apparenti motivazioni alquanto bizzarre (la generazione Z in Nepal, perchè il governo vuole bloccare i social!; Valditara inizi a tremare anche qui...);

-da risentimenti sociali (in Francia, Blocchiamo tutto ricorda da vicino i gilet gialli di qualche anno fa; le proteste ora in corso in Indonesia ricordano le nostre Tangentopoli);

-da tentativi disperati di intervenire laddove le istituzioni proseguono solo a fare il gioco delle parti o dei due tavoli (vedi la Flotilla, manipolo eroico a cui mi sento ovviamente vicino, fatta salva la sua altissima probabilità di insuccesso, pari peraltro a quella di qualunque negoziatore in azione oggi, più o meno sbruffone che sia).


Ma si evidenzia anche la totale collusione in cui siamo immersi, il silenzio che ci avvolge e che è fatto anche di troppe parole al vento: la nostra capacità di adattarci al male, di rimuovere il disastro, di disumanizzare le nostre relazioni, di proseguire a distruggere il pianeta, non è mai stata così alta e pervicacemente votata alla finzione ed alla mistificazione della verità e della realtà.

Il rischio è che anche le ribellioni momentanee, che non vanno ad incidere sulle nostre vite quotidiane, siano parte -a loro volta- di questa stessa collusione.

Il XXI secolo, da Genova 2001 in poi, ne ha già viste tante, e -quando non si sono addirittura rivelate un boomerang verso le ragioni dei manifestanti (primavere arabe, Black lives matter, rivolte in Sudamerica, Hong Kong...)- non hanno comunque raggiunto i risultati sperati.


E' vero che la Storia ha dei tempi più lunghi delle nostre piccole vite e delle sorti dei singoli movimenti sociali, ma questo primo quarto di secolo ci presenta un quadro davvero sconfortante.

Una profonda transizione è in corso: quel che abbiamo chiamato ordine mondiale (e che garantiva il dominio alle èlite occidentali) non c'è più, il nuovo disordine mondiale è già qui.

E non va in una direzione di ravvedimento sulle nostre premesse (securitarismo, produttivismo, crescita illimitata, nazionalismo, militarismo...), anzi va a irrigidirle e potenziarle.

Le possibilità di interferire su questo da parte dei cittadini è nulla ed è forte anche il senso di impotenza degli stessi politici e statisti che si agitano a destra e a manca.

Sono processi che non sono governabili: la storia degli uomini ce lo dimostra ampiamente.

Quando le economie si squagliano e le guerre avanzano non si può più far nulla, se non attraversare la decadenza e la fine dello status quo.

In vista di nuovi imperi? per quel che contano gli umani, direi di sì.

Ma credo anche che pandemie e catastrofi climatiche si riveleranno ben più potenti di qualunque potere umano, e si imporranno sulle nostre fragili vite e sui nostri precari castelli di sabbia già in questo secolo.


martedì 29 luglio 2025

Mai e sempre

Lo Stato di Palestina non ci sarà mai. Inutile e ipocrita riconoscerlo simbolicamente, mentre si continua ad armare Israele e a collaborare con Netanyahu a tutti i livelli. Due popoli, due stati, favoletta e foglia di fico che vale solo per i nostri governi criminali: un popolo è sotto sterminio e si trasformerà nell'ennesima torma di transfughi e deportati: nuova diaspora, ma non più per ebrei agiati in Europa. Salvo i pochi che sono già riusciti a fuggire, per tutti gli altri palestinesi saranno decenni eterni di campi profughi, come già accade per i saharawi e i rohinga.  L'altro popolo, lo stato ebraico si sta prendendo tutto, e glielo concederemo, come sempre.

L'Unione europea non ci sarà mai. Se non per farsi fortezza contro i migranti poveri o per controllare i suoi stessi cittadini. Ma non potrà mai sostituire gli Stati e gli eserciti nazionali, nè rappresentare una controparte credibile nelle relazioni internazionali. Il 'buon accordo' con gli Stati Uniti lo dimostra ancora una volta: tassi triplicati, acquisto di armamenti a senso unico, condizioni-capestro unilateralmente imposte. Una resa umiliante, che accelererà il declino definitivo del nostro continente. Non che siano da preferire i capitalisti europei a quelli americani. Ma dobbiamo sapere che in questo modo ci consegneremo -come sempre- mani e piedi alle sorti tragiche di un Occidente che sta per essere sopraffatto dalle catastrofi climatiche e dal dominio economico-finanziario-militare di altre potenze emergenti.

L'Italia non ci sarà mai. Saremo sempre un paese-vassallo, ed ancor più nell'avanzante modello neo-feudale. La Meloni, peraltro -inutile stracciarsi le vesti- si è consegnata alla Von der Leyen così come avrebbero fatto Conte, Letta, Renzi o Monti (per non parlare di Draghi). Tra qualche anno, quando saremo rovinati, tutti potranno -come sempre- dar la colpa all'Europa e alle sue decisioni unilaterali ed imposte agli Stati. Non me ne frega nulla della patria e della nazione, ma fa rabbia vedere come anche dietro tanta retorica sovranista si nasconda -come sempre- la sudditanza di tutta la nostra storia, tipica di una condizione coloniale e non certo di una democrazia compiuta (ma neppure di un vero Stato nazionale).





lunedì 28 luglio 2025

salvezza dal cielo

La terra si fa invivibile, l'umanità ha scelto di renderla tale.

Capitalocentrismo, certo, ma siamo tutti più che collusi.

Il caldo soffocante e gli incendi si susseguono, distruggendo quel che resta dei boschi, 

Aumenta la CO2, sgelando le nevi eterne.

Si guarda verso il cielo, in attesa d'acqua dagli elicotteri.

Ma sarà -sempre più- come svuotare l'oceano con un secchiello.


La fame avanza, a Gaza e non solo.

Solo i ricchi (pochi altri, ma sempre di più) e gli agiati (molti di noi, ma sempre di meno) mangiano tranquilli.

I miserabili sono lasciati soli nel deserto, sui barconi, sotto le bombe.

Gli aiuti, ancor più miserabili, scendono dal cielo.

E loro accorrono, nella disperazione, umiliandosi ancora ai piedi dei loro nemici, prima di essere uccisi da quegli stessi che ora li curano.


La guerra si fa irreversibile, irrefrenabile, invincibile.

Militarismo di politici ed armieri, certo, ma anche securitarismo ed identitarismo quotidiano.

Il riarmo procede, senza requie nè memoria di un passato anche recente.

Un passato che ritorna, ma ancor più scientificamente mirato alla distruzione del simile dal simile.

Non c'è scampo sulla terra.

Si guarda al cielo, attendendo -invano- l'intervento di un qualunque dio.

Purchè non sia quello degli Ebrei, che è già da tempo in campo.



venerdì 11 luglio 2025

disobbedienze

Voglio ringraziare i due studenti che hanno deciso di non dare l'orale alla maturità.

Lottare per uscire dalla macchina tirannica delle valutazioni e del merito è una prima azione decisiva per la liberazione dei giovani dal mondo che gli adulti hanno costruito per loro e a loro discapito.

A discapito e nella trascuratezza più totale verso il senso ed i valori della relazione educativa, a scuola e nelle Università.

E' importante che qualcuno di loro ce lo ricordi ancora e non ce la faccia passare liscia.

E che scateni le reazioni di ministri, presidi, giornalisti e politici contro un inatteso boicottaggio di rituali consunti e autoritari.

La valutazione non dà voti, nè tanto meno sentenzia presunte maturità.

Quando mai arriveremo a togliere valore legale ai titoli di studio?

Quando la faremo finita con questi titolifici di massa?


La valutazione è un processo che non possiamo evitare.

Riflettiamo continuamente su noi stessi e sugli altri, su quel che va o che non va.

Ma deve avvenire all'interno di un processo formativo che è fatto di intese, conflitti, cooperazioni, discese e risalite, eventi e casualità, ripetizioni e novità.

E non deve avvenire in un clima ansiogeno, competitivo, prestazionale, comparativo.

E' da questo che quei giovani provano a fuggire, come molti altri (che se ne lamentano, ma senza agire o protestare apertamente ed insieme ad altri...).

Li ascolto ogni giorno, tra una lezione ed un'altra, tra un esame ed un altro.

Sarebbe importante, anche per noi adulti, non lasciarli soli.


PS: Sto leggendo Diluvio di S. Markley: un bel romanzo sulla catastrofe climatica e sulle azioni dirette nonviolente dei prossimi anni.

PPS: Ieri è morto un altro grande disobbediente, Goffredo Fofi. Un grazie anche a lui ed al suo amabile ed amorevole caratteraccio.






mercoledì 9 luglio 2025

premi

La guerra è finita.

E' giunto finalmente il momento delle premiazioni.


I palestinesi riceveranno una città umanitaria tutta per loro. 

Altro che quel cesso di Rafah in cui vivevano prima!

Ora quella è stata rasa al suolo, i suoi abitanti non ci sono più, ma torneranno dai campi profughi per risiedere nella nuova città del sole, costruita sulle sue macerie.

Lì staranno finalmente in pace ed in sicurezza, saranno curati e nessuno li bombarderà più.

La Croce Rossa andrà a visitarli ogni tanto e verificherà il loro benessere ed il trattamento umano a loro riservato da chi li custodisce con attenzione e cortesia.

E' già accaduto a Theresienstadt, poco meno di un secolo fa.


Gli israeliani avranno in premio i loro recenti trofei di guerra: gli scalpi di 100.000 nemici morti, la Striscia di Gaza interamente rioccupata, la Cisgiordania sotto controllo, il Libano e l'Iran sotto schiaffo, le schegge delle bombe americane come souvenir sul comò.

Fra non molto, potranno godersi anche i nuovi resort sulla costa occupata.

E continueranno a ricevere gli attestati di vittime eterne del male e dell'odio universale, oltre che campioni della lotta ai genocidi antisemiti.


Gli americani, ancora una volta, si premieranno da soli, per aver fatto la guerra e per aver costruito la pace.

Nella loro immensa modestia (come è già stato per Kissinger e Obama), ora attendono il Nobel. 

Netanyahu -non potendo candidare se stesso- ha già inoltrato la sua proposta per un amico.

Col sostegno degli sponsor europei, anche qui potrebbero farcela.

martedì 8 luglio 2025

dediche

Dedicato a tutti i capi (di governo, di stato, di eserciti...)

L'inganno è perfetto. E' l'inganno di ogni capo. Tutti i capi fanno in modo di essere preceduti nella morte dalla loro gente. In realtà essi cacciano avanti la loro gente verso la morte, per poter restare più a lungo in vita. L'astuzia è sempre la stessa. Il capo vuole sopravvivere, e perciò si rafforza. Quando egli ha dei nemici a cui sopravvivere tutto va bene; altrimenti, sopravviverà alla sua stessa gente. In ogni caso, egli si serve degli uni e degli altri, alternativamente o simultaneamente. Dei nemici ci si serve apertamente: essi sono, appunto, nemici. Della sua gente invece può servirsi solo di nascosto...

Dedicato a Donald e chiunque randelli a destra e a manca, ovunque sia:

Nelle isole Figi troviamo l'immagine dell'eroe che da solo, senza timore, s'avventa in mezzo ai nemici. Una leggenda narra che un fanciullo cresceva presso la madre, senza conoscere il proprio padre. Minacciando la madre, egli riuscì a farsi dire il nome del padre, e non appena seppe che si trattava del re del cielo si mise in cammino verso di lui. Il padre fu deluso a vedere suo figlio così piccolo: aveva bisogno di uomini, non di bambini, giacchè proprio in quel momento si trovava in guerra. Gli uomini che circondavano il re risero del bambino; questi, allora, con una clava spaccò il cranio a uno di essi. Il re rimase ammirato ed esortò il bambino a restare. Il mattino successivo, prestissimo, i nemici avanzarono contro la città con urla di guerra e gridarono: Vieni fuori, o re del cielo, poichè siamo affamati. Vieni fuori affinchè possiamo mangiare. Il bambino si levò e disse: Nessuno mi segua. Rimanete tutti in città!

Prese la clava fabbricata con le sue mani e si avventò in mezzo ai nemici colpendo furiosamente intorno a sè, a destra e a sinistra. Ad ogni colpo ne uccideva uno, finchè i rimasti fuggirono. Egli allora sedette su un mucchio di cadaveri e gridò, così che lo sentissero dalla città:  Venite fuori e portate via i morti!

Più volte, in seguito, ancora il bambino colpì i nemici del padre, finchè le loro anime divennero docili ed essi giunsero dal re del cielo con offerte di pace: Abbi pietà di noi, o signore, lasciaci in vita!  Così il re non ebbe più nemici, e la sua sovranità si estese su tutto il cielo...

(E. Canetti, Massa e potere, 1960)


sabato 28 giugno 2025

david e golia

Ci sono notizie, oggi?  s'informò il dottore.

Assolutamente niente, signore, rispose Mr Maldon. Si parla di gente affamata e malcontenta su nel nord, ma c'è sempre gente affamata e malcontenta in qualche posto.

Il dottore fece un viso serio e concluse, come se avesse voluto cambiare discorso: Allora non ci sono notizie affatto; e si dice: nessuna nuova, buona nuova.

C'è un lungo articolo sul giornale, signore, circa un assassinio, soggiunse Mr Maldon. Ma c'è sempre qualcuno che viene assassinato, e io non l'ho letto.

Tale affettazione di indifferenza verso tutte le azioni e le passioni dell'umanità non era ancora considerato un segno di distinzione, a quei tempi, credo, come avvenne in seguito. L'ho vista diventare di gran moda, anzi, l'ho vista sfoggiare con sì grande successo, da incontrare dame e gentiluomini che avrebbero potuto benissimo esser nati bruchi. Forse allora mi fece maggiore impressione, perchè era una novità...


§§§§§

Ho domato quel feroce mistero della stenografia...Sono rinomato per la mia bravura in tutto quel che riguarda quest'arte, e faccio parte di un gruppo di altri undici giovani che stenografano i dibattiti parlamentari per un giornale del mattino. Una sera dopo l'altra prendo nota di predizioni che non si avverano mai, di promesse che non vengono mai mantenute, di spiegazioni date solo per confondere le idee. Nuoto nelle parole. La Britannia, sventurata donna, mi è sempre davanti, simile a un pollo farcito, trapassata dagli spiedi delle penne degli uffici, legata mani e piedi dai lacci della burocrazia.

Io vivo dietro le quinte sufficientemente per conoscere quanto valga la vita politica; sono, dunque, un infedele nei suoi riguardi, e non sarà mai possibile convertirmi...

(Charles Dickens, David Copperfield, 1850)




mercoledì 25 giugno 2025

alcune voci dal vuoto pneumatico

Mentre le bugie si susseguono (Abbiamo distrutto il nucleare iraniano...), i ritornelli non cambiano (Si vis pacem, para bellum, ...), le mitologie non si pentono di se stesse e proseguono ad illudersi (Abbiamo chiuso la guerra, come ad Hiroshima...), le finanze degli stati si convertono al riarmo (Grazie Trump, dice Rutte, l'Europa pagherà!), i fakes si diffondono (Chi paga per farci vedere i video di Israele che aiuta Gaza su YouTube: la nostra indagine su Google Ads)

alcune voci si dissociano o offrono almeno un pò più di chiarezza sulla situazione.

Vengono dal mondo dei governanti-armieri, paradossalmente più a sinistra di chi si dice tale: 

Sanchez: "Non aderiamo al 5% di spese militari". Il video

Crosetto: "La Nato non ha più ragione di esistere, Ue e Onu non contano niente"

Oppure dalla Coop:

Gaza Cola, arriva sugli scaffali dei supermercati Coop e scompaiono alcuni prodotti israeliani | Wired Italia

Poca roba, nel disastro.

Ipocrite foglie di fico.

Certo.

Ma almeno tracciano anche altre possibilità di visione e di lotta.

Mostrano almeno un qualche barlume di lungimiranza, nel deserto in cui vaghiamo.

Oltre l'esistente, oltre il silenzio e la collusione, oltre la guerra come unico orizzonte di possibilità.


lunedì 23 giugno 2025

dentro la macchina

 Il Potere è il terzo pericolo...Tutta questa catena e questa trama del potere sono immerse in un mondo che sfugge loro, mondo di flussi mutanti. E proprio la sua impotenza rende il potere così pericoloso. L'uomo di potere vorrà incessantemente bloccare le linee di fuga...ma potrà fare questo solo facendo il vuoto,...dando al concatenamento le dimensioni della macchina: e questo si produce nelle condizioni del totalitarismo o del 'vaso chiuso'.

Ma c'è ancora un quarto pericolo…: che la linea di fuga oltrepassi il muro e...si converta in distruzione, abolizione pura e semplice, passione d'abolizione. Così la linea di fuga, la strana guerra che essa conduce, e il suicidio, il duplice suicidio come esito che fa della linea di fuga una linea di morte… Quando ha la guerra come unico obiettivo, quando in tal modo sostituisce la distruzione alla mutazione, la macchina da guerra libera la carica più catastrofica. La mutazione non era affatto una trasformazione della guerra, ma al contrario la guerra è come la caduta o il declino della mutazione, il solo oggetto che resta alla macchina da guerra quando ha perso la sua potenza di mutare…

Ci sembra sia profondamente giusta l'analisi di Paul Virilio quando definisce il fascismo, anziché con la nozione di Stato totalitario, con quella di Stato suicida: la guerra detta totale non vi appare come un'impresa di Stato, ma come l'impresa di una macchina da guerra che si appropria dello Stato e fa passare attraverso di esso il flusso della guerra assoluta, il quale avrà come unica uscita il suicidio dello Stato stesso…Il telegramma 71: Se la guerra è perduta, la nazione perisca, in cui Hitler decide di unire i suoi sforzi a quelli dei nemici per portare a termine la distruzione del proprio popolo annientando le ultime risorse del suo habitat, riserve civili di ogni natura (acqua potabile, carburante, viveri…) è la normale conclusione…Una macchina da guerra che aveva ormai solo la guerra come oggetto e che accettava di annientare i propri servitori piuttosto che arrestare la distruzione…

(G.Deleuze- F.Guattari, Millepiani, pp.326-330)


Ora ci siamo.

Siamo giunti al punto:

-che si confonde il diritto all'autodifesa col diritto di rappresaglia (ma 'si lavora per evitare l'escalation')

-che uno stato dotato di arma nucleare, alleato all'unico stato che l'ha usata nella storia, attaccano dal cielo uno stato che è in torto perchè non ce l'ha e (forse) vorrebbe averla

-che uno stato ne aggredisce un altro e diventa un pazzo aggressore da isolare e sanzionare; un altro stato fa lo stesso, ma si sta difendendo (e, in ogni caso, ha buone ragioni per farlo e resta impunito, anzi prosegue ad ergersi a giudice di tutti gli altri, erogando premi e punizioni a sua discrezione)

In una situazione come questa, che chiunque può vedere e deve riconoscere, cosa resta da fare, se non nascondersi e farla finita (per paura, terrore, orrore, vergogna, indegnità manifesta o fate voi...) ?


Più in dettaglio, cosa potrebbe fare una unione di stati americani:

-a cui nessuno più obbedisce, se non costretto (vive solo di ricatti)

-che non risolve nulla, nonostante le promesse (è solo uno spaccone)

-che fallisce miseramente in politica -in Afghanistan, Iraq, Siria, in interi continenti- (e sa solo fuggire, dopo)

-che cerca ancora di imporsi economicamente (ma sa che ha le palle in mano ad altri) ?

Può utilizzare la sua ultima finestra di tempo, prima del declino ineluttabile, per distruggere, bombardare, fare guerra al mondo.

E' l'unico campo in cui può ancora fare paura ed esercitare il dominio, e lo fa.

Poveri noi, è certo. E povera Terra...!

Ma sono gli ultimi colpi di coda di un gigante cieco, che impazzisce di rabbia per quel che ha irreversibilmente perduto e per la catastrofe che lo attende.


E ancora: cosa potrebbe fare una Unione di stati europei:

-che nessuno considera (e che non può neppure ricattare nessuno)

-che è divisa tra nazioni e sovrani (tra cui alcuni promettono di agire e di intervenire, ma sono solo spacconate)

-che fallisce miseramente in politica (e non sa fare altro che trasformarsi in un duplicato di una desueta alleanza atlantica)

-che vorrebbe imporsi economicamente (ma sa che le sanzioni stanno impoverendo soltanto se stessa, che sta sbagliando cavallo e che una tigre la sta sbranando anno dopo anno) ?

Può utilizzare la sua ultima finestra di tempo, prima del suo declino ineluttabile, per riarmarsi e militarizzare la sua vita, per tenere in mano il potere almeno sui suoi cittadini, opprimendoli e facendo loro dimenticare ogni velleità di libera espressione e residuo benessere.


E infine: cosa potrebbe fare un'organizzazione multilaterale globale nata sulle ceneri della seconda guerra mondiale:

-a cui nessuno obbedisce (ed è costantemente ricattata dai potenti di turno)

-che non può più risolvere nulla (e che non può neppure più promettere nulla)

-che ha fallito miseramente proprio su quel per cui era nata -diritto internazionale, negoziazioni non armate, parità tra persone e tra nazioni, sviluppo sostenibile- (ridotti a carta straccia dai suoi stessi membri più prestigiosi)

-che lancia ancora proclami per dire che esiste (ma è ormai paralizzata, svuotata, dileggiata, umiliata) ?

Potrebbe utilizzare la sua ultima finestra di tempo, prima del suo declino ineluttabile, per sciogliersi da sé e chiudere bottega: sarebbe più dignitoso per lei e per noi tutti. 













venerdì 20 giugno 2025

biosemiotica del gioco, tra violenza e nonviolenza

 

Oggi ho presentato una relazione ad un convegno sulla biosemiotica.

Eccola, molto in sintesi:


Bateson (USU p.24): Il grosso dei nostri problemi personali, interpersonali, internazionali ed ecologici nasce dalla trasformazione di una distinzione in una separazione e di questa in un'opposizione. 


FASE 1.DISTINZIONE

L'acquisizione e lo sviluppo dei linguaggio verbale va a distinguere 

-l'uomo dall'altro-vivente-eterospecifico-non parlante;

-gli umani tra loro:

-distinguendoli per lingua e quindi costruendo le condizioni per l'esistenza di nazioni-stato monolinguistiche;

-distinguendoli tra alfabeti ed analfabeti;

-distinguendoli fra adulti (parlanti) e bambini (in-fans, non parlanti e quindi minori-minorati)

La superiorità gerarchica Maggiore-minore è così costituita a vari livelli ed in vari contesti (linguistici, educativi, politici, sociali) 

Bateson ed Huxley (VEM pp.166-7) descrivono però questa superiorità come perdita di grazia (dis/grazia), una fonte di dis-integrazione che allontana gli uomini -rispetto agli animali- dall'avvicinarsi al linguaggio di Dio (che è incapace -a differenza dell'homo loquens- di inganno e di fraintendimento).  


FASE 2. SEPARAZIONE 

Bateson in VEM p.416 insiste a ricordarci che il gatto che miagola davanti al frigo ci chiede il latte (livello di comunicazione-contenuto-notizia), ma simultaneamente ci dice 'dipendenza, dipendenza!' (livello di meta/comunicazione-relazione-comando)

Ed in USU pp.369-70 ci ricorda che il linguaggio metaforico e metacomunicativo è inevitabilmente più antico, più potente e più esteso di quello verbale-analitico nella costruzione di relazioni biosemioticamente significative e vitali: nei suoi famosi 'sillogismi in erba' si esprime l'idea che la natura si sia infatti organizzata per milioni di anni ben prima dell'insorgenza dei linguaggi verbali (VEM pp.193-4).

Vari autori hanno confermato in tempi più recenti questa visione: cito qui le reti micorriziche ed i processi di 'inosculation' (UW pp.81-86), i processi rizomatici in Deleuze-Guattari (MP), i pensieri delle foreste in Kohn (CPF) l'evoluzione della bellezza e l'autonomia dell'estetico in Prum (EB), l'empatia uomo-animale in De Waal (UA).


FASE 3.DIVISIONE-SOVVERTIMENTO

Bateson ci rende consapevoli (ad es. in USU p.457) si come si sia determinata una crescente divisione tra umano e non umano nel passare dalla relazione alla funzione (utilitarismo, produttivismo, estrattivismo)

In MP (cap.4), Deleuze Guattari dichiarano: il linguaggio non è la vita, dà ordini alla vita!

Un'entità incorporea vuole assumere il comando, il controllo disciplinare dei corpi, configurandosi come dispositivo funzionale agli scopi di cui sopra.

Il regime semiotico della comunicazione verbale logicizzata a fini di efficienza e funzionalità produttiva e progettuale va a porsi cioè come cornice superiore rispetto a quello non-verbale: il numerico si fa comando e non più solo notizia, sostituendosi al potere nella gerarchia biologica della comunicazione; assistiamo così all'insorgere, da un lato, ad una lotta tra poteri: verbale-numerico (antroposemiotica-civilizzazione) versus non-verbale-analogico (biosemiotica), dall'altro, proprio a causa di una gerarchia biosemiotica invertita-sovvertita, essa produce dualismi dividenti/divisori, con conseguenti ed evidenti effetti: nevrosi per gli umani (disagio della civiltà), divisione mente/natura (io/non-io), coscienza/incoscienza, trascendenza/immanenza, anima/corpo, antropocentrismo versus ecocentrismo.


FASE 4.TOTALIZZAZIONE-DOMINIO

I tentativi di logicizzazione del mondo e del vivente, partiti perlomeno dal secolo XVI, hanno lanciato il loro attacco frontale al legame uomo-natura nel XIX sec. (positivismo, fallito), nel XX sec. (neo-positivismo, fallito) e nel XXI sec. col neo-neo-positivismo (dataismo, che pare invece sulla via del successo), consistente oggi in un tentativo pressante e apparentemente irreversibile di macchinizzazione-digitalizzazione-virtualizzazione dell'umano (comportamentismo, automazione, machine learning)

Alcuni effetti paradossali appaiono all'orizzonte:

Per Agamben (CD) il dispositivo è un estremo tentativo di far riacquisire all'uomo gli automatismi animali perduti (neo-istinti che evocano la grazia della facilità-immediatezza-gratuità degli atti tecno-digitali)

In Kahneman (PLV): il sistema 2 dei pensieri veloci ci rilassa e ci fa economizzare energie andando a prevalere sul sistema 1 dei pensieri riflessi e lenti;

Baricco esalta in IB e TG (riportati anche in FIM p.39) la figura del surfer senza profondità e capace di conoscenze nuove e anti-formalizzate-antiaccademiche: la Rete internet viene così presentata come ritorno dell'immagine e trionfo dell'icona sulla parola (segni di libertà e progresso).


FASE 5.RIAVVICINAMENTO FORZATO

L'analisi che propongo, invece, ci fa vedere come i segnali analogici riprendano potere, ma se e solo se ormai inquadrati in una cornice totalmente e prepotentemente  digitalizzata (l'analogico è usato solo come mezzo efficace di persuasione ed attrazione dopaminica all'interno di circuiti preformati da coazioni algoritmate): le emozioni di trasformano-mistificano in emoticon, i sentimenti in sentiment, la realtà in reality, la società in social, il gioco in gamification (RIG), le capacità in prestazioni/performances.

L'ipotesi di rischiare un aumento della diffidenza tra umani e analoghi tecnologici (robot) nell'eccesso di somiglianza in fase di mirroring-rispecchiamento (VCR p.33) trova oggi la sua risoluzione in un avvicinamento reciproco (robotizzazione degli umani che deve procedere parallelamente con l'umanizzazione dei robot): per poter vivere con i robot, sempre più simili a noi, dobbiamo imparare a vivere come i robot.

Quel che Bateson paventava come perdita dell'inquadramento (VEM pp.220-1 e 247) si realizza: si perde la distinzione vitale tra gioco e non gioco, tra mappa e territorio, tra finzione e realtà: il 'come se' ludiforme della second life va a porsi come sostitutiva della first, si impone come unica realtà vera al posto del reale, determinandosi così come falsa (HHL, cap.1).


6.ESAMI di NATURITA'

Quali sono gli effetti evidenti di questa perdita dell'inquadramento?

Fragilità-ansia-paura-passività-depressione, da un lato, omologazione, rabbia, aggressività, ipereccitazione, iperattività dall'altro.

Si potrà uscire (vivi?) dall'Antropocene, da questa catastrofe in corso? C'è da dubitarne.

Il gioco ci propone comunque dei possibili antidoti:

-accentuare la nostra disposizione ai risk-play, all'avventurismo, quali arricchimenti della vita reale, per uscire dall'immunizzazione (IM), dalla neutralizzazione del conflitto e dal securitarismo (PMP), dal soluzionismo tecnologico (GA-CN)

-sfavorire i processi di adattamento/resilienza favorendo quelli di accomodamento/resistenza/non collaborazione attiva (HHL, capp.3 e 9);

-favorire i processi che accrescono l'(auto)regolazione, riducano la regolamentazione (antiburocraticismo), depotenzino la regolarizzazione (democrazia democratizzata versus democratura tecnocratica) (PI, PH) 

-uscire dall'antropologia umanistica e avvicinarsi ad una zooantropologia-ecologia delle relazioni (pedagogia aperta, all'Aperto, in Natura (PHU)), per favorire l'uscita dall'hybris antropocentrica (SA) e orientarsi verso una lungimiranza ecosistemica (SOA).



Riferimenti bibliografici, in ordine di apparizione:


G. Bateson: Verso un ecologia della mente (VEM) e Una sacra unità (USU)

R. Mc Farlane, Underworld (UW)

G.Deleuze-F.Guattari, Millepiani (MP)

E.Kohn, Come pensano le foreste (CPF)

R.O. Prum, L'evoluzione della bellezza (EB)

F. De Waal, L'ultimo abbraccio (UA)

G. Agamben, Cos'è un dispositivo? (CD)

D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci (PLV)

A. Baricco, The Game (TG) e I Barbari (IB)

E.Euli, Fare il morto (FIM) e Homo homini ludus (HHL)

J. McGonigal, La realtà in gioco (RIG)

P. Dumouchel-L.Damiano, Vivere con i robot (VCR)

R. Esposito, Immunitas (IM)

J. Galtung, Pace con mezzi pacifici (PMP)

J. Haidt, La generazione ansiosa (GA)

S. Turkle, La conversazione necessaria (CN)

L. Floridi, Pensare l'infosfera (PI)

C. Milani-D.Fant, Pedagogia hacker (PH)

R. Marchesini, Post-human (PHU)

L. Zoja, Storia dell'arroganza (SA)

H. Jonas, Sull'orlo dell'abisso (SOA)
















martedì 17 giugno 2025

La stalla è vuota

 


Quando iniziano a chiedere la de-escalation è il segno che la guerra non si fermerà e durerà a lungo.

E che, al di là degli auspici di maniera, vogliono che sia così.

Quando il capitale entra in crisi, ne esce da sempre con le armi (vendendole e usandole), a discapito anche di milioni di morti (figuriamoci se quei criminali al potere si preoccupano oggi di qualche decina di migliaia di palestinesi, ucraini o iraniani).

Il disordine che ora si vede potrebbe però nascondere patti di spartizione non dichiarati, ma che si avvertono sempre più distintamente: agli USA spetteranno (tramite Israele e sunniti) il Medio Oriente e la sempre disponibile Europa (ormai spacciata come entità unita ed autonoma), alla Russia l'Ucraina, gli altri stati ex sovietici e l'Africa (che, a sua volta, sarà spartita con la Cina). Cina che continuerà a prendersi Estremo Oriente e pure Taiwan, senza trovare opposizione in Occidente, come già accaduto con Hong Kong.

Sempre che i giochi funzionino, che i conti tornino per tutti e che tutti abbiano da guadagnarci qualcosa.

Solo questa divisione neo-imperiale concordata ci eviterà la terza guerra mondiale (in cambio avremo probabilmente solo guerre a bassa intensità, gestite da gruppi armati, più o meno collusi e finanziati sotto banco dalle stesse potenze di cui sopra).

Se l'accordo non si realizzasse, invece, gli imperi comunque si realizzeranno, ma passando attraverso una guerra su scala globale.

Non è una bella alternativa, ma per le democrazie i buoi (e le vacche e i maiali e le capre...) sono scappati dalla stalla già da un bel po'.



Quando i Ministri dell'Istruzione senza merito iniziano a vietare gli smartphone a scuola è il segno che si è già ormai andati ben oltre le possibilità di controllarne l'uso e la potenza. Il mondo adulto inizia a comprendere che le giovani generazioni sono due volte perdute: la prima, rispetto a se stesse e alla propria intelligenza e sensibilità; la seconda, rispetto alla divisione crescente tra loro e le istituzioni create per istruirle, governarle, educarle e regolarle dall'alto, secondo gli intendimenti delle famiglie e degli stati.

I giovani (soprattutto se sono stati allevati così sin da bambini) vivranno il divieto come l'ennesima repressione, incomprensione, punizione e tradimento da parte del mondo adulto.

La riduzione del danno in ambienti scolastici si potrebbe verificare se e solo se:

-anche gli adulti rinunciassero all'uso del digitale e dei social, almeno all'interno delle scuole;

-si limitasse in generale l'uso di tecnologie didattiche gamificate, valorizzando invece relazioni, motivazioni intrinseche, comuni esperienze e riflessioni appassionate e condivise;

-si vietasse l'uso degli account social prima dei 16 anni

-si ostacolasse (e non, come invece sta accadendo, si promuovesse) l'uso dell'intelligenza artificiale.

A questo proposito, l'uso di Chat GPT in qualunque contesto scolastico (ed in particolare nelle scuole superiori e nelle università), da parte di tutti (studenti, tesisti, dottorandi e docenti), mette definitivamente in discussione il valore delle valutazioni delle prove scritte di qualunque tipo, compresi i test, e con ciò rappresenta già la catastrofe di qualunque illusione di poter davvero verificare i presunti meriti di chiunque, in vista di promozioni, assunzioni e carriere.

Il che può aprire, come un boomerang scassinatore, ad una fase di messa in discussione (se saremo e se fossimo onesti) dei criteri e delle evidenze sinora acriticamente adottati dalle istituzioni e dalle organizzazioni della scuola e del lavoro.



Quando gli esperti di cambiamento climatico iniziano a dirci che salire al 2% di aumento della CO2 in atmosfera non avrebbe gli stessi effetti che ci sarebbero se salissimo al 4% è il segno che la situazione sta degradando e accelerando verso la catastrofe ben più gravemente delle loro previsioni e speranze di qualche anno fa. Per evitare (o almeno per rinviare, rallentare, mitigare) la catastrofe, lavorano per trovare soluzioni tecnologiche che favoriscano la limitazione degli effetti negativi sulla vita degli umani, tale da rendere più agevole un progressivo loro adattamento a quel che sta irreversibilmente accadendo e che appare sostanzialmente infermabile.

La sostanza è che non vogliamo rinunciare a crescere ed a svilupparci, a discapito del pianeta e anche a costo di vivere in una condizione di guerra permanente, tra i paesi ricchi per il predominio imperiale, tra questi e i paesi sottomessi per proseguire a sfruttarli e dominarli.

E qui torniamo a bomba (è proprio il caso di dirlo!): la guerra, che appare irrazionale a livello mediatico e di logica elementare, trova qui la sua ragion d'essere, la sua logica profonda, strategica, la lucidità della sua follia.

Il capitalismo vince perché ci viviamo dentro e vive dentro di noi.

Non possiamo più pensare di poter solo goderne i dividendi di 'pace', lasciando ad altri i costi e le tossine.

Le nostre generazioni (e ancor più le ultime) sono vissute e sono state educate a vivere in quella illusione, ma anche qui il boomerang sta virando -minacciosamente e tragicamente- proprio contro chi l'aveva lanciato, sperando come sempre, ancora una volta, di sfangarla.

lunedì 16 giugno 2025

WARGAMES

A che gioco possiamo (ci fanno) giocare e scommettere, visto che non c'è (non si può, non si vuole) esercitare nessuna opposizione?

A FANTA-GUERRA 

Per chi tifiamo? e chi metteremmo in squadra? Katz o Khamenei?  Putin o Zelenski? Nethanyau o Abu Mazen?

Ma le azioni di Ucraina e Palestina stanno scendendo, ora tira di più la nuova guerra, e la prossima ancora di più. Prepariamoci a sempre nuovi spettacoli, sul divano, davanti agli schermi... Non ce li faremo mancare, statene certi: una guerra al giorno toglie la vita di torno (ma le news sono a posto)...

A TOTO-GUERRA

Su chi scommettiamo?  Chi vincerà e quando?  Con quali armi?

Sù, diveniamo esperti di missili Suleimani ( a sua volta ucciso da missili americani qualche anno fa...) e droni contro sistemi Iron Dome che funzionano e no, chiamandoli per nome e conoscendone produttori ed indirizzi, volta a volta, bomba su bomba... 

AD ASTRO-DISASTRO

Ci sarà la terza guerra mondiale? O e già in corso? E lascerà superstiti? Scommettiamo su quali saranno gli ultimi a morire? Io scommetto sui cinesi, e voi?

A  CAZZI NOSTRI E VOSTRI

Come ci estingueremo e quando? Che ne sarà dei giovani e dei bambini e degli animali e degli alberi?

L'unica domanda per me è: la catastrofe climatica avverrà prima che ci distruggiamo tra noi umani? Quale preferite? O ce le tireremo addosso tutt'e due insieme?

AL GIOCO DELLA BOTOLA

Dove potremo scappare, nasconderci, fuggire? In campagna, su un atollo, su Marte? Chi potrà e chi no?

Quanti soldi ci vorranno? Qualcuno -lo so- già è pronto e non avrà bisogno di rompere il porcellino...

A SALVIAMO IL SOLDATO RYAN

Chi vorremmo salvare (oltre a noi stessi)? Chi vorremmo che non se la scampasse?

Gioco della torre: facciamo l'elenco di tutti gli assassini che vorremmo assassinati. Ma , per alcuni di loro, quanti quasi-giusti e quasi-innocenti muoiono e moriranno?

A RISCHIATUTTO

Qualcuno ci proverà, anche a costo della vita? Chi tenterà qualcosa di nuovo, di inedito, di inaspettato, di rivoluzionario? Quanto appare probabile? E che premio si meriterà (sempre che ci sia ancora qualcuno a darglielo e ad applaudire) ?



venerdì 13 giugno 2025

Italiani, brava gente (test psicoattitudinale)


Tajani:

Israele bombarda le città e le centrali nucleari iraniane e lui si preoccupa della sorte dei nostri connazionali che vivono laggiù.

Israele ammazza decine di migliaia di palestinesi, da mesi e mesi, e lui si impegna compassionevole a salvare e curare 10 bambini. 

Esito: Pietosamente ricolmo di umanità e di complessità.


Sbarra:

Difende per anni  coraggiosamente ed in anni bui i diritti e gli interessi dei lavoratori e li svende senza mai opporsi a nulla (se non agli altri sindacati).

Riceve oggi in cambio un ruolo ministeriale dal governo Meloni: farà il bene del Sud. 

Esito: Solidale e alieno da qualunque forma di opportunismo.


Schlein:

Accoglie tutti nel suo partito, quelli che hanno fatto il jobs act e quelli che hanno indetto il referendum.

Da buona ebrea sostiene e protegge Israele, ma fa i cortei per i palestinesi. 

Esito: Si evidenzia una sua spiccata personalità, votata indubitabilmente alla leadership della sinistra.


Meloni:

Ama l'Italia e gli italiani, lavora per il bene di tutti, soprattutto dei ricchi. E prosegue a creare i poveri per dar loro i bonus di sopravvivenza.

Vuole le trattative, ama la pace, ma vende armi, si riarma e prosegue amabilmente la guerra in Ucraina, sulla pelle degli altri. 

Esito: Amabile e votabile, senza scampo.


Conte:

Quando era al governo ha seguito la linea dell'Unione europea su tutto. Faceva una politica di destra, collaborando con chiunque, pur di governare.

Ora che è all'opposizione non la segue più. Fa il bravo ragazzo di sinistra, quando al potere c'è la destra. 

Esito: Decisamente credibile e affidabile, meritevole e pronto per nuovi incarichi.


Fratoianni:

Il pacifista con la Tesla è un politico di professione che lavora per il popolo da quando è nato (lui, non il popolo).

E' sempre in prima fila nei cortei, in tv, ai comizi, insieme a quel capellone in ritardo di Bonelli (che gestisce amorevolmente il cadavere scarnificato dei Verdi). 

Esito: Equilibrista, si muove bene tra diavoli e acqua santa. E così sia.

martedì 10 giugno 2025

tre stop

 


I referendum non hanno raggiunto il quorum, sono stati bloccati dall'astensione.

Percentuali bassissime del voto, soprattutto al sud e nelle isole. 

Sono andati al mare, come profetizzò il Bettino, mezzo secolo fa.

E si riesce ancora a far finta di niente su quel che ancora chiamano democrazia: la destra esulta per i 35 milioni di astenuti, la sinistra si consola per i 15 milioni di votanti. Si prosegue con la rimozione totale del comune fallimento.

Ma la notizia che allarma di più (ma non stupisce) è che anche un terzo di quelli che hanno votato, hanno barrato il NO al quinto quesito. Il che ci dice che più di due terzi dei miei concittadini è razzista e vuole tenere quel che resta dei diritti di cittadinanza solo per sé. 

Il problema quindi non sono i nemici, ma gli amici.


In California, gli immigrati ispanici protestano per gli arresti e le deportazioni in corso.

In tutta risposta vengono repressi, arrestati e feriti da polizia ed esercito.

La guerra civile americana avanza. E' quel che ci aspetta anche qui.

I diritti, anche di quelli che pensavano di averli ormai acquisiti (compresi noi), si scioglieranno come neve al sole.

Vari giudici, sindaci, governatori resistono e denunciano, cercano di stoppare la militarizzazione della vita civile, ma non potranno durare a lungo.

Verranno attaccati, estenuati, sostituiti, espulsi. Come dei clandestini in una nazione che non li riconosce più.


La piccola barca della Flotilla pacifista è stata fermata con veleni e abbordaggi dall'esercito israeliano, ben prima di arrivare alla costa di Gaza.

Ennesimo suo atto di pirateria globalizzata, che non trova né ostacoli né tantomeno qualcuno o qualcosa che possa stopparlo.

Intanto l'ineffabile Rutte dichiara che la Nato aumenterà del 400% le spese per l'aeronautica: è un riarmo senza freni.

La pace è in catene, la guerra si scatena.

Le navicelle si scontrano contro le armate e cosa ci si può aspettare? Qualcuno crede nei miracoli?

La nonviolenza ha bisogno (avrebbe avuto bisogno, in altri tempi) di ben altro, ma abbiamo continuato a blaterare nei convegni e a consolarci nei cortei, a salvarci la coscienza e a pensare che stavamo facendo il nostro. Ma non era così, né tanto meno lo è oggi.

venerdì 6 giugno 2025

sorvegliare e punire

Riassunto sul Medio Oriente:

Prima fase: provocare l'attacco con decenni di soprusi.

Seconda fase: attaccare senza limiti e senza proporzione, uccidendo decine di migliaia di persone

Terza fase: organizzare e monopolizzare la distribuzione degli aiuti e sparare sugli affamati

Quarta fase: deportare tutti in un angolo di territorio o altrove

Quinta fase: restare impuniti


Riassunto sull'Ucraina:

Prima fase: provocare l'attacco con un accerchiamento ventennale

Seconda fase: rifornire di armi e risorse il paese invaso militarmente perchè si difenda

Terza fase: rifornire di armi ed intelligence per attaccare il paese invasore al suo interno

Quarta fase: boicottare qualunque tentativo di negoziato e riarmarsi senza limiti

Quinta fase: spartirsi i territori e le risorse del paese ed usarlo come piattaforma militare

Sesta fase: restare impuniti


Riassunto su USA/UE:

Prima fase: Minacciare l'uscita dalla Nato e il disimpegno dall'Europa

Seconda fase: Riunificare e rendere coincidenti UE e Nato

Terza fase: riarmare i singoli paesi per comprare armi dagli USA e difendersi da nemici immaginari

Quarta fase: prepararsi alla guerra per farla in territorio europeo

Quinta fase: restare impuniti


Riassunto su Italia:

Prima fase: approvare il decreto sicurezza

Seconda fase: equiparare azioni nonviolente ad azioni violente

Terza fase: stimolare così il sorgere di azioni violente, visto che tanto non si fa differenza

Quarta fase: reprimerle, militarizzando la vita civile

Sesta fase: punire tutti, violenti e nonviolenti, indiscriminatamente







martedì 3 giugno 2025

hasta la derrota, siempre?

Giorgia Meloni ha reso finalmente pubblica una strada, legale ma potentissima, per abbattere l'abitudine al voto tanto per votare: andrà al seggio, ma non prenderà le schede del referendum. In modo tale da boicottarlo, da renderlo politicamente inservibile. Quando, due elezioni fa, tentammo quella stessa carta e la proponemmo a noi stessi e ai movimenti, ricevemmo una risposta ambivalente: una piccola, ma significativa parte di potenziali elettori lo fece (si dice che siano stati 250.000), a loro volta boicottati dai media e dei social, che scelsero il silenzio quasi assoluto sull'iniziativa.

Ora, lo farà la Presidente del Consiglio e credo a questo punto anche molti altri. I media non hanno perciò potuto proseguire la congiura del silenzio. Grazie, Giorgia!

(Tra parentesi, a questo referendum andrò a votare e voterò sì, anche se mi dispiace che anche queste residue forme di democrazia diretta siano divenute patrimonio di sindacati e partiti).


Ieri, dopo dieci anni, ho deciso di fare un corteo pro-Pal, contro il riarmo, la guerra e il decreto-sicurezza.

Davanti a quel che sta accadendo ho preferito non starmene a casa a fare il solito Geremia.

E' stata un'esperienza educativa, divertente, intergenerazionale ed anche simpatica: nessuno scontro, slogan sostitutivi, retoricamente aggressivi nella loro rabbiosa, totale impotenza, un senso di gioco collettivo, musicalmente accompagnato da rap ben intonati e impegnati (tra indipendentismo ed antimperialismo d'antan). 

Si respirava però anche un'aria decadente da operetta, con piccoli comizi (discorsi patetici come quelli del palestinese di turno, intervallati da frasi fatte contro gli assassini israeliani, americani ed i loro complici, italiani ed europei). Roba davvero scontata, e maledettamente triste. Sconfortante, almeno per me (traduzione: cultura di lotta nonviolenta non pervenuta).

Certamente ha dato qualche soddisfazione estetico-estatica ai partecipanti, ma la sua funzione ed il suo significato politico proseguono a sfuggirmi. E continuo a non capire come si possa credere di poter avere un impatto nella società 'normale' con questo tipo di manifestazioni, queste parole d'ordine, questi atteggiamenti ribellisti e rivoltosi, che simulano teatralmente e ritualisticamente una lotta che non c'è.

Paul Feyerabend, in una lettera a Lakatos, scriveva ormai un bel po' di anni fa: 'Gli studenti agiscono in modo stupido, ma lo fanno di fronte a un problema che gli adulti non vedono neppure e pertanto non affrontano, neanche in modo stupido'.

Per questo, in mancanza d'altro (che non si vede, neppure all'orizzonte...), per una volta ancora, ci sono andato.

Fra dieci anni (ma non prima), se ci sarò ancora e avrò la forza di camminare, ci tornerò.

Ma, nel frattempo, siamo davvero sicuri che questo sia la cosa meno stupida che si possa fare?

mercoledì 28 maggio 2025

la lezione della catastrofe


se volete vedere/ascoltare il video della mia lezione a parma, eccola qui...

 https://elly2024.didattica.unipr.it/course/view.php?id=4590

è la lezione 11 del ciclo proposto dal prof. caserini

lunedì 5 maggio 2025

nessuna speranza senza conflitto

Piuttosto che dettare, imporre o comprare 'soluzioni' (come fanno rispettivamente i politici, i militari, gli imprenditori economici) sarebbe meglio combinare l'analisi profonda del conflitto con i bisogni e i diritti umani fondamentali della gente comune coinvolta in un conflitto. Il fine è pervenire a risultati accettabili e sostenibili, non solo per i leaders o le èlites, bensì per quante più persone possibili, impiegando tutto il tempo necessario per farlo. Come sempre in politica, il problema non è solo se i leaders si accordano, ma anche se la gente concorda con i propri leaders. (J. Galtung, La trasformazione dei conflitti come mezzi pacifici. Il Metodo Transcend, 2006, cit. in S.Deiana, Trasformare i conflitti, promuovere la pace, Per una lettura pedagogica della proposta nonviolenta di Johan Galtung, ETS, 2025).


Lo sbruffone numero uno, l'imprenditore-imbonitore dal ciuffo biondo, inizia a tirarsi indietro.

Putin e Zelenski si odiano troppo per arrivare alla pace, ammette.

Dopo aver estorto le terre rare al comico ucraino, prosegue a farsi prendere in giro dall'ex agente del KGB.

Ed inizia a capire che l'apprentice sarà ancora bello lungo.

Un commerciante di successo capisce molto di negozi, ma poco di negoziazione in una guerra: sono mediazioni di natura diversa.

La guerra nasce su (e produce) conflitti non componibili a suon di ricatti, premi e punizioni in denaro.

Nè, tanto meno, sono risolubili in breve tempo e soltanto con dialoghi tra èlites.

Ma loro procedono, ineffabili, a smontare e rimontare i loro stessi discorsi.

Senza conflitto e senza trovare opposizione.


La guerra è un crimine e come tale produce crimini di guerra e criminali di guerra. Sempre: inutile fare distinzioni, stabilire convenzioni, dettare regole.

Israele ed Hamas fanno la guerra e quindi sono organizzazioni criminali, commettono crimini e incitano i loro adepti ed i loro nemici a compierli.

Le mediazioni non sono più praticabili in Medio Oriente.

E non è più consentita, e risulta anacronistica, la funzione di assistenza delle ONG.

L'ha deciso e ratificato definitivamente ieri la stessa Knesset: che i panzer avanzino senza remore e che gli aiuti non entrino mai più dentro la Striscia.

Lì, a Gaza, si compie e si formalizza definitivamente il salto verso l'occupazione totale dei territori palestinesi, verso le sterminio di un popolo intero.

In barba a qualunque appello, legge internazionale, arbitrato.

I sionisti possono procedere, secondo il loro unico volere, sotto la copertura di tutto l'Occidente -sempre meno amato e sempre più armato ed armante- e della sua retorica antisemita.

Senza conflitto e senza opposizione.


La democrazia è gestione leale e costruttiva delle differenze e dei conflitti o non è.

Quel che ancora una volta hanno combinato in Romania (dopo le ingerenze in Algeria, Iraq, Libia, Afghanistan, etc etc) e prima di quel che combineremo ancora in Germania contro l'IDF o abbiamo già fatto in Italia contro Berlusconi ed in Francia contro la Le Pen, gli sbatte e gli sbatterà sempre sui denti.

Sono finiti i tempi dei centro-sinistri che fingono di opporsi e fanno le stesse scelte dei loro presunti avversari, contro la pace e contro i poveri.

Sono finiti i tempi della convenzione ad excludendum delle destre estreme in Europa e negli Stati uniti.

Se ci saranno ancora le elezioni, le vinceranno sempre loro, per un bel po'.

E se si cercheranno -contro di lei- scorciatoie e soluzioni giudiziarie, proprio perché non si è più capaci di affrontarla politicamente e culturalmente, l'estrema destra trionferà sempre di più. E sarà giusto così.

Perchè il capitale ha deciso di sbarazzarsi degli ultimi residui di libertà e di giustizia sociale, in nome della sicurezza e del dominio.

Senza conflitto e senza alcuna opposizione, anche da parte di chi dice di farlo.












mercoledì 30 aprile 2025

oltre il giardino

 Ieri, con i miei studenti ed alcuni amici ed amiche, abbiamo vissuto un esperienza di  'deriva'.

Una camminata insieme, nel parco, orientati soltanto da ispirazioni ed eventi, rivelazioni ed apparizioni che di volta in volta si presentavano ai nostri occhi.

Un segno che ci direzionava nella Zona, che spezzava la stasi e ci muoveva verso l'ignoto.

La natura ci chiama e ci insegna qualcosa, sempre. 

Ma è decisivo saper attendere, fermarsi, ascoltare, renderci di nuovo capaci di darci tempo e spazio -soprattutto mentale-, accogliere il vuoto e il silenzio.

Abbiamo incontrato e seguito dei parrocchetti verdi, farfalle, pollini nell'aria, una tartaruga che deponeva le uova, una musica alla chitarra di una ragazza ignara di avere un pubblico alle spalle.

Il tutto con una concentrazione ed un interesse crescenti: un'apertura verso qualcosa d'altro, un'esperienza d'altri tempi e ancora attuale, che -nella presenza del solo presente- ci permette -almeno per un attimo- di evadere dall'ansia della prestazione e del futuro.


Nel frattempo, in Spagna e Portogallo, il blackout ha costretto milioni di persone a vivere una giornata senza elettricità, senza metro, senza luce ed, in gran parte, senza connessioni.

Al di là degli inevitabili disagi, un'occasione per uscire dalla comfort zone, dalle abitudini consolidate, dai rituali di ogni giorno, dalla virtualità.

Molte persone hanno ripreso a comunicare di persona e a voce, a suonare la chitarra e a cantare per strada. Per darsi coraggio nel buio che avanza.

E' da un mese che vivo a casa mia senz'acqua corrente e senza bagno, per dei lavori di rifacimento urgenti.

Vado a raccogliere acqua al giardinetto con bottiglie e bidoncini, uso i bagni pubblici del Comune o dei bar.

Disagevole, certo.

Ma anche curiosamente aperto al possibile, decrescente e solidale. Divertente, quasi.

lunedì 28 aprile 2025

sardigna matrigna

 Qualche militante che gira con i quattro mori sbendati, piccoli cortei e raduni in via Palabanda, a celebrare rivolte incerte e controverse.

Assemblee nel palazzo regionale, gonfie di retorica e lamentazioni contro i governi di sempre, sempre a dare la colpa ad altri che non sono tra noi.

Per dimenticare i clientelismi, le collusioni, le svendite, i politicismi e le autocolonizzazioni di quelli di qui, che si dicono sardi e fingono di credere ed anche di esaltarsi in giornate come queste.

Celebrare è il modo migliore di dimenticare, ricordava Todorov.

Intanto, il sardismo è in soffitta (o al governo, ma a destra), gli indipendentisti si dividono in mille pezzi, ognuno a coltivare il suo orticello di slogan (molti) e potere (nullo), a difendersi dall'eolico e dalle scorie mentre si preparano al metano ed al nucleare sostenibile.

Sovranismi e localismi buoni contro quelli cattivi si rincorrono anche qui, in attesa di capire se la globalizzazione procederà o ci lascerà con o senza rimpianti.

I paesi e le campagne, nel frattempo, si svuotano, i giovani fuggono verso le metropoli d'Europa, i figli non nascono più.

Ma oggi è il momento di non pensarci, di festeggiare lotte ed identità immaginarie, di rivendicare realtà e diritti inesigibili, di sognare libertà ed autonomie.

Oggi, Sa Die de Sa Sardigna.



Ieri era l'anniversario della morte di Mussolini e, ennesima ironia della sorte, anche di Antonio Gramsci.

Siamo andati da Baressa ad Ales, per fare colazione a fianco alla casa in cui lui è nato.

Siamo entrati nella biblioteca della Casa Museo, così spesso aperta da odorare malamente di chiuso.

Uno sparutissimo gruppo di anziani, reduci di un partito che fu, intorno ad un sindaco e ad una corona di fiori.

Ci acchiappano e ci invitano a portarla noi, dal Municipio fino alla Casa, per la via centrale, tra la Cattedrale e la piazzetta di chiesa.

Accettiamo, divertiti e stupiti come turisti per caso, e dietro di noi si forma un piccolo corteo (come in un sereno funerale, sotto un cielo che pioviggina). 

Discorsi semplici, umili e dignitosi, di persone che stanno in un'associazione senza fondi, in un angolino di quell'angolino del mondo che già è la nostra isola. E in un paesone, Ales, che è ancora diocesi, ma che ha perso metà degli abitanti (ora ne ha 1200) in mezzo secolo. Nessun giovane, infatti, alla manifestazione; e un solo bambino, col nonno, che gioca a fare il comunista.

A Città del Messico, il fratello dell'amico frate che ci ha ospitato, morto l'anno scorso, ha creato un Circolo Gramsci e scritto vari libri sulla sua opera.

La stessa destra attuale in Italia chiacchiera di egemonia culturale.

Eppure, uno dei nostri più grandi, letto, studiato, conosciuto in tutto il mondo, è quasi del tutto dimenticato e abbandonato qui.

Ieri, Sa Die de Sa Matrigna.

venerdì 25 aprile 2025

ciao caro (detto alla romana)

 C'è un solo albero nella piana, un solo punto di riferimento rimasto in piedi. Il carro funebre fa il giro della proprietà per permettere al nonnino di salutare un'ultima volta i suoi paesaggi. E ai paesaggi di salutare un'ultima volta lui. E' una scena commovente. Anche al suo cane viene da piangere, corre dietro la macchina nera, la segue come quando seguiva il padrone che, dritto come un fuso, camminava nelle piane sterminate...Rauchi pianti, gemiti forti. Il suo dolore galoppa, tiene botta, taglia le curve, vuole assistere alla messa. La gente entra, c'è tutto il paese, le porte si chiudono, la sua disperazione rimane fuori...Dalla manica sfilano un fazzoletto, ci nascondono il viso, ci affondano il dispiacere. Faranno leggere alcuni discorsi a quelli che, pur soffrendo, sanno contenere il proprio dolore. Sarebbe un peccato rovinare con le lacrime i tributi di figli e nipoti. Ci mancavano solo i ragli del cane, sarebbe stato megli rinchiuderlo, i vecchi non sentono niente. Il suo pianto vince su tutto, copre le parole del prete, neanche la porta riesce a bloccare i lamenti. Lo zio è costretto a uscire, afferrare i singhiozzi per il collare e andare a chiuderli in un fienile dall'altra parte del paese. La cerimonia può continuare. Ora si sente solo una sofferenza discreta, chi tira su col naso, chi se lo soffia, chi trattiene le lacrime, chi sospira un pò, chi si dà una pacca sulla spalla...

(Marion Fayolle, Piccola storia grande, NNE, 2024)


Mi sono trovato a vivere per caso la morte del Papa a Roma, in una casa non lontana dalle mura vaticane.

Il pacifismo è morto, da tempo.

E la pace è divenuta solo una parola, svuotata e vilipesa, da un bel pò.

Ma Francesco era l'ultimo sopravvissuto del pacifismo e della pace.

Le sue straordinarie encicliche racchiudono in se stesse il meglio di quella visione.

Ma rappresentano anche il suo definitivo fallimento storico e politico.

Mai un Papa infatti è stato tanto chiaro e radicale nelle sue posizioni (sull'immigrazione, contro l'industria d'armi e la guerra giusta, per la decrescita e la giustizia sociale…).

E mai è stato tanto irriso, smentito, ininfluente ed inascoltato.

Anche per buona parte dei 'credenti' della sua stessa Chiesa.

Per non parlare dei politici e dei governanti di turno.


Quegli stessi che ora accorrono, come farisei, attorno al suo feretro, a rivendicarne amicizia, affinità, rispetto, comune lungimiranza.

Quegli stessi che proseguiranno a dichiararsi cristiani e a fare la guerra, a distruggere il pianeta, a far affogare gli immigrati.

Quegli stessi che proseguono a definire i loro patti di spartizione -ora sulla testa di palestinesi ed ucraini- e a chiamarli accordi di pace. E che si lamentano -e minacciano e ricattano- se le vittime se ne lamentano.

Quelli che salteranno la fila per vederlo nella bara e farsi un selfie nell'attesa o davanti alla bara.


Sono andato a San Pietro, per salutarlo e dirgli grazie.

Per aver testimoniato una verità che, per quanto irrealizzata nel mondo degli uomini, resta vera nella profondità del loro cuore, quando ancora batte. 

Se, ma solo se facciamo silenzio (e uscendo dal mondo?) si fa sentire ancora.






























giovedì 17 aprile 2025

tototrump

Lotta in corso: Capitalismo 1 (sempre più) statalista (sempre meno), liberale (sempre meno), parlamentare (idem) CONTRO capitalismo 2 (sempre più) antistatalista (sempre più), liberista (sempre più), populista (sempre più).

Come negli anni 20 del novecento, il conflitto è di nuovo quello. Cento anni fa hanno vinto i secondi, almeno per un bel po'.

Il capitalismo 1 si nutriva e si nutre di due grandi e terribili illusioni:

1. che il commercio globale ed i mercati garantiranno la pace e allontaneranno la guerra;

2. che riuscirà ad assorbire nel suo metodo-sistema 'democratico' le tendenze che esso stesso genera e favorisce, come un uovo del serpente, al suo interno: sovraniste, identitarie, securitarie, nazionaliste.

Due illusioni che sono rimaste deluse allora e ricominciano tragicamente ad esserlo oggi.


Il secondo capitalismo, infatti, oggi come allora, va al potere proprio attraverso il voto ed il metodo 'democratico'.

E' in crescita esponenziale ed irreversibile in Europa ed in tutto l'Occidente, ma anche in molti stati dell'Africa e dell'Asia, in India, in Turchia, in Russia.

Ed ora emerge e va al potere anche negli Stati Uniti.

Il processo è avviato da tempo ed ora avanza irreversibilmente: il dado è tratto.

Trump è troppo potente per far la fine di un Farage, di una Le Pen o di un Salvini.

Non si lascerà sconfiggere senza combattere sino allo stremo (nostro).

Ma anche le borse e i mercati, fulcro del primo capitalismo, lo faranno e cercheranno di resistere all'attacco in corso contro le loro consolidate omeostasi.

Ipotesi 1: Trump regge e riesce a compiere il passaggio verso la fase del capitalismo 2: inizia la guerra globale (commerciale e militare) tra imperi neofeudali (ovest contro est). La catastrofe accelera: dell'Occidente? del sistema-mondo? del pianeta intero ?

Ipotesi 2: Trump non regge davanti al crollo delle borse e dei mercati, alla recessione e all'inflazione crescenti. Il primo capitalismo (unica vera opposizione al momento) reagisce, con i suoi metodi classici, Trump retrocede (o viene eliminato) e noi si annaspa nella palude attuale, ancora per un po', proseguendo così nel graduale stillicidio di violenze e guerre 'locali'. Solo un continuo rinvio della catastrofe, sino a quando si potrà (almeno per noi) ?

Quale preferire? Quale preferite?

Esiste una terza possibilità?

Non dentro il capitale e lo stato, direi. Così mi (ci?) dice la storia dell'ultimo secolo almeno (noi non ci saremo, noi non ci saremo...).

domenica 13 aprile 2025

coma 25

In questi giorni assurdi mi è tornato in mente un libro di Joseph  Heller, del 1955, intitolato Comma 22.


Non puoi esonerare dal volo uno che è pazzo. 

Oh, certo, devo farlo. C'è una regola che prescrive di esonerare dal volo tutti quelli che sono pazzi...

E' pazzo Orr?

Certo che lo è, disse il dottor Daneka.

Puoi esonerarlo?

Certo che posso. Ma prima lui deve chiedermelo. Questo fa parte delle regola.

E allora perché non te lo chiede?

Perché è pazzo, disse il dottor Daneka. Deve essere pazzo, per il fatto stesso che continua a volare dopo aver sfiorato la morte tante volte…

Allora, dopo che lui te l'ha chiesto, puoi esonerarlo?, Yossarian domandò.

No, dopo non posso esonerarlo.

Vuoi dire che c'è un comma?

Certo che c'è un comma. Il Comma 22. 'Tutti quelli che desiderano di essere esonerati dal volo attivo non sono veramente pazzi'.

C'era soltanto un comma e quello era il Comma 22, il quale precisava che la preoccupazione per la propria salvezza di fronte a pericoli che fossero reali e immediata era la reazione normale di una mente razionale. Orr era pazzo e avrebbe potuto essere esonerato dal volo. Tutto quello che doveva fare era fare domanda; e non appena ne avesse fatto domanda, non sarebbe più stato pazzo e avrebbe dovuto continuare a volare. Orr sarebbe stato pazzo se avesse compiuto altre missini di volo e sano di mente se non lo avesse fatto, ma se fosse stato sano di mente avrebbe dovuto compiere altre missioni di volo. Se volava era pazzo e non doveva più volare; ma se non voleva volare era sano di mente e doveva volare. Yossarian fu molto impressionato per l'assoluta semplicità di questa clausola del Comma 22 e si lasciò sfuggire un fischio pieno di rispetto. 

E' davvero un bel comma, quel Comma 22, osservò.

E' il migliore che ci sia, ammise il dottor Daneka.


Sapevo che lui desiderava i datteri più del lenzuolo. Poichè non capisce una parola di inglese, feci del mio meglio per condurre la conversazione in inglese.

Perché non gli hai dato semplicemente un pugno in testa e non ti sei preso il lenzuolo?

Questo sarebbe stato estremamente ingiusto. La forza è un errore e due errori non fanno mai una cosa giusta. Era molto meglio il mio sistema...

E se per caso si arrabbiasse e volesse i suoi datteri?

Bè, allora gli darei semplicemente un pugno in testa e me li riprenderei, Milo rispose senza esitare.


Tu stai parlando di vincere la guerra e io invece di vincere la guerra e salvare la pelle.

Esattamente. E quale delle due cose credi che sia più importante?

Apri gli occhi, Clevinger. Per uno che sia morto non ha la minima importanza chi abbia vinto la guerra.

Complimenti! Non credo che ci sia un atteggiamento che possa sicuramente ispirare più grande conforto al nemico.

Il nemico, ritorse Yossarian con calcolata precisione, sono tutti coloro che cercano di farti morire, non importa da quale parte si trovino…


Sai, questa può essere una soluzione: gloriarsi di qualcosa di cui dovremmo sentire vergogna. E' un trucco che sembra riesca sempre.


Deve pur esserci stata una ragione...Non potevano semplicemente entrare qui dentro a forza e sbattere fuori tutti.

Nessuna ragione, gemette la vecchia, nessuna ragione.

Che diritto avevano di farlo?

Il Comma 22.

Cosa? Cos'hai detto?

Il Comma 22 ripetè la vecchia. Il Comma 22 dice che hanno il diritto di fare tutto ciò che non possiamo impedirgli di fare…

Che diritto avete di farlo? dissero le ragazze. 

Il Comma 22, gli uomini risposero.

Non ve l'hanno mostrato? chiese Yossarian, muovendosi in giro per la rabbia e la disperazione. Non ve lo siete almeno fatto leggere?

Non sono tenuti a mostrare il Comma 22, rispose la vecchia. La legge dice che non sono tenuti.

Quale legge?

Il Comma 22...


Yossarian uscì dall'appartamento, maledicendo il Comma 22 con veemenza, sebbene sapesse che non esisteva nulla del genere. Il Comma 22 non esisteva, ne era sicuro, anche se non faceva gran che differenza. Quel che importava era che tutti erano convinti che esistesse, e questo rendeva le cose ancora peggiori, perché non c'era alcun oggetto o prova da ridicolizzare o refutare, da accusare, criticare, attaccare, emendare, odiare, oltraggiare, sputargli contro, mandarlo in frantumi, calpestarlo o mandarlo al rogo.

Dall'altro lato dell'incrocio un uomo stava picchiando un cane con un bastone. Yossarian si sforzò inutilmente di non sentire e di non vedere. Il cane gemeva e guaiva, strisciava e si torceva sul ventre senza opporre resistenza, ma l'uomo lo batteva ugualmente con un bastone piatto e pesante. Tutt'attorno una piccola folla di spettatori...All'angolo seguente un uomo stava picchiando un bambino con brutale violenza, in mezzo ad una folla immobile di spettatori adulti, che non facevano alcun atto di intervenire...Nessuno si mosse. Il bambino piangeva senza sosta, come inebetito dalla disperazione. L'uomo continuò a buttarlo a terra con i colpi duri e risuonanti dati con la mano aperta sul capo, poi a rialzarlo con uno spintone e a colpirlo di nuovo. Nessuno, tra la folla triste e avvilita, sembrava abbastanza preoccupato della sorte del bambino inebetito e abbattuto per cercare di intervenire…

Era scoppiata una rissa tra un italiano in borghese, che aveva dei libri sotto il braccio, e un gruppo di poliziotti in borghese che lo avevano circondato, brandendo dei bastoni. L'uomo urlava e si contorceva; aveva dei lineamenti scuri e un viso che era bianco come un panno lavato per il terrore. Aiuto!, gridò con una voce stridula e strozzata dalla sua stessa emozione; e i poliziotti lo portarono verso l'ambulanza e lo gettarono dentro… C'era una strana ironia in quel ridicolo panico dell'uomo che chiedeva aiuto urlando alla polizia proprio quando proprio i poliziotti gli erano tutti attorno. Yossarian sorrise fra sé ripensando a quel futile e ridicolo grido d'aiuto, ma poi pensò che quelle parole, forse, non volevano essere un'invocazione d'aiuto alla polizia, ma forse un eroico avvertimento lanciato in punto di morte, da un amico condannato, a tutti quelli che non erano poliziotti armati di bastone e di pistola, e che non operavano sostenuti da un gran numero di altri poliziotti armati di pistola e bastone.  'Aiuto! Polizia!', aveva gridato l'uomo, e forse aveva voluto avvertire di un pericolo incombente:...poliziotti, poliziotti incanagliti dappertutto; tutte le nazioni erano nelle mani dei poliziotti. Centinaia di poliziotti. Poliziotti armati di bastone comandavano dovunque.

mercoledì 9 aprile 2025

per chiarità

La forza è la facoltà di muovere come si vuole un altro corpo, e necessariamente si muove un altro o tirandolo o spingendolo, o sollevandolo, o schiacciandolo, o comprimendolo (Aristotele, Retorica, 1361b, 15)

'Stanno venendo uno ad uno a baciarmi il culo', sintetizza icasticamente ed efficacemente il tycoon.

'Il bazooka è lì, pronto all'uso', dichiara l'agitato portavoce dell'Europa.

'Siamo pronti a lottare', declamano i cinesi, colpiti da dazi che vanno ora oltre il 100%.

Picchiare forte e duro è l'unica arma che resta quando alle regole della violenza strutturale coperta (sancite per decenni da ONU, WTO e CPI, istituzioni ora saltate e umiliate dagli stessi paesi 'civili' che le avevano create) si sostituisce la violenza aggressiva, esplicita e diretta delle parole e dei comportamenti.

Ora dobbiamo e possiamo solo stare a guardare, per aspettare di capire chi vincerà questa guerra (commerciale) e quella prossima (militare).

Così siamo ridotti, in questa 'democrazia'.


La fortuna è causa dei beni che sfuggono al calcolo: ad esempio se uno è bello mentre gli altri suoi fratelli sono brutti; oppure se qualcuno ha trovato un tesoro che altri non avevano visto; oppure se il dardo ha colpito il vicino e non lui; oppure se non essendo egli solo venuto in un luogo dove sempre veniva, gli altri che vi venivano per la prima volta, vi perirono… (idem, 1362a, 5-10)


L'Indonesia è il primo paese ad offrirsi per ospitare i fratelli palestinesi che lasciassero Gaza o la Cisgiordania.

Il fronte islamico inizia ad arrendersi a Trump e Netanyhau.

Il campo di sterminio che Israele ha organizzato scientemente sin da subito dopo il 7 ottobre, appoggiato da tutto l'Occidente, inizia ad ottenere i suoi dividendi: 

la Terra Promessa agli ebrei sta per tornare ai sionisti, intera e indivisa. Saranno eretti i resort sulla costa insanguinata.

Ed Israele -statene certi- ci guadagnerà ancora. E non pagherà dazio.


Sul fatto che vi sia colpevolezza non vi sarà mai riconoscimento; in caso contrario non vi sarebbe bisogno di processo. Parimenti anche i consiglieri spesso lasciano perdere gli altri fini, ma non riconoscerebbero mai che le cose che consigliano siano dannose o che quelle che sconsigliano siano utili...(idem, 1358b, 35)

'Mi amo troppo per stare con chiunque', ha scritto Sara Campanella, l'ennesima ragazza uccisa qualche giorno fa a Messina.

E tutti a mettere la frase in risalto, sugli striscioni e nelle pubblicità, nei media e sui social.

Una frase che -se la ben intendo- mi spaventa quanto i suoi uccisori.

E mi inquieta il fatto che altri la utilizzino come slogan positivo.

Ma cosa può significare (la frase stessa ed il suo uso successivo) ?

Perché è considerata una frase contro la violenza e non (come mi appare) un incitamento ad essa?

Qualcuno può aiutarmi a capire?






















domenica 6 aprile 2025

disintossicarsi

 Mi è stato chiesto di proporre alcune idee per disintossicarsi da internet e social all'Università...

Eccole:

1. Dall'addizione alla sottrazione:

La scuola e l'Università stanno potenziando ed accelerando esponenzialmente i processi di digitalizzazione-virtualizzazione del circuito insegnamento-apprendimento, rafforzando ulteriormente la delega e la dipendenza dalle tecnologie informatiche e dalle reti di interconnessione globalizzate. La disabilitazione delle competenze tradizionali personali e collettive (conversazione, lettura, scrittura, riflessione approfondita, orientamento etico, ma anche più semplicemente spazio-temporale...) risulta sempre più evidente. Considerato che queste tendenze appaiono al momento irrefrenabili ed anzi destinate a crescere, appare urgente iniziare a ri-considerare la situazione da una prospettiva psico-pedagogica e approntare una serie di misure limitative-sottrattive-compensative che aiutino docenti e studenti ad attraversare questa trasformazione repentina senza concedersi ad essa solo e soprattutto in termini passivi e puramente adattativi, come invece sta avvenendo.

 Azioni per la riduzione dell'impatto tecnocratico:

A. contestuali (per tutti, studenti e docenti, all'interno delle aree universitarie):

-divieto d'uso dello smartphone in aula

-creazione di aree smartphone-free, adatte alla conversazione attenta e all'ascolto attivo, alla lettura ed alla riflessione, senza interruzioni e disturbi

-formazione per attività didattiche ludicizzate (non gamificate), co-costruttive (non trasmissive), formative (non informative), tali da generare motivazioni intrinseche ed un clima di benessere nella classe (P. Gray). Ad es.: limitazione di slides e LIM ad un uso illustrativo-ancillare e non sostitutivo-strutturale nello svolgimento delle lezioni (vedi: metodo Pechakucha).

B. relazionali:

-Attività per l'empowerment personale finalizzato ad una crescente autonomia, selettività consapevole e spirito critico nell'uso e nella gestione della tecnologia digitale e dei social;

-Laboratori auto-riflessivi e di condivisione per confrontarsi e 'disintossicarsi' dalla dipendenza e dall'uso compulsivo-ossessivo (addiction) degli strumenti digitali.

 

2. Dal reality alla realtà

I processi simulativi e virtualizzati, inizialmente paralleli al mondo reale delle relazioni, si stanno progressivamente sostituendo ad esso. Essi risultano più immersivi, più appaganti, più confermanti, più facili e più 'smart' di quel che il mondo reale offre e propone, facilitando quindi una sua -sempre più automatica ed apparentemente gratuita- surrogazione.

I circuiti dopaminici auto-rigeneranti all'infinito, programmati da studiosi e tecnologi di alto livello, stanno ottenendo gli effetti auspicati: una continua e pressante attivazione (con conseguente frammentazione dell'attenzione e privazione del sonno), che non può fermarsi, se non a costo di deprimersi e sentirsi -appena disattivati- spersi, annoiati e vuoti. Il malessere che si diffonde oggi soprattutto tra adolescenti e giovani nativi digitali si fonda su due capisaldi negativi simultanei: l'iperprotezione-immunizzazione dal mondo reale (adulti iper-controllanti e giovani iper-controllati) e l'assenza di protezioni invece sul versante delle reti social-digitali (Haidt).

 

Azioni per favorire un ritorno alla distinzione tra realtà reale e simulata:

-attività che invitino -in contesti non iperprotetti- ad un'apertura verso l'umano, con una messa in gioco dei propri sistemi integrati corpo-mente, che permettano di esplorare e condividerne i limiti, le fragilità e le potenzialità d'avventura e le esperienze di flusso (Csìkszentmihàlyi), per non restare intrappolati dietro 'schermi' e dentro 'comfort zone' rassicuranti, ma non evolutivi;

-attività che invitino all'apertura verso il mondo vivente non umano, naturale ed animale, selvatico e 'altro da noi', per entrare in contatto con alternative di vita e con modalità di relazione e di conoscenza meno autocentrate ed antropocentriche (seguendo le più recenti teorie zooantropologiche e le pratiche dell'educazione in natura (outdoor education- Guerra, Marchesini)

 

 3. Dallo specchiarsi al rispecchiarsi

Il continuo e coattivo specchiarsi negli schermi digitali sta comportando un trasferimento di attenzioni e significati verso un io narcisista, esibito, perennemente 'in posa', sotto osservazione e sotto giudizio valutativo-comparativo.

Il che va a generare effetti devastanti e disabilitanti nella dimensione relazionale fondamentale, quella del rispecchiamento (auto)riflessivo: bassa autostima, gregarismo e spinta all'omologazione di immaginari e gusti estetici, ansia di prestazione, escalation competitiva, (auto)colpevolizzazione, alessitimia, anoressia fisica e mentale, anedonia, isolamento difensivo, sino all'autolesionismo. La deprivazione sociale è la conseguenza paradossale di un'ipertrofia connessionista (Turkle).

Tutto questo ha delle conseguenze fortemente disabilitanti, sia in termini di orientamento personale, sia della partecipazione alle dinamiche sociali e politiche, con un senso di distanza ed impotenza crescente nei confronti di un agire democraticamente inteso.

Azioni per provare a rianimare l'esistenza di un Sé sociale:

-attività che permettano e sviluppino la consapevolezza emotiva, l'empatia e la cooperazione in situazioni reali di condivisione e convivenza, che accrescano la capacità di abitare le soglie, valorizzare e rispettare le differenze, negoziare i conflitti, ridurre la violenza diretta, strutturale e culturale (Galtung);

-training alla nonviolenza in vista dell'elaborazione-esecuzione di azioni partecipative rivolte ad un cambiamento collettivo nell'approcciarsi alle tecnologie ed ai social;

-azioni nonviolente di pressione e protesta: ad es. organizzare una giornata di sciopero simbolico collettivo in cui studenti e professori spengono smartphone e computer e si astengono dal loro uso, incontrandosi in altre forme (laboratori, feste, giochi liberi...)